CURIOSITA’ NOVARESI 10. LA “MUTUA” PER I POVERI NEL CINQUECENTO
Nel XX° secolo la cosiddetta “Mutua” è l’ente che gestisce forme di previdenza e assistenza sanitaria gratuita per tutti i cittadini, sulla base di una partecipazione reciproca. In passato purtroppo, per lungo tempo, non tutti potevano usufruire delle prestazioni dei medici e della somministrazione e fornitura dei farmaci per la cura delle malattie. Le cure erano quindi un privilegio delle persone abbienti, che, grazie alle loro prospere condizioni economiche, potevano permettersele. Tuttavia già nel Cinquecento, a Novara, qualcuno aveva pensato anche ai poveri ed era intervenuto con una istituzione, che ha continuato ad operare per secoli, fino a quando in pratica non è nata l’assistenza come la conosciamo noi. Stiamo parlando di Amico Canobio (nella foto il monumento a lui dedicato nel quadriportico del Duomo di Novara). Amico proveniva da una famiglia proprietaria di un vasto patrimonio di beni mobili ed immobili a Novara e in Lomellina ed era benefattore già noto in Città per l’istituzione nel 1566 di un Monte di Pietà, con relativa Confraternita.
Amico quindi, volendo finanziare qualche altra iniziativa benefica, chiese consiglio a Mons. Sforza Speciano, fratello del Vescovo di Novara Mons. Cesare Speciano, il quale gli propose di istituire in Novara una “speciaria” (farmacia) per i poveri, simile a quella di Santa Corona a Milano. La proposta venne accolta con soddisfazione da Amico che acquistò, allo scopo, il 28 novembre 1589 una casa “con corte, bottega, cantina sotterranea”, che si trovava nel centro di Novara, nella parrocchia di San Pietro, presso il quadrivio della “Croce bianca” (l’attuale angolo delle ore, dove si incrocia l’asse corso Mazzini/corso Cavour con l’asse corso Italia/corso Cavallotti). In questa casa la farmacia, voluta da Amico e finanziata e gestita dall’amministrazione del Monte di Pietà, resterà per due secoli. La casa fu poi venduta nel 1877 e nel 1934 fu abbattuta, per lasciare lo spazio alla costruzione del palazzo dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (il palazzo attualmente ai numeri civici 2 e 4 di corso Cavour) (nella foto).
Neanche un mese dopo, il 16 dicembre 1589, nel palazzo vescovile di Novara e dinanzi al Vescovo Speciano, Amico Canobio, donò, con rogito, la casa appena acquistata alla Confraternita e al Sacro Monte di Pietà. Oltre a ciò Amico assumeva tutte le spese per l’acquisto degli strumenti necessari al funzionamento della “speciaria” e destinava una somma consistente, in crediti da debitori, per il finanziamento della stessa. Oltre alla farmacia Amico disponeva inoltre con la stessa somma di assumere due medici e due barbieri (per la bassa chirurgia: salassi ecc…), che avrebbero dovuto occuparsi dell’assistenza ai malati poveri e prescrivere agli stessi i medicinali necessari alle loro cure, che sarebbero ovviamente stati forniti dalla farmacia del Monte. Veniva inoltre fornita assistenza sanitaria e farmaceutica anche ai carcerati. Non fu però possibile dare immediata esecuzione alle volontà di Amico perché il capitale da lui donato sotto forma di cessione di crediti non fu né di facile né di sollecita riscossione. Solo nel 1596 infatti la farmacia avviò la sua attività affidandone la gestione allo speziale Bartolomeo Lassera.
Novara appare dunque, fin dalla fine del 1500, dotata di una struttura sanitaria utilissima e abbastanza rara per quei tempi. La farmacia veniva data in affitto ai vari speziali (i farmacisti dell’epoca), per una durata di circa sei anni e in quel periodo “il fisico” del Monte vigilava sul loro operato. I medicinali, prescritti dai medici, venivano rilasciati dallo speziale solo dietro ricetta ”firmata”. Originariamente la firma doveva essere apposta dal “fisico” del Monte e da uno dei provisori (amministratori) dello stesso, dopo un esame della condizione sociale del malato. Solo se veniva effettivamente riscontrato il suo stato di necessità questi poteva essere ammesso alla somministrazione medicinale gratuita. In seguito questo compito fu affidato ai parroci, i quali rilasciavano ai loro parrocchiani bisognosi una “fede di povertà”, che doveva poi essere vistata dall’amministrazione del Monte. Soltanto i possessori di queste fedi di povertà potevano fruire dell’assistenza gratuita (sanitaria e farmaceutica) del Monte di Pietà.
Il Monte rinunziò a gestire direttamente la farmacia nel 1821, affidando, con convenzione, per nove anni, all’Ospedale Maggiore di Novara l’incarico della somministrazione dei medicinali ai poveri, obbligandosi a pagare all’ospedale le medicine al prezzo di costo, oltre a un canone fisso per le spese di gestione. La convenzione fu sempre rinnovata e così la farmacia autonoma voluta da Amico Canobio cessò di esistere. La spesa per i medicinali ai poveri fu quindi assunta interamente dal Comune di Novara. Quanto all’assistenza sanitaria fu anch’essa disciplinata da una convenzione tra il Comune di Novara e il Monte di Pietà, di cui abbiamo notizia negli anni ’40 del secolo scorso. I medici nel frattempo erano diventati otto (sei effettivi e due supplenti) e il comune era diviso in sei zone e a ciascuna era assegnato un medico effettivo. Inizialmente la spesa era coperta dal Monte con l’integrazione del Comune in caso di necessità, quindi anche nell’assistenza sanitaria subentrerà interamente il Comune.
Enzo De Paoli