PIEMONTE ARTE: OTTOCENTO ALLA G.A.M., MIRO’, DE-COLL’, VIGLIATURO, MILANO ROMANTICA E SCAPIGLIATA, DAL CORSO, ANDREOTTI, FENOGLIO, VERCELLOTTI…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
OTTOCENTO. COLLEZIONI GAM DALL’UNITÀ D’ITALIA ALL’ALBA DEL NOVECENTO
a cura di Virginia Bertone e Riccardo Passoni
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino Via Magenta, 31 – Torino
dal 7 ottobre 2022
A inaugurare la stagione espositiva della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino è una mostra ricca di sorprese che intende offrire l’occasione per riscoprire parte della collezione ottocentesca del museo, ormai da quasi quattro anni non più visibile al pubblico. Curata da Riccardo Passoni, Direttore della GAM, e da Virginia Bertone, Conservatore Capo delle raccolte, la mostra presenta settantuno opere tra dipinti, pastelli, grandi disegni a carbone, sculture in marmo, delicati gessi e cere. Nel percorso sarà possibile ritrovare capolavori ben conosciuti come Dopo il duello di Antonio Mancini, L’edera di Tranquillo Cremona o Lo specchio della vita di Pellizza da Volpedo, accanto a opere sin qui mai esposte, ma che nell’Ottocento erano considerate come veri gioielli della raccolta moderna del Museo, come la tela di Enrico Gamba, Ecco Gerusalemme! o quella di Francesco Gonin, Nobili in viaggio, che grazie alle ricerche condotte per la mostra ha ritrovato la sua storia e il suo vero titolo: La guida. Studio di castagni dal vero. Per rendere più immediatamente leggibile la trama della collezione, il percorso pone a confronto la nobile tradizione della pittura di figura con la novità delle ricerche sul paesaggio che furono, nelle loro espressioni più libere e sperimentali, oggetto di aspre critiche da parte della stampa conservatrice e dell’istituzione accademica. Otto sezioni tematiche accompagnano il visitatore lungo il percorso espositivo: Nascita di una collezione, Nuove sensibilità e ricerche, La pittura di paesaggio al Museo Civico, Dalla Scapigliatura al Divisionismo e Ricerche simboliste tra pittura e scultura. Ad arricchirlo sono tre spazi monografici dedicati ad Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso, che sottolineano la loro influenza sulla scena artistica torinese anche attraverso i significativi nuclei delle opere conservate alla GAM. Se il tema della pittura di paesaggio è destinato a divenire centrale rispetto all’identità della collezione ottocentesca torinese, la mostra intende anche sottolineare alcuni inaspettati sviluppi della pittura di storia e di figura. Se ancora a metà Ottocento, cioè al momento della formazione della collezione della GAM, questo genere era considerato il più nobile e il più apprezzato tra i generi pittorici, nei decenni immediatamente successivi queste certezze iniziano a incrinarsi e diversi giovani artisti si mettono alla prova con coraggiosi tentativi volti a rinnovare la tradizione della pittura di figura. Proprio in Piemonte si registrano alcuni casi molto interessanti, tra cui il più audace è senza dubbio rappresentato da La femme de Claude, una grande tela il cui vero titolo sarebbe dovuto essere L’adultera. Qui il giovane e promettente talento di Francesco Mosso, destinato a morire a soli ventinove anni, rappresenta il “dramma moderno” di una giovane donna vittima della violenza del marito, una delle prime immagini di quello che oggi definiremmo un femminicidio, in cui la protagonista è colta in modo conturbante con il corpo contratto e un indimenticabile sguardo colmo di terrore negli occhi. Oggetto di polemiche e di severissimi giudizi, il dipinto è il segnale di una diversa attenzione verso temi sociali di stringente attualità raffigurati con un linguaggio altrettanto nuovo, che sarà attentamente studiato dagli artisti divisionisti e simbolisti di fine secolo. Proprio il tema della donna come soggetto costituisce un’altra traccia significativa per visitare la mostra: da soggetto letterario dell’età romantica, la figura femminile diviene nel corso del secolo il fulcro di immagini sempre più aderenti alla realtà contemporanea. Talvolta esse restituiscono le dure conquiste femminili che ne rendono via via più attivo il ruolo in campo culturale, come nel caso della maestra elementare raffigurata ne Il dettato di Demetrio Cosola, oppure sono ancora creature mitologiche ma tutte cariche di inquietudini moderne come la fascinosa Sirena tratteggiata da Giulio Aristide Sartorio. Sotto la sua bellezza irresistibile, che si incarna nelle forme morbide del corpo e nei lunghi capelli ramati, si nasconde la sua natura di “assassina lucente” cui allude la coda di pesce gattuccio, un predatore della famiglia degli squali: questo soggetto, così amato dalla cultura preraffaellita, consente di cogliere tutto il fascino ma anche la diffidenza e i pregiudizi che gli uomini di quel tempo avevano nei confronti della donna. Il compito di chiudere la mostra e in parte riscattare questo stato di cose è affidato proprio a una donna, Evangelina Alciati, prima diplomata alla Regia Accademia di Belle Arti di Torino, e al suo Triste madre: quadro di forte impatto che pone al centro della composizione una maternità vissuta in condizioni di estrema povertà, un’immagine di grande forza, che solo una sensibilità femminile poteva maturare. La mostra è stata l’occasione per un lavoro di ricognizione e di studio di tutte le opere che vengono presentate, un lavoro di cui dà conto il catalogo pubblicato da Silvana Editoriale e che raccoglie i saggi di Virginia Bertone e dello storico del Risorgimento Silvano Montaldo. In questa ampia analisi del patrimonio ottocentesco della GAM, l’Associazione Amici della Fondazione Torino Musei ha generosamente contribuito sostenendo i restauri di Ecco Gerusalemme di Enrico Gamba, acquistato nel 1862 alla Società Promotrice delle Belle Arti, e Nobili in viaggio ora La Guida. Studio di castagni dal vero di Francesco Gonin, acquisito sempre nel 1867 presso la Società Promotrice torinese. Composizioni impegnative di due non trascurabili protagonisti del nostro Ottocento.
GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Via Magenta, 31, Torin. ORARI martedì – domenica: 10:00 – 18:00. Lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima. BIGLIETTI Intero 10 euro; Ridotto 8 euro. Il biglietto è incluso nella visita al museo
CHERASCO. JOAN MIRÓ: L’ALFABETO DEL SEGNO E DELLA MATERIA.
Dal 15 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023 Palazzo Salmatoris
A Cherasco, a Palazzo Salmatoris, sono oltre 90 le opere esposte, di cui più di 40 di Miró, per un’esposizione che documenta la straordinaria vita artistica del Maestro catalano. Nato nel 1893 a Barcellona, Miró ha dato sempre corpo alla propria creatività e libertà artistica nel corso della sua lunga carriera: tra i massimi esponenti del Surrealismo, ha attraversato e influenzato la maggior parte delle correnti artistiche che hanno caratterizzato il Novecento. Il sogno e la ricerca della massima libertà espressiva accompagnano lo spettatore per tutta la visita, in cui le opere di Miró dialogano con le opere presenti dei maggiori artisti internazionali. La mostra inaugura il prossimo 15 ottobre a Cherasco, alle ore 11, nella splendida cornice di Palazzo Salmatoris. Un eccezionale percorso artistico in cui sono esposti lavori di Dalì, De Chirico, Capogrossi ed Hartung (per citarne alcuni). Tutto ciò è stato pensato sia per evidenziare l’originalità e la forza dirompente di Miró che per intraprendere un percorso di analisi approfondita ed emozionale. Le opere presentate, di cui molte inedite, provengono da collezioni private e da gallerie d’arte pubbliche e private di respiro internazionale. Offrono allo spettatore la possibilità di rivivere l’effervescente clima di ricerca artistica che pervase quegli anni, cogliendone in maniera naturale la vivacità e la forza innovativa, grazie anche ad un ricco apporto documentale. (www.palazzosalmatoris.it) «La mostra su Mirò propone, nella sua costruzione, una chiave di lettura particolare e che crediamo interessante, simile a quanto avvenuto nelle precedenti mostre di grande successo dedicate a Fontana e Picasso, di cui siamo stati organizzatori e curatori. Non vogliamo fornire risposte preconfezionate, desideriamo incuriosire lo spettatore con un alto grado di confronto dialettico tra le opere del Maestro catalano e quelle di artisti con cui ha collaborato e si è confrontato nella sua lunga, vivace e ricca vita artistica» dice Cinzia Tesio, curatrice della mostra insieme a Riccardo Gattolin.
ORARI: Da mercoledì a sabato, ore 9,30/12,30 – 14,30/18,30 Festivi, ore 9,30/ 19,00
PREZZI Intero: 12 euro Ridotto (fino a 16 anni): 6 euro
Possibilità di accesso con la tessera Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta Pacchetti speciali scuole e gruppi (visite da martedì a venerdì)
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Ufficio Turistico – Cherasco Eventi Tel. 0172.42 70 50 Mail: info@cherascosalmatoris.it
L’ARTISTA CHIERESE DE-COLL PREMIATO A SULMONA
Alla 49^ edizione della rassegna internazionale d’arte Premio Sulmona l’artista chierese Pier Tancredi De-Coll’ ha ottenuto dalla giuria presieduta da Vittorio Sgarbi e Raffaele Giannantonio una menzione d’onore per l’opera “People welcome black man.”
NEIVE. “VITreA”, I VETRI DI SILVIO VIGLIATURO
NOVARA. MOSTRA “MILANO DA ROMANTICA A SCAPIGLIATA”
Castello di Novara 22 ottobre 2022 – 12 marzo 2023
La nuova bella esposizione autunnale ideata e prodotta da Comune di Novara, Fondazione Castello e Mets Percorsi d’Arte con il patrocinio di Regione Piemonte, Commissione Europea, Provincia di Novara, Comune di Milano, Main Sponsor Banco BPM, intende illustrare, attraverso circa ottanta capolavori eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca attivi a Milano, i mutamenti susseguitesi nel capoluogo lombardo tra gli anni dieci e i primi anni ottanta dell’Ottocento. Decenni turbolenti nei quali Milano ha visto la caduta del Regno napoleonico d’Italia, la costituzione del Regno Lombardo Veneto e la seconda dominazione austriaca, le prime rivolte popolari e le guerre d’indipendenza che nel 1859 avrebbero portato alla liberazione. Il percorso espositivo, concepito dalla curatrice Elisabetta Chiodini coadiuvata da un Comitato scientifico di cui fanno parte Niccolò D’Agati, Fernando Mazzocca, Sergio Rebora, è articolato in otto sezioni che seguono l’andamento delle sale del Castello Visconteo Sforzesco e ripercorre l’evoluzione della pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, fenomeno culturale nato a Milano negli anni sessanta dell’Ottocento che coinvolgeva poeti, letterati, musicisti, artisti, uniti da una profonda insofferenza nei confronti delle convenzioni della società e della cultura borghese. Un affascinante viaggio nella Milano dell’Ottocento attraverso alcune opere indimenticabili degli artisti più noti – Francesco Hayez, Giuseppe Canella, Angelo Inganni, Giovanni Carnovali detto il Piccio, i fratelli Domenico e Gerolamo Induno, Filippo Carcano, Federico Faruffini, Mosè Bianchi, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni – e molte altre di grande qualità di artisti considerati minori ma da riscoprire, realizzate in un periodo di vivace transizione, dal Romanticismo alla Scapigliatura, che ha segnato la storia dell’arte milanese e lombarda.
CAMBIANO. MARIA ROSA DAL CORSO, “ARTE IN DIALOGO”
MOSTRA DI LUCA ANDREOTTI ALLA “RISERIA” DI NOVARA
Lo scorso sabato 8 ottobre ’22 è stata inaugurata presso “La Riseria” di Novara (via Conti di Biandrate 11/A) la mostra personale di Luca
Andreotti, dal titolo ”Il giro del mondo in 70 mq”. L’inaugurazione si è aperta con una breve ma esaustiva presentazione della giovane critica Beatrice Pasquali (nelle foto l’artista nel salone della galleria con la curatrice della mostra e con il pittore Vittorio Alfieri), che ha anche redatto il testo del catalogo della mostra. L’esposizione comprende una consistente, recente serie di dipinti dedicati al soggetto del triciclo per bambini, accompagnati in qualche caso dallo studio preparatorio, oltre a una natura morta singolarmente accostata ad un termosifone e ad un paio di lavori raffiguranti maschere antigas, che appartengono alla sua precedente produzione. Tutte le opere mostrano una rara perizia esecutiva, con eccezionale cura dei dettagli e l’uso di una avvincente tavolozza che, nel caso dei tricicli, gioca su cromie particolarmente intense. Si può certamente richiamare il movimento iperrealista, ma al tempo stesso si deve sottolineare come la pittura di Andreotti sia assolutamente “personale”, espressione di una sensibilità e di un immaginario non riscontrabili in altri artisti. Le sue opere possono certamente essere definite icone dei nostri giorni e assumere anche significati simbolici, ma mostrano e dimostrano anzitutto scelte tematiche allusive che, nel caso dei ricicli, vogliono anche rappresentare un’età, quella dell’infanzia, con tutti i suoi cari ricordi. Il mondo per i bambini è “piccolo”, si sviluppa per lo più nelle loro case e poiché un appartamento medio è di 70 mq… da lì nasce anche il titolo della mostra. Luca Andreotti però non è solo un pittore; è in realtà un “artista”, nel significato più completo che si può dare al termine artista. E’ infatti anche un musicista, un compositore ed esecutore. Questa sua poliedricità artistica influenza peraltro anche i lavori pittorici. Riportiamo a questo proposito uno stralcio del testo di presentazione in catalogo. “La scelta di realizzare 17 tricicli –scrive Beatrice Pasquali- deriva proprio dalla musica: semplificando, sette sono le note, rappresentate dai tasti bianchi del pianoforte e dieci semitoni, diesis e bemolle, rappresentati dai tasti neri. In quest’esposizione è il senso di ascendenza e discendenza continua delle composizioni musicali ad accompagnarci nella visione delle opere. I tricicli rappresentano il desiderio di un artista ormai adulto di tornare all’idea di bello e dell’estetica fanciullesca, riportando alla contemporaneità giochi che fanno parte dell’infanzia di molti di noi, creando un dialogo e un senso di continuità tra i ricordi e il pubblico. I tricicli sono oggetti semplici e umili , senza un particolare guizzo, ma che sotto la pennellata di Luca acquistano un’anima e un significato nascosto interpretabile da ognuno di noi in maniera differente… Risulta affascinante, dal punto di vista compositivo, il contrasto tra i colori accesi e vivaci dei veicoli e i colori piatti e neutri degli sfondi che possono simboleggiare la visione che il bambino (triciclo colorato) ha della realtà, per lui ancora indefinita, tanto che anche “70mq” rappresentano per lui il mondo”. La rassegna continuerà fino al prossimo 16 ottobre con i seguenti orari di apertura: lunedì-giovedì al mattino su prenotazione, venerdì-domenica 15,30—19,00; per appuntamento tel. 377-4898216.
Enzo De Paoli
ALBA. MOSTRA: CANTO LE ARMI E L’UOMO. 100 ANNI CON BEPPE FENOGLIO
a cura di Luca Bufano con allestimento di Danilo Manassero – 15 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023
La Fondazione Ferrero di Alba presenta da sabato 15 ottobre 2022 a domenica 8 gennaio 2023 un nuovo progetto espositivo dedicato all’esperienza letteraria e di vita dello scrittore e partigiano albese Beppe Fenoglio (1922 – 1963). Canto le armi e l’uomo. 100 anni con Beppe Fenoglio, a cura di Luca Bufano, tra i principali studiosi dell’opera fenogliana, si inserisce nel complesso delle iniziative previste dal programma “Beppe Fenoglio 22” in occasione del centenario della nascita dell’autore. L’inquadramento della figura di Fenoglio così come proposta dal progetto espositivo traspare immediatamente dal titolo: Canto le armi e l’uomo. Luca Bufano ha deciso di rievocare il celebre verso virgiliano tratto dal proemio dell’Eneide («arma virumque cano») in quanto «riflette e riassume molteplici aspetti dell’opera e della vita di Fenoglio, così come della stessa mostra: l’influenza dell’epica classica nella sua formazione e nel suo stile; il periodo bellico che lo rivelò a se stesso determinando il suo destino di scrittore; la celebre nota del Diario fenogliano: “Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano”». Il percorso espositivo si articola in otto sezioni tematiche e biografiche in cui il racconto si struttura attraverso documenti autografi, immagini fotografiche e audiovisive, opere d’arte, manifesti e altri oggetti tra cui libri e cimeli. L’esposizione ha un carattere multimediale che rende l’opera e la figura di Beppe Fenoglio accessibile a ogni tipologia di pubblico, dallo studioso più attento, al lettore appassionato, sino al neofita dell’opera fenogliana. Il titolo di ogni sezione è affiancato a un nome, reale o letterario, legato al mondo di Fenoglio, utile a indicare le tematiche trattate. All’ingresso della mostra, il visitatore viene accolto da un’area che precede le sezioni e costituisce una sorta di preludio, introducendo lo spirito dell’esposizione: sono infatti presentate le armi di Fenoglio partigiano, in particolare una carabina M1-30 di fabbricazione americana, e la sua ultima macchina da scrivere, una Olivetti Studio 44. Questa la successione delle sezioni, che portano a loro volta un titolo riassuntivo e un nome, reale o letterario (un alias di Beppe Fenoglio). Il visitatore sarà dunque portato a individuare un carattere che concentrerà la sua attenzione e si incaricherà di esprimere il senso della specifica sezione:
- Alba / Beppe
- L’esordio / Ettore
- Il paese / Agostino
- Valdivilla / Jerry
- Epos / Johnny
- Romance / Milton
- Anglofilia / Heathcliff
- La fine e l’inizio / Charlie
I materiali della mostra provengono per gentile concessione dal Fondo Fenoglio di Alba (curato dalla figlia dello scrittore, Margherita Fenoglio), dalla collezione del Centro di documentazione “Beppe Fenoglio” della stessa Fondazione Ferrero, dal Centro studi “Beppe Fenoglio”, dall’archivio storico della Casa editrice Einaudi presso l’Archivio di Stato di Torino, dall’archivio Gina Lagorio presso il Centro Apice – Università degli Studi di Milano, dall’Archivio e Centro studi “il Caffè” di Montecalvo in Foglia, dalla Biblioteca Labronica “F. d. Guerrazzi” di Livorno, dall’Archivio Gallizio di Torino, dall’Archivio Gabriele Basilico di Milano, dall’Archivio comunale di Alba, dall’Archivio storico del Liceo “Govone” di Alba, dall’Associazione culturale “ALEC – Gianfranco Alessandria” di Alba e da prestatori privati.
Canto le armi e l’uomo. 100 anni con Beppe Fenoglio – a cura di Luca Bufano
dal 15 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023 Fondazione Ferrero – Strada di mezzo, 44, 12051 Alba (Cuneo) Italia – Ingresso gratuito
Orari: giovedì e venerdì 15 – 19 sabato, domenica e festivi 10 – 19 chiuso lunedì, martedì e mercoledì e i giorni 24, 25, 31 dicembre 2022 e 1° gennaio 2023
FONDAZIONE GUGLIELMINETTI. MOSTRA “ASTI, PICCOLA CITTÀ” E I SUOI ARTISTI.
Sabato 15 ottobre 2022 alle ore 17 presso la Sede della Fondazione Eugenio Guglielminetti (Palazzo Alfieri, corso Alfieri 375) sarà inaugurata la mostra “ Asti, piccola Città. Opere della Fondazione Eugenio Guglielminetti”. Nello sguardo dei pittori astigiani, dal Secondo Dopoguerra ad oggi, la Città rivela una graduale evoluzione urbanistica, che nel fluire del tempo riflette le trasformazioni sociali, economiche e culturali. La Città, custode di antiche origini e capoluogo di una provincia verdeggiante, snoda quartieri e periferie dal fiume Tanaro alla campagna del Monferrato fino ai boschetti ed ai vigneti di collina. Nei decenni, i Maestri astigiani ed i loro allievi hanno disegnato a tratti rapidi i profili austeri di architetture e monumenti cittadini o solcato stradette e sentieri alla ricerca di orizzonti limpidi, ove posare il cavalletto e disporre tele, tavolozza e colori, per abbozzare a libere pennellate l’emozione della natura astigiana. Quaranta opere, selezionate dalle collezioni della Fondazione Eugenio Guglielminetti, colgono luoghi talvolta modificati dalla trasformazione urbana, angoli dimenticati e testimonianze del passato, offrendo al visitatore un immaginario itinerario. Il nucleo storico cittadino rivive alle vibrazioni autunnali del dipinto “Cattedrale sotto la pioggia” (1945) di Pio Pia (1900-1958). Il motivo della veduta prospettica caratterizza l’olio su tela “Piazza Cattedrale vista da Levante” (1984) di Renzo de Alexandris (1914-2008), accanto alla xilografia “Portale laterale della Cattedrale di Asti” (1987) di Piero Sciavolino. Il sommesso dipinto “Interno della Collegiata di San Secondo”di Guido Mastallone si accosta alle rigorose incisioni di Amelia Platone (1927-1994) e di Francesco Franco (1924-2018). La fantasiosa cartella litografica “Piazza San Martino” (Edizioni All’insegna del Lanzello, Costigliole) fu concepita nel 1987 da Eugenio Guglielminetti (1921-2006) rievocando i ricordi d’infanzia e le prime lezioni di disegno del Maestro Giuseppe Manzone (1887- 1983), che dedicò il dipinto “Giardino innevato” a Casa Guglielminetti (1944). Il vivace cromatismo dei dipinti “La sepoltura della piccola Anna”( 1946) presso il Battistero di San Pietro e “La domenica delle Palme nella Chiesa di San Martino” di Renzo de Alexandris proseguono l’ideale itinerario fino alla nitida “Torre Rossa”(1961) di Roberto Ferrero (1918-2007), agli acquarelli su carta “Santa Caterina”(1982) di Riccardo Bazzano (1910-1996) e “Piazza Castigliano”(2021) di Mathew Guiotto, all’incisione “Vecchia Asti” di Giuseppe Colli (1931- 1988). Dal dipinto “Asti, sbocchi nord” di Vincenzo Adorni (1880-1958) e “La costruzione della torre dell’acquedotto”di Gigi Quaglia (1915- 2004), il profilo industriale cittadino si delinea nel dipinto “ La vetreria di Asti sotto la neve” di Carlo Miroglio (1917-2009), ne “La draga di Variglie” (1957) di Alfredo Ghiggi (1918-1997) e nell’olio “Sutpasagi per er murin dra biarera. Corso Stazione” di Gigi Quaglia. La pittrice genovese Grazina Schunnach (1916- 2000) ci accompagna lungo il “Viale di platani a Valmanera”, mentre il dipinto su tavola, datato 1938 da Gigi Quaglia, documenta la sosta “Al Duca. Valmanera”. L’intenso dipinto “La chiesetta di Viatosto vista da Val Rilate”di Franco Sgarbi (1920-1981) e l’acquarello “Viatosto” di Mathew Guiotto preludono agli scorci campestri: dal disegno “San Marzanotto”( 1918) di Giuseppe Manzone al dipinto “la Rocca di San Marzanotto” di Annibale C. Bianchi ( 1920-2013), all’olio su tela “Bricco Gianotti” di Francesco Argirò (1922-2002). Alla vegetazione del Palucco si ispirano “ L’orto di Tenuta San Marco”, Giardino di Tenuta San Marco” e “Pioppi in Tenuta San Marco”, dipinti da Vincenzo Adorni. Particolare suggestione suggeriscono le vedute dedicate alle acque ed alla natura fluviale del Tanaro e del Borbore nei disegni di Mario Perosino (1930-2008) e di Demetrio Corino (1902-1961). Ciascun Artista documenta percezioni ed esperienze generazionali che arricchiscono la storia vissuta della Città.
La mostra, a cura di Marida Faussone con allestimento di Giuseppe Orlandi, promossa dalla Fondazione Eugenio Guglielminetti (Asti, Palazzo Alfieri, corso Alfieri 375), sarà visitabile fino al 15 gennaio 2023 con il seguente orario: martedì- domenica 10-19.
GALLERIA DEL PONTE. FONDAMENTI PLASTICI. DIALOGO TRA CORDERO CHERCHI E GARELLI
Catalogo in galleria con testo di Armando Audoli. Inaugurazione Venerdì 14 ottobre ore 18.00. Fino al 26 novembre 2022 Dal martedì al sabato 10.00/12.30; 16.00/19.30
La mostra intende ripercorrere la parabola artistica di Riccardo Cordero, indagando gli sviluppi della sua ricerca plastica, a partire dai “fondamenti”, ossia dai presupposti formativi sui quali ha cominciato a delinearsi la sua complessa fisionomia creativa. Ecco così che, inizialmente, il destino professionale di Cordero (nato ad Alba nel 1942) si lega in modo inestricabile a quello di due personalità di assoluto rilievo nel panorama della scultura torinese del secondo dopoguerra, allora fortemente radicata nel territorio ma al tempo stesso aperta ai più aggiornati stimoli internazionali: Franco Garelli (Diano d’Alba 1909 – Torino 1973) e Sandro Cherchi (Genova 1911 – Torino 1998), entrambi maestri del giovane Riccardo, prima al Liceo Artistico e poi all’Accademia Albertina di Torino; ed entrambi protagonisti di una stagione fertile ed entusiasmante, che ha avuto il momento forse più intenso in quel denso frangente compreso tra la declinazione tridimensionale dell’Informale e le sperimentazioni polimateriche degli anni Sessanta e Settanta, questi ultimi appena lambiti da Garelli, scomparso prematuramente nel 1973. Il percorso espositivo pone dunque idealmente in dialogo Cordero, Cherchi e Garelli, in primis attraverso una selezione di importanti opere storiche, capaci di evidenziare il fil rouge che lega “linguisticamente” il dettato plastico dei due maestri alla produzione del Cordero degli anni d’esordio (1960-1964), contraddistinta da una sorta di personalissima “rivisitazione critica” dell’Informale, sulla quale si inseriscono progressivamente elementi strutturali geometrici, che diverranno la cifra più matura, compiuta e riconoscibile dell’artista. Nella piena maturità l’ispirazione di Cordero, metabolizzata la lezione di Cherchi e Garelli, si contamina con altre fonti: tra gli italiani lo colpisce il gesto di Francesco Somaini, ma soprattutto lo affascinano gli scultori britannici (l’amico Phillip King, Anthony Caro), senza dimenticare gli americani David Smith e Beverly Pepper, oltre agli spagnoli Julio González, Pablo Gargallo, Jorge Oteiza ed Eduardo Chillida. La mostra segue l’evoluzione del discorso plastico di Cordero, che passa attraverso la rottura “pop” delle figure in poliestere e gelcoat della metà degli anni Sessanta (comunque sempre memori della valenza tattile delle superfici e della materia) o ancora attraverso le antiretoriche forme aperte dei laminati e dei rilievi successivi, per arrivare gradualmente, dopo la transizione degli anni Ottanta, alla cosiddetta “età del ferro”, dei macromondi spezzati. Un discorso finora in continua evoluzione, dove la scultura (anche nella più aulica accezione monumentale), costantemente in bilico tra leggerezza segnica e disarticolata robustezza strutturale, esiste proprio nel suo aprirsi allo spazio, nel vivere nell’ambiente, come testimoniano ad esempio i recenti lavori pubblici e privati per la Cina, culminati nella realizzazione dell’opera in acciaio corten New Et, alta 17 metri, commissionatagli appositamente per le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Pechino 2022 e collocata nel parco Shijingshan. Parallelamente, in controcanto, l’esposizione non trascura gli approdi più avanzati e sperimentali della ricerca degli stessi Garelli e Cherchi: il primo con i Tubi, esposti nel 1966 in una memorabile sala personale alla 33ª Biennale di Venezia; il secondo con le straordinarie “sculture-paesaggio”, concepite a partire dal 1968, ormai lontane dal glorioso tempo milanese di “Corrente” (1938-1940).
Galleria del Ponte, C.so Moncalieri 3, 10131 Torino, Tel. e fax 0118193233; info@galleriadelponte.it
CUNEO. CONTEMPORARY TEXTILE ART. MARRIT VEENSTRA
14-16 ottobre 2022 – Complesso Monumentale di San Francesco
Via Santa Maria 10 – Cuneo / 15,30 – 18,30
Il risultato di uno scambio culturale e artistico tra Cuneo e Clermont Ferrand organizzato dall’ufficio Europe Direct Cuneo Piemonte area sud ovest in collaborazione con l’associazione culturale grandArte va ad arricchire la personale di Dario Ghibaudo allestita nel Complesso di San Francesco. Clermont Ferrand ha ospitato a maggio per tre giorni un artista cuneese, Corrado Odifreddi, in occasione del festival che unisce la città francese con Beaumont e Chamalières aprendo per più di 150 artisti locali i loro laboratori e far scoprire le opere al pubblico. Un appuntamento che si ripete da 27 anni e che quest’anno tramite Europe Direct ha avuto la possibilità di ospitare un cuneese. Ora grandArte all’interno della rassegna “Grandarte Help 2022 Humanituy, Ecology, Liberty e Politcs” ospita durante la Fiera del Marrone per tre giorni un’artista francese d’adozione che vive nel cuore del Livradois-Forez in Auvergne, ma olandese di nascita. Si tratta di Marrit Veenstra, ricamatrice, grafica e architetto, che ricama lana su lana o altri materiali naturali come lino o meticcio. Sempre in un processo di riciclo, associa il ricamo dei suoi fili di lana e delle sue perle di vetro ad una tecnica di stampa artigianale su tessuto che è quella del linoleum. Esplora il bianco e nero, la poesia, le linee e i punti, i tratteggi e le lettere, un’armonia con limiti chiari, una composizione in equilibrio o meno. “Dopo gli studi e 8 anni di lavoro come architetto – racconta – tra i Paesi Bassi e la Francia, sono tornata ‘alle origini’. Nel 2015 mi sono trasferita sulle montagne francesi per creare i miei progetti, su una scala diversa, in una dimensione diversa, con materiali diversi e al mio ritmo. Dopo un breve periodo di sperimentazione con la linoprint su tessuto ho incontrato Elisabeth Bois che mi ha mostrato come ricamare. Da quel momento mi sono completamente innamorata della lentezza di questa tecnica, del tessuto, delle fibre, della semplicità dei movimenti e dell’unico strumento necessario per ricamare, l’ago. Ho capito in quel momento che il mondo degli architetti, dove ogni linea, spessore, lunghezza, superficie o volume è giustificato, mi ha impedito di ‘lasciarmi andare e giocare’. Il ricamo ha liberato la mia mente e ha cambiato completamente la mia visione della vita. Oggi lavoro essenzialmente con i tessuti, solo tessuti di seconda mano vecchi e usati e sempre materiali naturali come cotone, lino o lana. A volte uso metallo arrugginito e fili per creare oggetti tridimensionali, assemblati mescolando materiali duri e morbidi. Lavorando sempre a mano, il mio strumento preferito resta l’ago”. Marrit Veenstra sarà ospite di Cuneo con le sue opere che saranno esposte in San Francesco, a fianco di quelle di Ghibaudo, da venerdì 14 a domenica 16 ottobre.
La mostra Museo di Storia Innaturale è visitabile fino al 30 ottobre dal martedì alla domenica dalle 15,30 alle 18.30 con ingresso libero.
BENE VAGIENNA: “IMPRESSIONI”, OPERE DI PAOLA MEINERI GAZZOLA
SENSIBILE SCONOSCIUTO: ESPOSIZIONE DELLA PITTRICE ROSETTA VERCELLOTTI
Palazzo Falletti di Barolo. Torino – dal 15 al 29 ottobre 2022
Sabato 15 ottobre alle ore 16,00 sarà inaugurata nelle prestigiose sale di Palazzo Falletti di Barolo, in Via Corte d’Appello 20/C, la mostra personale di Rosetta Vercellotti, artista torinese, esponente della pittura astratta e informale, dal titolo “Sensibile Sconosciuto” curata da Dino Aloi. Intervengono all’inaugurazione i critici d’arte Angelo Mistrangelo e Claudia Ghiraldello. Accompagnati dalle guide sarà possibile anche visitare le splendide stanze degli appartamenti storici di Palazzo Barolo, gratuitamente per i possessori dell’Abbonamento Musei Piemonte. La mostra presenta le opere recenti dell’artista, partendo da quelle realizzate durante il periodo di pandemia, messe in dialogo con le sale auliche del palazzo. “La sua è una pittura fuori da correnti stabilite, un percorso intimo iniziato per sentimento interiore negli anni Novanta per poi concentrarsi maggiormente in questi ultimi anni, in elaborazioni fuori dal tempo ma che richiedono comunque il tempo necessario per potersi esprimere con la dovuta accu[1]ratezza, manifestando un’emozione che prende forma attraverso una sequenza di segni impressi sulla tela. La strada che ha intrapreso non è quella di una cupa introspezione. Al contrario la sua ricerca si estende verso la luce, una ricerca che si abbina ad un percorso spiri[1]tuale dove la mente è punto di partenza per poi liberarsi e purificarsi, in una sorta di catarsi, nel senso più filosofico del termine, quello aristotelico, tesa verso un infinito dove la coscienza si abbandona alla conoscenza, in uno spazio/tempo dove l’iperbole è colore puro rivolto ad una spiritualità manifesta e intrinseca, rivelata e non inseguita.” (dal testo di presentazione della mostra di Dino Aloi)
La mostra, con ingresso libero, proseguirà sino al 29 ottobre 2022 con orario: da martedì a domenica 15,00 – 18,00 con la presenza dell’artista. Ultimo accesso ore 17,30. Info: csviveredalridere@gmail.com – 335.6869241
CIRCOLO DEGLI ARTISTI. MOSTRA “TESTIMONIARE IL TEMPO” DI DENISE ORRU’
Prenderà il via il 22 ottobre, alle 18, presso la Giardiniera Reale del Circolo degli Artisti in corso San Maurizio, 6, a Torino, la mostra “Testimoniare il tempo”, a cura di Angelo Mistrangelo. Circa 20 opere dell’artista Denise Orrù. La mostra sarà poi visitabile, con ingresso gratuito, dal 24 ottobre al 7 novembre dal lunedì al sabato dalle 15:30 alle 19:30.
BIBLIOTECA “CALVINO”. ‘LA MALA ERBA’ DI ANTONIO MANZINI
Giovedì 13 ottobre ore 18.30 – Prima presentazione a Torino – Biblioteca civica Italo Calvino
Ingresso libero, fino a esaurimento posti.
Giovedì 13 ottobre alle ore 18.30, lo scrittore Antonio Manzini sarà a Torino per la prima presentazione del suo nuovo libro LA MALA ERBA (Sellerio, 2022) alla Biblioteca civica Italo Calvino, Lungo Dora Agrigento, 94. All’incontro – a cura di Sellerio editore, in collaborazione con Consorzio COLTI e Biblioteche civiche torinesi – interverranno Maurizio Bovo, presidente Consorzio COLTI e Giorgia Mastroianni, libraia di Torino. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del Patto per la lettura della Città di Torino, da poco rinnovato. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir che è anche il racconto corale di un piccolo paese. Un romanzo sul ‘cupio dissolvi’ di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che altro non è se non l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
SALUZZO. FESTA DEL LIBRO MEDIEVALE E ANTICO
Preceduta da appuntamenti a partire dal 15 ottobre, torna a Saluzzo la seconda edizione della Festa del libro medievale e antico di Saluzzo (21-23 ottobre), il cui programma è curato dal Salone Internazionale del Libro di Torino. Questa edizione è’ dedicata a “Le donne nel Medioevo”.
Tra le ospiti e gli ospiti: Maria Giuseppina Muzzarelli, Lucia Tancredi, Adriana Valerio, Virtus Maria Zallot, la “regina degli scacchi” Marina Brunello, Franco Cardini, Antonio Manzini, Paolo Mieli, Dario Vergassola & David Riondino, Marcello Simoni, Nicolas Ballario.
E poi: cene medievali, cori gregoriani, falconieri, sbandieratori, trampolieri, giocolieri, cantastorie, giullari, saltimbanchi, danzatori, gruppi medievali.