Un ‘cold case’ chierese: la scomparsa, in epoca imprecisata, delle opere di Alberto Maso Gilli donate al comune dai parenti dell’artista
Un quadro ritrovato in un museo di Carrara, ma anche altre opere donate al Comune di Chieri e misteriosamente scomparse non si sa neppure in che epoca. Non c’è pace per Alberto Maso Gilli: il più importante artista chierese dell’Ottocento, tornato in auge qualche anno fa con l’acquisto da un antiquario romano di alcuni suoi quadri ad opera di una cordata di appassionati d’arte chieresi. Adesso quei quadri sono sotto chiave in una sala del complesso di San Filippo, destinato (ma quando?) ad ospitare la StArt Gallery. Il nostro Antonio Mignozzetti ricostruisce, con spirito di investigatore, la vicenda della sparizione delle opere donate dalla famiglia al Comune di Chieri. (G.Giac.)
Sulla figura di Alberto Maso Gilli non è il caso di dilungarsi: sappiamo tutti che fu un importante pittore e calcografo dell’Ottocento, nato a Chieri nel 1840 dai sarti Vincenzo e Felicita Serra, che studiò presso l’Accademia Albertina di Torino dove ebbe come maestri Andrea Gastaldi per la pittura e Agostino Lauro per l’incisione e nella quale in seguito lui stesso insegnò, prima di recarsi in Francia e poi a Roma. Come pittore si dedicò al genere storico; come incisore fu aperto ad ogni tematica, da quella storica a quella naturalistica a quella del ritratto. Le sue opere sono esposte nelle pinacoteche di tutto il mondo. A Chieri se ne conservano nelle chiese di San Giorgio, dell’Annunziata e delle Orfanelle e nei locali del Comune. In questi ultimi, fino a qualche anno addietro, i quadri del Gilli erano due, entrambi firmati e datati 1874 e nel 2011 restaurati a cura del Consorzio San Luca: sono un autoritratto del pittore e un ritratto di Michelangelo davanti al bozzetto del suo Mosè. Recentemente, ad essi si sono aggiunte quattro vedute di Chieri, messe in vendita da un collezionista romano e acquistate da una cordata di cittadini di buona volontà, che le ha donate al Comune per farne il primo nucleo di una pinacoteca cittadina nella quale al Gilli sia riservato lo spazio che merita. Come si vede, a Chieri l’interesse per Alberto Maso Gilli è molto vivo. Il che fa apparire ancora più giallo il giallo della scomparsa di altre sue opere che per canali diversi erano pervenute nella disponibilità dell’Amministrazione Comunale e delle quali oggi non si ha più notizia. Vediamo come è andata.
Nonostante la sua partenza per Parigi e per Roma, i rapporti fra Gilli e la sua città non vennero mai meno. In particolare, in occasione della sua morte, avvenuta a Calvi dell’Umbria il 25 settembre 1894, Chieri lo ricordò in molti modi, tanto che la moglie Teresa e la figlia Irene, residenti a Roma, si sentirono in dovere di dimostrare la loro riconoscenza inviando in dono alla città un’opera del defunto artista. Ecco come il libro degli Ordinati Consiliari, (art. 58, par. 2, vol. 48, pp. 4-5), il 25 gennaio 1895 riferisce l’evento: “Il Sindaco dà comunicazione di una lettera da Roma in data 21 gennaio corrente della famiglia Gilli, colla quale partecipa che in segno di riconoscenza per la dimostrazione d’affetto fatta alla morte del compianto Alberto Gilli, Direttore della Regia Calcografia Romana, si pregia di offrire in dono al Municipio di Chieri, sua città nativa, il ritratto di Sua Maestà la Regina Margherita di Savoia, come ricordo, opera eseguita di mano del Gilli stesso nel 1893… Il Consiglio accetta di tutto buon grado la gentile offerta ed incarica il Sindaco di esprimere alla famiglia i sensi di gratitudine della città di Chieri”.
Quattro anni dopo, il 4 giugno 1899, festa dello Statuto, Chieri fu teatro di un altro e vento che vide al centro la figura di Alberto Maso Gilli. Per iniziativa del Comune, alla presenza di esponenti della Cultura e della Politica e presenti anche Gabriella e Deodata, rispettivamente sorella e cugina di Gilli (assenti perché impossibilitate la moglie Teresa e a figlia Irene), sulla casa nativa dell’artista in piazza delle Erbe, con una solenne cerimonia, fu collocata una lapide, tuttora esistente, che recita: “In questa casa nacque e a lungo dimorò – Alberto Maso Gilli – che per mezzo a difficoltà ai più insuperabili – con l’acutezza dell’ingegno – la fede e la perseveranza indomita nel lavoro – s’aprì la via della fama – di pittore concettoso ed efficace – di cultore dottissimo delle arti tutte del disegno – di principe dei calcografi italiani. Addì 4 giugno 1899 – auspice il Municipio – gli ammiratori, gli amici”. Di nuovo, Teresa ed Irene Gilli, da Roma, vollero dimostrare la loro riconoscenza e a due riprese donarono alla città opere dell’illustre congiunto: nell’autunno del 1904 fecero pervenire al Municipio “alcune (non sappiamo con precisione quante, ndr) stampe artistiche, pregevolissima parte della immensa e geniale produzione del loro diletto estinto” (L’Arco del 22 aprile 1905); nel mese di maggio dell’anno successivo, 1905, come risulta dal libro degli Ordinati Consiliari (art. 58, par. 2, vol. 55, pag. 49), inviarono al Comune di Chieri altre dieci stampe del Gilli. A queste, la figlia Irene, che, seguendo le orme del padre, da qualche anno si dedicava all’incisione, aggiunse un ritratto del padre e uno della principessa Iolanda di Savoia. Non conosciamo i soggetti delle stampe donate nel 1904. Invece, grazie alla descrizione che ne fece il settimanale locale, ci sono noti quelli delle dieci stampe della donazione seguente: “Le Tentazione di Sant’Antonio, Il Crocifisso, Faust e Margherita, Congresso di Cani, Salvator Rosa e altri cinque ritratti di personaggi contemporanei” (L’Arco del 23 maggio 1905).
In conclusione, nel 1905, di Alberto Maso Gilli il Comune di Chieri possedeva: il ritratto (probabilmente dipinto ad olio) della Regina Margherita di Savoia donato nel 1895; un numero imprecisato di stampe avute in dono nel 1904 e altre dieci ricevute nel 1905. Inoltre, possedeva i due ritratti all’acquaforte del pittore e della principessa Iolanda di Savoia, opere di Irene Gilli, che “rivelavano la forte tempra d’artista dell’autrice” (L’Arco del 26 agosto 1905).
Sulle prime, il Comune tenne in grandissima considerazione questo complesso di opere del concittadino Gilli e se ne dimostrò gelosissimo custode. Tant’è vero che quando, nel giugno del 1906, il direttore della Regia Pinacoteca di Torino, non si sa bene a quale titolo, ne pretendeva la consegna, il Sindaco rispose che “non farebbe buona impressione nella cittadinanza l’allontanamento da Chieri della collezione il cui autore è ricordato con tanta reverente ammirazione; che nel decoroso atrio d’ingresso alla sala consigliare, recentemente restaurato ed abbellito, possono trovare conveniente posto le stampe artistiche di cui è caso; unanime delibera di non aderire alla domanda della R. Pinacoteca Torinese… assicurando che essa (la raccolta Gilli ndr) sarà sempre oggetto di sollecitudine per parte della Amministrazione civica” (ascc, Delibera della Giunta municipale del 26 giugno 1906, art. 58, par. 2 ter, vol. 40, pp. 332-333). Le cose, poi, non sono andate esattamente così perché, come abbiamo accennato all’inizio, tutte queste opere si sono inspiegabilmente volatilizzate. Di loro non si ha più alcuna notizia. Il che, non si può negare, costituisce un vero e proprio giallo.
Per fortuna, di Alberto Masi Gilli sono restati nella disponibilità del Comune i due bei dipinti già citati, cioè il suo autoritratto e il ritratto di Michelangelo con il bozzetto del Mosè: due opere anch’esse per certi versi misteriose, visto che non sappiamo né quando né come siano pervenute al Comune. Speriamo che qualche scoperta archivistica getti la luce almeno su questo mistero. E per fortuna, una reviviscenza dell’interesse dei Chieresi per Gilli ha fatto sì che recentemente nella disponibilità della comunità siano giunte le quattro vedute cittadine alle quali si è accennato e delle stampe acquistate da alcuni Chieresi.
Antonio Mignozzetti