ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
TORINO-Â REGIO: UNA GENIALE FIABA COMPOSTA DA JANACEK
Il Teatro Regio avvia il progetto Janacek che si svilupperĂ nei prossimi anni. S’Inizia con l’opera “La volpe astuta” (foto) in tre atti su libretto di Rudolf Tesnohlidek, in prima esecuzione a Torino nell’edizione in lingua originale con sopratitoli in italiano. Il libretto è tratto da un romanzo in cinquantuno puntate comparso sul giornale “LidovĂ© noviny”. Un’attenta lettrice delle avventura di questo romanzo fu la donna di servizio Marie Stejkalova, che sollecitò il compositore il quale iniziò a leggere le puntate del romanzo, decidendo così che la volpe sarebbe diventata un soprano. La versione originale era costituita da una serie di disegni di Stanislav Lolek, quasi un fumetto privo di parole che il giornale aveva voluto corredare di un testo incaricandone uno dei suoi redattori, appunto Tesnohlidek, bizzarra e tragica figura di poeta e cronista giudiziario che morIrĂ suicida. Elaborò un racconto malizioso ricco di argute espressioni dialettali morave, redigendo così un piccolo classico ripubblicato piĂą volte. Janacek si appassionò talmente al soggetto che volle arricchirne le suggestioni attraverso uno studio personale di abitudini, suoni e movenze degli animali. Insomma, creò un’unicum nella storia del teatro musicale. L’opera mette in scena il mondo degli animali, oltre alla volpe ci sono: zanzare, libellule, grilli cavallette, rane, civette e il mondo degli uomini il guardiacaccia con il parroco, il venditore ambulante, il maestro di scuola. Il lavoro esordì il 6 novembre 1924 al Teatro di Brno. In esso si narrano le vicende di una volpina, catturata da un gaurdiacaccia, che riusce a fuggire nei boschi per trovarsi un compagno e mettere su famiglia.Definito da Franco Pulcini “una fiaba filosofica sulla vita e la morte, un rappresentazione panteistica nella quale uomini e animali si muovono su due piani rispettivi e separati che, però si intersecano e si ribaltano vicendevolmente producendo illuminazioni, epifanie e incidenti fatali di struggente evidenza”. Il testo de “La volpe”, spesso, è stato giudicato, primo fra tutti Max Brod, biografo di Kafka, con giudizi sovraccarichi di significato, a volte persino tedenziosi dove “Il tempo e la natura sono magico sistema di rinnovamento della specie, grazie all’amore” (ancora Pulcini).
Lasciamo da parte la musicologia (il nostalgico melodismo slavo, il sinfonismo di R. Strauss, la delicatezza impressionistica dell’orchestrazione, il calligrafismo sonoro di Ravel) e concludiamo con le parole dello scrittore ceco Milan Kundera: “La nostalgia non solo determina l’atmosfera dell’opera, ma anche la sua architettura fondata sul parallelismo tra due tempi costantemente messi a confronto: quello degli esseri umani che invecchiano lentamente e quello degli animali la cui vita procede a passi precipitosi, nello specchio celere della volpe, il vecchio gauradiacaccia coglie la malinconica fugacitĂ della vita stessa”. Questo capolavoro, quasi inaffferrabile non classificabile, affida all’orchestra un ruolo dominante, spesso quasi strausssiano, con difficoltĂ non indifferenti sul piano ritmico. “La volpe” è di raro proposta in Occidente e la ragione resiede nello stretto legame con la lingua ceca che aderisce del tutto alle peculiarit-fonetico-sintattiche, alla musicalitĂ interna della frase, agli accenti, alle inflessioni della prosodia ceca , tanto che non è impensabile rappresentare le opere di Janacek senza fare ricorso a cantanti di madrelingua ceca o slovacca. Il Regio ha fatto le cose al meglio, invitando specialisti di lingua ceca. “La volpe” si avvale della messa in scena del noto e innovatore regista canadese Robert Carsen in un allestimento proveniente dall’OpĂ©ra National du Rhin di Strasburgo.
Torino, Teatro Regio, p. Castello
19.20.23.24.26 gennaio
ORCHESTRA E CORO TEATRO REGIO diretti da JAN LATHAM-KOENIG, Interpreti: LUCIE SILKENOVA (La volpe), MICHAELA KAPUSTOVA (La volpe maschio), SVATOPLUK SENN (il gaurdiacaccia), ELISKA WJSSOVA (La moglie del guardiacaccia), JAROSLAV BREZINA (il maestro di scuola), LADISLAV MLEJNEK (il parroco); CLAUDIO FENOGLIOO (maestro del coro); regia di ROBERT CARSEN ripresa da STEFAN PINTOR, scene e costumi di GIDEON DAVEY, coreografia di PHILIPPE GIRAUDEAU
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Musica di Janacek
TORINO- LA MESSA SLAVA DI JANACEK
Il progetto Janacek prevede anche alcuni concerti il primo dei quali è dedicato alla Messa Glagolitica proposta nell’ambito della stagione sinfonica. Il compositore moravo abbozzò (1926) questo capolavoro in sole tre settimane mentre soggiornava nella localitĂ termale di Luhacovice. Essa celebra il decimo anniversario dell’indipendenza della Cecoslovacchia e i missionari Cirillo e Metodio che, nel nono secolo, portarono in Moravia il Cristianesimo dall’Est. Furono loro a tradurre i testi biblici in slavo antico, usando la scrittura “glagolitica” da loro stessi ideata. Il complessi del Teatro Regio si trovano davanti a una grande sfida: non solo devono apprendere suoni ideali, ma anche porre grande attenzione al dettaglio linguistico e all’intonazione. Qui l’ascoltatore non troverĂ la solennitĂ che di solito associa ai componimenti sacri costruiti sull’addolorata pietĂ : per Janacek le chiese erano come “morte concentrata”. Il suo credo religioso fa capo alla visione panteistica della natura che vuole esprimere con forza, la sua Messa doveva “essere priva delle oscuritĂ dei monasteri medievali, senza l’eco delle strade giĂ percorse, senza l’eco delle fughe ingarbugliate alla Bach, senza l’emotivitĂ di Beethoven, senza l’allegria di Haydn, voleva diventare “come si dovrebbe parlare al caro Signore”, sperando così di riuscire a manifestare la fede nella certezza della patria.
La Messa esordisce con un’Introduzione dove trombe e timpani in tono trionfale sono seguite dagli archi, quindi la proposta di un’alternanza tra fiati e archi. Con il Kyrie si muta rotta di atmosfera: tetra che rende bene l’idea delle colpe commesse dei mortali. L’attacco del “Gloria è dolcissimo con la voce del soprano che irrompe in modo deciso, dando vita a un movimento vivace che termina con un finale di ottoni, organo e fiati. Il “Credo” è assai elaborato, mentre nel “Sanctus” emerge un tratto caratteristico di Janacek: la ripetizione insistente della stesso motivo, cambiando di tono e modo. L'”Agnus Dei” si avvia oscuro con flauto e e archi, poi attacca il coro con l’intervento dei solisti per concludersi con l’oscuro incipit. A questo compare l’inusuale organo, strumento che rivestì un ruolo particolare nel percorso di Janacek che aveva fondato e diretto per molti anni una scuola organistica. A chiuse il brano “Intrada”, breve, maestoso e trionfale, mentre i tromboni affiorano con i loro accordi. Sul podio il direttore inglese Jan Latham-Koenig, oggi il maggiore interprete di Janacek.
In apertura viene proposto il Concerto in si minore op. 104 di Dvorak affidato alle sapienti mani di Mario Brunello, famoso violoncellista,. in uno dei piĂą bei lavori dedicati a questo strumento.
Torino, Teatro Regio, p. Castello
I CONCERTI
Venerdì 22 gennaio, ore 20,30
ORCHESTRA E CORO DEL TETATRO REGIO diretti da JAN LATHAM-KOENIG. Solisti: MARIO BRUNELLO (violoncello), ADRIANA KOHOUTKOVA (soprano), ELISKA WEJSSOVA (mezzosoprano), ALEKSEJ
TATARINTSEV (tenore), VITALIJ EFONOV (basso), CLAUDIO FENOGLIO (maestro del coro)
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Musica di Janaceck