Altro che ‘sanità tradita’: caos venerdì scorso al pronto soccorso di Chieri
Un giorno di ordinaria follia al pronto soccorso dell’ospedale di Chieri. Un congiunto è svenuto all’ufficio postale e cadendo ha sbattuto la testa e la schiena. In ambulanza lo accompagniamo al pronto soccorso di Chieri. Sono le 11,20 di venerdì 19 febbraio e dopo quasi due ore, finalmente, ci mandano a fare raggi e Tac. Dopo un’attesa di oltre tre ore, alle 16,30 finalmente ci chiamano per darci il referto. C’è un solo medico in servizio per 60 casi di pronto soccorso, di cui almeno 4 in codice giallo. Fa evidentemente quel che può. Altro caso, mentre aspettiamo: un signore di mezza età con una colica renale attende cinque ore su una sedia a rotelle, con una flebo al braccio, per sentirsi dire, dopo una ecografia, che il calcolo è bloccato e occorre il parere dell’urologo. A Carmagnola…
La domanda è: ma questo può ancora considerarsi un pronto soccorso? Forse meglio chiuderlo, tanto magari rischi di morire se fai 15 chilometri per andare a Torino, ma magari sei maggiormente tutelato dalla presenza di una equipe maggiormente preparata e numerosa.
Francesca Moro