Asti. Porte aperte nella parrocchia San Domenico Savio, per migranti bisognosi di alloggio
Asti: porte aperte nella parrocchia San Domenico Savio, per migranti bisognosi di alloggio, mentre il quartiere tende le mani a chi ha perso il lavoro. Don Mario Banaudi racconta la sua realtà in un video su unitineldono.it
L’accoglienza è di casa nella parrocchia San Domenico Savio di Asti dove don Mario Banaudi e la sua comunità offrono un alloggio ai migranti e tendono la mano alle famiglie in difficoltà economica.
Testimoni del Vangelo, ogni giorno ci offrono il loro tempo, ascoltano le nostre difficoltà e incoraggiano percorsi di ripresa.
Sono i nostri sacerdoti che si dedicano a tempo pieno ai luoghi in cui tutti noi possiamo sentirci accolti e si affidano alla generosità dei fedeli per essere liberi di servire tutti.
“Il sacerdote per svolgere il proprio compito ha bisogno di sostegno e supporto per vivere una vita decorosa – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Le offerte rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere concretamente tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro. I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto delle comunità. Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo alle emergenze con la dedizione”.
E la sfida di accogliere esistenze difficili in cerca di un’occasione per riprendere un cammino in autonomia si rintraccia nell’azione di don Mario Banaudi che ad Asti, nella parrocchia San Domenico Savio, dove è stato co-parroco con don Dino Barberis, direttore del settimanale diocesano La Gazzetta d’Asti, apre letteralmente le porte a quanti necessitano di un aiuto in una quotidianità complicata dalla condizione di rifugiato o dalla perdita del lavoro. I don e i parrocchiani operano a Borgo San Lazzaro, un quartiere multietnico della città – circa il 10% degli abitanti è straniero, pari a 10mila unità – che è afflitto dalle molteplici criticità tipiche delle periferie tra cui disoccupazione e marginalità. Un supporto che vede alla base la soddisfazione di un’esigenza urgente: l’ospitalità nell’appartamento della casa parrocchiale.
«È stata una richiesta pervenuta dalla Caritas diocesana – racconta don Mario Banaudi a Manuela Borraccino nel video “Asti: la buona integrazione che migliora la vita (a tutti)” che si può vedere su https://www.unitineldono.it/le-storie/asti-la-buona-integrazione-che-migliora-la-vita-a-tutti/ – per me rappresentava la necessità di un cambiamento. Non sapevo cosa poteva succedere nella mia vita ospitando in casa nostra due giovani che venivano da un’esperienza così difficile e sofferta come il viaggio attraverso il Mediterraneo per sperare in una vita migliore in Italia”.
Uno dei due ragazzi è Osman F., gambiano, arrivato in Italia nell’aprile del 2014 e sopravvissuto al deserto del Sahara, alla Libia e alla traversata sul barcone.
Salvato dalla Guardia di finanza, è stato uno dei 144.862 migranti ai quali lo Stato ha concesso l’asilo politico. Poi è rientrato nel circuito delle accoglienze delle Caritas diocesane che hanno risposto all’appello delle Prefetture.
L’organismo diocesano, ad Asti, si è poi rivolto alla parrocchia di don Mario e don Dino che si sono messi a disposizione. “Ho vissuto con loro per un anno e mezzo – racconta Osman che, dopo essersi laureato a Torino, oggi ha una famiglia e lavora nel settore delle risorse umane di una multinazionale – e ho trovato fraternità e comprensione, mi hanno sempre permesso di essere libero di scegliere e di pensare come musulmano”. L’accoglienza è una forza rigeneratrice: dopo i due primi ospiti, l’appartamento della casa parrocchiale ha aperto le porte ad una famiglia di origini marocchine con tre bambine.
La realtà del quartiere è complicata e la parrocchia si è consolidata come un riferimento indispensabile.
Lo ricorda Silvana Bellone, una delle volontarie: “Questo è un quartiere di periferia con tante problematiche, ma noi partiamo dall’idea di dare centralità alla persona, proponendo un aiuto e cercando di coinvolgere allo stesso tempo il beneficiario in un’attività volontaria in parrocchia”.
Un modo per combattere l’assistenzialismo e suggerire l’impegno in qualcosa di concreto per suggerire una via per rimettersi in piedi: la parrocchia garantisce una busta della spesa per una volta a settimana a circa quaranta famiglie, tra centro di ascolto parrocchiale e magazzino solidale di San Domenico Savio, e in cambio molti dei beneficiari si dedicano a svariate attività che vanno dalla manutenzione del verde alle pulizie.
L’opera di supporto è articolata e strutturata e cerca di battere vie sempre nuove. Lo ricorda don Dino: “Quest’anno ci stiamo muovendo su tre binari: lo sportello lavoro in collaborazione con il Comune per le periferie, l’assistenza alle ragazze madri in difficoltà economica insieme al Centro aiuto alla vita, visto che la nostra parrocchia è dedicata al protettore delle mamme in attesa, e una convenzione con la società calcistica del quartiere che ci consente di pagare le quote di partecipazione all’attività sportiva della squadra per conto delle famiglie dei ragazzi che non possono permettersele”.
Mettersi a disposizione degli altri è un elemento fondante di questa comunità, un senso che si trova scandito nelle parole conclusive di don Mario: “Incontrando queste persone anche la tua vita può diventare più ricca con degli orizzonti diversi, scopri che in fondo quando aiuti qualcuno, alla fine, ricevi molto di più rispetto a quello che ti sembra di dover dare prima di iniziare”.
Questa è solo una delle tantissime storie di salvezza e aiuto portate avanti sul territorio da sacerdoti, impegnati in prima linea, e dalle loro comunità. I sacerdoti sono sostenuti in queste opere dalle offerte liberali dedicate al loro sostentamento .Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newsletter mensile per essere sempre informati su storie come queste che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.