PIEMONTE ARTE: CARMAGNOLA, STATUARIA GAM, CALVANO, ALESSANDRIA, BACKHAUS, BRA, BENE VAGIENNA…
coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
CARMAGNOLA. HOMINES ET LUPI. FRANCESCO PREVERINO SANTO TOMAINO
Palazzo Lomellini
Piazza Sant’Agostino, 17 Carmagnola (Torino)
Inaugurazione 7 aprile 2023, ore 18
7 aprile – 28 maggio
Il 7 aprile 2023 le porte di palazzo Lomellini si apriranno per invitare il pubblico a un nuovo appuntamento all’insegna dell’arte. La mostra, intitolata Homines et Lupi, a cura di Riccardo Cordero, si articola in un gran numero di opere presentate da due artisti affermati come Santo Tomaino e Francesco Preverino.
Come si potrà facilmente intuire attraversando le sale espositive, entrambi hanno in comune l’elemento pittorico ma articolano la materia in soluzioni differenti. Non solo, anche dal punto di vista tematico i cicli esposti sembrano non presentare punti di contatto. Nell’opera di Santo Tomaino i lupi diventano apparizioni luminose che vengono incontro allo spettatore, invitandolo a riscoprire la forza dell’unità contro le avversità dell’esistenza; mentre le nere tempeste marine di Francesco Preverino sono il palco per la rappresentazione della tragedia dei migranti in cui la solitudine dell’individuo porta ad un inevitabile destino di morte a causa della mancanza di aiuto e speranza.
Luce e ombra, solitudine e socialità sono i termini principali che vengono esaltati dall’esperienza di Homines e Lupi. Elementi contrapposti se presi singolarmente ma che sono, nella quotidianità della vita di ognuno, presenti, nella perenne ricerca di un equilibrio difficile quanto necessario.
Orario: giovedì, venerdì e sabato: 15:30 – 18:30 – domenica: 10:30 – 12:30 / 15:30 – 18:30.
Ingresso libero
Info Comune di Carmagnola: 011 9724238
musei@comune.carmagnola.to.it
www.comune.carmagnola.to.it
VIAGGIO AL TERMINE DELLA STATUARIA
Scultura italiana 1940-1980 dalle collezioni GAM
a cura di Riccardo Passoni
4 aprile – 10 settembre 2023
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino prosegue la ricognizione sul proprio patrimonio dedicando un capitolo alla scultura italiana tra il 1940 e il 1980 con una mostra che presenta 50 opere realizzate da 40 artisti attivi nell’arco di questo periodo: quarant’anni contrassegnati da formidabili cambiamenti e da forti scosse stilistiche sia dal punto di vista dei soggetti sia delle tecniche, e che assegnarono un nuovo ruolo alla scultura.
La ricca collezione della GAM, oltre che dalle opere di scultura acquisite nel tempo dal museo, ha potuto contare negli anni sul determinante ruolo della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT che hanno contribuito, con importanti acquisizioni, ad accrescere la raccolta.
Il percorso in mostra prende avvio dal confronto sorprendente tra le figure femminili del Ritratto di Eva di Edoardo Rubino, scultore dei Savoia e Senatore del Regno, e l’implosivo espressionismo de La pazza di Sandro Cherchi, per poi proseguire rievocando le tante declinazioni della scultura informale italiana. Questa prima parte attesta come, intorno al 1945 e negli anni a seguire, salvo poche eccezioni, la scultura cominci ad affrontare una serie di svolte di grande portata: tenta di uscire da una dimensione o da un pensiero di impostazione monumentale, o ornamentale, o di ritrattistica sia celebrativa sia privata, per avvicinarsi a nuovi soggetti e tecniche sperimentali. Per illustrare il nuovo corso della scultura di questo periodo, oltre a Cherchi e Giuseppe Tarantino trovano spazio le terrecotte di Leoncillo, i bronzi dinamici di Umberto Mastroianni e di Pietro Consagra, i ferri di Franco Garelli, di Nino Franchina, gli assemblaggi di Ettore Colla. Al contempo, campeggiano in mostra il drammatico gruppo ligneo de Miracolo (Olocausto) di Marino Marini e il grande Concetto spaziale in metallo di Lucio Fontana, cui fanno da contraltare le Donnine in ceramica di Fausto Melotti.
Gli anni sessanta sono rappresentati tra gli altri da lavori di Giuseppe Uncini, Nicola Carrino, Pietro Gallina, Mario Ceroli, con opere che sperimentano materiali eterogenei.
Con il suo tappeto natura La Zuccaia del 1966, Piero Gilardi – da poco scomparso e a cui la GAM vuole rendere un affettuoso omaggio – approda a una inedita scultura morbida, in poliuretano espanso colorato, con cui affronta il tema natura/artificio e allo stesso tempo denuncia la mercificazione dell’ambiente. Con ovvie ragioni il binomio arte/natura è più che affrontato dai protagonisti dell’Arte Povera: da Lavorare sugli alberi, Alpi Marittime di Giuseppe Penone, a Senza titolo di Giovanni Anselmo, fino ai processi chimico-fisici proposti da Gilberto Zorio.
Il percorso si conclude con le ultime esperienze degli anni settanta – inizio anni ottanta.
Michelangelo Pistoletto lasciava la stagione degli Oggetti in meno a favore di opere specchianti, assorbendo lo spazio circostante come in Raggiera di specchi del 1973 – 1976 e Nanda Vigo, con l’intento di indagare un nuovo esito percettivo, proponeva nel 1976 Exoteric Gate, in vetro ferro e neon: una riconnotazione dello spazio, alterato da un’installazione geometrica e luminosa.
La riappropriazione della scultura, dopo la stagione concettuale e poverista (ma facendone tesoro) sarà riattivata con la terracotta da Giuseppe Spagnulo e Nanni Valentini, con il gesso da Paolo Icaro, secondo diversi paradigmi, per giungere al trionfo monumentale della ricerca plastica de La Campana di Luigi Mainolfi.
Come scrive nel testo critico il Direttore Riccardo Passoni, curatore dell’esposizione: In questo quarantennio di ‘osservazione’ l’atto plastico è passato attraverso il modellare, lo scolpire, l’assemblare, il forgiare, l’architettare; ha affrontato la tradizione e la cancellazione della stessa; ha reimpostato la questione del colore. La scultura si è, di fatto, posta obiettivi nuovi, etici ed estetici, e ha sperimentato forme in divenire. Si è cioè liberata dai vincoli del soggetto, da una iconografia consolidata. Si è posta di fronte a considerazioni innovative nel rapporto opera/spazio. Ha quindi prima escluso e poi riaffrontato la monumentalità (intesa in senso anti-monumentale): ha affrontato tutti i cambi di scala possibili, senza complessi celebrativi. Ha ritrovato, dopo le Avanguardie storiche, le tecniche dell’assemblage e le soluzioni oggettuali. Ha sperimentato nuove condizioni di rapporto con la natura. Ha ritrovato, infine, nuove regioni d’essere, riuscendo a liberarsi formidabilmente dal celebre verdetto pubblicato dal grande Arturo Martini, in La scultura lingua morta del 1945 che faceva il punto amaro sui vincoli della rappresentazione concessi a questa tecnica, e i limiti della sua capacità di sperimentazione, riferendosi in particolare alla statua, imprigionata come “immobile nei secoli, lingua aulica e sacerdotale, simbolica scrittura incapace di svolgersi nei moti quotidiani”. Verdetto che lanciava però un monito altrettanto forte, predittivo: “né più si confonda con la vita apparente in una statua, la vera vita della scultura”.
Gli artisti esposti: Giovanni Anselmo (Borgo Franco d’Ivrea (Torino), 1934); Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge (Massachusetts, USA), 1969); Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994); Eugenio Carmi (Genova, 1920 – Lugano (Svizzera), 2016); Nicola Carrino (Taranto, 1932 – Roma, 2018); Mario Ceroli (Castel Frentano (Chieti), 1938); Sandro Cherchi (Genova 1911 – Torino 1998); Ettore Colla (Parma, 1896 – Roma, 1968); Pietro Consagra (Mazara del Vallo (Trapani), 1920 – Milano, 2005); Riccardo Cordero (Alba (Cuneo), 1942); Dadamaino (Edoarda Emilia Maino) (Milano, 1930 – 2004); Agenore Fabbri (Quarrata (Pistoia), 1911 – Savona, 1998); Piero Fogliati (Canelli (Asti), 1930 –Torino 2016); Lucio Fontana (Rosario di Santa Fe (Argentina),1899 – Comabbio (Varese), 1968); Nino Franchina (Palmanova (Udine), 1912 – Roma, 1987); Pietro Gallina (Torino, 1937); Franco Garelli (Torino, 1909 – 1973); Piero Gilardi (Torino, 1942 – 2023); Paolo Icaro (Paolo Chissotti) (Torino, 1936); Leoncillo (Leonardi Leoncillo) (Spoleto, 1915 – Roma, 1968); Carlo Lorenzetti (Roma, 1934); Luigi Mainolfi (Rotondi (Avellino), 1948); Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio (Lucca), 1980); Marcello Mascherini (Udine, 1906 – Padova, 1983); Umberto Mastroianni (Fontana Liri (Frosinone), 1910 – Marino (Roma), 1998); Eliseo Mattiacci (Cagli (Pesaro e Urbino), 1940 – Fossombrone (Pesaro e Urbino), 2019); Fausto Melotti (Rovereto (Trento), 1901- Milano, 1986); Mario Negri (Tirano (Sondrio), 1916 – Milano, 1987); Claudio Parmiggiani (Luzzara (Reggio Emilia), 1943); Giuseppe Penone (Garessio (Cuneo), 1947); Gianni Piacentino (Coazze (TO), 1941); Vettor Pisani (Bari, 1934 – Roma, 2011); Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933); Edoardo Rubino (Torino, 1871 –1954); Giuseppe Spagnulo (Grottaglie (Taranto), 1936 – 2016); Giuseppe Tarantino (Palermo, 1916 – Rivalba (Torino), 1999); Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008); Nanni Valentini (Sant’Angelo in Vado (Pesaro e Urbino), 1932 – Vimercate (Milano), 1985); Nanda Vigo (Milano, 1936 –2020); Gilberto Zorio (Andorno Micca (BI), 1944).
GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA – Via Magenta, 31 – 10128 Torino
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. La biglietteria chiude alle 17. Biglietti: Intero 10€ Ridotto 8€ Ingresso gratuito Abbonamento Musei e Torino Card
LA STAGIONE DI MARIELLA CALVANO TRA COLORE E IMMAGINE
I colori e il clima di una rasserenante misura espressiva appartengono alla stagione pittorica di Mariella Calvano, scomparsa a Biella nel mese di marzo. Un’intera esistenza, la sua, legata all’arte, alla cultura e all’insegnamento attraverso una narrazione che nel mese di settembre del 2020 è stata pienamente delineata dalla mostra antologica ospitata negli spazi del Museo del Territorio Biellese. Un percorso, quindi, che unisce la cultura visiva contemporanea all’attività sociale, la ricerca figurale alla luce che accende marine, paesaggi e figure. Con i ricordi, i segni e le luci del Mediterraneo che creano impressioni profonde e profondamente espresse insieme alle memorie di volti e sinuose rappresentazioni femminili. E da questa visione d’insieme emerge un dettato che è pittura, sottili emozioni e quelle quotidiane sensazioni che fanno parte della sua vicenda umana e del sofferto cammino dei migranti alla ricerca di un approdo. Un discorso sviluppato nell’atelier di Biella Piazzo tra bozzetti, pennelli, carboncini e tavoli ingombri di idee e annotazioni, che fanno parte di un diario intimo che comunica l’intensità dei soggetti permeati da un vivace cromatismo. E, così, la pittura appare come il tema dominante di un’intera esistenza mutuata fra vita, affetti e le pagine letterarie di Alfonso Gatto: «E la donna continua, appena un segno/ di levità/ abbonda e chiude il nudo/ illesa bianca./ La noia è un fiore di lillà sbiadito”. Dagli anni della formazione nello studio di Guido Mosca alla frequentazione dell’atelier di Armando Santi, dai primi disegni dedicati alla figura umana alle forme scomposte e alle improvvisazioni di una jazz band, s’individuano i momenti di un’esperienza che si snoda da “Valigie di cartone” al concerto di un «Quintetto d’archi» dell’Accademia Perosi di Biella. Nei suoi dipinti ogni raffigurazione, ogni linea, ogni preziosa velatura, concorroe a descrivere l’armonia di un passo di danza, di un nudo di donna e un malinconico e poetico Pierrot. Mentre affiora alla memoria una luminosa veduta di Murano, che fa parte di un racconto arricchito dai soggiorni parigini con le strade e le piazze di Montmartre. Attravero il dialogo con l’ambiente e la storia del territorio biellese, si completa la sua personalità d’artista tra sogno e immagine evocata.
Angelo Mistrangelo
SGUARDI SU ALESSANDRIA ATTRAVERSO I FONDI DELLA FOTOTECA CIVICA
Sale d’Arte – Via Machiavelli 13 – Inaugurazione della mostra giovedì 6 aprile ore 17,30
Giovedì 6 aprile sarà inaugurata, alle ore 17:30, alle Sale d’Arte di Via Machiavelli 13, la mostra “Sguardi su Alessandria attraverso i Fondi della Fototeca Civica”, organizzata dalla Città di Alessandria e dall’Azienda Costruire Insieme. Le immagini della Fototeca Civica illustrano Alessandria con fotografie originali che, realizzate e stampate a partire dal 1880 fino al 1940, raccontano i cambiamenti strutturali della città, alcuni dei quali ancora visibili, mentre altri sono stati superati da interventi realizzati nel corso degli anni. Tutto questo per raccontare non solo la città attraverso la sua rappresentazione fotografica ma per tentare di ricostruire, grazie alla memoria collettiva, i tasselli poco noti di una storia cittadina. L’esposizione, curata da Laura Polastri Direttore della Biblioteca Civica in collaborazione con l’Ufficio del Comune Eventi, Manifestazioni e Fototeca, Cristiana Coppi, Sandro Zapparrata, Giorgio Guerci e Paolo Cellerino, è l’occasione per presentare ad un vasto pubblico la Fototeca Civica, che è stata istituita dalla Città di Alessandria nel 2001, per il recupero e la valorizzazione delle collezioni fotografiche di proprietà dell’Amministrazione, di enti e privati, con l’obiettivo di far crescere la cultura fotografica e arricchire il patrimonio d’immagini riguardanti eventi storici e di Alessandria in particolare. Tra i compiti istituzionali della Fototeca Civica vi sono l’analisi dello stato di conservazione delle immagini, l’individuazione degli interventi e l’eventuale restauro da compiere, l’archiviazione degli originali in locali idonei e con materiali conservativi, la catalogazione con il programma informatico Guarini della Regione Piemonte e la digitalizzazione dei dati e delle immagini raccolte. Inoltre promuove campagne di censimento e di acquisizione di collezioni fotografiche pubbliche e private per la loro tutela, valorizzazione e promozione ed organizza mostre e presentazioni delle collezioni. Il primo nucleo della mostra “Sguardi su Alessandria” è costituito dalle raccolte del Fondo Storico Locale, proveniente dai depositi della Biblioteca Civica che presenta stampe di fine Ottocento ai sali d’argento e all’albumina dei fotografi Castellani e Mignone. Tra esse troviamo immagini quali “L’Antico quartiere di Arzola”, il “Ponte sul Tanaro detto della Cittadella”, il “Campo del Littorio”. Un secondo nucleo espositivo è rappresentato dalle collezioni fotografiche del Fondo Guerci, che negli anni ’80 il Comune ha acquisito, parte integrante dell’archivio dell’Ing. Venanzio Guerci, conservato presso la Biblioteca Civica, che comprende i progetti, i disegni, la documentazione di lavoro, le carte e la biblioteca personale. Il fondo raccoglie immagini fotografiche che vanno dalla fine del 1800 al 1950 ed è costituito da foto di famiglia, documentazione di lavoro e immagini di Alessandria. Tra le fotografie esposte si trovano le immagini raffiguranti “Villa Pezzi – Vista sul canale”, l’antico Canale Carlo Alberto, il “Ponte Cittadella” ottocentesco in costruzione, dove operai e maestranze si fanno ritrarre vicino al cantiere. Il terzo nucleo espositivo presenta alcuni album originali e stampe ai sali d’argento del Fondo Borsalino che, donato nel 2002 da Giovanna Usuelli, è composto da 500 immagini storiche che narrano momenti privati della famiglia, eventi della storia della fabbrica fondata da Giuseppe Borsalino nel 1857 e della sua interazione con la città, le opere pubbliche finanziate, le fasi di lavorazione dei cappelli e le fotografie raccolte e collezionate dalla famiglia. L’ultimo capitolo espositivo propone immagini provenienti dal Fondo Sartorio, acquistato dal Comune nel 1993, che è costituito da circa 100.000 tra stampe ai sali d’argento, gelatine al bromuro d’argento su lastre di vetro e pellicole in poliestere. Il Fondo raccoglie sessant’anni di attività dello studio fotografico fondato da Domenico Sartorio nel 1925 e proseguita sino al 1985 grazie al lavoro dei successori. I soggetti delle immagini narrano gli eventi storici della città, ritraggono importanti edifici comunali, realtà industriali, vedute e panorami di Alessandria e della provincia. Tra le immagini proposte alcuni elementi caratterizzanti della storia della città quali il vecchio Politeama, la stazione ferroviaria di epoca ottocentesca, interni dello storico bar “Baleta” e alcuni negozi di corso Roma di inizio secolo.
La mostra, che resterà aperta fino al 28 maggio, è visitabile il giovedì, sabato e domenica dalle ore 15 alle ore 19.
È prevista inoltre un’apertura straordinaria dell’esposizione alle Sale d’Arte di Via Machiavelli 13 in occasione delle Festività Pasquali, più precisamente domenica 9 e lunedì 10 aprile 2023, sempre dalle ore 15 alle ore 19.
CASALE MONFERRATO. MARIA VITTORIA BACKHAUS. I MIEI RACCONTI DI FOTOGRAFIA OLTRE LA MODA
Casale Monferrato, nelle sale al secondo piano del Castello
Dal 31 marzo all’11 giugno
Nella primavera del 2023, l’anno d’intermezzo della Biennale di Fotografia di Casale Monferrato, il Comune di Casale e il Direttore artistico Mariateresa Cerretelli annunciano la prima stagione del Middle MonFest con una grande esposizione dedicata alla brillante personalità creativa di Maria Vittoria Backhaus, dai suoi esordi negli Anni Settanta al contemporaneo. Sarà una grande antologica, frutto di un’attenta ricerca all’interno di un archivio ricco e articolato dove gli anni di progettazione editoriale si alternano a un incessante studio personale e le immagini rispecchiano interpretazioni nuove e controcorrente realizzate per la Moda, il Design e la Ritrattistica, con una fantasmagorica produzione di Still life e di Costruzioni artistiche che esprimono la versatilità di una grande protagonista italiana, fotografa, milanese di nascita e piemontese d’adozione. A sfilare nelle Sale al secondo piano del Castello di Casale Monferrato sarà una galleria caleidoscopica di immagini, curata da Luciano Bobba e Angelo Ferrillo con la direzione artistica di Mariateresa Cerretelli per scoprire la creatività dell’autrice a tutto tondo. Esplosiva, sperimentale e rivoluzionaria per i tempi, animata da un’attenzione quasi maniacale per l’estetica e per la finezza delle fotografie e sempre un passo avanti rispetto alla classicità delle immagini imperanti nelle riviste patinate o nelle campagne pubblicitarie dagli anni ’70 a oggi, l’artista/fotografa si colloca a pieno titolo tra i nomi di punta della fotografia italiana. Con una rilettura inedita di un archivio sterminato e ricchissimo, la mostra prende in esame i vari temi che compongono la multiforme genialità di Maria Vittoria Backhaus che si è espressa soprattutto in ambito editoriale, nelle pubblicità e in un suo percorso personale attraverso un’osservazione e una messa a fuoco di una società in evoluzione continua. “La creatività artistica ci unisce e per me studiare la mostra con Maria Vittoria passo dopo passo è come seguire la linea parallela di uno scambio naturale e spontaneo senza barriere in un fluire di pensiero e di accordi estetici profondi e immediati che derivano dalla comune passione per l’arte fotografica” afferma il curatore Luciano Bobba. Una girandola di bianco e nero e di colore che rappresenta lo specchio di un’iconografia senza confini, dove Backhaus si muove a suo agio e rivela anche uno studio approfondito sull’uso delle diverse macchine fotografiche di cui si serve. “Ho lavorato – afferma l’autrice – con tutti i formati possibili delle macchine fotografiche analogiche, dal formato Leica ai grandi formati con il soffietto sotto il panno nero 20 x 25. Stavano tutte in un grande armadio nel mio studio. Mi piacevano anche come oggetti, così le ho anche ritratte. Ho dovuto imparare tutte le diverse tecniche per poterle usare, acquisite ma dimenticate al momento dello scatto per concentrarmi sul racconto della fotografia”. I temi portanti di un racconto sempre in progress si susseguono nelle sale al secondo piano mettendo in risalto la moda, gli accessori, gli still-life, il design, la natura, le statuine, i collages e le composizioni scenografiche costruite con miniature di edifici e pupazzetti. Più di quarant’anni di fotografia dove i reportage e i ritratti trovano spazio e si completano con racconti dedicati tra i quali spiccano gli abitanti di Filicudi, l’isola amata dalla fotografa e, più di recente, Rocchetta Tanaro e la sua gente monferrina. Il co-curatore Angelo Ferrillo conosce da molto tempo Maria Vittoria Backhaus e la sua narrazione fotografica: “Immaginifico. È l’aggettivo che mi ha pervaso la prima volta che ho avuto la fortuna di vedere il lavoro di Maria Vittoria. Conoscendola poi a fondo, vivendo la produzione e approfondendo il suo pensiero, mi sono reso conto di quanto la sua fotografia si muova in equilibrio tra visione, creatività e metodo”. È una mostra che rende omaggio a una mente estrosa con una vena artistica inarrestabile, tutta dedicata al linguaggio della fotografia.
MOSTRA A BENE VAGIENNA DI DIPINTI DI VITTORIO MARCHIS.
Chiesa dei Disciplinanti Bianchi. L’esposizione resterà aperta al pubblico dal 2 aprile al 25 giugno.
Con un catalogo a cura di Gian Giorgio Massara e Angelo Mistrangelo, la mostra intitolata FRAMMENTI E ORIZZONTI DI MEMORIA, le storie nascoste sulle tele di Vittorio Marchis, presenta una ricca rassegna di dipinti realizzati dall’autore negli anni 2021 e 2022. Questa mostra rappresenta un caso particolare perché l’autore ha una particolare “storia”. Laureato in ingegneria, professore ordinario di Meccanica al Politecnico di Torino, da tempo ha mutato la sua professione a quella di storico della scienza e proprio in questa veste la “memoria” ha assunto un ruolo centrale. Come scrive Gian Giorgio Massara “studiando le opere di Vittorio, ci si avvede che sono composte da materiali vari, spesso divenuti fragili ma ancor ricchi di storia, da improvvisi segnali colore del fuoco a squarciare la monocroma composizione. Infine, il nero, divenuto colore primario e anch’esso memoria. Vittorio Marchis considera profondamente la storia, sia essa contenuta in un libro, sul filo di svanire, dedicato ai “Mostri” marini, in un consunto brandello di lino a evocare l’idea del Sudario, nei frammenti di pagine antiche.” I frammenti di vecchie carte possono così rivivere di una vita nuova e trasfigurarsi. A integrazione degli oli e degli acrilici, in una vetrina sono anche riportati alcuni quaderni che l’autore da anni compila e porta con sé, cahier de voyage che segnano il suo percorso narrativo per immagini.
Annota Angelo Mistrangelo: “I suoi taccuini raccontano di viaggi, incontri e “frammenti” di giornali con “bruciature” che idealmente creano una “Sindone” contemporanea. E sono diari che racchiudono gli aspetti di una narrazione dal tratto immediato, con tocchi di colore in dialogo con l’ambiente e i versi ermetici di Leonardo Sinisgalli: Avevi fili di paglia nei capelli:/Alle spalle muovevi il prato/A una trepida suoneria. […] un clima di una ricerca che fluisce dalla “Civiltà delle macchine” alla “Slot machine” di Charles Simic: La macchina, come tutti i miti, è fatta di parti eterogenee. Devono esserci ruote dentate, rotelle e altri congegni ingegnosi connessi alla leva (…) Una slot machine poetica che offre una jackpot di significati incommensurabili attivati dalla nostra immaginazione”.
BRA: PALAZZO MATHIS OSPITA LA PERSONALE DI GERY EWENS “EMOZIONIALE”
L’esposizione sarà visitabile ad ingresso gratuito dall’8 al 30 aprile
Durante il mese di aprile lo storico Palazzo Mathis di Bra ospiterà una mostra personale di Gery Ewens, pittrice argentina classe 1982 che da oltre un anno e mezzo vive all’ombra della Zizzola. L’esposizione consta di 26 dipinti su tela di grandi e medie dimensioni realizzati ad acrilico e olio, cui si affiancherà uno spazio dedicato a 11 acquerelli realizzati dalla Ewens durante i suoi viaggi.
In questi anni, infatti, l’artista ha visitato diverse zone il mondo portando sempre con se quaderni ed acquerelli, strumenti indispensabili per disegnare le innumerevoli cose viste: istanti, volti anonimi, mani straniere, corpi fugaci rubati dalla strada, dalla metropolitana, dalla spiaggia o dal bar all’angolo. L’esposizione della Ewens si intitola “Emozionale”, termine con cui l’artista stessa definisce la propria pittura. E in effetti, guardando le sue opere, non si percepiscono confini e tratti delineati ma espressioni filtrate o esasperate di immagini, restituite attraverso i suoi occhi, che finiscono con il tratteggiare un mondo interiore di cui la realtà è fervida ispirazione. “Il mio stile ha radici nell’espressionismo, che esprimo utilizzando molto colore e dinamismo”, spiega Gery.
L’esposizione, curata da Roberto Barge, verrà inaugurata sabato 8 aprile 2023 alle 18 e sarà visitabile ad ingresso gratuito fino al 30 aprile con il seguente orario: giovedì, venerdì e lunedì dalle 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 18, il sabato e la domenica dalle 9 alle 12,30.
CHERASCO. MOSTRA DEI DISEGNI PARTECIPANTI AL CONCORSO PER IL CALENDARIO NATURALISTICO DEL 2023In Sala Reviglio di Palazzo SalmatorisDal 1° al 16 aprile 2023
I disegni partecipanti al concorso, indetto l’anno scorso, per il calendario naturalistico del 2023 saranno in mostra nella sala Reviglio di Palazzo Salmatoris da sabato 1 aprile. Il tema scelto per il calendario 2023 è stato “I coleotteri del territorio Cheraschese”. I concorrenti hanno presentato 12 disegni, raffiguranti 12 coleotteri di specie diverse, ritratti nel loro ambiente naturale. Il Concorso Calendario Naturalistico 2023 della Città di Cherasco è organizzato in collaborazione con il museo “Segre” e con l’Associazione “Cherasco Cultura”, che da anni promuove le particolarità del nostro territorio attraverso il disegno naturalistico. Il vincitore del concorso, oltre a ricevere un premio di 1.000 euro, vede i suoi disegni pubblicati sul Calendario della Città di Cherasco, che è quello in distribuzione quest’anno all’ufficio turistico. La vincitrice dell’edizione è stata Alessia Meloni di Cagliari. Al secondo posto si è collocata Elena Bernocco di Cherasco e al terzo posto Sara Maggi di Savona; un premio speciale è stato dato anche a Matilde Gallazzi di Varese.
I disegni saranno in mostra a Palazzo Salmatoris dal 1° al 16 aprile, seguendo gli orari della mostra “Cherasco solidarietà. Una comunità curante, dalle Confraternite all’oggi”: dal mercoledì al venerdì dalle 15 alle 19, sabato e domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Ingresso libero.
VANCHIGLIA3. SPAZI DI CONNESSIONI CREATIVE
Doppio appuntamento giovedì 6 aprile
Vanchiglia 3 – Spazi di Connessioni Creative
Via Vanchiglia 3, II piano, 10124, Torino
alle ore 16:00
mostra personale di Sarah Bowyer
Una vita per il jazz – Vibration is the truth
Con testo critico di Roberto Mastroianni
Inaugura il 6 aprile alle ore 16 la mostra personale Vibration is the truth di Sarah Bowyer, L’iniziativa è collegata al Concerto benefit Memorial Sergio Ramella del 21 gennaio scorso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, all’interno del quale l’artista si è esibita in una performance di digital painting su I-PAD Pro, durante l’intero spettacolo durato tre ore e mezza, con trentatre musicisti jazz raccolti in tredici formazioni. Da questo show Sarah Bowyer ha realizzato un video da cui ha inoltre estratto venti tavole grafiche, esposte a Vanchiglia 3 fino al 2 maggio, alle quali si aggiungono dieci lavori precedenti sempre ispirati dalla musica jazz. Organizzazione generale a cura di Roberto Tos, coordinatore cultura Aics Torino Aps. Con testo critico di Roberto Mastroianni.
alle ore 18:30
Arte a 33 Giri all’ombra della Mole – Puntata n° 12
“Due libri, due musicisti e il jazz di due generazioni”
Con Franco Bergoglio, Emanuele Cisi, William Pettenuzzo.
Un tardo pomeriggio speciale in cui le parole si mescolano al jazz suonato. La puntata N° 12 di Arte a 33 Giri all’ombra della Mole racconta la verve letteraria di due musicisti, l’allievo e il maestro, due generazioni a confronto, entrambi sassofonisti, insegnanti, scrittori. Presentiamo due produzioni editoriali alla presenza degli autori Emanuele Cisi e William Pettenuzzo.
– A cosa pensi quando suoni? Una vita jazz (Blonk Editore, 2022) di Emanuele Cisi
– Le Tre “B” di Gianni Basso. La ricetta segreta del poeta del jazz italiano (Youcanprint, 2022) di William Pettenuzzo.
Dialoga con gli ospiti il saggista e scrittore Franco Bergoglio.
Vanchiglia 3 Spazi di Connessioni Creative
Via Vanchiglia 3, II piano, 10124, Torino
URP REGIONE PIEMONTE. L’AMBIENTE A MATITA. OGNUNO PUÒ CONTRIBUIRE A DISEGNARE L’AMBIENTE
Rimarrà esposta al pubblico fino al 19 maggio nelle vetrine dell’URP del Consiglio regionale del Piemonte (via Arsenale 14/G a Torino) la mostra “L’ambiente a matita. Ognuno di noi può contribuire a disegnare l’ambiente di cui abbiamo bisogno”.
I 21 pannelli che compongono l’esposizione sono un invito a riflettere in maniera semplice ma efficace su ciò che possiamo fare nella vita quotidiana per tutelare l’ambiente, attraverso gli splendidi disegni di Gian Piero Ferrari (illustratore grafico che ha lavorato per decenni all’agenzia Testa e che da venti collabora con il Sermig) e i testi elaborati da Carlo e Manuele Degiacomi di Ecofficina.
La mostra, promossa dal Consiglio regionale e realizzata in collaborazione con il Sermig e con la sua rivista mensile Nuovo Progetto, è stata inaugurata ieri alla presenza di Ernesto Olivero, fondatore del Sermig che ha sottolineato: “da sempre noi ci occupiamo di pensare ma soprattutto della cultura del fare”.
Alla presentazione sono intervenuti: Renato Bonomo, della rivista mensile del Sermig Nuovo Progetto, Carlo e Manuele Degiacomi di Ecofficina e Gian Piero Ferrari illustratore grafico che ha disegnato le immagini dei pannelli.
La mostra è particolarmente rivolta ai giovani ed alla scuole e diventerà itinerante.
Nella foto (di Manuele Degiacomi), da sinistra: Carlo Degiacomi, Ernesto Olivero, Gian Piero Ferrari.