Sacco: «L’Ospedale Unico? Ci piacerebbe, ma non crediamo nelle favole»

Rachele Sacco

Rachele Sacco

«L’Ospedale Unico? Ci piacerebbe, ma non crediamo nelle favole». L’idea di un ospedale unico, nuovo, efficiente, con sale operatorie all’avanguardia e servizi a misura di cittadino è ciò a cui tutti ambiscono. Il problema sta tra la realtà e l’utopia. Tra ciò che si vorrebbe realizzare e ciò che è davvero realizzabile. E’ questa la linea su cui il Comitato cittadino per l’ospedale a Chieri sta lavorando. «Sarebbe da pazzi essere contro un ospedale unico come quello prospettato dalla Giunta regionale – ha commentato Rachele Sacco presidente del Comitato cittadino per l’ospedale a Chieri dopo la serata organizzata dal Comune di Chieri sull’Ospedale Unico per l’Aslto5 – Ma guardiamoci attorno: siamo nuovamente in campagna elettorale. Molti dei Comuni dell’Asl To 5 andranno ad elezione entro giugno e casualmente d’un tratto dalla Regione hanno accelerato la “pratica” per definire la location di un ipotetico unico ospedale che vada a soppiantare i tre esistenti».

Dunque dietro il nuovo piano sanitario si nasconderebbe un piano politico?

«Sicuramente fa riflettere la tanta fretta con cui stanno lavorando – considera Sacco – Un si all’ospedale unico, ma senza certezze o spiegazioni precise di quello che accadrà da qui alla costruzione del nuovo nosocomio mi sembra davvero sconsiderato».

C’è da considerare inoltre la situazione politico-economica nazionale: «Nell’ultima legge di stabilità hanno tagliato di 1,5miliardi di euro i finanziamenti all’edilizia sanitaria – rammenta Sacco – Dunque come verrà pagato questo nuovo ospedale? Abbiamo sotto gli occhi ospedali come il Maria Vittoria o peggio l’Amedeo di Savoia che sono in una condizione post atomica, con finestre murate e pareti che cadono a pezzi. Edifici che sembrano abbandonati, ma che in realtà sono lasciati a morire, mentre vengono ancora usati senza sapere che fine faranno. A questi si aggiungono la vendita del Gradenigo, la chiusura del Valdese e la prossima dell’Oftalmico, l’Astigiano che sta dirottando verso l’Alessandrino e il Cuneese che sta chiudendo reparti»

Ma il Comitato dal canto suo ha però protocollato la proposta di due location per l’ospedale unico: «Certo è la nostra provocazione. Se dal Comune di Chieri non c’è attenzione al territorio, tocca ai cittadini averne e tutelarsi – taglia corto Sacco – Il nostro Sindaco non ha mai ipotizzato che Chieri potesse mantenere l’ospedale e ha subito le scelte regionali. In questo modo ci ritroviamo che persino da Comuni come Cambiano e Villastellone arrivino delle candidature e non dal Comune capofila di uno dei quattro distretti sanitari»

Un paradosso, se si pensa che la perdita dell’ospedale significherebbe non solo un depauperamento di servizi, ma anche un abbassamento del valore immobiliare: «Ovviamente gli immobili nei Comuni con un ospedale valgono di più, idem le attività commerciali – marca Sacco – Non cercare di mantenerlo significa, oltre a mettere a repentaglio la salute dei cittadini che si ritroveranno senza servizi, segnare anche economicamente il territorio. La nostra seria preoccupazione è che svuotino gli ospedali esistenti, e di conseguenza depauperino la Sanità. Lasciandoci con il sogno di un Ospedale Unico che non verrà mai realizzato (forse solo iniziato) per favorire il privato»