CURIOSITA’ NOVARESI 42. LA CHIESA DI SAN VINCENZO, LA BASILICA DI SAN GAUDENZIO E ALTRE CHIESE DEL CENTRO STORICO
Dove ora vediamo l’imponente basilica di San Gaudenzio (nella foto) esisteva un tempo la chiesa di San Vincenzo che, secondo il noto storico novarese Frasconi, prima di essere parrocchiale aveva il titolo di “basilica”, in quanto edificata sulla base delle regole architettoniche delle basiliche antiche, oltre a dipendere immediatamente dal vescovo. La chiesa di San Vincenzo è già ricordata in un atto di permuta del 24 maggio 1018. Documenti successivi dimostrano che questa chiesa o almeno la prebenda parrocchiale era di giuspatronato della famiglia De’ Maggio o De Maio. Fu ceduta (esclusa la parrocchia) al Capitolo Gaudenziano nel 1553. Il Capitolo si era poi qui trasferito dopo la demolizione della basilica e della canonica di San Gaudenzio fuori le mura, voluta dagli Spagnoli, e qui erano state trasportate le reliquie dello stesso San Gaudenzio e di altri santi.
La chiesa di San Vincenzo venne demolita nel 1577, così da iniziare i lavori dell’attuale basilica di San Gaudenzio e le reliquie dei santi furono collocate nella cappella di San Giorgio, l’unica che doveva restare integra. Il Capitolo di san Gaudenzio si trasferì quindi, anche se solo temporaneamente, nella vicina chiesa di San Giulio.
Ricordiamo che l’antica basilica di San Gaudenzio fuori le mura, di antica costruzione, di cui abbiamo testimonianze documentarie nell’alto Medioevo, fu poi ricostruita e nuovamente consacrata nel 1298 per poi essere demolita, come si è visto, per ordine degli Spagnoli. Per sovraintendere alla riedificazione della chiesa all’interno della cinta muraria (al posto di San Vincenzo) fu istituita la Fabbrica Lapidea della Basilica di San Gaudenzio. Pellegrino Tibaldi si occupò della progettazione della nuova basilica di San Gaudenzio. La prima pietra fu posata nel 1577 e la consacrazione avvenne nel 1590, a cantiere non ancora concluso. I lavori ripresero poi nel 1626 e si conclusero solo nel 1656. Nel 1711 avvenne invece la solenne deposizione nello scurolo delle reliquie di San Gaudenzio, che erano state precedentemente conservate nella cappella di San Giorgio. La basilica è a croce latina, a navata unica, affiancata da sei cappelle laterali, con transetto e presbiterio. Al centro della navata è sospeso un grande lampadario con fiori in ferro battuto, che devono ricordare il cosiddetto miracolo del fiore. Nella cappella della Natività si trova un vero capolavoro, il grande polittico di Gaudenzio Ferrari (1516), che rappresenta appunto la Natività e una serie di santi e vescovi locali. Nella basilica si trova anche la statua originale del Cristo, che era prima collocata sulla sommità della cupola antonelliana e si può ammirare lo scurolo, che conserva le reliquie di San Gaudenzio, primo vescovo di Novara; si può inoltre ammirare la cupola antonelliana vista dall’interno.
A proposito della citata vicina chiesa di San Giulio, che sorgeva lungo l’attuale via Dolores Bello (già contrada di San Giulio) e precisamente dove si incontra col vicolo Cantalupo (nella foto il luogo indicato), Barlassina e Picconi nel loro libro “Le chiese di Novara” (Novara, Tipografia San Gaudenzio, 1933) scrivono: “Nelle carte dell’archivio della Congregazione dei parroci si trova nominato per la prima volta il prete o parroco Guglielmo nel 1181. Il patronato di questa chiesa spettava all’antichissima famiglia dei Brusati, che ne erano stati i fondatori, a quanto pare, e che perciò avevano il diritto della nomina del parroco, che esercitarono fino all’anno 1752. In quel tempo il vescovo Sanseverino ne soppresse la parrocchialità e ridusse la prebenda a semplice beneficio col diritto di patronato riservato sempre alla medesima famiglia”. Sempre nel 1752 i Brusati cedettero la chiesa coll’annesso giardino ai sacerdoti Filippini, che vi rimasero fino al 1806. La chiesa venne poi profanata e distrutta e venduta assieme al terreno alla famiglia Pedroli. E’ interessante rilevare come il 30 e 31 gennaio di ogni anno in questa chiesa andassero ad officiare i canonici di San Gaudenzio; il fatto testimonia certamente un
preciso legame che si è protratto nei secoli, considerato che proprio a San Giulio il Capitolo di San Gaudenzio si era temporaneamente trasferito ai tempi della demolizione della chiesa di San Vincenzo.
Altre due antiche chiese vicine a San Vincenzo, che sorgevano cioè non lontano dall’attuale basilica di San Gaudenzio, chiese di cui ormai non vi è più memoria, perché egualmente scomparse nei secoli, erano quelle di San Salvatore e San Nicolò.
La chiesa di San Salvatore si trovava nel luogo poi occupato dall’ex caserma dei Reali Carabinieri di Novara, ora palazzo Marzoni, in baluardo Quintino Sella 10 (nella foto), di fronte al monumento di Costantino Perazzi. Fino al 1530 circa su quest’area sorgeva quindi la chiesa di San Salvatore. Il primo documento che la cita è il decreto del vescovo Litifredo del 1124,
dove si legge che il clero di San Salvatore era esonerato dall’intervenire alla Cattedrale nelle quattro maggiori solennità dell’anno. La chiesa è poi citata in altri documenti del 1149 e del 1198 ed esisteva ancora nel 1513, in quanto presente in una carta topografica all’interno dell’opera di Giovanni Bleu. Deve però essere stata distrutta nel periodo delle guerre, dal 1522 al 1530. Infatti non è più nominata tra gli edifici distrutti dagli Spagnoli nel 1552.
La chiesa di San Nicolò sorgeva all’angolo fra via Negroni e via San Gaudenzio. La sua esistenza è attestata già nel 1154, quando il suo rettore era il prete Giovanni. Venne poi ricostruita, in quanto cadente, dal rettore Carlo Tono, come si legge nel decreto del 10 giugno 1657 di Mons. Giulio Maria Odescalchi, che, in occasione della dedicazione della nuova chiesa, la eresse in “prepositurale”. Col tempo venne sconsacrata e passò in proprietà della famiglia Bellini, nel cui palazzo era incorporata. Venne quindi ceduta nel 1906 alla Banca Popolare di Novara (che ora fa parte del gruppo bancario Banco BPM), che la demolì per costruirvi un ampio salone con gli annessi uffici (nella foto di Palazzo Bellini si può notare, adiacente al palazzo antico, l’ampliamento realizzato dalla Banca nell’area tra via Negroni e via San Gaudenzio, là dove sorgeva la chiesa di San Nicolò).
Enzo De Paoli