PIEMONTE x CURIOSI. Guje di Garavot: storia e leggenda delle acque della Valchiusella

Guje di Garavot: storia di un’oasi di natura incantata nella Valchiusella

 

Guje di Garavot storia e leggenda delle acque della Valchiusella

Nella Valchiusella, a circa settanta chilometri da Torino, si trovano le Guje di Garavot, conosciute anche come le Gole di Garavot. Queste nascono dalle acque del fiume Chiusella, un affluente della Dora Baltea che ha origine dal Monte Marzo e dà il nome alla valle del Canavese. Si tratta di due laghetti collegati da una stretta gola, circondati da pareti rocciose dal colore grigio-blu levigato dall’azione dell’acqua. Questo meraviglioso angolo di natura piemontese immerso nel verde è raggiungibile anche a piedi. Basta percorrere un sentiero che parte dalla strada provinciale in direzione di Traversella.

Le Gole di Garavot sono un luogo ideale per sfuggire al caldo afoso dell’estate torinese e godersi una rilassante passeggiata durante i mesi più freschi. Potrete rilassarvi sulle rive del fiume, fare un bagno nella parte più bassa, tuffarvi dalle rocce circostanti. Inoltre, se siete esperti e avete l’attrezzatura adeguata, potreste fare immersioni fino a una profondità di nove metri per ammirare le meraviglie nascoste sul fondale.

La leggenda del Diavolo

In questa piccola oasi di natura, dove la roccia si scontra con l’acqua in un eterno braccio di ferro, sono nate molte leggende nel corso dei secoli. Una di queste è legata all’impronta del Diavolo, una zampa impressa nella roccia che alcuni considerano semplicemente il segno di un confine tra comuni. In piemontese, “Goja/Guja” significa “gola”, mentre “Garavòt” è il soprannome dialettale del Diavolo. Secondo la tradizione popolare, Lucifero trovò rifugio in questa forra torrentizia naturale, che ha dato origine anche alla formazione dei due laghetti dalle acque cristalline.

Suggestivi sono anche i giochi di luce solare che si riflettono negli specchi d’acqua, i quali, secondo le storie tramandate nel corso dei secoli, sono in grado di creare effetti ottici che alcuni sostengono di aver visto una donna distesa sulle rocce che canta, o addirittura i riflessi di civiltà aliene.

 

Marco Sergio Melano