Ospedale unico, location ancora in forse, Vadò non convince il geologo

Il geologo Domenico Tropeano

Il geologo Domenico Tropeano

Nelle ultime ore è tutto un susseguirsi di certezze e smentite in merito all’ubicazione dell’ospedale unico. Appurato che nulla sembra ancora deciso in via definitiva già emergono i primi appunti di carattere tecnico alla presunta localizzazione tra Moncalieri e Trofarello.

Domenico Tropeano, geologo trofarellese ora pensionato – che dal 1970 si è occupato di ricerca scientifica presso il CNR, nel campo della prevenzione dei rischi alluvionali e di frana – esprime le sue perplessità: “Se l’area cerchiata sull’edizione odierna de ‘La Stampa’ corrisponde esattamente al sito del futuro Ospedale, devo riconoscere che qualche problema di natura idrogeologica continua a sussistere – e scende nei dettagli – Intanto ci troviamo in sponda destra idrografica del Rio Rigolfo (denominazione nel tratto di pianura del Rio S. Giuseppe), che notoriamente in occasione di eventi pluviometrici estremi tende a occupare l’intera sezione del suo alveo attuale, se non a straripare: è quanto direttamente constatai in occasione dell’alluvione del novembre 1994 e in occasione di eventi successivi, ad esempio il temporale del luglio 2014, quando per lungo tratto anche strada Genova fu sommersa dall’inondazione del Rio Botero e tutti i veicoli rimasero in panne. Quelli che oggi sono campi, in sponda destra del Rio e in territorio di Moncalieri furono allagati, sia dalle acque del Rio Rigolfo che per risalita di acque di falda: in quest’area pianeggiante la soggiacenza di falda è a poca profondità (un paio di metri) rispetto al piano campagna. Le vecchie mappe riportano infatti, per questa zona e le limitrofe, il simbolo di area paludosa, con ristagno di acque. Per questo gli antichi abitanti non l’avevano considerata come zona stabile per gli insediamenti, mantenendone un uso agricolo come è tuttora – e conclude – Senz’altro i Funzionari responsabili dell’analisi costi-benefici avranno tratto (o trarranno) assennate considerazioni: anche da un punto di vista ingegneristico tutto si potrebbe (si potrà) risolvere: basta attuare palificate, installare pompe sommerse ecc., insomma usare tutti gli accorgimenti strutturali necessari per assicurare al futuro complesso di edifici e alle infrastrutture la stabilità e la non-sommersione delle parti basse dei fabbricati in caso di piogge anche forti e prolungate.  Le mie perplessità sulla destinazione d’uso della zona Sanda-Vadò sono dunque rivolte a un possibile lievitare dei costi. Che in altri siti, non compromissibili da criticità naturali e senza ulteriore sacrificio di terre coltive, almeno non ci sarebbe”.

 

Sandra Pennacini