PIEMONTE ARTE: CHIERI ARTE CONTEMPORANEA, DA CASORATI A SIRONI, MIRO’ A TORINO, SACCOMANDI, M.A.O., OMAGGIO A POLLONERA…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
CHIERI. MOSTRA COLLETTIVA DI ARTE CONTEMPORANEA
Sabato 7 ottobre alla ore 11, presso la Galleria Civica di Palazzo Opesso, è stata inaugurata la 2° Mostra Collettiva Nazionale d’Arte Contemporanea Figurativa e Astratta. La mostra sarà aperta dal lunedì al venerdì con orario 16 – 19, sabato e domenica 10,30 – 12,30 e 16 – 19 con INGRESSO LIBERO. Gli artisti partecipanti sono 35. All’inaugurazione hanno preso parte l’Assessora alla Cultura del Comune di Chieri Antonella Giordano, il Presidente dell’Associazione degli Artisti del Chierese Matteo Maso ed il curatore dr. Gavinelli. (Testo e foto di Luciano Berruto)
MUSEO ACCORSI-OMETTO. DA CASORATI A SIRONI AI NUOVI FUTURISTI. TORINO-MILANO 1920-1930
PITTURA TRA CLASSICO E AVANGUARDIA
A cura di Nicoletta Colombo e Giuliana Godio
Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Torino
Dall’11 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024
Gli anni Venti del Novecento in Italia, nella contraddittorietà tra le incertezze sociali e politiche e i notevoli esiti artistici, rappresentano in arte un decennio tra i più sorprendenti della storia nazionale ed europea del secolo XX. La mostra, curata da Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, prende le mosse dal 1920, anno che segna l’ingresso italiano nella temperie artistica del Ritorno all’ordine, caratterizzata dal recupero della classicità in ottica moderna. Il clima della ricostruzione, che interessa non solo l’Italia, ma anche il «terribile rinascimento artistico europeo», come lo denominava Giorgio de Chirico nel 1918, inseguiva la speranza di una vera e propria rinascita morale e spirituale. L’indagine critica della mostra si propone di considerare i contenuti pittorici emersi in due fondamentali centri del nord Italia, Milano e Torino, prendendo le mosse dalla riflessione sui rispettivi retroterra alle soglie del terzo decennio del secolo XX. Le circa settanta opere in mostra, che provengono da Musei, Fondazioni italiane, collezioni private e dalla collaborazione con gli archivi degli autori selezionati, sono ospitate nelle nuove sale espositive del Museo Accorsi-Ometto e sono ripartite in quattro sezioni.
PRIMA SEZIONE: FELICE CASORATI
Negli anni Venti la situazione culturale torinese non si prospetta particolarmente vivace, dominata come appare dalla linea filo-ottocentesca impressa dalla supremazia di Giacomo Grosso e di Leonardo Bistolfi. Tuttavia il superamento della tradizione si attua grazie al trasferimento nel capoluogo piemontese di Felice Casorati, avvenuto nel 1918 dopo l’esperienza secessionista di Ca’ Pesaro. La presenza dell’imprenditore e mecenate Riccardo Gualino, l’ambiente intellettuale gobettiano, nonché l’insegnamento di Lionello Venturi, contribuiscono a partire dal 1919 a riguadagnare alla città una dimensione culturale europea. La prima sezione è dedicata a Casorati, presente con una serie di opere storiche: Le uova sul cassettone, 1920; La donna e l’armatura, 1921; Maschere, (1921); Ritratto di Renato Gualino, (1923- 1924); Concerto, (1924); Beethoven, (1928); Ritratto di Cesarina Gualino, (1922); Bozzetto per “Primavera”, (1929-1930); Donna al mare (La bagnante), 1930.
SECONDA SEZIONE: IL “NOVECENTO” A MILANO
Milano, luogo d’origine del Futurismo marinettiano e dell’avanguardia, è la culla del “Novecento” artistico, ispirato alle linee teoriche di Margherita Sarfatti, le cui premesse vertono su sobrietà del colore, antirealismo e antiromanticismo, recupero di una classicità aggiornata, composizione secondo le leggi di equilibrio e di proporzione e importanza della forma, scandita da linee architettoniche e geometriche. La seconda sezione è dedicata ad alcuni dipinti storici della prima fase milanese del “Novecento” (1920-1925) e del successivo Novecento Italiano di ambito ambrosiano. Di Mario Sironi, Periferia (Periferia con ciclista), (1928); Fiume Montenevoso, (1922-1923); Nudo con fruttiera (Venere), (1923); Il contadino, (1928); Nudo con lo specchio, (1923), di Achille Funi, Fiori, (1920); Composizione con figure e natura morta, 1924; Ragazza con frutta (La sorella Margherita), 1924, di Piero Marussig, Composizione, (1922); Paesaggio con strada, (1928), di Anselmo Bucci, I giocolieri, (1922-1923), di Leonardo Dudreville, Occhiali, 1925; Argento, 1927, di Ubaldo Oppi, Ritratto della moglie, 1924, di Emilio Malerba, Natura morta, (1923); Natura morta, (1925), di Alberto Salietti, Ciociara, 1926, di Carlo Carrà, San Giacomo di Varallo, (1924); Il mulino delle castagne, 1925; Sentiero di campagna, 1929, e ancora opere di Arturo Tosi, Pompeo Borra, Gian Filippo Usellini, Paola Consolo.
TERZA SEZIONE: I SEI DI TORINO E LA CERCHIA DI CASORATI
A partire dal 1920 nella Torino conservatrice e umbertina dominata dall’Accademia, l’alternanza modernista trova un fronte comune nell’opera innovatrice di Felice Casorati, creatore di una scuola-bottega in cui la sapienza tecnica si accompagna alla trasmissione di valori morali. Nutriti dalle premesse culturali europeiste filtrate dall’insegnamento di Lionello Venturi e dal successivo avvento del critico Edoardo Persico, sei giovani pittori si riconoscono fin dal 1923 in un comune indirizzo filo-francese e neo-romantico opposto all’orientamento classicista dell’ufficialità: si tratta di Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci. Assegnabili all’entourage casoratiano i dipinti di Daphne Maugham, Giulio da Milano, Emilio Sobrero, affiancati dall’interessante e raro Progetto di pittura murale 1923, dell’inquieto e autonomo Luigi Spazzapan.
QUARTA SEZIONE: I NUOVI FUTURISTI TRA TORINO E MILANO
Il Nuovo Futurismo (Secondo Futurismo) si pone nel segno delle ricerche avanguardiste in polemica nei confronti del “Novecento”. Il gruppo torinese, formatosi già dal 1923 attorno a Fillia (Luigi Colombo), costituisce il nucleo secondo-futurista più solido e attivo in ambito nazionale. Sono esposti saggi dei nuovi Futuristi torinesi e di quelli milanesi dei finali anni ’20: opere storiche di Fillia, come Femminilità, (1928); Superamento terrestre, (1930-1931), di Giacomo Balla, Merli futuristi, (1924), di Nicolaj Diulgheroff, Pippo Oriani, Ivanhoe Gambini, Bruno Munari, Cesare Andreoni, Osvaldo Bot e di Enrico Prampolini, personalità determinante per le sorti del Futurismo torinese e nazionale.
Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto
Via Po 55 | Torino 011 837 688 int. 3 www.fondazioneaccorsi-ometto.it | info@fondazioneaccorsi-ometto.it
ORARI
Martedì, mercoledì e venerdì 10.00-18.00 │ Giovedì 10.00-20.00 │ Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00
La biglietteria chiude mezz’ora prima.
Lunedì chiuso
MIRO’ A TORINO. DAL 28 OTTOBRE AL MUSEO D’ARTIGLIERIA
Nel 2023 ricorre il quarantesimo anniversario della morte del grande artista catalano Joan Mirò (1893-1983), tra i principali esponenti della corrente surrealista insieme a Salvador Dalì e Pablo Picasso. Al pittore, ceramista e scultore è dedicata la mostra antologica, prodotta da Navigare srl, Mirò a Torino, in programma dal 28 ottobre al 14 gennaio 2024 negli spazi del Museo Storico Nazionale d’Artiglieria al Mastio della Cittadella, fortezza originaria del 1564 e patrimonio dell’Esercito Italiano, gestito dalla società Difesa Servizi. L’esposizione è curata da Achille Bonito Oliva, con la collaborazione di Maïthé Vallès-Bled e di Vincenzo Sanfo, e realizzata con il patrocinio del Comune di Torino e della Regione Piemonte.
Mirò a Torino si compone di oltre 100 opere, dei numerosi lavori realizzati dal prolifico e longevo artista spagnolo, e rappresenta l’occasione per ammirare dipinti, acquerelli, disegni, sculture, ceramiche, litografie, acqueforti, ma anche i bellissimi bozzetti preparatori del balletto di Sylvano Bussotti, Le Bal Mirò (Mirò, l’uccello luce). La maggior parte delle opere, tutte datate tra il 1924 e il 1981, non sono mai state esposte al pubblico, provenendo, infatti, da prestiti privati, grazie alla collaborazione delle gallerie francesi Lelong, Tamenaga, de la Présidence, e della svizzera Bailly.
L’esposizione è divisa in 7 aree tematiche: Ceramiche, Poesia, Litografie, Pittura, Derrière le Miroir, Manifesti, Musica, con un focus specifico sulla trasformazione dei linguaggi pittorici sviluppata dall’artista negli anni ‘20, ed è accompagnata da un importante lavoro fotografico, realizzato da alcuni tra i più importanti fotografi, tra i quali Man Ray, che hanno conosciuto Mirò, immortalandolo nel suo privato.
Da un accordo di partnership tra la società organizzatrice Navigare srl e Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta, tutti i possessori della card accederanno alla mostra in forma gratuita. Mirò a Torino è co-prodotta da AICS – Comitato Provinciale Torino e Diffusione Cultura Srl in collaborazione con Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria – Mastio della Cittadella, Difesa Servizi, Art Book Web. Vettore ufficiale: Trenitalia.
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle ore 19:30; sabato, domenica e festivi dalle ore 9:30 alle ore 20:30. Biglietti online: ticketone.it. Sito internet: navigaresrl.com
SERGIO SACCOMANDI ALLA SALA DELLE ARTI DI COLLEGNO
Storie e immagini affiorano dalle pagine pittoriche di Sergio Saccomandi che espone alla Sala delle Arti, in corso Torino 7 a Collegno, i suoi lavori nella mostra “Il mistero delle cose tra simboli e visioni” da venerdì 13 ottobre, sino al 5 novembre, con l’intervento del Sindaco Francesco Casciano, l’Assessore alla Cultura Matteo Cavallone e la presenza di Umberto D’Ottavio e Silvana Accossato. Organizzata dall’Associazione Culturale Gli Argonauti, con il patrocinio del Comune di Collegno e della Regione Piemonte, l’esposizione rinnova l’incontro con le quotidiane e interiori sensazioni, con il senso profondo di una ricerca sempre e comunque intesa quale testimonianza di una scrittura elaborata secondo una calibratissima definizione della rappresentazione.
Una rappresentazione a cui Saccomandi affida sogni, subitanee emozioni, intense raffigurazioni che emergono da una singolare scenografia umana e culturale, dalla volontà di trasmettere la magia dell’alba sul paesaggio o di una solitaria poltrona immersa in un’atmosfera rarefatta, talora misteriosa, rigorosamente interpretata nel segno di una coinvolgente partitura musicale.
Si avverte nelle opere il clima di una narrazione scandita dall’energia di una linea incisiva e penetrante, che circoscrive un nudino sospeso in un interno o un coniglio che “osserva il pittore Sergio Saccomandi mentre gli fa il ritratto”, come scrive con sottile ironia Bruno Gambarotta. E nell’esperienza di Saccomandi, formatosi ai corsi della torinese Accademia Albertina di Belle Arti, allievo di Enrico Paulucci e Mario Calandri, nulla è affidato al caso ma ogni campo coltivato, ogni segnale stradale, ogni scorcio di paesaggio con materasso, costituisce un momento vissuto e rivelato, un dialogo per ricostruire personalissimi ricordi attraverso un gioco di prospettive che riannodano gli elementi di un dipingere capace di trasformare il vero in forme che sono luce, oggetto ritrovato e suggestione di quadri come “Raccolto” e “Vedova allegra”. In Saccomandi l’alternarsi dei personaggi sul palcoscenico della vita diventano luogo lungamente evocato, dimensione del vivere e dell’esistere, dei sentimenti e dei riscatti, in un sorprendente richiamo alle voci della storia, di inedite proiezioni prospettiche e soluzioni tecniche che “lasciano qualche immagine all’enigma. Ora – suggerisce Piercarlo Santini -, questo retroterra psichico e concettuale non turba a mio avviso la coerenza delle opere intese come organismi visivi, perché l’autore guarda anzitutto all’immagine”. Un tavolo, uno sgabello, un sentiero tra la vegetazione e macchie d’alberi, concorrono a stabilire una sorprendente, simbolica, metafisica descrizione di una visione che recupera un tempo legato alla natura, in una sorta di sensibile e ieratica lettura di un gatto tra bianche nuvole o di una grande zucca o, ancora, di un lontano orizzonte con “brani di paesaggio” che – sottolinea Gian Giorgio Massara – ricordano l’”orto di Barbania, ove il pittore vive””. Dalle nature morte alle strutture architettoniche, dai bozzetti teatrali ai monologhi per Jonesco, sino alla poesia di David Maria Turoldo (“Non so come, non so dove, ma tutto/ perdurerà: di vita in vita”), si coglie il cammino e la poliedricità del linguaggio di Saccomandi; che affida al segno-colore e ai testi letterari i percorsi dell’umanità migrante alla ricerca di una nuova e vitale dimensione, fra impegno sociale, ecosistemi e tecnologia avanzata.
Angelo Mistrangelo
MAO TORINO. TRAD U/I ZIONI D’EURASIA. FRONTIERE LIQUIDE E MONDI IN CONNESSIONE
Duemila anni di cultura visiva e materiale tra Mediterraneo e Asia Orientale
A cura di Nicoletta Fazio, Veronica Prestini, Elisabetta Raffo e Laura Vigo
Fino al 1 settembre 2024
MAO Museo d’Arte Orientale, Torino
Terzo esito del ciclo espositivo Frontiere liquide e mondi in connessione, la mostra Trad u/i zioni d’Eurasia si inserisce all’interno di una progettualità di ricerca composita che prende avvio al MAO dal 2023 al 2024, volta ad analizzare le traiettorie artistiche e le dinamiche culturali che hanno caratterizzato per secoli gli scambi tra Asia e continente europeo.
Trad u/i zioni d’Eurasia mette in luce il ruolo cruciale dell’Asia e del Mediterraneo quale fulcro di traduzione culturale e luogo di connessione, negoziazione e costante riproposizione.
La mostra Trad u/i zioni d’Eurasia esplora i concetti di traduzione, trasposizione e interpretazione culturale snodandosi attraverso una selezione di oggetti provenienti dall’Asia occidentale, centrale e orientale che permettono di interrogarsi su fenomeni quali la circolazione materiale e immateriale, le modalità di trasformazione del significato e la fruizione avvenute tra Asia ed Europa nel corso di duemila anni di storia.
Indagando la migrazione di idee, forme, tecniche e simboli, in un dialogo aperto e inclusivo la mostra mira a evidenziare la reciprocità osmotica tra continenti e mari, per creare nuove narrazioni della cultura visiva e materiale che siano puntuali e relative piuttosto che universalizzanti e generiche.
L’approccio scientifico riflette anche la percezione sensoriale della materialità: sul modo in cui questi oggetti sono stati visti, percepiti e desiderati per la loro allure visiva e peculiarità cromatica – a partire dall’oro e dal blu – o per il fascino delle loro superficie, dato dalle qualità riflettenti, splendenti o trasparenti.
Lungi dal voler raggiungere l’esaustività, la mostra presenta una selezione di manufatti che offrono alternative al paradigma eurocentrico dell’eccellenza artistica, riaffermando il ruolo cruciale svolto dall’Asia centrale nella creazione e nella trasmissione di idee su scala globale. Vitale per questo fenomeno di contaminazione reciproca è il mar Mediterraneo, inteso come spazio intermedio, creatore di confini ma anche fenomenale catalizzatore di esplorazioni e contatti: una frontiera liquida dove i continenti convergono, le espressioni artistiche e i fenomeni culturali sono costantemente reinventati.
La mostra è suddivisa in aree tematiche con una particolare attenzione al colore – blu, rosso e oro – e alla materia – ceramica, tessuti, metalli, carta e pigmenti coloranti.
Lungo il percorso espositivo, i visitatori potranno ammirare tra l’altro splendide sete provenienti dall’antica regione della Sogdiana, in Asia Centrale, snodo di numerose vie carovaniere, ceramiche bianche e blu prodotte tra il Golfo Persico e la Cina, una raffinata selezione di “panni tartarici”, preziose stoffe d’oro e di seta del XIII secolo prodotte tra Iran e Cina durante la dominazione mongola, ammirate dall’aristocrazia medievale e dall’alto clero d’Europa, rari esemplari di tiraz (Egitto, X secolo), tessuti con iscrizioni ricamate che evidenziano l’importanza della calligrafia in ambito islamico, e una serie di bruciaprofumi zoomorfi in metallo (Iran, IX-XIII secolo), a ribadire la centralità delle essenze nelle società islamiche medievali.
Il progetto si avvale di numerosi prestiti provenienti da importanti collezioni e istituzioni italiane, che sottolineano e valorizzano la presenza sul territorio nazionale di una storia multiculturale condivisa: accanto a oggetti dell’Asia Centrale della collezione del MAO troveranno spazio tessuti, ceramiche e miniature raramente esposti della Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica, metallistica khorasanica della Aron Collection e importanti prestiti dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, dalla Chiesa di San Domenico di Perugia, dal Museo delle Civiltà di Roma, dalla Galleria Sabauda – Musei Reali e da Palazzo Madama di Torino.
Intesa come piattaforma organica di studio e ricerca, la mostra si trasformerà gradualmente nel corso dell’anno attraverso la rotazione di diverse opere e l’introduzione di nuove tematiche e stimoli percettivi, con nuove commissioni e installazioni di artisti contemporanei; sarà inoltre arricchita da una serie di conferenze e da un public program musicale e performativo.
In aggiunta, indispensabile per la comprensione delle diverse sezioni della mostra, sarà pubblicato un booklet di approfondimento distribuito gratuitamente, secondo la formula ormai consolidata del MAO e fortemente apprezzata dal pubblico, con testi a cura del team curatoriale e contributi esterni di Yuka Kadoi, Maria Ludovica Rosati e Mohammad Salemy.
Come già accaduto per i precedenti progetti espositivi del MAO, anche la mostra Trad u/i zioni d’Eurasia propone un dialogo tra opere antiche e contemporanee.
L’artista internazionale Yto Barrada (franco-marocchina, nata nel 1971 a Parigi) collaborerà per “sovvertire” ulteriormente la museografia tradizionale, collegando la sua pratica all’attività museologica. La sua installazione site-specific si svilupperà gradualmente nel corso di un anno di esposizione, offrendo nuove potenziali riflessioni sul colore e sulla materialità delle opere esposte a partire dal libro di Emily Noyes Vanderpoel (1842-1939) Color Problems: A Practical Manual for the Lay Student of Color, pubblicato all’inizio del XX secolo, che analizza la proporzione di colore derivata da oggetti come piastrelle assire, tappeti persiani, la cassa di una mummia egizia e persino una tazza da tè e un piattino.
Il progetto di Yto Barrada è realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz, dove l’artista realizzerà una mostra personale nell’autunno 2024. Yto Barrada è la vincitrice della quarta edizione del Mario Merz Prize, premio biennale istituito nel 2013 con l’intenzione di individuare e sostenere personalità nel campo dell’arte e della musica contemporanea in ambito internazionale.
All’interno della mostra trovano spazio anche le opere MOSADEGH (2023) dell’artista iraniana Shadi Harouni, che utilizza la parola scritta per connettere la storia del suo Paese con l’esperienza universale legata alla perdita, alla repressione, alla guarigione e all’audacia, e l’installazione immersiva Shimmering Mirage (Black), 2018 di Anila Quayyum Agha.
Chiude il percorso una sezione editoriale a cura di Reading Room, spazio milanese dedicato alla diffusione e comprensione delle riviste contemporanee, con una selezione di pubblicazioni, zines e libri d’artista che propongono un approfondimento su alcune delle tematiche affrontate in mostra quali la trasparenza, il colore, l’artigianalità.
GALLERIA FOGLIATO. MOSTRA TRA 800 E 900. OMAGGIO A CARLO POLLONERA NEL CENTENARIO DELLA MORTE
Venerdì 29 settembre è stata inaugurata la mostra “TRA 800 E 900 – Omaggio a Carlo Pollonera nel centenario della morte” che si protrarrà fino al 28 ottobre 2023.
Saranno presenti una trentina di opere di Carlo Pollonera ed un’ottantina di opere di altri pittori provenienti da raccolte private e dalle famiglie degli artisti.
Elenco pittori presenti: A. Abrate, L. Ajmone, L. Bistolfi, C. Bossoli, G. Bozzalla, L. Calderini, M. Calderini, F. Cerruti Bauduc, A. Conterno, D. Cosola, C. Crova Di Vaglio, L. Delleani, A. Falchetti, C. Follini, A. Fontanesi, G. Gheduzzi, G. Guarlotti, G. Induno, A. Lupo, C. Maggi, C. Merlo, F.P. Michetti, L. Pasini, C. Pollonera, A. Pratella, G. Rava, E. Reycend, L. Roda, A. Rossi, R. Santoro, P. Scoppetta, E. Scorzelli, A. Tavernier.
Orario galleria: da martedì a sabato 10,30-12,30 / 16-19.
ALESSANDRIA. ART SITE FEST. ALICE ZANIN, GRAAL
A cura di Domenico M. Papa . Sale d’Arte di Alessandria – Via Niccolò Machiavelli, 13 – Alessandria
12.10 – 12.12.2023
La Città di Alessandria e ASM Costruire Insieme accolgono la IX edizione di Art Site Fest ospitando nelle Sale d’Arte la mostra GRAAL di Alice Zanin che sarà inaugurata giovedì 12/10 ore 17.30. Alice Zanin interviene nelle Sale d’Arte di Alessandria con un progetto che si colloca a metà tra la mostra, l’installazione site-specific e la project room più spiccatamente museale. Lo fa utilizzando a fondo il linguaggio e la ricerca artistica che ha permesso di apprezzarla in innumerevoli altre occasioni, in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero. L’interesse esclusivo di Zanin si indirizza verso il mondo animale. Le sue opere sono immagini di ibis, cavalli, elefanti, pesci, pinguini, che popolano il suo zoo personale, nel quale, però, le forme non sono quelle strettamente della natura, ma piuttosto dell’arte. Gli animali di Zanin presentano una struttura spesso allungata, sinuosa, di ricercata eleganza che occhieggia all’estetizzazione animale liberty. La materia però è d’uso comune e contemporaneo. Nella maggior parte della sua produzione, l’artista infatti la carta pesta, di giornale o colorata in modo vivace e del tutto originale. Per le Sale d’arte di Alessandria, Alice Zanin prova a spiazzare il visitatore, invitandolo a immergersi in un ambiente marino. Il mare, in un’età geologica lontana, lambiva anche il Piemonte e le più pessimistiche previsioni sull’innalzamento delle temperature e sullo scioglimento dei ghiacciai, ci avvertono che potrebbe tornare a farlo in futuro. L’artista, con ironia, gioca sul tema del mare e del suo ambiente animale e naturale: l’arte in fondo è creazione di mondi possibili, il modo che abbiamo per continuare a sorprenderci e giocare con il mondo. Graal è, dunque, non solo un omaggio alle storie dei cicli di re Artù, rappresentate negli affreschi ospitati negli stessi Musei Civici, ma anche la presa di coscienza di un’idea di Natura mitologica e irraggiungibile.
CHERASCO. A PALAZZO SALMATORIS LE SCULTURE DI ROSALDA GILARDI BERNOCCO
L’arte di abitare dal 14 ottobre al 7 gennaio 2024
A Palazzo Salmatoris di Cherasco aprirà sabato 14 ottobre “L’arte di abitare” di Rosalda Gilardi Bernocco, l’esposizione delle opere lasciate in eredità alla Città dalla scultrice originaria del luogo.
Rosalda Gilardi Bernocco (Savona 1922- Lugano 1999) allieva di Umberto Baglioni presso l’Accademia di Torino, si diploma in scultura nel 1959, all’età di ventisette anni. Dopo le prime esperienze espositive incoraggiata dallo scultore Umberto Mastroianni, si trasferisce a Locarno dove conosce molti artisti fra cui Jean Arp.
Nel 1960 espone alla XXI Biennale d’Arte di Milano e alla XII Quadriennale romana. Contemporaneamente è documentata la sua presenza in Versilia: partecipa alla II Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, tornandovi nel 1962, per poi stabilirsi a Querceta dove apre la casa studio, presso il grande giardino nel quale erano collocate in esposizione permanente molte sue sculture. Nel 1966 partecipa all’esposizione organizzata dalla Henraux a Querceta; in questa occasione conosce Moore, Noguchi, Marini, Lipchitz che, insieme ad altri artisti di respiro internazionale, trovano a Querceta l’ambiente ideale per approfondire la tecnica scultorea del marmo. Fra il 1967 e il 1977 la sua presenza è registrata con serrata frequenza alle edizioni del Salon de Mai di Parigi; nel 1976 partecipa alla Biennale di Venezia e l’opera esposta viene acquistata dal Museo Guggenheim di New York. Si avvicina alle civiltà precolombiane e si reca in Sud America nel 1974.
Mantiene sempre contatti con la Versilia dove trascorre gli ultimi anni della sua vita circondata dalle sue sculture.
A seguito dell’eredità Gilardi – Bernocco ha preso avvio un importante progetto costituito da tre fasi: la redazione di un catalogo ragionato in cui le opere sono state analizzate e archiviate cronologicamente in modo sistematico; l’ideazione di questa importante rassegna temporanea allestita nelle sale dello storico palazzo Salmatoris in cui è possibile ripercorrere il percorso creativo della scultrice che, nella sua produzione si è avvalsa di diversi materiali e differenti stili creativi; la progettazione a cui seguirà la creazione di un museo diffuso per il centro storico cheraschese, ovvero la collocazione di una serie di opere di notevoli dimensioni in alcuni punti strategici della città.
«Dopo aver accolto la donazione di un numero cospicuo di opere scultoree da parte degli eredi di Rosalba Gilardi, artista dal valore internazionale, siamo felici di poter presentare per questo autunno e inverno la mostra delle sculture di questa artista che ha origini cheraschesi. – dice il vicensindaco Claudio Bogetti – Oltre alla bella rassegna per le sale di Palazzo Salmatoris, nostro obiettivo sarà quello di creare un dialogo artistico, storico e descrittivo tra le sculture e lo spazio cittadino. Importante è da ricordare la collaborazione culturale-artistica, nata da qualche anno, con la città di Busca, una sinergia positiva che ci permette di presentare mostre di alto livello per tutto il territorio».
La mostra di sculture verrà inaugurata sabato 14 ottobre 2023 alle ore 11.
L’Arte di abitare dal 14 ottobre 2023 al 7 gennaio 2024
Orario dal mercoledì al venerdì dalle 14.30 alle 18.30
Sabato, domenica e festivi dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30
ACQUI. MOSTRA ANTOLOGICA “MARTINI E MELOTTI. UN ARCO DELLO SPIRITO”
Il Comune di Acqui Terme presenta la mostra antologica “Martini e Melotti. Un arco dello spirito” negli spazi del Civico Museo Archeologico di Acqui Terme, cui si aggiunge un breve itinerario in città.
L’esposizione, a cura di Fabrizio Malachin e Paolo Repetto con il coordinamento di Laura Garbarino, rappresenta un inedito confronto fra due assoluti protagonisti della scultura italiana del ‘900: Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) e Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986). La mostra, organizzata da ComitArt in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti di Milano, il Museo Luigi Bailo di Treviso e la Fondazione Casa di Riposo “J. Ottolenghi” di Acqui Terme, sarà aperta al pubblico da sabato 7 ottobre 2023 a lunedì 7 gennaio 2024.
Il percorso espositivo riunisce 57 opere tra bronzi, terrecotte, ceramiche, lavori in ottone e tecniche miste ed è preziosa occasione per raccontare la profonda sintonia artistica che legò Arturo Martini e Fausto Melotti.
La mostra prende il titolo da un passaggio del volume La scultura lingua morta (1945), testamento artistico di Martini in cui lo scultore esprime la propria speranza in una rinascita della scultura: “Fa’ che io serva solo a me stessa. Fa’ di me un arco dello spirito”, è l’appello che la scultura rivolge all’artista.
Il percorso si dipana lungo due tracce tematiche, che accomunano Martini e Melotti: da una parte, la convivenza fra la fede cristiana e l’influenza dell’antichità classica e, dall’altra, l’amore per la musica.
Il desiderio di spiritualità condiviso dai due scultori si concretizza, nelle loro opere, nella rivisitazione delle radici culturali della nostra civiltà, in particolare quelle greche e romane. Il connubio fra cristianità e antichità classica emerge nitidamente nella produzione di Martini selezionata per la mostra: dai lavori maggiormente caratterizzati dalla fascinazione classica – come la piastrella decorativa in terraglia smaltata Icaro (1910-1911) e la scultura in bronzo Saffo (1937-1943) – si passa a sculture che rievocano vividamente l’iconografia cristiana, come il gesso del Figliuol Prodigo (1913-1914), il gesso di Adamo ed Eva (1913-1914) e la terracotta Annunciazione (1927).
Altrettanto forte è il legame di Fausto Melotti con la mitologia greca – restituito attraverso opere come la terracotta Demetra (1943) e la Kore in ceramica smaltata policroma (1954) – e con l’immaginario cristiano – rievocato in lavori come la ceramica smaltata policroma Madonna con Bambino (1946 circa), l‘Annunciazione (1973) e la composizione scultorea Lazzaro (1980), che combina elementi in ottone, tessuto e gesso.
Comune ai due artisti è pure la fascinazione nei confronti della musica. Il sogno di Arturo Martini di divenire musicista è testimoniato nel percorso espositivo dalla presentazione della prima edizione di Contemplazioni, libro pubblicato nel 1918 e composto soltanto da piccoli rettangoli neri disposti su fogli bianchi, alfabeto indecifrabile e misterioso come uno spartito musicale.
La musica emerge forte anche nell’arte di Fausto Melotti che, a partire dal 1930 – compiuti gli studi di pianoforte – comincia a plasmare sfere, volumi di luce e linee in un ordine libero e aereo che rievoca l’andamento musicale. È in quest’ottica che nascono opere come Tema e variazioni III, Variazione n. 6 (1969/1984); Contrappunto Piano (1973) e Contrappunto XIV (1983). Ispirandosi alle costruzioni contrappuntistiche di Bach, Melotti crea uno spazio rigoroso dove le linee in movimento e i giochi di tensione e distensione nascono secondo un ordine insieme geometrico e astratto.
VIRLE. AL CASTELLO DEI CONTI ASINARI DI PIOSSASCO L’ARTISTA ANDRÉS AVRÉ CON LA SUA NUOVA COLLEZIONE “SQUARE”
“Square, perseveranza della forma, libertà del segno” è il titolo della nuova collezione di opere che l’artista Andrés Avré propone al pubblico per la prima volta attraverso un’inconsueta installazione al castello che fu dei conti Asinari di Piossasco a Virle.
Come già avvenuto in altre occasioni l’artista Andrés Avré mette a confronto la sua produzione artistica con il luogo storico scelto per la presentazione delle sue opere. Il castello risalente alla prima metà del XVIII secolo è un prezioso gioiello da scoprire e valorizzare, con il suo salone dove regna l’illusionistica dilatazione spaziale realizzata dal pittore Giuseppe Dallamano intorno al 1724.
Il quadrato è l’elemento ricorrente che caratterizza tutta l’opera di Andrés Avré fin dai primi lavori. La forma è la cornice di paesaggi dell’anima o la trasfigurazione di orizzonti astratti, in cui il segno diventa cifra espressiva, l’elemento imprescindibile nella costruzione di un equilibrio, mentre luci mutevoli e ombre inaspettate alludono a skyline e paesaggi cari all’artista. L’installazione all’interno del salone del castello presenterà una selezione di opere su carta e su tela di diverse dimensioni, realizzate con colori acrilici, pigmenti e sabbie.
SALUZZO FESTA DEL LIBRO MEDIEVALE E ANTICO
Festa del libro medievale e antico di Saluzzo (20-22 ottobre), giunta alla terza edizione, dedicata al tema del viaggio.
Tra gli ospiti: l’antropologo Marco Aime; il critico d’arte Nicolas Ballario sulle influenze del Medioevo nell’arte contemporanea; Enzo Bianchi sulla vita dei monaci nel Medioevo; lo youtuber e drammaturgo Roberto Mercadini con uno spettacolo su Orlando Furioso; le medieviste Beatrice del Bo (sulla visione del Medioevo del viaggio nell’Aldilà), Maria Giuseppina Muzzarelli (sulle antiche e e attuali Vie della seta), Virtus Maria Zallot (sui viaggi immaginari nei cieli medievali) e Laura Ramello (sui viaggi dei cavalieri); lo scrittore e critico letterario Domenico Scarpa su Italo Calvino “medievale”; l’insegnante di filosofia e youtuber Matteo Saudino “Barbasophia” sulla filosofia medievale; lo scrittore Fabio Genovesi su Cristoforo Colombo; l’autrice Nicoletta Bortolotti su Christine de Pizan, prima scrittrice europea e sostenitrice della parità di genere; la regina degli scacchi Marina Brunello; lo storico Federico Canaccini sul viaggio dei pellegrini per il primo Giubileo della storia nel 1300; l
Si svolgerà con appuntamenti di avvicinamento dal 14 ottobre, come la passeggiata sul tema del viaggio “Per viam” e i canti gregoriani.
JACOVITTISSIMEVOLMENTE, MOSTRE A ROMA E TERMOLI A 100 ANNI DALLA NASCITA
L’incontenibile arte dell’umorismo
a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti con Giulia Ferracci
25 ottobre 2023 – 18 febbraio 2024
Il 9 marzo del 1923 nasceva a Termoli Benito Jacovitti.
In occasione del centenario, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo festeggia il celebre e geniale fumettista con la mostra Jacovittissimevolmente. L’incontenibile arte dell’umorismo, a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti con il coordinamento curatoriale di Giulia Ferracci, nello Spazio Extra MAXXI dal 25 ottobre 2023 al 18 febbraio 2024.
Quella al MAXXI è parte di un più ampio progetto che comprende anche la mostra Jacovittissimevolmente. Tutte le follie di Jac!, a cura di Luca Raffaelli, al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli, aperta al pubblico dal 7 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024.
A partire dal titolo che accomuna le due esposizioni, sorta di scioglilingua scherzoso quasi impronunciabile, il visitatore viene catapultato nell’universo jacovittiano, animato da personaggi fantastici e surreali. Un mondo giocoso, irriverente e visionario, che fa riflettere mettendo il buonumore, capace – come ha scritto Vincenzo Mollica – di trasformare la comicità in poesia.
Al MAXXI sono esposte circa 400 tavole e illustrazioni originali, oltre a una serie di giornali, albi e libri anch’essi originali, popolate da oltre 100 personaggi indimenticabili nati dalla sua infaticabile matita che hanno accompagnato intere generazioni di ragazzi.
L’allestimento è un’esplosione di colori e si ispira ad Anticaglie, una delle celebri panoramiche inventate da Jac, tavole affollatissime di personaggi divenute, nel corso degli anni, una sorta di suo marchio di produzione. Qui la panoramica è al centro dell’esposizione, disposta a terra a mo’ di tappeto, e accompagna i visitatori attraverso le divesre sezioni di mostra.
Scrive il curatore Dino Aloi: “L’artista diventa un fiume in piena che esonda, un mare in burrasca, una tempesta che si abbatte con la stessa incontenibile forza di chi vuole colpire nel segno, ovvero il suo pacifico lettore, che viene inesorabilmente travolto da questo uragano di invenzioni. Grazie a lui riusciamo a ritrovare noi stessi, la parte migliore, quella divertente, che ci rammenta l’eterna fanciullezza a cui restiamo legati profondamente.“
BRA. AL MUSEO CRAVERI LA MOSTRA “IL MONDO IN PICCOLO” DI ANDREA GUERZONI
Sabato 14 ottobre 2023 alle 17 inaugura al Museo Craveri di Bra Il mondo in piccolo: gli erbari e i repertori contemporanei dell’artista torinese Andrea Guerzoni, tra cui collage, fotografie, campioni naturali e disegni, in dialogo con le collezioni permanenti del museo. In occasione dell’inaugurazione, a cui presenzierà l’artista, l’ingresso al museo è gratuito. L’esposizione è organizzata in collaborazione con A Pick Gallery di Torino e sarà visitabile fino al 19 novembre.
Il mondo in piccolo documenta la connessione di Andrea Guerzoni con il mondo naturale e con le storie di personalità esemplari e anticonvenzionali del passato, in particolare naturalisti e grandi viaggiatori, come Kumagusu Minakata, Clarence Bicknell, Philipp Franz von Siebold e Federico Craveri. L’aspetto che più affascina l’artista di queste figure, vissute tra Ottocento e il primo Novecento, è il loro essere fuori dal coro, autodidatte, versatili e irregolari e il fatto di essere diventate famose per qualcosa che prescindeva dalla personale formazione o attività specifica prevalente.
Fiori, piante e felci, muschi, licheni e minerali, funghi e insetti incontrati nelle escursioni in montagna e nei boschi, durante le visite a parchi cittadini e a giardini e orti botanici, nello spazio verde domestico e nei tanti giardini di carta frequentati, diventano suggerimenti per scenari immaginativi e spunti di riflessione. Nei disegni, nelle fotografie e nei collage di Guerzoni, così come nei suoi Erbari, dove a queste tecniche include il reperto naturale, ritroviamo lo sguardo attento e curioso dell’artista, rivolto al particolare e al microcosmo.
Le piccole carte della serie Repertorio, frammenti senza posizione predefinita, somigliano alle tessere di un mosaico e alle finestre che su Internet aprono su ricerche infinite. L’artista utilizza il formato standard 10×15 cm per creare una composizione nella quale ogni voce possa dialogare in continuo con tutto il resto. La singola immagine, spesso accostata a un’altra con un gioco di rimando o del caso, è allo stesso tempo un elemento di una sequenza e parte di un disegno globale. Queste cartografie invitano l’osservatore a trovare legami dove sembra non essercene, o a crearne di propri, e a partecipare alla realizzazione di un quadro multiforme e creativo della realtà. La “teoria del mondo piccolo” sostiene, infatti, che tutte le reti complesse esistenti in natura sono accomunate dal fatto che, presi due nodi qualsiasi, essi possono essere messi in collegamento attraverso un percorso costituito da un numero relativamente limitato di legami. L’effetto del mondo piccolo indaga le caratteristiche d’insieme delle reti connesse, indipendentemente dalle specificità proprie degli elementi.
Orari di apertura: giovedì dalle 15 alle 18; domenica e festivi dalle 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17,30. Solo su prenotazione (0172.412010 craveri@comune.bra.cn.it): dal martedì al venerdì dalle 8,30 alle 12,30.
TORINO. CSA FARM GALLERY: UNICA © 15/ FIFTEENTH ROUND – STEFANO BOSCHETTI – COSÌ IN ALTO, COSÌ IN BASSO.
Inaugurazione: Giovedì 12 Ottobre 2023 dalle ore 16.00 alle ore 20.00
Orari mostra: prosegue nei soli giorni di Venerdì 13 – Sabato 14 Ottobre 2023 dalle 16.00 alle 19.30
Il progettoNonsoloastratto!!prosegue con le opere di Stefano Boschetti nell’evento: UNICA © 15/Fifteenth round –Così in alto, così in basso.
In questo allestimento Stefano Boschetti presenta alcune singolari opere:
. tele raffiguranti un pavimento di macelleria e, alle pareti, due “pezzi di carne” in terracotta dipinta.
Attraverso le sue opere, l’artista invita il pubblico a esplorare le profondità dell’animo umano, riflettendo sulla vita, la morte, la speranza e la sofferenza.
Un flyer di presentazione della sua ricerca sarà disponibile in galleria.
Il progetto UNICA © – one artist/one work/one day proseguirà con nuovi appuntamenti, per tutta la durata della stagione espositiva, presentando opere uniche e singolari di artisti affermati ed emergenti che, abbandonando strade e luoghi “comodi”, ricercano “il nuovo” con decisione e dedizione.
CSA Farm Gallery (by Mauricrenaissanceart) – Via Vanchiglia 36 – 10124 Torino (IT)
SPAZIOBIANCO. MOSTRA DI PINO MANTOVANI
Spaziobianco invita all’inaugurazione della mostra di una delle figure più complesse e significative del panorama artistico contemporaneo torinese. Pino Mantovani è stato allievo di Paulucci, Davico, Calandri e Franco e maestro – come insegnante di Critica all’Accademia Albertina – di gran parte degli artisti che oggi hanno meno di sessant’anni. I suoi numerosissimi scritti come storico e come curatore offrono a tutt’oggi una panoramica quasi esaustiva del mondo artistico torinese dell’ultimo secolo. Come pittore Pino Mantovani ha esposto dal 1970 e la Regione Piemonte gli ha dedicato una mostra antologica nel 2007. Le opere di grandi dimensioni (160×160 cm.) che ora porta a Spaziobianco sono recentissime (2023) e rispondono a una sua personalissima idea di pittura astratta.
La mostra dal titolo “GRAFFITI” sarà inaugurata giovedì 12 ottobre a partire dalle ore 18,00 e sarà visibile dal lunedì al venerdì, dalle 17,30 alle 19,30 o su appuntamento.
Spaziobianco, via Saluzzo 23 bis (interno cortile) Torino
Tel. 3336863429 Mail: spaziobiancogallery@gmail.com