Asti. Il giorno dopo l’Adunata. Gli Alpini tornano a casa

Carri motorizzati

Carri motorizzati

C’era uno strano silenzio questa mattina lungo via Gerbi. Suoni ovattati e qualche cinguettio proveniente dai rami degli alberi. Di solito giĂ  alle 7 di mattina c’è un via vai di auto che “tagliano” corso Torino per sbucare piĂą agevolmente in corso Don Minzoni e raggiungere il centro cittĂ . Di solito ci sono gli atleti che si allenano sulla pista del centro sportivo e i ragazzi che vanno in piscina. Sembrava come se Asti non volesse svegliarsi dopo il lungo sogno dell’Adunata. I primi a mettersi in moto sono proprio loro:

Alpini di Trento tornano a casa

Alpini di Trento tornano a casa

gli Alpini. Nei campi attrezzati si cominciano a smontare le tende, i gazebo. Si ripiegano i sacchi a pelo e si sistemano le auto e i camper. Si caricano su camion e furgoni gli strani mezzi di locomozione visti in questi giorni nelle strade di Asti: ape modificate, piccoli trattori, carretti motorizzati. Qualcuno si impegna nella raccolta differenziata, dividendo le bottiglie di vetro dagli altri rifiuti. E’ noto che gli Alpini tengano a lasciare la cittĂ  come l’hanno trovata e siano attenti anche a questi particolari. Incontro un gruppo di Chivasso e chiedo quali impressioni portano a casa: c’è un misto di sollievo e di malinconia per il ritorno e per quello

La Taurinense

La Taurinense

che si lascia. Ivano, di Trento, ha i capelli grigi e si spinge in qualche considerazione piĂą pragmatica: “Questa è la nostra festa e sì, siamo un po’ tristi perchĂ© è finita, ma tanto una volta a casa saremo giĂ  attivi per qualche altro appuntamento, per qualche emergenza, perchĂ© quello che ci contraddistingue è la fratellanza e lo spirito di servizio”. In piazza del Campo gli uomini e le donne della “Taurinense” sono giĂ  pronti, zaino in spalla, per il rientro in caserma. Torno anche in piazzale De AndrĂ©, sperando di trovare ancora Antonio, direttore della logistica dell’ospedale da campo, conosciuto all’inizio dell’Adunata. Lo trovo intento a smontare transenne e a dirigere gli uomini nello smantellamento di quello che apprendo chiamarsi PMA: Posto Medico Avanzato. In

Le partenze

Le partenze

pratica un Pronto Soccorso mobile. “Corrisponde al Triage ospedaliero”, spiega Antonio e prima di salutarmi ci tiene a farmi conoscere bene l’attivitĂ  che svolgono come volontari e magari coinvolgermi nell’avventura. Il capitano Sergio Rizzini, riservista, coordinatore dell’ospedale, mi descrive come questo presidio, emanazione della Fondazione ANA Onlus, sia completamente autonomo, dalla logistica, all’attivitĂ  di cura. “La nostra unitĂ  – dice il capitano Rizzini – è in grado di funzionare, in ogni luogo del mondo e in qualunque condizione, dal deserto ai luoghi di calamitĂ , per un mese. Questo vuol dire dall’elettricitĂ , ai mezzi in movimento, dai

L'ospedale da campo

L’ospedale da campo

rifornimenti alimentari ai farmaci”. E questa autonomia procura a questo gruppo di lavoro il riconoscimento delle istituzioni. Partono dall’esperienza “alpina” perchĂ© si sono formati quarant’anni fa con gli eventi del terremoto del Friuli, ma sono sempre aperti all’opera di chi voglia impegnarsi seriamente per prestare soccorso, anche in luoghi di crisi. Fanno missioni all’estero sotto l’egida del Ministero degli Esteri e collaborano con il Consiglio dei Ministri-Dipartimento Protezione Civile. Organicamente l’Ospedale Campale compie il trentesimo anno e continua a raggiungere sia i Grandi Eventi sia i luoghi dei disastri come nel caso dello Tsunami del sud est asiatico o dell’alluvione in Piemonte. Anche questo sono gli Alpini. Anche questo è il segno che la malinconia dell’arrivederci è pienamente giustificata.

Carmela Pagnotta