ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati

Concerto S.DomenicoCHIERI (TO)- PIANOFORTE-ORGANO: UN SUCCESSO– In occasione dell’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine dei Predicatori Flavio Rocca e Giuseppe Gandolfo (nella foto di Nadia Casetta) hanno riscosso un vivo successo nel concerto che ha avuto luogo presso la chiesa di San Domenico gremita di pubblico. In locandina due tra i concerti più noti per pianoforte e orchestra nella riduzione con organo in sostituzione di quest’ultima. Un’operazione che a prima vista può apparire rischiosa, ma che alla resa dei conti si è risolta positivamente. Nessun stravolgimento nei confronti dei due capolavori: le note c’erano proprio tutte. Nel “traslocare” una composizione da un mezzo fonico a un altro, diverso da quello per cui è stato concepito, si evidenzia il desiderio di conoscere, approfondire e assimilare ogni aspetto di essa. Prassi costante nella tradizione musicale, l’arte della trascrizione poggia le sue radici su motivazioni storiche ricorrenti e di varia natura, Innazittutto motivi di carattere commerciale, legate alla diffusione di un determinato lavoro musicale, ragioni di tipo didattico, ragioni di tipo pratico. Tali ragioni portano, a prima vista, a guardare con sospetto la prassi della trascrizione, quasi si trattasse di una sorta di tradimento alla volontà creatrice dell’autore che porterebbe ad una sorta di manipolazione dell’opera medesima. Nel caso specifico il duo Rocca-Gandolfo è stato saldamente ancorato allao spirito originale delle composizioni senza nulla togliere o aggiungere. Non vere e proprie ricomposizioni dove l’atto creativo si attuta in modo pieno e originalissimo.Il Concerto n. 5 in si bemolle maggiore op. 73 (“Imperatore”) è una sorta di compendio del concerto pianistico beethoveniano dove i soggetti e i drammi si risolvono in molteplici esperienze. Nella scrittura pianistica abbondano i passi articolati a mani uguali in passaggi di stupefacente levità e inediti bagliori. Il primo movimento (Allegro) è decisamente eroico nei toni epicheggianti, imponente nella sua muscolare struttura; il secondo (Allegro poco mosso) ha la riflessione di un corale, mentre l’ultimo (Rondò.Allegro) è vorticoso nella sua gioiosità dove ogni episodio si salda in slancio positivo che, poi in fondo, è il messaggio basilare di tutta l’arte beethoveniana. Una composizione grandiosa, legata alla tonalità eroica di mi bemolle maggiore.
Il Concerto n. 1 in si bemolle maggiore op. 23 di Cajkovskij, ormai entrato nell’immaginario collettivo del concerto romantico, è una composizione articolata in blocchi e caratterizzata da una scrittura virtuosistica tanto da essere definita, all’epoca, ineseguibile. Il concerto possiede una notevole carica innovativa che rompe le consuetudini del pianismo del secondo Ottocento, a cominciare dall’incipit, quasi uno schiaffo alla tradizione. Nell’Andantino semplice viene dato spazio al gioco orchestrale dei timbri tra archi e fiati, preludendo a un Prestissimo costruito su una melodia popolare che conduce al travolgente Allegro con fuoco dove proposte e rimandi rendono il clima veemente grazie a un poliedrico virtuosismo pianistico. L’impianto formale del celebre concerto può sollevare accuse come quella di scarso controllo stilistico. Esso è lo specchio della personalità del suo autore in bilico tra affermazioni prerentorie e ripiegamenti pessimistici, con il senso finale dello sguardo narcisistico sulle proprie debolezze. Il duo Rocca-Landolfo non ha mostrato alcun cedimento nella rischiosa impresa di proporre i due monumentali concerti, dimostrando una sicura padronanza della scrittura, senza rinunciare ai contrasti più accesi e dove la destrezza ha un  ruolo fondamentale. Due interpreti affidabili che si divertono a fare musica e nel contempo, sanno diventare sornioni quando arrivano alla soglia del sopra le righe. Successo incondizionato con i due interpreti graticati dai prolungati applausi del folto pubblico.

TORINO- MESSA IN ONORE DI UN AMMIRAGLIO– L’Accademia Stefano Tempia conclude la

Filippo Maria Bressan

Filippo Maria Bressan

stagione con una serata dedicata a Franz Joseph Haydn. La Messa in re minore (detta “Missa in Angustis” o “Nelsonmesse”) è l’uindicesima delle quattordici nel suo folto catalogo dove spicca per grandiosità e ampiezza di costruzione. Scritta nel 1798 per il genetliaco dellla principessa Maria Hermenegilda, consorte del conte Nikolaus II° Esterhazy. Rinchiuso nella tranquillità delle residenza di Eisenstadt, Haydn non si isola, anzi è preoccupato per le apprensioni suscitate dalle guerre napoleoniche che stanno svonvolgendo l’ordine europeo nel nome dei principi della Rivoluzione Francese guardata con grande diffidenza, Nelson, seppur temporaneamente aveva sconfitto l’armata di Napoleone ad Aboukir senza, tuttavia, riuscire a frenare i suoi piani di conquista dell’Europa. Forse, in quel momento l’animo di Haydn vedeva nell’ammiraglio inglese il ritorno all’ancien régime, coaugulo del pensiero e della forza della vecchia civiltà minata dalle teorie dello “Sturm und Drang”. Qui il compositore non vuole contrapporsi ad alcune credo politico, bensì operare una ‘adesione a una visione fiduciosa e serena della vita, nonchè esprimere in termini musicali le proprie “angustie” per il dilagare della guerra. Tutto questo si realizza con alcune sottolienature di trombe e del timpano con i quali richiamarte l’attenzione su una realtà drammatica, ma non chiusa a un periodo di pace. La Nelsonmesse è un blocco di solida struttura in una dialettica alternanza tra squarci solistici e corali in cui gioca un ruolo determinante la grande esperienza sinfonica. In perfetta linea con il programma è la Sinfonia n. 100 detta “Militare” perchè Haydn si diverte a parodiare l’atmosfera chiassosa delle parate e della musica turca di gran moda al suo tempo. Con la sua concessione all’effetto, con le sue interpolazioni extramusicali, è una sinfonia che, pur essendo una sorta di summa dello stile haydniano, guarda al Romanticismo e presenta un’omogeneità totale di ispirazione percorsa da uno spirito bellicoso e beffardo.

Torino, Conservatorio, p. Bodoni
Martedì 7 giugno, ore 21.00
ORCHESTRA FILARMONICA DI TORINO E CORO ACCADEMIA “TEMPIA” diretti da FILIPPO MARIA BRESSAN. Solisti: CARLOTTA GONRIERO (soprano), MARTA CODOGNOLA (mezzosoprano), MATTEO PAVLIKA (tenore), DESARTE LIKA (basso), m° del coro DARIO TABBIA
Musica di F.J. Haydn