CHIERI: SORPRESE DI ARTE E DI STORIA – Il duca Amedeo VIII di Savoia e il Duomo di Chieri
In fatto di “sorprese”, il braccio destro del transetto del Duomo ne riserva più di una. La prima è la chiave di volta della crociera (foto 1): vi è scolpita la croce sabauda in campo rosso circondata da una fascia blu con una serie di “nodi Savoia”. La seconda consiste in uno dei piccoli capitelli (quello verso la navata laterale) sui quali vanno ad appoggiarsi i costoloni della crociera stessa: sulle sue facce compare l’acronimo sabaudo “FERT” (Fides Est Regni Tutela = La Fede è la Protezione del Regno), esso pure circondato da “nodi Savoia” (foto 2). E si ha notizia di altri riferimenti a casa Savoia un tempo esistenti in questa “cappella” e oggi scomparsi: un grande affresco raffigurante Amedeo VIII (nelle vesti di papa, o meglio antipapa, Felice V) sulla parete oggi occupata dal tabernacolo marmoreo e, come risulta da un disegno conservato nell’archivio del Duomo, una serie di stemmi sabaudi che un tempo erano affrescati sulle pareti esterne (foto 3). È inevitabile chiedersi cosa c’entrino Casa Savoia e Amedeo VIII con il Duomo di Chieri e con questa “cappella” in particolare. Ma il mistero è presto spiegato. Nel Quattrocento Amedeo VIII contribuì significativamente alla ricostruzione del Duomo mettendo a disposizione le maestranze che lavoravano per lui a Chambéry: furono loro a scolpire la grande ghimberga di pietra della facciata, comprendente anche la prestigiosa statua della Madonna del Melograno. Per dimostrargli la riconoscenza della città, i Canonici gli offrirono il patronato sulle due “cappelle” poste alle estremità del transetto. Il Duca riservò particolari attenzioni a quella di destra, della quale stiamo parlando, che dedicò a Sant’Antonio Abate, di cui era particolarmente devoto, e che utilizzò come mausoleo per alcuni membri della sua famiglia, come il secondogenito Antonio, morto quando era ancora in fasce. Si spiegano così i numerosi riferimenti a lui e alla casata sabauda.
Antonio Mignozzetti