Torino, Asti, Casale Monferrato, Chivasso Numerose le cerimonie per la Giornata della Memoria
Cerimonie istituzionali della Giornata della Memoria
Torino
Commemorazione in occasione del Giornata della Memoria con deposizione corone al Cimitero monumentale e Cerimonia presso il Comune di Torino durante la quale l’assessore Ricca, in rappresentanza della Regione Piemonte, ha sottolineato: “Come ogni anno ci ritroviamo in questa sala per commemorare la Giornata della Memoria, per ricordare la brutalità con cui uomini e donne si adoperarono prima per emarginare, per ghettizzare, per epurare altri uomini e altre donne e poi, mossi da ideologie che facevano della sopraffazione violenta il loro unico credo, anche per eliminarli fisicamente, con un’implacabile e fredda precisione, figlia di una interpretazione perversa della tecnica.
Come ogni anno ricordiamo le colpe del nazi-fascismo, le connivenze tra carnefici e burocrati, tra chi pur sapendo cosa stava perpetrando la macchina di sterminio hitleriana finse di non vedere o addirittura giustificò e agevolò quell’operazione di massacro di massa.”
Le ossa della Terra. Primo Levi e la montagna al Museo Nazionale della Montagna di Torino
Venerdì 26 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, è stata inaugurata la mostra Le ossa della Terra. Primo Levi e la montagna ideata e prodotta dal Museo Nazionale della Montagna di Torino, con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale. Il percorso espositivo – a cura di Guido Vaglio con Roberta Mori e sviluppato in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino – invita a scoprire il legame poco conosciuto tra Primo Levi e la montagna, nato negli anni dell’adolescenza e tragicamente legato al destino dello scrittore. Fu infatti in Valle d’Aosta che avvenne il suo arresto nel dicembre 1943, che lo condurrà alla deportazione nel campo di Auschwitz. All’indomani dell’8 settembre 1943, l’espressione “andare in montagna” era infatti diventata sinonimo di una precisa scelta di campo, quella di aderire alla lotta partigiana. Dopo la guerra, sarà ancora la montagna a favorire e consolidare l’amicizia di Levi con altri due protagonisti del Novecento: Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli, testimoniata in mostra dalla pietra con incisione della poesia A Mario e a Nuto, proveniente dalla Fondazione Nuto Revelli di Cuneo. Levi fece incidere la poesia su una pietra di fiume per suggellare una sorta di patto «di cui la montagna da cui quella pietra veniva costituiva in qualche modo il testimone» – scrive Marco Revelli nel catalogo della mostra – «come se la montagna rappresentasse l’occasione di un nuovo inizio».
La mostra si compone anche di fotografie storiche, oggetti, documenti, volumi, manoscritti ed estratti video provenienti da archivi pubblici e privati, oltre che dai familiari dello scrittore, dal Centro Primo Levi e dal Museo. Per la prima volta esposto al pubblico, proveniente dagli archivi di famiglia, un paio di sci di Primo Levi che testimonia la sua breve esperienza partigiana. Gli sci furono lasciati dallo scrittore ad Amay, in Valle d’Aosta, dove fu arrestato il 13 dicembre 1944 insieme con altri partigiani della piccola banda di Giustizia e Libertà. Furono poi utilizzati dal partigiano Ives Francisco per fuggire in Svizzera. I documenti Le cronache di Milano e I Libri segreti provenienti dall’archivio di Massimo Gentili-Tedeschi forniscono invece uno spaccato inedito del 1942, periodo in cui Levi trovò un impiego alla fabbrica Wander di Crescenzago e si trasferì a Milano, ospite della cugina Ada Della Torre. Qui trascorse, con altri sei giovani torinesi, un breve ma intenso periodo di vita in comune, fatto di incontri, di discussioni politiche e culturali, di fervore creativo, di serate conviviali e gite sulle montagne lombarde. Disegni, caricature, filastrocche e vignette raccontano la vita di quel periodo con leggerezza e ironia, pur nella consapevolezza della situazione in cui si viveva, il cui esito tragico non avrebbe tardato a manifestarsi.
Ad accompagnare il visitatore nel percorso espositivo sono le citazioni di Primo Levi. Natura, Materia, Letteratura, Trasgressione, Riscatto, Amicizia, Scelta, Liberazione sono le otto parole-chiave attorno a cui si articola la mostra e che rappresentano l’essenza dell’amore dello scrittore per la montagna. Per Levi le escursioni in montagna significarono molte cose insieme: l’incontro con la natura e con la materia, la nascita di amicizie profonde, la sfida con se stesso, l’orgogliosa rivendicazione di libertà, l’allenamento alla fatica e alle privazioni.
Durante l’intera durata dell’esposizione saranno organizzati laboratori dedicati agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado, con l’obiettivo di sensibilizzare, sviluppare l’empatia e consolidare i legami tra i giovani cittadini. Il risultato di questo impegno si concretizzerà in un progetto grafico comune e in un’attività di scrittura basata sulla rielaborazione dei testi e delle citazioni di Primo Levi.
“Abbiamo coltivato a lungo l’idea di costruire un progetto corale dedicato alla figura di Primo Levi secondo un punto di vista – quello del suo intenso rapporto con la montagna – che potesse aprire a nuove significative riflessioni sulla sua straordinaria figura, su quel tempo e sul nostro” dichiarano Mario Montalcini e Daniela Berta, presidente e direttore del Museo Nazionale della Montagna. “Grazie alla famiglia Levi, al Centro Studi a lui dedicato e a tutti gli archivi italiani che hanno accolto la collaborazione è stato possibile realizzare questa mostra, che era doveroso pensare per Torino, la sua città, e che è nostro obiettivo presentare in seguito in altre sedi”.
“‘Le mie montagne’, le nostre montagne. Primo Levi ci aiuta a leggere – e lo cogliamo pienamente dalla mostra – la natura intorno a noi. Senza enfasi, senza retorica ma con la passione di chi ha praticato la montagna sul serio, con l’appagamento dello scopritore curioso di significati innumerevoli: intorno alla chimica, alla letteratura – i suoi due mestieri più amati -, alla politica – “andare in montagna” per combattere il fascismo -, all’amicizia, alla propria condizione esistenziale. E, appunto, anche alla nostra” commenta Fabio Levi, presidente del Centro Studi Primo Levi.
“Liberazione è una delle parole-chiave di questa mostra” ha aggiunto Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale e Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte “Le montagne sono state le “ossa” della Resistenza. Dal Colle del Lys alla Benedicta, i nostri monti e le nostre valli furono i luoghi simbolo della lotta di Liberazione. Lì, nei giorni seguenti l’8 settembre, gruppetti di ufficiali e di soldati sbandati del disciolto esercito Regio, crearono delle “bande”, a cui poco alla volta andarono ad unirsi antifascisti e ragazzi che dissero “no” a Salò. Tra quei ragazzi c’erano anche giovani ebrei. Come Emanuele Artom, che aveva 28 anni quando venne catturato durante i rastrellamenti nelle valli Pellice e Germanasca. Come Primo Levi, che di anni ne aveva 25, quando lo arrestarono in Valle d’Aosta. Il rapporto con la montagna ha molto in comune con l’etica resistenziale: è scelta (si abbandonano le più rassicuranti pianure), è sfida (innanzitutto alle proprie paure), è assunzione di responsabilità, è condivisione di una fatica con i nostri amici e compagni di camminata e scalata. Come Comitato Resistenza e Costituzione siamo orgogliosi di sostenere questa mostra che ci racconta un Primo Levi poco noto, andando al di là della testimonianza sulla Shoah, perché sui grandi temi e sulle grandi personalità del Novecento servono nuovi sguardi e nuovi linguaggi capaci di parlare anche e soprattutto alle generazioni più giovani”.
In occasione della mostra, il Museo pubblica un ricco catalogo che, oltre ai testi dei curatori e alle immagini dei documenti e delle opere esposte, accoglie contributi di Enrico Camanni, Massimo Gentili-Tedeschi, Giuseppe Mendicino, Alessandro Pastore e Marco Revelli. In Appendice è riproposta l’intervista che il giornalista Alberto Papuzzi fece a Primo Levi nel 1984 per la “Rivista della Montagna”, e sono pubblicati, per concessione di Einaudi, i racconti Ammutinamento e La scure che gli amici Primo Levi e Mario Rigoni Stern si dedicarono vicendevolmente e che sono qui commentati da Domenico Scarpa.
Museo Nazionale della Montagna – Piazzale Monte dei Cappuccini 7, Torino
Dal 26 gennaio al 13 ottobre 2024
Orari: da martedì a venerdì, 10.30-18.00 | sabato e domenica: 10.00-18.00
Asti
Cerimonia istituzionale, organizzata dalla Prefettura per la ricorrenza del Giorno della Memoria, istituito con la legge n. 211 del 20 gennaio 2000 al fine di ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte e coloro che, opponendosi al progetto di sterminio, hanno messo a rischio della propria vita proteggendo i perseguitati.
All’evento, condotto dal giornalista astigiano Beppe Rovera, hanno preso partele massime Autorità provinciali nonché una rappresentanza di studenti astigiani.
Dopo i saluti del Presidente della Provincia Maurizio Rasero e del Prefetto Claudio Ventrice si sono susseguiti gli interventi del prof. Ermanno Morando e degl istudenti della 5 a A del Liceo Artistico “Benedetto Alfieri” di Asti, che hanno presentato “L’arte di resistere”, parte del più ampio progetto “Il valor militare nelle due guerre mondiali ad Asti e provincia. Un approccio artistico, tecnico, umanistico ”promosso dalla Federazione di Asti dell’Istituto del Nastro Azzurro tra gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.
In particolare, Sara Alberio, Mirko Broccardo, Valentina Deambrogio, Greta Grace Degiovanni, Stefano Della Libera, Serena Frassetto, Silvia Gozzelino, Larisa Hagiu, Carmela Lauricella, Clara Meriano e Martina Novello hanno offerto il loro contributo condividendo disegni e personali riflessioni sul tema della prigionia dei militari italiani in Germania nella Seconda Guerra Mondiale, attraverso la presentazione di originali lavori sviluppati sulla base delle specifiche competenze maturate durante il loro percorso di studi. A seguire, il Prefetto, accompagnato dai Sindaci di Asti, Bubbio, Calliano Monferrato e Castell’Alfero, ha consegnato le Medaglie d’Onore concesse dal Presidente della Repubblica ai familiari di Eugenio Cussotto, Pietro Dadone, Alfredo Galardo, Luigi Gerolla, Vilmo Maschio, Guido Negro, Carlo Pippione, Sergio Surano, Ferdinando Tosello e Secondo Viarengo, dieci internati militari italiani, non più in vita, che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 furono deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.
Casale Monferrato
Il Giorno della Memoria è stato celebrato con la deposizione di una corona di alloro in onore alle vittime della Shoah alla targa posta in Via Alessandria in prossimità del cardine su cui poggiava il cancello del Ghetto e la deposizione di una corona presso il Famedio IMI in memoria degli Internati Militari Italiani di origine monferrina rimpatriati dai cimiteri militari della Germania, sito nel Cimitero Urbano, dove avrà luogo, a conclusione della cerimonia, una lettura sull’internamento militare a cura dell’attore e scrittore Giorgio Milani.
Chivasso
Treno della Memoria 2024, da Chivasso oltre 40 studenti in partenza per la Germania e la Polonia
Germania e Polonia sono i due Paesi che visiteranno oltre 40 studenti di tre scuole secondarie di secondo grado di Chivasso che quest’anno partecipano al progetto “Treno della Memoria” per ricordare gli orrori della Shoah.
I principali memoriali della deportazione di Berlino, Cracovia, con il ghetto ebraico e la fabbrica di Schindler, ed i campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau sono tra le tappe in programma nella settimana a partire dal prossimo 9 febbraio.
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Chivasso finanzia una quota per ogni studente coinvolto dagli istituti di istruzione superiore “Europa Unita”, “Carlo Ubertini” e dal Liceo “Isaac Newton”.
In questi giorni, a Palazzo Santa Chiara, l’associazione “Treno della Memoria” sta tenendo azioni e attività di approfondimento storico e di riflessione sui temi del progetto. La creazione di un gruppo protetto che valorizzi le differenze e all’interno del quale ogni partecipante possa esprimersi liberamente è fondamentale per la costruzione del senso di solidarietà che i partecipanti devono provare tra l’uno e l’altro e nei confronti dell’umanità tutta.
In uno dei confronti con i giovani ha preso parte anche il sindaco Claudio Castello che ha invitato gli studenti a fare “un’esperienza culturale ed emotiva profonda, per poter trasmettere ai propri compagni di scuola, con occhio lucido e spirito critico, le vicende storiche e le questioni ideologiche del genocidio nazista”.
Al ritorno dal viaggio, sarà promosso un incontro di rielaborazione per illustrare i momenti più rilevanti dei percorsi effettuati.
Negli anni il Treno della Memoria ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il patrocinio della Camera e del Senato e del Parlamento Europeo ed ha avviato dei protocolli di intesa con Associazione Nazionale Comuni Italiani, Treccani e Unione delle Province Italiane.
Intanto questa mattina, venerdì 26 gennaio, l’amministrazione comunale ha partecipato alla manifestazione della sezione “Boris Bradac” dell’Anpi di Chivasso che ha onorato il ricordo dei deportati chivassesi, vittime delle leggi razziali.
Assieme a numerosi studenti, un corteo partito dalla sede municipale ha reso omaggio alle pietre d’inciampo, collocate invia Torino e piazza della Repubblica, intestate rispettivamente alla memoria di Arrigo Levi ed Ester Ernesta Sacerdote.