CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Duomo. Cappella del Crocifisso. Gli affreschi delle volte. (Seconda parte)
Nella cappella situata a sinistra dell’altar maggiore e attigua alla sacrestia, che il suo fondatore Giovanni Battista Bertone volle dedicare al Crocifisso, e la cui ricchissima decorazione pittorica e plastica è interamente improntata al tema della passione e morte di Cristo, gli affreschi della volta della navata (quelli della calotta li abbiamo già esaminati la scorsa settimana) descrivono tre episodi dell’Antico Testamento:
1) Mosè che, nel deserto, fa sgorgare miracolosamente l’acqua dalla roccia;
2) Mosè che conduce il popolo eletto verso la terra promessa facendolo passare illeso attraverso il Mar Rosso;
3) Mosè che, nel deserto infestato da serpenti velenosi, innalza su un palo un serpente di bronzo che salva dal veleno chi, essendo stato morso, volge lo sguardo ad esso.
“Ma – è inevitabile domandarsi – cosa c’entrano tre avvenimenti dell’Antico Testamento in una cappella il cui programma figurativo è tutto dedicato alle ultime fasi della vita di Cristo”?.
“C’entrano – è la risposta – perché la Chiesa ha sempre letto quegli avvenimenti in chiave simbolica: Mosè che salva il popolo eletto facendo sgorgare l’acqua dalla roccia e dividendo le onde del Mar Rosso, nell’interpretazione tradizionale della Chiesa è figura di Cristo, che con il suo sacrificio salva l’umanità. E quanto al parallelismo fra Gesù crocifisso e il serpente di bronzo, è Gesù stesso a farlo quando dice: “… Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. (Giovanni 3, 14-16). La qualità dei tre quadri è con ogni evidenza molto elevata da ogni punto di vista: compositivo, iconografico e del colore.
Antonio Mignozzetti