Storia di una antica famiglia e di una cappella ottocentesca
di Antonio Mignozzetti
I Robbio erano una famiglia chierese probabilmente originaria di Andezeno. Le loro case si trovavano nei pressi della chiesa di Sant’Agostino. Il vicolo e il piazzale omonimi ne mantengono vivo il ricordo. Erano di antica origine, anche se non di antica nobiltà: numerosi Robbio risultano nominati nel catasto del 1253. Nel XV secolo risultano essere una delle famiglie più in vista : è significativo che nel 1457 sia stata una Robbio, Caterina, moglie di Martino Valimberti, a dotare la Collegiata di Santa Maria della Scala dello splendido coro ligneo. Ma la loro massima fortuna economica risale ai secoli XVI e XVII, quando ormai avevano ottenuto da parte dei Savoia il riconoscimento nobiliare con il titolo Robbio di San Raffaele di Verigliè ed erano diventati importanti “fustanieri” . Occuparono ripetutamente le più alte cariche dell’Università del Fustagno, delle istituzioni religiose e della città stessa: Carlo Robbio fu il sindaco che nel 1630 dovette affrontare il problema della peste. Il conte Baldassarre Robbio alla fine del Seicento acquisì nel Duomo la cappella di Sant’Anna e Sant’Antonio da Padova, che dotò della pala dipinta dal fiammingo Jan Miel.
Verso la fine del XVII secolo, nelle campagne a nord-est di Chieri, lungo l’antica strada per Buttigliera, su un edificio più antico (testimoniato nel XV sec.) costruirono la cascina che ancora oggi porta il loro nome. Si estinsero alla fine del XVIII secolo. Il titolo e le proprietà passarono ai Curbis di San Michele. Nel possesso della cascina si sono susseguiti diversi soggetti: alla fine del Settecento i monasteri di Santa Chiara e di Santa Margherita; nel 1801 il Governo; nel 1847 la contessa Calvi; nel 1873 i fratelli Bianco. Attualmente è frazionata fra più proprietari. Per utilità degli abitanti della loro cascina e delle circa dieci cascine circostanti (fra le quali le cascine Robiotto e Tavano), costruirono la cappella oggi dedicata alla Madonna della Neve e ai Santi Giuliano e Basilissa. In passato vi si celebrava la Santa Messa la domenica e nei giorni festivi. Nell’aprile del 1847 la contessa Calvi chiese ed ottenne dal Vescovo anche l’autorizzazione per la Benedizione Eucaristica. Durante la Quaresima vi si faceva la Via Crucis. Oggi la celebrazione della Messa è limitata al giorno della festa patronale, il 5 agosto (con la recita del Rosario nelle tre sere precedenti), e in una delle sere della novena che si tiene nelle cappelle campestri in vista della festa dei Santi Giuliano e Basilissa. La cappella, le cui chiavi sono tenute dai due massari che vengono eletti annualmente, è un piccolo ambiente a pianta rettangolare sormontato da un campanile a vela nel quale pende una sola campana. Sopra l’unico altare spicca un quadro della Madonna col Bambino che si librano su una collina coperta di neve, fiancheggiati dai Santi Giuliano e Basilisssa. Ai lati dell’altare, su due mensole, le statue di San Giuseppe e San Rocco. Le pareti, sulla cui parte più alta si susseguono le 14 stampe incorniciate della Via Crucis, sono letteralmente tempestate di quadri devozionali e di ex voto. Questi ultimi consistono in numerosi cuori d’argento e in quadretti dipinti, raffiguranti gli eventi all’origine dalle grazie ricevute: scene di vita campestre, soprattutto infortuni di lavoro nei campi, ringraziamenti di soldati tornati incolumi dalle guerre, ecc. Alcuni sono antichi: vi si leggono le date 1723, 1780, 1782, 1892, 1903, 1907, 1908, 1910, 1919,1922, 1924. L’edificio è in buono stato, anche grazie ad un radicale restauro effettuato nel 1998, finanziato, come si legge in un quadretto commemorativo, da sedici famiglie della zona con contributi del Comune di Chieri, della Cassa di Risparmio di Torino, della Banca San Paolo, della Chieri. falegnameria Ronco e della famiglia Pivato.