RIVALTA. Tempo pieno nelle scuole

Rivalta. Torre civica.
Credit Comune di Rivalta

Il Consiglio comunale approva all’unanimità il documento che mira alla promozione e diffusione dell’integrazione all’orario scolastico, affinché eventuali sezioni di scuole del territorio assegnate dall’Ufficio Scolastico Regionale a tempo normale (senza mensa e attività didattica pomeridiana) possano avere un’integrazione oraria che garantisca la permanenza a scuola fino alle 16.30.

Una battaglia che l’amministrazione sta portando avanti per offrire alle famiglie quel supporto che sempre più spesso risulta essere una necessità e fornisce ai nostri ragazzi e ragazze più strumenti per la socialità, l’inclusività e per sentirsi parte di un mondo, quello scolastico, sempre più al centro delle loro vite di tutti i giorni.

«Un tempo prezioso, soprattutto a fronte delle emergenze e delle sfide educative del nostro tempo e all’esigenza di ribadire e sostenere il ruolo essenziale che gioca l’istruzione pubblica nella crescita culturale, sociale e dunque anche economica di una comunità» dice il vicesindaco e assessore all’Istruzione Agnese Orlandini, promotore del documento e dell’iniziativa.

Da anni Rivalta investe ingenti risorse su tutti i servizi legati al diritto allo studio: l’assistenza educativa, la mensa, lo scuolabus e l’arricchimento dell’offerta formativa attraverso le proposte di laboratori sportivi, educativi e culturali. «Abbiamo una convinzione: il tempo vissuto a scuola incide significativamente sullo sviluppo delle competenze sociali ed emozionali dei nostri ragazzi e ragazze ed è fondamentale per la crescita di bambine e bambini, oltre ad essere uno degli strumenti più efficaci di contrasto alla dispersione scolastica» spiega ancora l’assessore Orlandini.

A questa priorità si aggiunge anche una situazione ormai diffusa nelle famiglie: ossia il tempo sempre più elevato che mamme e papà dedicano al lavoro: «Accettare il tempo normale – aggiunge Orlandini –vorrebbe dire, rispetto a tanta strada fatta fin qui, fare passi indietro sulla conciliazione dei tempi lavoro-famiglia e sull’occupazione femminile».