PIEMONTE ARTE: UNIA, MUSEO EGIZIO, GIAMMARINARO, DELLA TORRE, SAGLIETTI, LAKU…

Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

 

RACCONIGI. L’INCANTAMENTO DELLA FORMA. MOSTRA PERSONALE DI SERGIO ÙNIA

a cura di Anna Cavallera. Pinacoteca Civica Levis Sismonda. Racconigi – Piazza Vittorio Emanuele II

Fino all’8 SETTEMBRE 2024

Sergio Unia con Anna Cavallera direttrice artistica della pinacoteca Levis Sismondi

Negli spazi della Pinacoteca civica Levis Sismonda, a Racconigi, ha avuto luogo l’inaugurazione della Mostra “L’incantamento della forma”, dell’artista Sergio Ùnia. La rassegna, promossa dalla Città di Racconigi, è organizzata dal Comitato delle volontarie e dei volontari della Pinacoteca civica Levis Sismonda, insieme all’Associazione culturale Carlo Sismonda APS, vanta il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e del Comune di Racconigi ed è stata realizzata grazie ai contributi della Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo, Assicurazione Generali – Agenzia di Cuneo, REAM SGR S.p.A., Annibale Gruppo S.r.L., Pack Service e vanta la collaborazione di Progetto Cantoregi e SOMS. Curata da Anna Cavallera, direttrice artistica della Pinacoteca civica Levis Sismonda di Racconigi, l’esposizione intende ripercorrere la lunga carriera espressiva di Segio Ùnia, attraverso una selezione di una settantina di opere plastiche e pittoriche – dalle sculture in gesso, creta, in bronzo, agli schizzi e ai disegni -, realizzate dall’artista in circa cinquant’anni di fervida attività, a partire dal 1971, data della prima mostra personale presso la Galleria Cassiopea di Torino, sino ad oggi.

Completa la rassegna un prestigioso prestito proveniente dalla Collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, comprensivo di una trentina di disegni di studio e bozzetti di piccole e medie dimensioni realizzati a carboncino, pastello, conté e sanguigna, dai quali emerge l’indiscusso talento segnico e compositivo di Ùnia. Nel corso della rassegna si prevede l’organizzazione di convegni, incontri e serate di approfondimento sui temi toccati dall’esposizione, con la partecipazione delle realtà associative del territorio, delle scuole e di personalità dell’arte e della cultura.

Orari: Sabato e domenica ore 15,30 – 18,30

Visite guidate su prenotazione; possibilità di aperture straordinarie su prenotazione per gruppi e

scolaresche. Info: Ufficio turistico di Racconigi – visitracconigi@gmail.com – 392/0811406;

Associazione Culturale Carlo Sismonda APS – associazionesismonda@gmail.com;

Pinacoteca civica Levis Sismonda – www.pinacotecalevisismonda.it;

pinacoteca.racconigi@gmail.com, instagram@pinacoteca_levisismonda;

facebook@PinacotecaLevisSismo

DAL 23 APRILE DEI E FARAONI ACCOLCONO I VISITATORI ALL’INGRESSO DEL MUSEO EGIZIO E DELL’ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Le statue di dei e faraoni della Galleria dei Re del Museo Egizio sono protagoniste a partire dal 23 aprile di un nuovo allestimento temporaneo nell’atrio e sotto le arcate del Museo Egizio e dell’Accademia delle Scienze, dal titolo “Verso la nuova Galleria dei Re”. L’esposizione, frutto della collaborazione tra le due istituzioni, offrirà fino a ottobre ai visitatori una suggestione dell’origine del Museo, 200 anni fa, quando arrivarono a Torino le grandi sculture di faraoni e divinità. Nel 1823 queste, infatti, assieme a migliaia di reperti della collezione Drovetti, varcarono la soglia del palazzo barocco che oggi ospita il Museo Egizio e l’Accademia delle Scienze e furono sistemate al piano terreno e nella corte. Un anno dopo nacque a Torino il primo Museo Egizio al mondo. L’allestimento richiama la posizione originale delle statue nei cortili dei grandi templi dell’antico Egitto, dove le divinità e i faraoni, pur manifestando la propria ieraticità e autorevolezza, mantenevano uno stretto legame con i fedeli.

In questo nuovo allestimento il visitatore potrà cogliere dettagli dei reperti, che prima non erano fruibili, come le iscrizioni geroglifiche sulla parte alta del trono della statua di Tutmosi I o come la parte posteriore del copricapo del sovrano Horemheb o il suo naso, che da lontano dà la falsa impressione di essere all’insù a causa di un restauro ottocentesco. La maggiore vicinanza alle statue permette al visitatore di fruirle meglio, senza nulla togliere alla loro imponenza.

Da 200 anni Museo Egizio e Accademia delle Scienze condividono il palazzo barocco già Collegio dei Nobili, intrecciano attività, iniziative, studi e ricerche; condividono uomini e studiosi, da Bernardino Drovetti a Jean- François Champollion e persino alcuni direttori dell’Egizio: da Ernesto Schiaparelli a Silvio Curto, ma soprattutto sono chiamati insieme a mantenere e valorizzare un patrimonio di collezioni e di storia. La mostra è l’occasione per fare il punto sull’evoluzione degli allestimenti delle statue al Museo in due secoli di storia e per riportare l’attenzione sui documenti ottocenteschi originali, di una delle collezioni egittologiche più importanti al mondo, custoditi e visibili al Museo e all’Accademia delle Scienze. Raffigurazioni, pitture e foto storiche, lungo il percorso espositivo, richiamano i momenti salienti della collezione di reperti monumentali. All’Accademia sono invece conservate alcune lettere del padre dell’egittologia Jean François

Champollion, i carnet di viaggio di Carlo Vidua e altri documenti, che ci hanno permesso di ricostruire l’intreccio di vicende e personaggi storici e accademici che contribuirono a dare i natali al Museo Egizio. Un primo catalogo manoscritto che riporta l’inventario della collezione venduta dal console generale di Francia Bernardino Drovetti (1776-1852), socio dell’Accademia delle Scienze, a Carlo Felice di Savoia, per la cifra da capogiro per l’epoca di 400mila lire è conservato in duplice copia al Museo Egizio e all’Accademia delle Scienze e riporta suddivisi per materiale più di 8300 reperti, di cui 3007 tra medaglie e monete

“ANTICHI RICORDI” – MOSTRA DI SERGIO COMINETTI AL BROLETTO DI NOVARA

Sergio Cominetti all’inaugurazione

Pirografia con scorcio di Novara

Sabato 20 aprile è stata inaugurata a Novara, presso la Sala Barbara (più conosciuta come Sala dell’Accademia) del Palazzo del Broletto (via Fratelli Rosselli 20), l’ultima grande esposizione del pittore novarese Sergio Cominetti, con il patrocinio della Città di Novara (nelle foto l’artista e scorci della mostra).

Si tratta di una importante rassegna antologica che riassume i ricordi della sua vita, della famiglia (che tra l’altro l’ha supportato e validamente aiutato nell’organizzazione e nell’allestimento di questa personale) e dei suoi viaggi.

L’esposizione ripercorre non solo i soggetti e le tematiche che hanno caratterizzato tutto il percorso artistico di Cominetti, ma anche le tecniche da lui utilizzate nelle produzioni delle diverse fasi dell’attività: dalla amatissima pittura alla difficile e raffinata pirografia.

Come ho già avuto occasione di scrivere, la sua pittura è sicuramente il risultato di una convinta scelta figurativa, effettuata con profondità ed intelligenza, dopo avere conosciuto ed acquisito gli insegnamenti dei maestri della nostra storia dell’arte. Questa scelta unisce armonicamente natura e sentimento, la natura dei luoghi e il sentimento del pittore. Sergio può essere infatti definito “pittore di natura e sentimento”, quel sentimento che intuiamo nei suoi moltissimi paesaggi delle nostre terre (scorci novaresi, laghi e montagne), ma anche di terre lontane.

Scorcio di una sala della mostra

Pittore da sempre, avendo cominciato a “lavorare” nell’infanzia e ad esporre alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, richiama in particolare nella sua opera gli insegnamenti del Romanticismo del nostro Ottocento, che superavano gli schemi neoclassici e accademici, caratterizzandosi con una esperta ricerca luministica e un intenso cromatismo. E’ il caso poi di ricordare come la pittura figurativa sia per Cominetti lo strumento più idoneo ad esprimere anche le istanze della nostra vita contemporanea, così come avveniva al tempo dei Macchiaioli, alle cui opere l’artista guarda sempre con attenzione.

Molti i soggetti proposti nell’antologica anche se la maggior parte, oltre ad alcuni raffinatissimi nudi, è correlata direttamente a due filoni principali: il primo dei paesaggi novaresi e il secondo dei suoi “ricordi” di viaggi un po’ in tutto il mondo. Molto ricca la selezione di opere dedicate ai paesi arabi, terre lontane nello spazio ma anche nei costumi di vita e di religione.

Il lavoro di Sergio si inserisce idealmente nel contesto della cosiddetta “pittura a macchia”, che si affermò nel XIX secolo. Guardando i suoi dipinti, osservando i paesaggi africani ma anche, quando vi sono, le figure in primo piano o nello sfondo, abbiamo conferma a questa convinzione. La pennellata a macchia crea l’opera e la fa vivere, proponendo contemporaneamente l’immagine all’osservatore, amatore d’arte o semplice appassionato del bello e del reale che sia.

Fondamentale è il disegno nei pittori a macchia, così come nell’artista novarese, ma questo disegno è molto lontano dal disegno accademico, che delineava l’oggetto prima di colorarlo. Per i pittori a macchia infatti il disegno risulta dalle connessioni delle macchie, non è il primo, ma l’ultimo atto della pittura, vera sintesi che ordina e costruisce nella forma le sensazioni coloristiche e luminose.

La mostra sarà aperta fino al 1 maggio con il seguente orario: da martedì a domenica con orario continuato dalle 10,00 alle 19,00.

Enzo De Paoli

 

PAESAGGI INQUIETI. MOSTRA PERSONALE DI MARIO GIAMMARINARO

BRA (CN), Palazzo Mathis, 4 maggio – 26 maggio

Orari di apertura al pubblico:

lunedì, martedì e giovedì 9,00-12,30 /15,00-18,00

mercoledì e venerdì 9,00-12,30

sabato e domenica 9,00-12,30

Da sabato 4 a domenica 26 maggio 2024 gli spazi espositivi di Palazzo Mathis ospitano Paesaggi inquieti, una mostra personale dell’artista torinese, ma moncalierese d’adozione, Mario Giammarinaro. Ideata appositamente per questa occasione espositiva, la mostra è un viaggio attraverso resine, plastiche, colle da legatoria e materiali organici. Con le sue opere, tra pittura, scultura e installazioni, Giammarinaro è da sempre affascinato dal rapporto con la materia, che plasma e dà vita a quella che l’artista ama definire “la poetica del silenzio”: una poesia silenziosa,

carica di sentimenti contrastanti che si insinua nell’animo dello spettatore, invitandolo ad entrare, immergendosi, all’interno dell’opera stessa. Da tempo l’artista lavora su temi ambientali, dalle maree nere alle mareggiate e alle terre fossili che approfondisce con amaro lirismo, portando a riflettere sul ruolo dell’uomo e sul suo rapporto con la Natura. Colle da legatoria imprigionano i materiali organici che sfondano i confini del quadro, invadendo, con prepotenza, lo spazio dello spettatore. La riflessione sui temi approfonditi si fa ancora più forte grazie al dialogo tra le opere di Mario Giammarinaro e le ecopoesie di Massimo D’Arcangelo, scrittore e poeta toscano sensibile ai temi ecologici che tratta su riviste nazionali e internazionali. Questo dialogo tra pittura e poesia lo si ritrova tanto nel catalogo della mostra, dove le immagini delle opere sono pubblicate e stampate accostate alle poesie, quanto fisicamente in mostra, dove gli spettatori potranno leggere e riflettere sulle parole scritte, lasciandosi travolgere dai dipinti-scultura dell’artista e dai cieli violenti e, nello

stesso tempo, meravigliosi, che sono dipinti al di sopra delle maree nere.

Mario Giammarinaro (Torino, 1951) vive e lavora a Moncalieri. Allievo di Filippo Scroppo ai corsi del nudo all’Accademia Albertina di Torino e di Roberto Bertola alla Scuola di Arti Grafiche “Vigliardi Paravia”. Per trent’anni ha svolto la professione di grafico. Numerose le mostre personali e collettive, fiere e partecipazioni.

 

ALESSANDRIA. INAUGURAZIONE MOSTRA “L’INCANTO DEI LIBRI”DI ENRICO DELLA TORRE

Biblioteca Civica “Francesca Calvo” fino al 31 maggio

In occasione della Giornata Mondiale del Libro, la Città di Alessandria partecipa con un evento di grande rilievo che verrà ospitato nelle Sale Storiche della Biblioteca Civica“Francesca Calvo”: si tratta di un omaggio a Enrico Della Torre, pittore e incisore contemporaneo recentemente scomparso, che fu artista fra quanti maggiormente hanno caratterizzato la ricerca segnico-astratta italiana dal secondo dopoguerra ai giorni nostri.

Sebbene siano trascorsi molti anni, indimenticata è la rassegna di sue acqueforti esposte nel 2006 al Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne, dal titolo l’”Incanto del segno”, a cui l’Associazione Culturale “Il Triangolo Nero” fa ora seguito con “L’incanto dei libri”, ragionata scelta di libri-opera e libri d’artista, che sono stati inventati, stampati, assemblati ed editi nel corso della lunga e mirabile carriera dell’artista cremonese.

Una passione, quella di creatore di libri, perfettamente collaterale a quella di pittore e incisore e risale agli anni ’70, documentata da un prezioso catalogo generale curato da F.M. Liborio, edito dalla Biblioteca Statale di Cremona: “Parola e Immagine – Libri d’artista, cartelle e plaquettes con incisioni originali di Enrico Della Torre”.

Considerando la ragguardevole produzione, non è stato facile operare scelte in una direzione piuttosto che in un’altra: la curatela ha tuttavia individuato opere che in questo cinquantennio offrono sprazzi significativi sulla creatività illustrativa davvero unica e copiosa e di altissimo livello e che ha avuto compagni letterari, per citarne alcuni, R. Sanesi, V. Sereni, D. Isella, P. Volponi, B. Marin, L. Vitali, G. Dorfles, C. Rebora. R. Roversi, A. Nessi e altri ancora…

Testi e immagini saranno esposti insieme anche ad alcuni fogli di sue complesse e affascinanti incisioni.

Nelle cassettiere del Gabinetto delle Stampe della nostra città, si ritiene opportuno rammentare, è conservata la sua preziosa cartella “Blu” (1992), con una prefazione di Gillo Dorfles e contenente sette incisioni all’acquaforte, acquatinta e bulino dovute alla magistrale stampa al torchio di Franco Masoero.

La mostra, a ingresso libero, è organizzata dalla Biblioteca Civica in collaborazione con l’ASM Costruire Insieme e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 31 maggio 2024, visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle 13.00, il martedì e giovedì anche dalle ore 14.00 alle 18.00.

Per ulteriori informazioni biblioteca.civica@comune.alessandria.it

ALBA. MOSTRA FOTOGRAFICA: IVO SAGLIETTI. LO SGUARDO NOMADE

25 aprile 2024 – 19 maggio 2024

CHIESA DI SAN DOMENICO ALBA

In contemporanea l’esposizione “RITORNO A DEIR MAR MUSA. L’utopia di Padre Dall’Oglio” al CASTELLO REALE DI GOVONE dal 14 aprile al 26 maggio.

Il Gruppo Fotografico Albese promuove la mostra fotografica Ivo Saglietti Lo Sguardo Nomade già presentata a Torino alla fine dello scorso anno, allestita all’interno della Chiesa di San Domenico ad Alba, in collaborazione con l’associazione La Porta di Vetro. Questa mostra si inserisce nel vasto calendario di Alba Foto Festival 2024, che oltre ad altre mostre ed iniziative legate alla fotografia comprenderà anche il congresso Nazionale della F.I.A.F. (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche), ad Alba dal 15 al 19 maggio.

Si celebra Ivo Saglietti, grande fotoreporter scomparso il 2 dicembre scorso all’età di 75 anni, con due esposizioni in contemporanea nel territorio dove ha trascorso la sua giovinezza.

Ivo Saglietti. Lo sguardo nomade è una retrospettiva storica su una parte di esperienze vissute in oltre quarant’anni di carriera: dall’inizio delle rivolte in Centro America – Cile Perù – ad Haiti e poi il vicino Oriente e Mar Musa in Siria. Lavori in assignement come quelli per il New York Times Magazine, Time, Der Spiegel, Newsweek e collaborazioni con prestigiose agenzie di fotogiornalismo come Sipa Press, Stern e Zeitenspiegel.

La curatrice Tiziana Bonomo ha lavorato con Ivo Saglietti scegliendo insieme le immagini più significative che ripercorrono il tragitto professionale dagli anni ’80 al 2018.

Le immagini in mostra, 53 fotografie in bianco e nero, sono accompagnate da alcuni testi di Ivo Saglietti, Paolo Rumiz, Tiziana Bonomo, Federico Montaldo tratti dal libro “Rivoluzioni” (Sanpino Edizioni) e dal libro “Lo sguardo inquieto” (Postcart Edizioni).

CUNEO. APERTURE STRAORDINARIE  DELLA MOSTRA DEL GRUPPO NUOVI LIRICI SUBLIMI SCONFINAMENTI

Artisti: Valerio Anceschi, Roberto Casiraghi, Alessandro Fieschi Ayako Nakamiya, Pietro Pasquali, Rossella Rapetti, Tetsuro Shimizu

in Palazzo Samone, via Amedeo Rossi 4, Cuneo

Giovedì 25 aprile e Mercoledì 1 maggio dalle ore 16 alle ore 19

La mostra, prodotta da grandArte e Il Fondaco, è visitabile

fino al 12 maggio 2024 il sabato e domenica

dalle ore 16.00 alle ore 19.00, con ingresso libero.

CHERASCO. “Il tempo che è in noi”: la mostra a cielo aperto invade il centro storico

A sinistra Flavio Russo, a destra Carlo Davico

 

 

Sarà visitabile fino al 30 settembre la mostra “Il tempo che è in noi”, racconto fotografico dell’ultimo secolo e mezzo di storia della Città delle paci, opera dello scrittore e divulgatore cheraschese Flavio Russo. Organizzata da Comune e associazione Cherasco cultura, la mostra consta di cinquanta pannelli bifacciali, sospesi sotto i portici del palazzo Galli della Mantica e quelli delle centralissime via Cavour e Vittorio Emanuele II: un piccolo museo a cielo aperto da visionare, seguendo un itinerario che si conclude dinnanzi alla chiesa di San Gregorio.

Intervenuto durante la cerimonia di inaugurazione della mostra, nel pomeriggio di sabato 13 aprile, il sindaco Carlo Davico ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, nel panorama degli eventi culturali cittadini: «L’allestimento presenta i grandi avvenimenti, compresi fra l’Unità d’Italia e la pandemia da Covid-19, attraverso gli occhi delle persone comuni ritratte negli scatti, un grande punto di forza per la comprensione del nostro passato».

 

 

TORINO. PALAZZO SALUZZO PAESANA. MOSTRA “VIAGGIANDO OLTRE IL PERIMETRO DELL’IMMAGINE”

Venerdì 3 maggio inaugurazione della collettiva a Palazzo Saluzzo a cura di Lorenzo Bruni

Verrà inaugurata venerdì 3 maggio dalle ore 17.00 la mostra Viaggiando oltre il perimetro dell’immagine, a cura di Lorenzo Bruni. La collettiva presenta, dal 4 al 26 maggio 2024, le ricerche degli artisti Corrado Bonomi, Gianni Cella, Piero Gilardi, Plumcake (Cella, Pallotta, Ragni) e Aldo Spoldi in un dialogo fra opere realizzate in differenti anni e attraverso diversi media installativi. L’intento dell’esposizione è quello di proporre un intervento pensato appositamente per l’occasione, ovvero capace di confrontarsi con gli spazi fortemente connotati del settecentesco Palazzo Saluzzo Paesana di Torino.

Viaggiando oltre il perimetro dell’immagine: Bonomi, Cella, Gilardi, Plumcake, Spoldi & Met Levi

dal 4 al 26 maggio 2024

Palazzo Saluzzo Paesana, appartamento padronale, via della Consolata 1-bis, Torino

Ingresso: libero

Orari di apertura: dal giovedì alla domenica dalle 11 alle 19 o su appuntamento telefonando al numero 347 0103021 – eventi@palazzopaesana.it

 

CASA ACCADEMIA. OCULI AD MENTEM. VIAGGIO NELLA VISIONE DELLA PROPRIA INTROSPEZIONE

MOSTRA DI Doris Laku. A CURA DI Enis Laku

COORDINA Edoardo Di Mauro

 

 La mostra relativa al percorso artistico intrapreso da Doris Laku rappresenta il connubio tra le discipline di disegno figurativo, e contenuti audiovisivi, più nel dettaglio il tratta- mento rispetto alle riprese video – con conseguente montaggio – ed elaborati di fotografia, mirata al ritratto – nelle sue molteplici forme – e sullo studio della composizione, quest’ultima dedicata all’accostamento di oggetti apparentemente non connessi fra loro, ma capaci di coesistere armonicamente al fine della visione e significato finale.

Si tratta di un percorso che fonda le sue radici nell’analisi profonda delle reazioni inconsce in contrapposizione agli spasmi dettati dalla razionalità.

La coesistenza in sincrono delle dimensioni della realtà e del mondo onirico, dal quale Doris trae sovente ispirazione. Vi è un forte condizionamento da parte della corrente del surrealismo, essendo essa improntata sulla libertà rispetto al razionale, dando adito a ciò che di più spontaneo e autonomo avviene ad esempio nel sogno, come ci suona familiare rispetto all’Arte di Dalì.

Se dovessimo quindi identificare un file rouge che percorre tutte le manifestazioni artistiche ed espressive di questa mostra, senza dubbio quest’ultimo sarebbe rappresentato dalla psicologiadella mente, dall’indagine interiore e profonda del proprio Essere; sono queste le ramificazioni che potremo osservare anche in quello che sarà il video della proiezione, un connubio di storie al principio autonome, ma caratterizzate dalla medesima matrice ora divenute una narrazione unica. La creazione audiovisiva vedrà l’oscillare tra l’auto proiezione dell’artista – sia sul livello vero e proprio d’immagine ove lei stessa ne è la protagonista, sia in corrispondenza all’auto-osservazione che prende vita grazie a questa forma di autoritratto, come se il desiderio fosse anche quello di guardare la propria persona con occhi esterni da sé, all’osservazione esterna, quasi nascosta, dei personaggi.

Per quanto concerne le opere figurative create a china, lo sfondo che riporta ad un nesso“antichizzato”, porta a vedere queste rappresentazioni come se fossero esse un insieme, seppur rappresentati attimi, personaggi e azioni differenti; è possibile qui notare una contaminazione rispetto alle opere di Egon Schiele: queste figure talvolta appaiono quasi consumate, scavate, a tratti nervose. Tra i soggetti e dettagli sarà semplice rapportarsi con alcuni dei simboli cari a Doris.

Un ulteriore forte richiamo denotabile è tratto dal disegno di Tim Burton, che per gli amanti del genere potrebbe assolutamente spiccare all’occhio.

Concerne al progetto fotografico, una vena critica caratterizza le azioni immortalate, ove la figura di una giovane donna racconta nelle orme segnate dalle rispettive visioni, il passaggio tra una fase fiorente e dotato d’ispirazione del personaggio, al declino di quest’ultima, portata al termine di questo racconto a soccombere alla soppressione in maniera tragicamente espressiva; è l’aspetto drammatico a fare da veste in questa composizione unica che vede il contrasto mirato tra vita e morte, luce e ombra, tregua e caos. Il contrasto è certamente un protagonista indiscusso, sia noto nella resa dell’immagine che concerne un determinato ruolo “metaforico” evocativo.

Al nascere la mostra intendeva essere incentrata sulle sole creazioni audiovisive, ma dopo un’attenta riflessione, si è giunti alla conclusione che fosse importante immortalare anche quelle che sono le origini del percorso di Doris Laku, che vede la stessa impegnata in molteplici versanti caratterizzanti l’espressione artistica, dando la possibilità allo spet- tatore di avere un’ottica completa capace di mostrare sin dalle fondamenta l’opera, ma in buona parte anche l’essenza di Doris. L’arte assume, in questo sentiero, mezzo al fine dell’indagine, ma anche di terapia, di cura; la libera espressione come azione intenta a rilevare le emozioni recondite e che queste, una volta formulate possano essere “visionabili” anche sui vari mezzi di supporto, come se una volta concretizzate potessero essere finalmente libere. Visioni, pensieri, paure, emozioni, prendono vita, liberando in una certa qual forma la mente dell’Artista.

MUSEO MONTAGNA. Alberto Di Fabio, OROGENESI

Dipinti e disegni degli anni Novanta

  Il Museo Nazionale della Montagna presenta la mostra Alberto Di Fabio. OROGENESI. Dipinti e disegni degli anni Novanta, visitabile da mercoledì 24 aprile 2024 e a cura di Andrea Lerda.

L’esposizione, nella quale sono presenti opere mai esposte, è la prima che un’istituzione italiana dedica alla produzione realizzata dall’artista nel corso degli anni Novanta.

Allestita nello spazio per le temporanee al piano terra del Museo, la mostra racconta la varietà di soggetti montani ritratti in questo decennio, esplora la straordinaria ricchezza di simbologie che caratterizzano il pensiero dell’artista e genera un collegamento in grado di mettere in evidenza come questa prima esperienza artistica sia confluita nella sua pratica successiva.

Le montagne che l’artista ritrae in questo periodo sono presenze ibride, ora definite da sinuosità organiche e morbide, ora caratterizzate da tratti geometrici e astratti. Sospese in luoghi indefiniti, evocano paesaggi primordiali in costante divenire.

La mostra è accompagnata da un volume edito dal Museomontagna, con contributi di autrici e autori che nel corso degli anni hanno dato una lettura significativa di questa fase artistica e del soggetto montano.