Chieri, si riunisce il Comitato per il NO

Comitato NO

L’Associazione “Comitato per il NO del Chierese alla riforma costituzionale Renzi”, già costituita in data 15 giugno 2016,  si è riunita l’11 luglio 2016 nella propria sede in Chieri via San Giacomo 2, presso lo studio legale Savarino.

“L’Associazione- dice il documento redatto dal comitato–  denuncia l’illegittimità e l’inadeguatezza sotto il profilo legale e politico della c.d. riforma costituzionale Renzi – Boschi, in quanto colpisce irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e  gli equilibri del sistema istituzionale, compromettendo la partecipazione democratica e la sovranità popolare.

Detta riforma costituzionale costituisce la riforma di una minoranza degli italiani che, grazie alla sovra rappresentazione parlamentare fornita da una legge elettorale dichiarata (anche per questo motivo) illegittima dalla Corte costituzionale, è divenuta maggioranza solo sulla carta. Una simile maggioranza rabberciata non può spingersi fino a cambiare da sola con un violento colpo di mano i connotati della Costituzione. La Costituzione infatti rappresenta le regole di base del gioco democratico: le regole del gioco si modificano tutti insieme, e non con decisioni imposte da Renzi a colpi di maggioranza.

Il metodo utilizzato nel processo di riforma è stato il peggior modo di riscrivere la Carta di tutti: molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato nelle aule parlamentari spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo al voto finale con una maggioranza racimolata e occasionale. Il Parlamento ha infatti portato avanti la riforma, su diktat dell’Esecutivo, delineando un vero e proprio sopruso nei confronti delle prerogative riconosciute alle forze dell’opposizione, in spregio quindi alla maggioranza degli italiani che non risulta rappresentata dall’attuale Governo e dalle forze politiche che lo sostengono.

Unita alla legge elettorale varata nel 2015 (c.d. Italicum), la riforma costituzionale consentirà alla lista che raccoglierà più voti alle elezioni della Camera dei Deputati di governare da sola il Paese, magari con il 25/30% scarso dei voti popolari, con il rischio dunque di creare un regime antidemocratico e autoritario.

Quanto alla riduzione dei costi della politica, il Senato, pur non eletto dai cittadini, continuerà ad esistere, e dunque la pretesa riduzione dei costi cui porterebbe la riforma è assolutamente trascurabile, e risulta l’ennesima trovata di un Governo che va avanti a slogan, anziché occuparsi di un Paese con gravissimi problemi di disoccupazione e crisi economica”.