Vezzolano, domenica 24 concerto di “Baroccheggiando Ensemble”
2° appuntamento di “ MUSICA NELLE PIEVI 2016” Il fascino dei luoghi, la magia della musica……promosso dal CIRCOLO FILARMONICO ASTIGIANO con la direzione artistica della prof.ssa Lia Lizzi Balsamo, con il Patrocinio della Regione, l’Ass. LA Cabalesta e il Polo Museale del Piemonte Piemonte e la collaborazione della Fondazione cassa di Risparmio di Torino presentano
Domenica 24 luglio ore 16,00, la chiesa Romanica “Santa Maria” Abbazia di Vezzolano ad Albugnano Albugnano ospiterà “BAROCCHEGGIANDO ENSEMBLE”
Artisti del Teatro Regio di Torino
Federico GIARBELLA flauto
Daniele SONCIN violino
Paola BETTELLA violino
Rita BRACCI viola
Alfredo GIARBELLA violoncello
Stefano SCHIAVOLIN contrabbasso
Luca BRANCALEON cembalo
Programma
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Concerto in sol maggiore per archi e cembalo RV 151 (Alla rustica)
Concerto in re minore per due violini, violoncello, archi e cembalo op. 3 n. 11 RV 565 (da L’estro armonico)
Tomaso Albinoni (1671-1751) – Remo Giazotto (1910-1998)
Adagio in sol minore per archi
Antonio Vivaldi
Concerto in sol maggiore per flauto, archi e cembalo op. 10 n. 4 RV 435
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Concerto brandeburghese n. 5 in re maggiore per flauto, violino, clavicembalo, archi e continuo BWV 1050
Pur con i precedenti e pregevoli contributi di Tartini e di Corelli, è con Antonio Vivaldi che il genere del concerto assurge alla piena realizzazione artistica in tutte le sue forme. Lo dimostra il brevissimo Concerto alla rustica (1720), festosa rappresentazione di vita campestre, indice di perfezione anche nell’estrema concisione. La pubblicazione nel 1711 ad Amsterdam, da parte dell’editore Roger, del primo corpus di dodici concerti dal titolo L’Estro armonico op. 3, diede all’opera vivaldiana risonanza europea e immediato successo: il genere del concerto in stile italiano nella forma tripartita Allegro-Adagio-Allegro di matrice sonatistica valicava i confini veneziani per imporsi in Europa, consacrandosi quale punto di riferimento per i compositori d’oltralpe. Grande estimatore fu J. Quantz: pare apprezzasse in modo particolare il Concerto n. 4 dell’op. 10 – in programma – l’unico scritto ex-novo per la pubblicazione (1729). I sei Concerti op. 10 rappresentarono in quegli anni il punto d’incontro della tradizione flautistica da camera d’oltralpe con la tradizione italiana del genere del concerto, contribuendo ad affermare il flauto traverso al posto del flauto a becco, allora normalmente utilizzato in Italia.
La ventata di freschezza tutta italiana della musica del Prete rosso non risparmiò J.S. Bach; erano gli anni in cui era a servizio a Weimar (1713-1714), ovvero quelli in cui stava forgiando il proprio stile. Secondo il biografo Forkel, i concerti vivaldiani gli «insegnarono a pensare musicalmente»: nella loro eleganza incarnavano ordine e geometrica proporzione. Bach trascrisse per tastiera dieci concerti vivaldiani; sei di questi sono tratti da L’Estro armonico, tra cui spicca la «grandiosa trascrizione organistica» del n. 11. In stile fugato, con i due violini concertanti che aprono il primo tempo dalla particolare struttura tripartita, rincorrendosi su un pedale di re, è infatti tra i più caratteristici dell’opera.
Sempre agli anni di Weimar sembrano risalire i brani che nel 1721 Bach assemblò e dedicò al margravio Ch. Ludwig del Brandeburgo, denominati Concerts avec plusieurs d’instruments per la gran quantità di strumenti dell’epoca utilizzati. Ribattezzati Concerti Brandeburghesi nel 1873 dallo studioso Spitta in considerazione della dedica al margravio – davanti al quale Bach ebbe l’occasione di esibirsi nel 1719, allorché si trovava a Berlino per l’acquisto di un clavicembalo per la corte di Cöthen dove era Cappelmeister – essi costituiscono un eccezionale compendio delle possibilità formali e stilistiche del genere del concerto, non scevri da importanti novità, come avviene nel primo movimento del Concerto n. 5. Qui, per la prima volta, uno strumento a tastiera, normalmente deputato al basso continuo, si impone come solista in un’estesa parte a carattere virtuosistico, per poi intrecciare, nel secondo movimento “Affettuoso”, un dialogo intimo ed espressivo con gli altri due strumenti, in una cameristica sonata a tre.
Lo studio approfondito di un autore può dunque indurre ad assimilarne lo stile e a saperlo riprodurre: sviluppando i pochi frammenti melodici e un basso numerato rinvenuti di una Sonata a tre di Albinoni, lo studioso e compositore Remo Giazotto ci ha infatti regalato (1958) il bellissimo quanto struggente Adagio che, trascritto e utilizzato nelle più diverse occasioni, ha ormai superato ogni confine.
Donatella Meneghini
Ingresso libero
per inf. CIRCOLO FILARMONICO ASTIGIANO p.za San Paolo 1 – 14100 ASTI – TEL. 0141-538057 cell. 346 5761400 www.filarmonicoastigiano.it
Associazione “ La Cabalesta “ 011- 9872463