CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Rivelati i misteri che avvolgevano il dipinto dell’Annunciazione
Non c’è mai stato dubbio: il dipinto che orna l’altar maggiore del santuario dell’Annunziata di Chieri è opera di un pittore fiammingo. Lo si capisce al primo sguardo, ma lo hanno dichiarato anche fior di studiosi come Giovanni Romano, Anna Maria Brizio ad Elena Rossetti Brezzi.
Ciò su cui fino a pochi anni fa regnava il buio più assoluto era il nome dell’autore. “Maestro dell’Annunciazione di Chieri”, veniva definito: un modo come un altro per dire che era sconosciuto. In compenso, dal cartiglio dipinto in basso a sinistra, si credeva, sebbene sia parzialmente danneggiato, di conoscere almeno i nomi dei committenti: alcuni personaggi della famiglia dei Balbo. Questo fino al 2008 quando, finalmente, il nome del pittore è venuto alla luce, e con esso il nome dei veri committenti.
Vediamo come è andata. Sappiamo che il dipinto dell’Annunciazione proviene dalla cappella medioevale dell’Ospedale dei Gribaldenghi , che nel 1651 venne inglobata nel nuovo santuario. Di quell’ospedale (e della sua cappella) si sapeva molto poco perché il relativo archivio sembrava perduto. Ma per fortuna nel 2008 alcune di quelle carte sono state individuate fra quelle dell’Ospedale Maggiore conservate presso l’archivio comunale. Fra esse c’è un importantissimo registro contabile del secolo XV, compilato dall’allora economo dell’ospedale Enrico Rampart, sacerdote fiammingo emigrato a Chieri.
Studiato dalla prof. Elena Chiri Pignocchino, di Pino Torinese, il registro è stato fonte di importanti scoperte. Fra l’altro, contiene la registrazione del pagamento di 5 fiorini a favore del pittore Gillio Tavernier “per aver dipinto l’Annunciazione nella cappella”. Da altre pagine dello stesso registro è emerso che questo Gillio Tavernier era un frate di origini fiamminghe che viveva nel convento dei frati Francescani Conventuali di Chieri, e che a commissionare il dipinto non furono i de Balbo (come sembrava dall’epigrafe incompleta che compare sulla sinistra del dipinto), ma i de Bullio, altra famiglia appartenente alla consorteria dei Gribaldenghi: Tomeno e Giovanni de Bullio l’avevano fatto eseguire in memoria di Giorgino de Bullio, loro defunto padre. In altre parole, venivano svelati tutti i misteri legati al dipinto dell’Annunciazione.
Antonio Mignozzetti