LA SCOMPARSA DI GIORGIO GUALERZI
Giorgio Gualerzi, musicologo e critico di fama internazionale, è scomparso a Torino, dove era nato il 7 dicembre 1930.Figura storica del mondo musicale torinese è ben noto ai chieresi che ebbero modo di apprezzarnela non comune competenza, in occasione delle presentazioni di pubblicazioni per ricordare il celebre soprano Eugenia Burzio (1982 e 1999). Conobbi Gualerzi nel 1973 in occasione dell’inaugurazione del ricostruito Teatro Regio: fu un mio intervento sulle pagine del “RadiocorriereTV” inerente all’opera “I Vespri siciliani” in cui esprimevo, forse complice una certa inesperienza, alcune perplessitĂ . Da allora le frequentazioni furono innumerevoli. Memorabili restano gli incontri dopo teatro con i protagonisti degli spettacoli che andavano in scena al Regio e che si protraevano fino a tarda ora. Fu proprio in tali occasioni che ammirai la sua formidabile memoria, un’autentica miniera di dati (rifiutò l’uso del computer) che sciorinava senza battere ciglio. Inpresa ardua è ricostruire la sua attivitĂ proteiforme: centinaia gli articoli pubblicati, conferenze, presentazioni, concorsi internazionali di canto come presidente o giurato. Un repertorio cartaceo di considerevole mole e una biblioteca immensa custodita nel suo studio di via Caboto 5. Un patrimonio prezioso di informazioni storiche e cronologiche di cui presto auspico la digitalizzazione per favorirne la fruizione da parte di studiosi e appassionati. che si occupano dell’affascinante mondo dell’opera italiana. Gualerzi per decenni condusse gli appuntamenti del mercoledì nella sala del Piccolo Regio, seguiti da un folto e fedele pubblico, dove con critici, giornalisti e musicologi presentava novitĂ discografiche e libri dedicati all’opera lirica e ai suoi protagonisti che ne hanno segnato la storia. Gran signore nel porgersi, informatissimo sui minimi particolari della storia presente e passata, ironico, affabile nel confronto dialettico, anche quando le opinioni divergevano, mai giudizi trancianti o velenosi. Era un critico che, in caso di perplessitĂ , bisognava saper leggere tra le righe. La ferequentazione con il grande studioso è stata una sorta di viatico per la mia personale crescita di giornalista musicale; gli devo una grande e sincera gratitudine. Vorrei congedarmi da questa indimenticabile figura con una frase di Goethe: “Inatteso viene il Cruccio… Ed ecco che d’un tratto tu sei qui ancora!”.
EDOARDO FERRATI