Chieri- PROTAGONISTA LA MUSICA CORALE

I due appuntamenti del week-end della rassegna “Chieri Classica” hanno imposto come protagonista la letteratura corale in un ampio arco di tempo dal Rinascimento spagnolo-italiano fino al jazz. Un breve, ma denso excursus sulla voce nel coro che ha entusiasmato il folro pubblico accorso alla chiesa di San Filippo Neri.

Venerdì la scena è stata del Coro da Camera di Torino diretto da Dario Tabbia, protagonista di numerosi concerti in festival importanti,  vanta un folto palmares di premi tra cui i primi tre premi al prestigioso Gran Premio “Città di Arezzo” , quest’anno parteciperà allo “European Grand Pirx for Choral Singing”. Il M°  Tabbia, dopo il diploma al Conservatorio di Torino si occupa  subito di musica antica. Direttore della Corale Universitaria (1983-95), vent’anni or sono fonda l’ Ensemble Vocale “Daltrocanto”  con cui ha realizzato incisioni discografiche accolte con consensi dalla stampa internazionale specializzata. Il Coro da Camera nasce nel 2008.La sezione della rassegna dal titolo “O Magnum Mysterium” (Il fascino della polifonia attraverso i secoli) recava in testa un brano di Gutierrez de Padilla, spagnolo naturalizzato messicano. autore di oltre settecento composizioni che comprendono Mottetti, una Passione, Lamentazioni, Litanie, Salmi e Villancicos: Dopo un altro spagnolo Tomas Luis da Victoria, un presbitero, attivo soprattutto in Italia  e consideratoall’epoca uno dei maggiori compositori di musica sacra in Europa . Ebbe un peso determinante sulla cultura musicale iberica nel cui ambito godette di sinceri estimatori,.Un salto di due secoli ha condotto, poi, l’ascoltatore nell’intimo romantico della vocalità di Robert Schumann. Altro balzo e ci troviamo nella contemporaneità con autori, nati tra il 1967 e il 1997 che corrispondono alle identità dello statunitense Kein Mermley, della bulgara Dobrinka Tabakova, dell’inglese Paul Mealor e degli italiani Pietro Ferrario, Salvo Gangi, Giovanni Bonato, Federica Lo Pinto con brani su testi di Dante, Petrarca, Shakespeare. Chiusura con il brano Petrus di Z. Randall Skoope, nato nel 1953, che ha firmato alcune importanti commissioni, docente in tre università americane.-Il Coro da Camera di Torino ha regalato una serata all’insegna della freschezza e della curiosità .invitando così l’ascoltatore ad entrare in un l mondo sonoro ricco di sfumature. Un ensemble dove l’interpretazione  scava ogni piccolo fraseggio . La palette coloristica è ampia , oltre al virtuosismo colpisce l’attenzione ai piani sonori. Successo ai massimi picchi di entusiasmo del pubblico  che è stato ripagato con un bis  che era  un brano di Anton Bruckner di cui quest’anno si celebra il bicentenario della nascita. ,. Poco più di un’ora di ascolto che ha dimostrato al pubblico, ancora una volta-laddove ce ne fosse bisogno-la stupefacente ricchezza e versatilità dell’universo polifonico.

Domenica è stata la volta del Coro G di Torino, nato nel 2003, si dedica in prevalenza alla musica a cappella contemporanea, diretto da Carlo Pavese che punta su programmi tematici e monografici. La serata era intitolata “A riveder le stelle”, Partenza con Monteverdi  con il brano “Ave Maris Stella” a cui è stata aggiunta una improvvisazione. , indi passaggio  al tardo Rinascimento con  il brano “Alleluja” dello sloveno Jacobus Gallus, autore eclettico scomparso nel 1591 e morto a Praga all’età di quarantuno anni.. Il brano del magiaro Gyorgy Orban che mescola con sapienza sonorità barocche, etniche e jazz, seguito da un pezzo dell’estone Arva Part, uomo di profonda sensibilità religiosa, apprezzato , soprattutto ,per la semplicità dell’ascolto e la trasparenza emotiva.Intrigante la conoscenza di un altro autore estone Urmas Sisak (1960-2022) con quattro brani dal “Gloria Patri”. Autore dal temperamento estroverso con la passione dell’astronomia che lo indirizzò al parallelismo tra armonia cosmica e armonia musicale, egli stesso si definisce “astromusicista” .Il “Gloria Patri” è un ciclo di ventiquattro inni, scritto nel 1988, che dura novanta minuti e si basa su un sistema di sole cinque note. Pur nell’estrema economia del materiale musicale, presenta varietà di carattere e di stile. La sua musica contiene una forza magica e primigenia e non si lascia sedurre da raffinato manierismo e da algido estetismo. Allo studio del canto gregoriano e della musica del primo barocco, ha abbinato quello del sistema solare e creato un sistema di valori  aderente alla rotazione dei pianeti, ottenendo quella che lo stesso Sisak chiama “scala planetaria”. L’aspetto più importante del “Gloria Patri, da cui sono stati proposti quattro momenti è senza dubbio il contrappunto  entro una cornice di invenzioni  e chiusa entro una precisa tipologia. L’ordine dei brani può essere variato con libertà in quanto collezione e non ciclo.. Il Coro G in occasione del ventennale della fondazione, ha registrato le scorse settimane in prima italiana “Gloria Patrii” presso la chiesa di San Filippo. Un esempio importante della grande tradizione corale in seno al Conservatorio di Tallin.Altro esponente della tradizione corale nord europea il norvegese Ola Gjeilo  che si dedica  alla musica sia sacra che profana. A seguire lo svedese Wilhelm Stenhammar, scomparso nel 1927,, autore di successo, sorprende constatare quanto abbia scritto poco per il pianoforte, suo strumento. Il finlandese Jussi Chllydenius (1972) la cui musica raggiunge uno spontaneo, non studiato livello ridotto a una interessante sottigliezza. Tra questi esponenti musicali nordici erano collocati due brani della tradizione svedese affidati alla guida  della polacca Johanna Slesicka Infine piccoli brani di jazz di Sergio Sentinelli, Bob Chilcott e Lars Jansson.Diverso l’approccio del Coro G circa  la tipologia di repertorio :i ragazzi si sono presentati con freschezza e spontaneità da cui traspare  il loro entusiasmo nel fare insieme musica. Anche qui non è mancato l’applauso del pubblico con bis: un canto nuziale norvegese eseguito, uscendo all’esterno.

EDOARDO FERRATI