CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. La cappella di San Grato e Sant’Antonio alla Livorna

Risale al 1887, ad opera delle famiglie delle vicine cascine

di Antonio Mignozzetti

La Livorna è una borgata di poche case situata sulla sinistra della via Conte Rossi di Montelera, poco prima di arrivare a Pessione. Poco distante c’è un altro piccolo agglomerato di case di nome Livornetta.  Secondo il parere di padre. Giovanni Piovano entrambi i toponimi  potrebbero derivare da Liburnus o Liburna, possibili nomi propri di un proprietario o di una proprietaria. Risulta, infatti, che nel 1508 un Antonius de Leburno, nel suo testamento, abbia destinato lire 10 astensi al convento di Santa Maria delle Grazie.

Nel 1887 alcune famiglie risiedenti nelle cascine appartenenti al conte Turinetti di Pertengo, poi marchese Cambiano, chiesero al Vescovo di poter erigere una cappella dedicata a San  Grato al posto di un’altra più antica ormai scomparsa: “I fratelli Giuseppe e Felice Burzio del fu Ignazio, con Gilardi Bartolomeo del fu Giovanni e nipoti Giovanni e Simone del fu Giuseppe, formanti due distinte famiglie, parrocchiane della Collegiata di Santa Maria della Scala in Chieri, ed ubicate nella borgata della Livorna, che dista circa due miglia dal concentrico della città, affine di soddisfare alla propria pietà ed a quella dei conterranei del detto luogo composto di oltre 150 anime, vennero nella risoluzione di fabbricare dalle fondamenta su terreno di reciproca esclusiva proprietà, franco da qualsiasi peso, un pubblico oratorio ‘in honorem Divi Grati Episcopi sacrum’ …  in memoria anche di altra pubblica cappella che già esisteva a poca distanza e che è stata distrutta non sono molti anni… Le  due famiglie Burzio e Gilardi… si riservano il diritto reciproco di patronato sull’Oratorio. Quindi… dimandano: 1) Di tenere un anno per ciascuna famiglia la chiave della cappella in discorso. 2) Di tenere come sopra a titolo di deposito gli arredi sacri già esistenti o che saranno per acquisirsi…”. (Archivio Arcivescovile di Torino, Provvisioni Semplici).

L’8 agosto dello stesso anno il parroco del Duomo, don Andrea  Oddenino, benediceva la nuova cappella.  Il 2 gennaio dell’anno successivo, 1888,  gli abitanti della borgata chiedevano l’erezione della Via Crucis: la richiesta era firmata da Menzio Giuseppe fu Giacomo, Menzio Matteo, Gilardi Giovanni, Burzio Giuseppe, Burzio Giovanni, Menzio Francesco fu Antonio, Burzio Giuseppe, Gola Giovanni, Gola Francesco, Tosco Giovanni, Menzio Francesco fu Giacomo. “La chiesa – recita una relazione scritta da don Andrea Oddenino –  è di forma oblunga, ha la facciata tra levante e ponente, ed una sola apertura munita di una porta di legno di rovere con serratura. Il tetto è coperto con tegole che si uniscono in modo da impedire ogni insulto. 2) Nelle due pareti laterali si aprono due finestre che illuminano abbondantemente l’interno… 3) L’interno della chiesa misura metri quattro e centimetri dieci di lunghezza e metri 3,70 di larghezza e metri 3,32 di altezza dal pavimento… 4) La parte superiore interna è a volta tinteggiata… Le pareti laterali imbiancate… La parte esterna è tutta di mattoni naturali… 5) L’altare … è tutto di legno colorito…”.  (Archivio Arcivescovile di Torino, Provvisioni Semplici). Nel 1937 sopra l’altare fu collocata una bella tela raffigurante San Grato vescovo, firmata e datata Rossi 1937. Lungo gli anni alle pareti sono comparsi diversi ex voto in segno di riconoscenza per grazia ricevuta.  Attorno al 1950 dietro l’altare fu ricavata una piccola sacrestia. Verso il 2000 la cappella fu oggetto di un radicale restauro, che le ha conferito il gradevole aspetto che la contraddistingue, e che fu fortemente voluto da Maria Burzio, nipote del sunnominato Ignazio Burzio e madre di Michele Tesio, attuale proprietario della cappella insieme alla moglie Marina Bosio.  In passato vi si celebrava la Messa il 7 settembre, festa del Santo titolare. In tempi più recenti la Messa annuale era stata trasferita all’inizio di novembre con l’intenzione di celebrarla in suffragio dei defunti della borgata. Durante il mese di maggio almeno una sera era dedicata alla recita del Rosario con la partecipazione del Parroco. Attualmente, causa la scarsità di clero, queste pratiche risultano sospese.