CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA – San Giorgio “pigliatutto”
E’ noto che, a partire dal 1802, la soppressione degli Ordini Religiosi decisa dal governo napoleonico dette il via ad un immenso traffico di arredi e opere d’arte sottratti ai conventi, ai monasteri e alle loro chiese.
Gli arredi e le opere d’arte di particolare valore presero la strada della Francia (e se oggi vogliamo vederli dobbiamo andare al Louvre); quelli che non interessavano ai Francesi vennero venduti ai migliori offerenti o ceduti gratuitamente.
Con il consenso delle Autorità competenti, altari, pulpiti, quadri, acquasantiere, confessionali, banchi, organi ecc. passarono da chiese di monasteri ad altre chiese.
Anche a Chieri chiese parrocchiali e di confraternite e cappelle di Istituti riuscirono a dotarsi degli arredi di cui avevano bisogno e che non si erano mai potuti permettere.
Ad approfittare dell’occasione fu soprattutto la chiesa di San Giorgio. E questo grazie all’attivismo del suo parroco, don Emanuele Giacomo Borelli, un ex Gesuita che dopo la soppressione di quella Compagnia era entrato a far parte del Clero secolare ed era diventato prima cappellano poi parroco della parrocchia di San Giorgio.
Simpatizzante per le idee giacobine, e in buoni rapporti con il governo locale fino al punto da essere più volte eletto Consigliere comunale, egli ottenne per la sua chiesa moltissimi elementi di arredo, suscitando anche qualche gelosia, tanto che il Prefetto dovette giustificarsi dicendo che chi non era d’accordo doveva prendersela con il Governo.
Ecco un elenco, forse incompleto, delle sue acquisizioni.
Dalla chiesa del monastero di Santa Margherita delle monache domenicane: una campana, due acquasantiere di marmo, il tamburo di legno dell’ingresso, alcuni armadi di Sacrestia.
Dalla chiesa di Sant’Agostino dei frati Agostiniani: i banchi.
Dalla chiesa del monastero di Santa Chiara d’Assisi, appartenente alle monache Clarisse: oltre all’altar maggiore, al pavimento del presbiterio, alle balaustre e a due acquasantiere, tutto di marmo, la bellissima pala della Resurrezione, opera del Moncalvo, che ancora campeggia sull’altar maggiore e alcuni banchi.
Dalla chiesa della Pace dei Frati Minori Riformati: due confessionali.
Dalla chiesa di Sant’Andrea delle monache Cistercensi: due confessionali, tre piviali, il grande leggìo del coro e alcuni quadri dipinti dalle tre figlie monache del pittore Sebastiano Taricco, ospiti di quel monastero.
Dalla chiesa di San Francesco dei Frati Minori Conventuali: una statua lignea dell’Immacolata Concezione (tuttora esposta nella cappella a destra dell’altar maggiore).
Antonio Mignozzetti