“Chieri Classica”: Intorno a Pelleas et Melisande

Dopo la pausa estiva rirende la rassegna “Chieri Classica” (La musica viaggia un anno), con un concerto che reca il titolo “Justen Listen” (che si potrebbe tradurre in “Ascolta basta”) dedicato al lavoro “Pélleas et Mélisande”, un dramma simbolista del belga Maurice Maeterlinck, (1869-1949), premio Nobel per la Letteratura 1911.

Si tratta di un dramma scritto nel 1892 che ha come argomento l’amore proibito e predestinato dei personaggi del titolo.

Dopo gli studi presso i Gesuiti, s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Iniziò a frequentare Parigi con l’allora emergente movimento simbolista che ebbe grande influenza sul suo lavoro.

A questa evoluzione lo spinse anche la scoperta del misticismo tedesco del secolo XIV°, riletto da Novalis, e del romanticismo dei fratelli Schlegel che del simbolismo erano stati i precursori. Le opere poetiche e letterarie di Maeterlinck ispirarono molti musicista tra cui Nadia Boulanger, Chausson, Dukas e Schoenberg.

Il concerto propone le suite delle musiche di scena tratte dal dramma e firmate da Gabriel Fauré e Jan Sibelius e adattate dal direttore ‘iraniano Farhad Manani (foto) per l’Ensemble Contrametric.

Il testo originale è stato adattato da Emanuele Salvatore e Alessandro Marise. La Suite op. 80a, composta nel 1898 da Gabriel Fauré, non gode ai nostri giorni della popolarità che le spetterebbe: forse le ha nuociuto l’affermazione del capolavoro di Debussy. L’arte di Fauré, compositore d’élite è caratterizzata da un senso d’intimismo e da un’atmosfera di grande suggestione. Dei 19 numeri musicali, cui collaborò per l’orchestrazione l’allievo Charles Kochelin, l’autore trasse quattro episodi preceduti da “Prélude” il cui incipit è una sommessa frase degli archi, ripresa dal flauto, dagli oboi e dai clarinetti che evocano la misteriosa foresta dove Golaud incontra Mélisande. La successiva “Fileuse” vede la protagonista all’arcolaio, un piccolo capolavoro di freschezza di grazia. La “Sicilienne” + una parentesi mediterranea dove l’arguto gioco del flauto s’impone con la poetica voce dell’arpa. Infine “La morte de Mélisande” dove ritorna il secondo tema della “Fileuse” nel contesto di una marcia funebre che sfocia in un crescendo dalla massima tensione con l’intervento dei corni. Poi, l’atmosfera si stempera in una rarefatta dissolvenza quasi impalpabile con gli archi accompagnati dal solitario canto del flauto.

La Suite op.46, terminata da Sibelius nel 1905, è strutturata in nove quadri e colse un successo clamoroso con ben diciotto repliche. Il movimento di apertura “Alle porte del castello” introdotto da un arioso tema degli archi, poi ripreso dai fiati su una serie di austeri accordi. Il n. 2 presenta Mélisande con un assolo di corno inglese che descrive come Golaud trova Mélisande nella foresta accanto a una sorgente. Il n.3 “In riva al mare” un rapido intermezzo dove i personaggi ammirano da una spiaggia la vela di una nave. Il n. 4 “Una fontana nel parco” è denso nella. sonorità di carattere melodico. Una melodia di valzer apre la scena che termina quando Mélisande lascia cadere nella fontana l’anello che Golaud le ha dato. Il n. 5 “Le tre sorelle cieche” propone un altro assolo di corno inglese e armonie orchestrali monolitiche. La canzone di Mélisande ha lo stile di una ballata. Gli ultimi movimenti sono: “Pastorale2″scritta per i legni e gli archi con sottigliezze di natura cameristica, il n.7 è l’ episodio più lungo. Infine “Entr’acte” dove la logica del dramma esprime un epilogo e “La morte di Mélisande” chiude una tragica storia d’amore votata al fallimento.

Chieri, domenica 15 settembre, ore 18.00 Auditorium “Leo Chiosso” (via Conceria)