CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Un dipinto dal soggetto sorprendente

La chiesa di San Michele Arcangelo, situata sotto quella di San Giorgio, è interamente decorata con affreschi seicenteschi che riproducono episodi della vita della Vergine  e scene bibliche con protagonisti gli Arcangeli.

Fra questi, quello che ricorre più spesso è  il titolare della chiesa, San Michele Arcangelo, raffigurato o con la bilancia, per significare la sua funzione di esecutore della giustizia divina, o con la spada fiammeggiante nell’atto di castigare Lucifero, l’Angelo ribelle.

Ma al centro della volta, all’altezza della porta di ingresso, c’è un affresco più grande, di interpretazione non altrettanto facile.

A sinistra vi è rappresentato un monte, con alla base una grande grotta e in essa un toro; davanti all’ingresso della grotta un personaggio che maneggia un arco con frecce; sopra l’ingresso San Michele Arcangelo con la bilancia in mano; nella parte destra del dipinto un Vescovo e vari prelati che guidano una processione davanti alla grotta.

Sembra un affresco difficilmente inquadrabile nel contesto chierese. Ma non è così.

Basta qualche ricerca storica e agiografica (che, a quanto pare, nessuno prima d’ora ha mai avuto la curiosità di fare) per rendersi conto che, al contrario, quell’affresco ha in questa chiesa la  sua collocazione più appropriata: infatti riproduce in sintesi i quattro episodi con protagonista San Michele Arcangelo che, secondo la tradizione, starebbero all’origine del Santuario del Gargano: 1) l’episodio del toro imbizzarrito che, rifugiatosi nella grotta, viene ammansito dall’Arcangelo; 2) la processione alla grotta in ringraziamento per la conclusione vittoriosa della  guerra contro gli infedeli; 3) la grotta eretta a santuario dal Vescovo di Siponto; 4) l’apparizione dell’Arcangelo al tempo della pestilenza.

Resta comunque da capire il motivo di questo accostamento di Chieri al Gargano. Ma è noto che nel Medioevo, oltre alla via Francigena che, percorrendo l’Inghilterra la Francia e l’Italia e passando  per Roma arrivava a Brindisi dove i pellegrini si imbarcavano per la Terra Santa, c’era anche la cosiddetta via Micaelica, o via dell’Arcangelo San Michele: un itinerario di migliaia di km che conduceva il pellegrino medioevale in Terra Santa toccando i grandi Santuari dedicati a San Michele: Skellig Michael in Irlanda, Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in Piemonte, Monte Sant’Angelo sul Gargano, il monastero di Simi in Turchia, il Monte Carmelo in Palestina.

Questo dipinto dimostra che i membri della Confraternita di San Michele Arcangelo di Chieri non peccavano certo di provincialismo. Al contrario, si sentivano  parte, e vollero sottolinearlo con questo affresco, di quel grande ed epico movimento religioso europeo.

Antonio Mignozzetti