Quel tempo andato dei padri
(Concita De Gregorio la Repubblica 22 settembre 2024)
«(…) È con lei, con mia madre che ho detto ma come è stato possibile, mamma, che nell’arco di una esistenza sola, la mia, si sia passati da quel mondo – l’Ordine del Padre, un ordine dispotico, illiberale, e certamente ingiusto – a questo tempo, il tempo del Disordine. Cosa non ha funzionato, in questo cammino verso le libertà. (…) “Non lo so” ha detto dopo un certo silenzio mia madre, che è nata sotto una dittatura ma è cresciuta libera. “Non lo so. È che la libertà è difficile da organizzare. Bisogna essere molto bravi. L’ordine è più facile, il tuo destino è quello e non discuti. Quando cominci a discutere devi essere capace di farlo. (…) Ma non lo so. Non chiedere”. Non è per dire che si stava meglio prima, che scrivo queste righe. Si stava immensamente peggio quando un padre decideva (…).È per domandarmi cosa è andato storto in questo tempo breve di conquiste gloriose che non ha prodotto, certamente non ancora, una società giusta, uguale, libera sicura. Cosa abbiamo perso, cosa abbiamo guadagnato. Dove c’è da lavorare ancora (…). Torno al Padre (…) Non era due secoli fa (…). Era quando mia madre lavorava tutto il giorno e poi scriveva manifesti per l’assemblea della sera, era quando mio padre cucinava e puliva perché mamma aveva da fare. Era l’alba di un tempo che sembrava arrivare più libero, migliore. Poi non so. (…) Qual è il bivio che abbiamo mancato. In cosa (…) ci ha condotti questo tempo dove nulla è giusto e sicuro per nessuno. Era feroce allora, è diversamente feroce oggi. La libertà e difficile da organizzare. Sì. (…)».