Passione Fumetti: Welcome to Springville, Julia!
L’albo n. 314 di Julia – la criminologa con la fisionomia di Audrey Hepburn – in edicola lo scorso novembre con il titolo Myrna: Benvenuta a Springville è stata una piacevole sorpresa. Forse non per la maggior parte degli affezionati lettori della serie pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore da più di 25 anni, quanto piuttosto per quelli tra loro che sono anche cultori di tutto quanto ideato e scritto dal suo creatore: Giancarlo Berardi. Vale a dire tutti quelli che hanno amato Ken Parker – e ritengono che sia il, o almeno uno dei, più bei fumetti mai realizzati (chi non la pensa così è perché non ha mai avuto la fortuna di leggerlo) – ma anche tutte le altre sue opere: da Tiki a Marvin il detective, da Tom’s Bar a Giuli Bai & Co. fino alla sua versione a fumetti di Sherlock Holmes disegnata da Giorgio Trevisan. Compresa la mitica Welcome to Springville, serie di undici racconti – intitolati ognuno ad un personaggio – che omaggiano il cinema western americano degli anni d’oro, apparsa sul settimanale Skorpio (Eura Editoriale) dal dicembre 1977 al maggio 1979 e in seguito più volte ristampata.
Myrna: Benvenuta a Springville
Nell’albo Myrna: Benvenuta a Springville (soggetto di Giancarlo Berardi, sceneggiatura di Berardi e Maurizio Mantero e disegni di Steve Boraley) torna in scena la serial killer Myrna, nemesi di Julia fin dai primissimi numeri. Assassina spietata, dotata di astuzia e intelligenza fuori dal comune, Myrna è ossessionata da Julia, per cui nutre un sentimento di amore-odio. Per questo motivo le strade di Julia e Myrna si sono spesso incrociate, dando vita ad una sotto-trama che, fin dal suo primo ritorno avvenuto sull’albo n. 39 (Bentornata, Myrna!), porta sempre il suo nome nel titolo. L’ultima volta l’avevamo lasciata in fuga, da un isolato monastero della provincia americana, alla fine dell’albo n. 307 Myrna: la redenzione (aprile 2024), dove, grazie alla sua straordinaria capacità di adattarsi, si era finta suora per oltre un anno con il nome di Geraldine. La ritroviamo ora, ancora in compagnia di Ellen, la giovane novizia fuggita con lei dopo essere stata violentata dal viscido – e ormai defunto – Padre Logan.
Dopo aver viaggiato con i mezzi più disparati per cancellare le loro tracce, giungono a Springville, la città della primavera, che deve il suo nome alla “main street” rimasta “intatta” – almeno così dice la guida – dai tempi del vecchio west. Sembra addirittura che qui abbia soggiornato John Ford – il più importante regista del cinema western – e che dai suoi abitanti abbia tratto ispirazione per i personaggi dei suoi film. Anche questo a detta della locale guida turistica. In ogni caso, con questo ritorno a Springville Giancarlo Berardi chiude un cerchio, citando su Julia la serie per i cui personaggi si era ispirato proprio ai classici film western, in particolare a quelli di John Ford. Ma non finisce qui. Ad accogliere Myrna–Geraldine ed Ellen, al loro arrivo a Springville, è un brillante fotografo, nonché titolare di edicola–libreria, che di nome fa John C. Eberhart. Dite che vi suona famigliare? E non si può non notare come anche il suo aspetto ricordi quello del giovane Giancarlo Berardi, così come lo disegnò Ivo Milazzo nell’omonimo racconto pubblicato nell’aprile del 1978.
Oltre a John C. Eberhart – discendente di tale Jack Eberhart, barbiere, fotografo e scrittore di western – in Myrna: Benvenuta a Springville compaiono altri personaggi ripresi dai racconti degli anni ’70, che, se pure modernizzati, conservano le stesse fattezze dei personaggi originali. Succede così che Geraldine e Ellen vengano assunte per lavorare nel ristorante di Lenny Brown (che nell’omonimo racconto era il titolare del Saloon), mentre lo sceriffo di Springville si chiama Mike Donovan, la cui storia personale ricalca quella raccontata nell’ultimo episodio pubblicato nel 1979. Infine compare anche il simpatico dottor Scott, anch’egli ripreso da uno dei protagonisti dei racconti. Si tratta tuttavia di citazioni, inserite in un’avventura che, nelle 110 pagine dell’albo, segue una trama originale e quasi interamente incentrata su Myrna, mentre Julia – com’era già avvenuto nel precedente capitolo della saga della serial killer più ricercata d’America – ha un ruolo di secondo piano. Senza che questo tolga nulla alla storia, avvincente e di piacevole lettura come tutte quelle di una serie che, a mio parere, non delude mai.
Welcome to Springville
La serie Welcome to Springville è composta di undici racconti, tutti scritti da Giancarlo Berardi, sette di questi disegnati dal compianto Renzo Calegari e quattro da Ivo Milazzo (co-creatore di Ken Parker). Il primo racconto è di 14 pagine, gli altri di 12 pagine, tranne l’ultimo che è di 24 pagine (e fu inizialmente pubblicato in due puntate).
Ogni racconto – come ho già detto – è intitolato ad un abitante di Springville:
Brian Walker: è l’ex sceriffo, uno di quelli integerrimi, che non sarà facile sostituire, soprattutto se in città spadroneggia il solito allevatore prepotente.
Horace Ward: è il titolare del General Store, scapolo in cerca di moglie, anche tramite inserzione. Ma attenti alle truffe! Sembra esistessero già nel vecchio west.
Elija Scott: è il dottore, fedele al giuramento di Ippocrate e di buon cuore, ma anche capace di difendersi, se occorre.
Lenny Brown: è il titolare del Saloon. C’è un’ombra nel suo passato, ma da quando vive a Springville il suo whisky non ha mai avvelenato nessuno.
Hatfield: è un giocatore d’azzardo imbattibile, anche con la Derringer. Finché non arriva in città il giovane Ben Allister. Il suo destino si compirà solo diversi anni dopo su una diligenza attaccata dagli indiani, come raccontato nel film Stagecoach (Ombre rosse) di John Ford.
John C. Eberhart: barbiere, aspirante fotografo e scrittore. Ha la passione per gli intrighi e, forse, ora che in città è arrivato il Presidente degli Stati Uniti – ma anche due tipi sospetti con le fattezze di Ivo Milazzo e Renzo Calegari – gliene è finalmente capitato uno.
Virgil Blake e Quanah: l’ultimo cacciatore di pellicce e il suo socio indiano tornano a Springville un paio di volte l’anno e al loro arrivo la città sembra rimpicciolirsi, come se trattenesse il respiro… ma in fondo vogliono solo vivere a modo loro, secondo le regole di un’epoca che sta morendo.
Ollie: gli piace raccontare storie vecchie, non sempre credibili, come quella della vedova calva di Davy Crockett. Ma questa sulla guerra d’indipendenza, di quando era un ragazzo di quindici anni, sembra buona. Se non fosse che ora di anni dovrebbe averne centoventi.
Joe Highby: è morto. Trapassato da una freccia e scalpato. L’unico che sembra avere un movente è l’uomo che lo ha trovato, il suo aiutante Mitch Powell, del Texas. Eppure lo sceriffo Walker continua a indagare…
Mo-Wo-Tha: vent’anni fa uno scout Kiowa salvò la vita al Tenente Parson. Ora a Springville arriva un investigatore a cercare quel fiero guerriero anziano. Peccato che in città viva solo un vecchio indiano alcolizzato.
Mike Donovan: se n’è andato anni fa, abbandonando la sua donna incinta. Quando torna a Springville trova la sua vecchia madre che accudisce un bambino di otto anni. Lei non vuole che si riveli come suo padre, ma il destino deciderà diversamente, e forse non sarà un male.
La prima pubblicazione in volume di questi racconti è stata fatta nella collana Le nuvole delle edizioni L’Isola Trovata nell’ottobre 1980. A seguire Welcome to Springville è stata pubblicata in tre volumi brossurati della Collana West – Orient Express, sempre per L’isola Trovata, due con le storie di Calegari e uno per Milazzo. Successivamente sono state ristampate in due volumi da Le Mani, poi in un albo della Ken Parker Collection (il n. 44) contenente Welcome to Springville e L’uomo delle Filippine, dalla Panini Comics, e infine – solo per i racconti disegnati da Calegari – nel volume Welcome to Springville dalla Mondadori.
Immagini @ Sergio Bonelli Editore / Berardi-Calegari-Milazzo / Panini Comics / Mondadori