Douja d’Or. Asti a Tavola, come comunicare un territorio: convegno a Palazzo Mazzetti

Convegno a Palazzo Mazzetti: Asti a tavola

Convegno a Palazzo Mazzetti: Asti a tavola

Nell’anno del riconoscimento Unesco ai paesaggi del Monferrato, Langhe e Roero, Asti si interroga su come comunicare, al di fuori dei confini regionali, nazionali e soprattutto internazionali, le eccellenze attrattive dei prodotti enogastronomici che possano fare da volano al commercio e al turismo. Il convegno “Asti a tavola: come comunicare un territorio“, svoltosi ieri, lunedì 12 settembre a Palazzo Mazzetti, era proposto dal consigliere regionale Angela Motta e il sommelier Paolo Luciani, volto televisivo della “Prova del cuoco”. La Douja d’Or è anche occasione di approfondimento con una serie di conferenze. Erano tra i relatori i produttori Roberto Bava (Alta Langa) e Stefano Chiarlo (Barbera d’Asti), l’assessore regionale alle politiche agricole Giorgio Ferrero e Lucilla Conte, presidente del Comitato Giovani Unesco. Davanti ad una platea affollata da rappresentanti delle istituzioni (sindaci e assessori) e da operatori dei settori produttivi, hanno ragionato delle esperienze positive della promozione a tutto tondo. Superare le rigiditĂ  del giĂ  conosciuto è il primo comandamento secondo Roberto Bava. “Se ci fossimo fermati all’abbinamento moscato-torta di nocciole – ha detto Bava – il nostro vino non avrebbe varcato i confini di Asti”. Il passo successivo è entrare nelle abitudini dei consumatori. “Dice un adagio – ha continuato Bava – Ogni volta che a Torino qualcuno ordina un “prosecchino”, un produttore di Alta Langa muore”. Bisogna quindi studiare le abitudini di consumo e cercare di capire come inserire il prodotto in queste consuetudini. Non si può proporre ai coreani l’abbinamento malvasia-fragole perchĂ© non consumano abitualmente questi frutti. Ma conoscendo quali sono i loro piatti tipici si è scoperto che la malvasia si abbina perfettamente ad una pietanza di verdure fermentate. In questo modo si è aperto un mercato per la malvasia. Asti però non può proporsi da sola, secondo Bava, ma deve andare a braccetto con Alba, con Barolo. “Creiamo legami – ha detto – ed esportiamo un brand”.

Stefano Chiarlo punta sulle nuove forme di comunicazione. “Abbiamo sempre creduto nella forza del vigneto – ha detto – e da lì siamo partiti con un sodalizio con artisti di fama internazionale come Nespolo. Le loro installazioni sono una forma di propagazione dell’azienda che funziona moltissimo nel mondo social”. Ma anche agire sulla scuola è importante e Chiarlo ha parlato di video   educational, di app: linguaggi nuovi, leggeri che arrivano immediatamente soprattutto ai piĂą giovani. “Ma non possiamo essere una cattedrale nel deserto – ha concluso – dobbiamo fare le cose insieme, prima tra noi produttori e poi insieme alle istituzioni. Insieme le cose vengono meglio.”

Anche il sommelier Paolo Luciani ha esortato a fare sistema. Comunicare attraverso la cultura del vino, attraverso le etichette il territorio e quindi il paesaggio deve essere un punto di forza. Quindi nelle etichette deve comparire il nome del territorio. “Deve passare il concetto di Monferrato – ha spiegato – non quello di Barbera. I francesi lo hanno capito 300 anni prima di noi. Nessun vino francese porta il nome del vitigno. Porta quello del luogo di origine. Con la differenza che i nostri paesaggi i francesi non ce li hanno. Il genius loci (smettiamo di parlare di terroir e riprendiamoci la nostra cultura classica) è la nostra forza, ma bisogna abbandonare i particolarismi del singolo vitigno”.

Il riconoscimento Unesco, secondo Lucilla Conte, ha  creato un valore aggiunto reputazionale alle terre del Monferrato e questo implica che le istituzioni siano dinamiche nel valorizzare la promozione del territorio. Il comitato Unesco non è soltanto un ente certificatore, ma affianca le istituzioni in questo compito.

 La chiusura del convegno è stata affidata all’assessore regionale Ferrero che ha ricordato che i vitigni sono un patrimonio dei produttori. Ma la Regione lavora con loro per poter unire le energie e superare quei particolarismi che sono stati un freno per la crescita internazionale dei nostri vini.

Carmela Pagnotta