GRAVELLONA TOCE. LA TRUFFA DEI FALSI INVESTIMENTI CORRE SULLA RETE. DENUNCIATE 12 PERSONE DAI CARABINIERI
I carabinieri della Stazione di Gravellona Toce, nei giorni scorsi hanno denunciato a piede libero 12 persone per il reato di truffa in concorso.
Gli accertamenti erano partiti a novembre dello scorso anno, quando un residente della bassa Ossola si era presentato ai militari denunciando di essere stato truffato. In particolare aveva raccontato di essere stato contattato da uno sconosciuto sulla piattaforma di messaggistica Telegram, proponendogli di investire una certa somma di denaro, con la prospettiva di un sicuro e cospicuo guadagno in tempi brevi. Allettato da questa prospettiva la vittima si è fatto convincere ad effettuare 14 bonifici bancari per un totale di circa 10 mila euro sui vari conti che gli erano stati indicati. Quando però l’uomo ha chiesto di riscattare la somma investita più gli interessi maturati, lo sconosciuto interlocutore è divenuto irreperibile. Nessuna risposta ai messaggi e, ovviamente nessuna restituzione né del capitale“investito”, né tantomeno dei guadagni promessi.
I carabinieri con i successivi accertamenti sono risaliti agli intestatari dei conti correnti bancari o postali su cui sono stati effettuati i bonifici, successivamente identificati e denunciati.
Si tratta di un gruppo molto eterogeneo di 12 persone. Tra loro uomini e donne, italiani e stranieri, tutti con precedenti penali, sparsi da nord a sud Italia. Nel corso dell’ultimo anno e sino ad oggi i carabinieri del Comando Provinciale di Verbania hanno registrato numerose truffe online, portate a termine con svariate tecniche ai danni di persone residenti in provincia che, raggirati su facili guadagni in falsi investimenti o attirati da un acquisto superconveniente, si affidano a ignoti interlocutori versando su conti correnti o carte prepagate somme di denaro, dalle poche centinaia a diverse migliaia in alcune occasioni.
Il volume di affari per i truffatori è stato complessivamente di oltre 100mila euro.
L’azione di contrasto dell’Arma sul fenomeno ha portato a identificare e denunciare 34 soggetti, per la maggior parte residenti fuori provincia, proprio perché per mettere in atto la truffa sfruttano la rete internet così da poter raggiungere le vittime in ogni angolo del paese.
La promessa di guadagni rapidi e sicuri rappresenta uno dei più gettonati metodi di truffe online perla maggior parte tramite siti e social come appunto Telegram.In una di queste truffe, madre e figlia si sono iscritte ad un sito che prometteva grossi guadagni afronte di investimenti iniziali a portata di tutti. Una volta forniti i propri dati, le donne sono state contattate da una sedicente broker che le ha invitate a fare un bonifico di 500 euro. Questo avrebbe permesso all’intelligenza artificiale di lavorare per loro e trovare gli investimenti più redditizi. Effettivamente sul loro profilo personale madre e figlia potevano vedere che il loro investimento iniziale si era triplicato in pochissimo tempo e per questo, su suggerimento della fantomatica broker,avevano deciso di reinvestire quanto guadagnato, aggiungendo un ulteriore bonifico. Dopo qualche mese, in cui la cifra era lievitata di decine di volte rispetto all’investimento iniziale, le due donne sono state contattate dalla società che le invitava a prelevare quanto in giacenza, previo il pagamento delle tasse, pari a circa 5 mila euro.
Fatto questo ulteriore bonifico, l’amara scoperta. Nessuna possibilità di prelevare e nessuna risposta ai vari numeri telefonici e mail che avevano.
Altra truffa recentemente perpetrata su Telegram a visto la vittima convinta ad effettuare bonifici per oltre 30 mila euro su diversi conti con la speranza di facili guadagni semplicemente mettendo dei“like” a dei video e/o post su determinati siti.
In un’altra occasione i carabinieri di Cannobio hanno denunciato un uomo e una donna residenti in Liguria per una truffa avvenuta online, dove la vittima si è vista portare via dal proprio conto corrente la somma di 40mila euro. Fortunatamente grazie ai primi e speditivi accertamenti svolti i militari sono riusciti a recuperare la metà della somma.
Tra le più diffuse truffe online ci sono quelle sui marketplace di siti dedicati come subito.it o di socialnetwork come Facebook.
Lo schema della truffa è sempre il medesimo: il venditore getta l’esca postando un annuncio su un oggetto, dai mobili, alle autovetture usate, dalle bambole da collezioneai prodotti per animali domestici ma anche, in un’occasione un container pagato dall’acquirente 1.100 euro e mai ricevuto. Prima o poi un ignaro compratore, magari pensando di fare un buon affare, lo contatta, versando il denaro, magari solo una caparra, su carte prepagate o conti correnti. Ovviamente il prodotto non arriverà mai e resta difficile rientrare in possesso del denaro versato. Queste truffe possono fruttare da poche decine, fino a migliaia di euro.
Un’altra tipologia di truffa online molto diffusa è quella del falso nipote o figlio che contatta la vittima sull’applicazione di messaggistica Whatsapp simulando di aver rotto o perso il proprio cellulare,chiedendo all’interlocutore la ricarica di una carta prepagata o simile, con una cifra quasi sempre intorno alle 1000 euro, per poter acquistarne uno nuovo subito, promettendo la restituzione della somma appena possibile. In provincia due casi sono stati registrati e in entrambi gli autori sono stati identificati e denunciati dai carabinieri.
Altre truffe, come quelle per cui i carabinieri di Domodossola hanno denunciato lo scorso settembreuna pregiudicata residente a Roma, riguardano la ricerca di case o appartamenti in affitto sia nelle località di vacanza che in grandi città per motivi di studio o lavoro. Nello specifico la vittima aveva pagato la caparra per una casa vacanza in una località marittima per le vacanze, ma dopo il versamento della cifra pattuita l’intermediaria immobiliare aveva fatto perdere le proprie tracce. In un’altra occasione la vittima aveva cercato una casa in affitto a Milano, versando una cospicua somma mediante bonifico all’intermediario conosciuto in rete, ma non solo questo si era reso successivamente irreperibile, ma recatasi nel capoluogo lombardo all’indirizzo indicato non vi era alcun appartamento in affitto