Chieri. Il Piano del Traffico, i parcheggi blu, l’ambiente. Viaggio alle radici del problema
Ma cosa c’entrano il mostro di Frankenstein e una carrozza a cavalli con i parcheggi blu? Spostamenti progressivi di un’intelligenza artigianale mentre legge tra le righe di un disperato PGTU
Quando la gente scende per strada per protestare contro scelte impopolari, qualche motivo c’è. Quel che è successo a Chieri, con quella pittoresca storia dei parcheggi blu, lo si potrebbe ribaltare su qualunque altra cittadina di questa nostra Italia delle sette beghe, mai contenta di essere così suggestiva, antica, ma sempre più difficile da gestire, obsoleta e fatiscente, ma soprattutto piccola, poiché sempre uguale a se stessa.
È tutto il resto che cambia, che si moltiplica, che si sposta veloce, sempre più grande, sempre di più. È il mondo in via di sviluppo ostaggio del Pil e del consumo sfrenato.
Ebbene sì, troppe macchine in giro, troppa gente con la verità in tasca in una battaglia senza vincitori né vinti.
Forse è meglio fare un passo indietro, tentare di capire quel che è stato e quel che siamo diventati noi, vanitosi occidentali sepolti di cose inutili che non ci bastano mai. A me, a te, a tutti noi, colpevoli di essere in tanti.
Ci fu un tempo in cui la mobilità su ruote non era per tutti, la carrozza trainata dal cavallo era solo per gente abbiente, e in quel tempo che finì nel XX secolo, le città erano disegnate su pianta medievale, le strade erano strette e così ci sono state consegnate in quelli che oggi sono noti come “centri storici”, vanto storico da preservare e disperazione urbanistica per ogni amministrazione comunale.
Negli anni 60 ci si muoveva con la vespa o con la 500 blu, che era quasi un lusso. Tempo della mobilità di massa di autostrade verso il mare. Il miracolo economico che ci ha portato all’auto-distruzione è cominciato così. C’era posto per tutti, perché i tutti erano ancora pochi, poi, un giorno dopo l’altro non è mancato più nessuno, ed eccoci qui.
Qualche decennio dopo: code sulla tangenziale, code alla domenica tornando dal mare, code al semaforo, code di macchine sempre più grandi e sempre più veloci, ma in cerca di spazi.
È così che il “più bel giocattolo inventato dall’uomo” è andato fuori controllo. Code di paglia che non bruciano mai viaggiano nervose dentro ad abitacoli superaccessoriati di gadget talvolta ridicoli. Code di SUV da 200 cavalli davanti alle scuole (se si potesse, anche dentro). Mamme apprensive per transumanza casa-istituto; sicurezza garantita dalla massa del veicolo. Marmocchi con la cartella che tornano a casa a piedi non si vedono più. È che siamo diventati così, il trasporto individuale ha perlomeno cinque posti, quattro dei quali sono vuoti. Si corre veloci per andare a lavorare chissà dove, 6680 km pro capite dice la statistica, e mediamente gli italiani trascorrono 45 minuti al giorno nella propria auto.
Ma cosa c’entra tutto questo andare quotidiano con i parcheggi a pagamento della città di Chieri?
Mentre leggo sul “regolamento viario” del suddetto PGTU, da una parte mi rendo conto che è uno sforzo immane, professionale, pieno di buone intenzioni e di belle parole, dall’altra mi ricordo che alla Facoltà di Architettura, già alla fine degli anni 70, parlandone con il professor Lorenzo Matteoli, pioniere dell’architettura sostenibile, ambasciatore del design italiano nel mondo, amico e confidente, prima ancora che preside della Facoltà , mi disse: «non possiamo allargare strade di città sviluppatesi nel Rinascimento».
Stesse opinioni quando incontrai ad Alba il Maestro Renzo Piano, con cui rimasi in piacevole corrispondenza che conservo ancora.
L’origine del male non è il parcheggio blu o le prossime trovate in divenire che gireranno Chieri al contrario… quanto la disperazione di chi si prende in carico i problemi delle nostre città, che ormai da tempo rimbalzano uno sull’altro.
L’aumento del traffico causa inquinamento, l’inquinamento contribuisce all’effetto serra, al riscaldamento globale, quindi basta CO2, basta motori endotermici, l’auto elettrica è la soluzione: cobalto, litio e poi… La guerra globale per le terre rare!
Perciò, fermiamoci a riflettere spolverando un’intelligenza artigianale.
Pensate voi, cittadini di Chieri che sarà un cartello da 16.000 € a ravvedere le nostre sporchevoli coscienze? Sì perché non siamo esenti da colpe del “mostro traffico” che abbiamo creato.
Tempo è di riscoprire che a piedi ci si muove in fretta e in bicicletta pure! E ammettere che viaggiamo uno per macchina, coprendo superfici di asfalto & cemento che una volta erano prati, nervosi e prepotenti in cerca di un parcheggio! Quindi, mentre mi soffermo sui “cuscini berlinesi” più piccoli dei dossi, ma non per questo risolutivi e intelligenti, proseguo in questa analisi di uno studio razionalizzato a Monza, costato una cifra senza senso, mi addentro in questo PGTU di stampo brianzolo, rimando ogni benevolo lettore alla prossima puntata, sorprendente ed inattesa. Ragionando dal basso con umiltà è un po’ di competenza, qualcosa SI-PUÒ-FARE!
Carlo Mariano Sartoris
(1-continua)