È pervenuto sino a noi questo interessante elenco di cibarie, antichissimo di secoli:Sontuosi piatti di vivande visibilmente accettabili, manzo salato, piatti di carne, teste di carciofo, delicato formaggio e altra vivanda specialmente di pesci.Costituiva insieme alle bevande il menù non propriamente di un invito, ma di un auto-invito. Era infatti uno dei tanti obblighi che il Rettore della chiesa di San Giorgio di Chieri era tenuto ad attuare per soddisfare il Capitolo dei Canonici dell’Insigne Collegiata di Santa Maria della Scala (il Duomo) nella ricorrenza della festa di San Giorgio.Il Rettore di San Giorgio dopo essere stato eletto dal popolo era tenuto a recarsi nella sacrestia del Duomo; dove, davanti al Capitolo radunato, chiedeva umilmente di essere investito del Benefizio parrocchiale; quindi gli si imponeva la berretta e il Rettore, in ginocchio, prometteva con giuramento di osservare gli Statuti della Collegiata e le consuetudini e di rendere al Capitolo gli ossequi e le prestazioni elencati per la prima volta in un documento che reca la data del 4 maggio 1359, ma già in uso da molto tempo prima.Così recita uno dei dodici obblighi, precisamente il sesto : Il detto rettore ogni anno, in segno di soggezione è tenuto a dare ai detti Canonici e Cappellani, all’incirca nella settimana di San Giorgio, onorevolmente e degnamente un bel convito, sotto pena di venti soldi astesi per ogni settimana in più di ritardo; ed è tenuto a darlo non ostante il pagamento della penale.In realtà gli appuntamenti a tavola, a spese del Rettore di San Giorgio per i circa quindici canonici e un numero imprecisato di cappellani, erano due. Uno alla vigilia della festa di San Giorgio dopo il canto del Vespro definito merenda e un altro dopo la Messa maggiore, quando doveva dare un lauto pranzo splendidamente preparato, quest’ultimo comunque entro gli otto giorni dalla festa, la cosiddetta ottava.Il Capitolo dei Canonici del Duomo trovava sempre qualche cavillo, tanto da rendere la vita difficile al Rettore di San Giorgio. Così il 25 aprile 1583 si venne a una transazione: il Rettore di San Giorgio Lodovico Broglia e i suoi successori restavano liberati dal vincolo di “invitare alla loro tavola” il Capitolo del Duomo, impegnandosi però a sborsare ogni anno al medesimo Capitolo la somma di sessantaquattro fiorini.Restavano però gli altri undici obblighi che non rendevano facili i rapporti, bastava infatti la minima infrazione per degenerare in vere e proprie liti.
Anche un invito a tavola può essere spunto per raccontare la nostra storia.
Roberto Toffanello