IL CERCALAVORO – “Bussola, Timone e Vela per cercare lavoro” – a cura di ALESSIA ARBA
13^ Puntata. Quali domande a colloquio?. 2^parte
Durante il colloquio possono esserci anche altre domande che potrebbero mettere in difficoltà. È probabile che alcune di queste e, di quelle che si vedranno nelle prossime puntate, non vengano mai fatte. Perché allora analizzarle? Per avere una panoramica di ciò che il selezionatore può chiedere e, di conseguenza, essere un po’ più tranquilli se venissero fatte.
Il consiglio, come nella puntata precedente, è di provare a rispondere a ciascuna di esse.
“Nell’ ultimo lavoro, quali erano gli aspetti che le piacevano di più?” Se si conosce la posizione per la quale si sostiene il colloquio si possono fare corrispondere ai compiti previsti dallo stesso. Al contrario, puntiamo sui nostri obiettivi.
Altre due possibili domande sono “di quale successo professionale va fiero?” e, all’opposto, “mi racconta un caso di un suo insuccesso?”. Alla prima si può preparare, come esempio, un problema e le azioni poste in atto per risolverlo. Alla seconda, forse un po’ più difficile, si può raccontare un evento che è servito “di lezione” per il futuro, tanto che successivamente, nella stessa situazione, si è comportato in modo differente. Anche se sembra che il selezionatore voglia mettere in difficoltà, in realtà sta, più semplicemente, verificando la capacità di risolvere problemi piuttosto che il raggiungimento di un obiettivo dato. Evitiamo, quindi, di metterci sulla difensiva e rispondiamo in modo breve e sintetico.
“Non le sembra di aver cambiato molte volte lavoro ed azienda?”. Se nel CV ci sono frequenti cambi di azienda, è possibile che si voglia approfondire. Come rispondere? Dando spiegazioni logiche per circostanze non dipendenti da noi (esempio, fusione, riorganizzazione) o, sempre in modo positivo, parlando di una crescita professionale.
Altra domanda un po’ insidiosa “perché sta cercando un nuovo lavoro?”. Tenendo sempre presente il proprio obiettivo, si può fare riferimento o a situazioni aziendali (riorganizzazione o chiusura di attività, riduzioni di costi, ad esempio) o professionali (crescita, nuove sfide,..).
Mai, a questa domanda, fare riferimento al fatto che non piace più il lavoro, che non si va d’accordo con il capo, per citarne alcune.
Non si era detto di non mentire mai a colloquio? E’ vero e, la regola, vale sempre ma, come si era detto nella puntata precedente, non si parla mai male a colloquio della precedente o attuale azienda. Anche in questo caso, proviamo uno scambio di ruolo: il candidato diventa selezionatore e viceversa.
Si ha di fronte una persona che si lamenta per la sua situazione, per la società, per le ingiustizie della vecchia azienda. In più demoralizzata che pensa di non sapere fare niente e che continua a lamentarsi durante il colloquio. Nei panni del selezionatore, pur capendo la legittima situazione umana di sconforto, da un punto di vista aziendale, quale contributo può dare quel candidato all’azienda? Purtroppo la risposta è scontata…
Per quante difficoltà ci possano essere nel proprio privato o nell’attuale situazione lavorativa, non è portandolo in sede di colloquio che si otterrà qualcosa in più…
“Lavora ancora? Non lavora più, perché?”, “Perché mi ha inviato il suo curriculum vitae?”, “Perchè si propone per questa posizione?” sono alcune delle domande che vedremo la prossima settimana.