ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
TORINO- CONTRASTI PER DUE PIANOFORTI– Le sorelle Katia e Marielle Labeque, duo pianistico di fama internazionale, inaugurano la stagione 2016/17 dell’Unione Musicale con cui hanno da tempo intessuto una intensa collaborazione. Si esordisce con “Le sacre du printemps” di Stravinskij che il 29 maggio 1913 nella sala del Théatre des Champs Elysées di Parigi scatenò una tempesta di dissensi. Un autentico putiferio di reazioni da parte di un pubblico i cui nervi vennero sollecitati oltre misura. L’evento ebbe vasta eco sulla stampa che, forse, esagerò nella mondanità anedottica.. Le sorelle Labeque propongono la versione per due pianoforti approntata dallo stesso Stravinskij. Il principio dinamico basilare della “Sacre” è il ritmo che ne costituisce l’aspetto più sconcertante e spettacolare che qui compare in tutto il suo splendore. La musica è di una fisicità travolgente, la partitura lunga e complessa in grado di passare all’ascoltatore trame complesse in modo diretto. Il lavoro pone una domanda: l’opera d’arte può essere trasgressiva e provocatoria, oppure ha solo come obiettivo di far parlare di sè creando così facile pubblicità. Una cosa è certa le “Sacre” per lungo tempo restò un simbolo della musica moderna. Lungimiranza di un genio che passò per uno scandalo inevitabile.. Dopo la “barbaria” stravinskiana, per contrasto segue “Ma mère l’oye” per pianoforte a quattro mani dove Ravel evoca un’infanzia fantastica, anche quella delle angoscie puerili. Scritta nel 1908 in omaggio a Minnie e Jean, figli dell’amico Godebski, la suite getta uno sguardo ambiguo sull’infanzia e questo si riflette in una scrittura molto raffinata e precisa negli effetti timbrici, ogni nota è calcolata con cura nel proprio peso specifico .Chiusura con tre Songs da “West Side Story” di Bernstein a cui le sorelle Labeque chiesero di elaborarne alcune pagine che vennero affidate all’orchestratore Irving Kostel. Il risultato piacque allo stesso Bernstein. Pagine bellissime in cui si ritrova tutta la forza delle sue straordinarie melodie.
Conservatorio, p. Bodoni
Stagione Unione Musicale
Mercoledì 12 ottobre, ore 21.00
KATIA E MARIELLE LABEQUE, pianoforti
Musiche di Stravinskij, Ravel, Bernstein
TORINO- BORSISTI “DE SONO” IN CONCERTO– La De Sono Associazione per la Musica, nata nel 1988 sostiene il perfezionamento di giovani musicisti con borse di studio e organizza concerti pubblici in cui i ragazzi possano rendere note le loro qualità. Il concerto propone il chitarrista Pietro Locatto (foto) al fianco di Rebecca Viora (flauto) e Filippo Tortia (violoncello).In testa di locandina l’uruguayano Augustin Pio Barrios Mangoré (1885-1944), concertista esaltato e denigrato, trascorse una vita errabonda tra Centro e Sud America senza mai stabilirsi in alcun luogo. Nonostante la leggendaria celebrità, la sua arte non fu mai compresa nel suo reale valore. Scrisse solo opere per chitarra: alcune di ispirazione popolaresca e ricche di fascinosi effetti, altre indirizzate alla musica romantica e traboccanti di raffinate armonie. Al pubblico torinese viene proposto lo splendido Preludio en do minor in cui Barrios si eleva in una solitaria meditazione di poesia e spiritualità. Accanto ad esso due altre sue pagine: “Mazurca apasionada”, “El ultimo tremolo”. Lo spagnolo Joaquin Rodrigo (1930-1996), noto per il Concerto di Aranujez, fa capolino con il brano “Invocation y Danza”. Il nipponico Toro Takemitsu (1930-1996) con il pezzo “Toward the Sea” per flauto e chitarra: è un musicista che rinnegò i canoni della tradizione giapponese a favore di una base chiaramente ociidentale: “Le melodie giapponesi sono come il Fuji belle ma eternamente immobili” ebbe a dire. Il fiorentino Mario Castelnuvo Tedesco (1895-1968). le cui opere vennero bandite nel1939 a causa delle leggi razziali fasciste, si stabilì negli Stati Uniti, stabilendo una lunga collaborazione con Andres Segovia che ne avrebbe fatto uno dei compositori più importanti del’900 per chitarra classica. Dotato di ricca e fluente vena come dimostra “El sueno de la razon produce monstruos”. Completano il programma due brani dalla nota “Histoire du tango” dell’argentino Astor Piazzolla, scomparso nel ’92, e la Ciaccona BWV 1004 di J.S. Bach nella trascrizione di Segovia.
Conservatorio, p. Bodoni
De Sono Associazione per la Musica
Giovedì 13 ottobre, ore 21.00
ingresso libero
PIETRO LOCATTO (chitarra), REBECCA VIORA (flauto), FILIPPO TORTIA (violoncello)
Musiche di: Barrios Mangorè, Rodrigo, Takemitsu, Castelnuovo Tedesco, Piazzolla, J.S. Bach
CHIERI (TO)- L’ORGANO “DA CONCERTO” ITALIANO– Il movimento ceciliano, così chiamato in onore di Santa Cecilia patrona della musica, fu una risposta nei primi anni del ‘900 alla centenaria assenza del canto gregoriano e della polifonia rinascimentale dalle celebrazioni liturgiche cattoliche a favore di stili più simili alla musica operistica. Principale criterio delle nuove composizioni doveva essere una maggiore sobrietà e la ricerca della partecipazione dell’assemblea nella liturgia attraverso il canto. Muta anche l’arte organaria che vede eliminare tutti quei registri lirici dell’organo italiano ottocentesco (detto “da concerto”) a favore di sonorità meno fragorose. Si sostituiscono quindi ancie e mutazioni con forte tendenza ai registri violeggianti. Questa fulminea prefazione serve a comprendere il titolo del concerto “L’organo al tempo di Verdi. Le musiche operistiche nella liturgia prima della riforma ceciliana. L’estro di Giovanni Quirici (1824-1896)”. Nato ad Arena Po, in provincia di Pavia, da una famiglia benestante di notai, sembrava destinato a seguire le orme del padre che, dopo molte perplessità, lo iscrisse al Conservatorio di Milano dove si diplomò. Iniziò l’attività come organista titolare della parrocchiale di Borgosesia dove compose i suoi primi lavori e fondò la banda musicale. Si trasferì, dopo il matrimonio a Torino presso i Padri Barnabiti come docente di musica al Reale Collegio Carlo Alberto di Moncalieri dove rimase quindici anni. Nel 1878 in segnò alla figlia dodicenne della principessa Clotilde di Savoia, Maria Letizia a cui dedicò un trattato. Morì a Torino l’11 marzo 1896. Autore di quindici Messe oltre a opere minori, romanze e danze per pianoforte. Giuseppe Gandolfo e Flavio Rocca, che ormai godono di solide credenziali presso il pubblico chierese, offrono un esempio di come l’organo era ai tempi precedenti della cosiddetta riforma ceciliana ossia l’introduzione di elementi operistici nella liturgia: un gusto alla moda che godette di ampia fortuna. Principale causa dell’oblio di tali musiche fu il motu proprio di Pio X° che ne vietò l’esecuzione in chiesa. L’organo “teatrale” cadde nelle coltri dell’oblio fino a una ventina d’anni or sono quando ritornò alla ribalta. In tale processo di riabilitazione un ruolo importante lo ha giocato la rassegna “Organalia” che ha riportato l’attenzione di tale repertorio con una serie di concerti su alcuni organi storici piemontesi e raccolta in una collana discografica della Tactus con un ricco apparato di note storiche e musicologiche. Vengono eseguite due Messe per organo solo: in do maggiore (Rocca) e la Grande Messa in sol maggiore (Gandolfo) dove abbondano polke, mazurche e motivi di facile presa sull’ascoltatore. Chissà che uscendo dalla chiesa di San Domenico, qualche ascoltatore fischietti un motivo con buona pace dei cigliosi ceciliani che imposero austera meditazione e raccoglimento.
Chiesa San Domenico
Venerdì 14 ottobre, ore 21.00
ingresso libero
GIUSEPPE GANDOLFO, FLAVIO ROCCA, organo
Musica di Quirici