Sacco: “I migranti a Chieri, un caso sulla TV nazionale. Ma l’amministrazione che fa per tutelare i cittadini?”
Rachele Sacco, capogruppo di Forza Italia al consiglio comunale di Chieri, nuovamente all’attacco dell’amministrazione sulla vicenda dei migranti. Scrive la Sacco in una nota inviata ai media:
“9 novembre 2016. Chieri nuovamente sulle tv nazionali. Questa volta a mettere alla berlina il Comune è la “questione migranti” per un reportage trasmesso in diretta mercoledì sera nella trasmissione Mediaset “Dalla parte vostra”. Al centro del servizio, il caso dei migranti di Chieri ospiti in un condominio di strada Andezeno: 20 condomini e 24 immigrati. E’ sempre più chiaro che i cittadini non credono più nell’amministrazione . Per farsi ascoltare i residenti del condominio hanno chiamato prima i giornalisti nella speranza che chi dovrebbe occuparsi delle loro problematiche intervenga. Siamo preoccupati perché i cittadini sono sfiduciati tanto da rivolgersi alla stampa e ai giornalisti per farsi ascoltare e urlare la loro esasperazione .La problematica è stata più volte sollevata dal gruppo FI, sia con interrogazioni in Consiglio Comunali che comunicati stampa e interventi durante le commissioni. E’ necessario fare chiarezza – evidenzia la consigliera anche membro della Commissione Immigrazione dell’Anci – Una buona amministrazione dovrebbe tutelare in primis i propri cittadini e non attendere che diventi un caso nazionale. Inutili gli sforzi delle Forze dell’Ordine se poi chi dovrebbe collaborare attivamente con loro, come le associazioni e il Comune, non informa sullo stato dei fatti».L’ultima interrogazione, riguardante l’operato dell’associazione Trame che ha ora in gestione l’arrivo dei profughi, è stata presentata la scorsa settimana in Consiglio Comunale e poi ridiscussa della consigliera nell’audizione di giovedì: «E’ inconcepibile che non si possa determinare il numero di persone che risiedono a Chieri in attesa dello status di rifugiato politico. I cittadini si sentono abbandonati, non hanno referenti a cui rivolgersi e non facciamo altro che fomentare fenomeni di razzismo e delinquenza – considera Sacco – Sfido chiunque a non dirsi pronto ad aiutare persone che arrivano da nazioni in guerra, certo che c’è empatia verso chi fugge da luoghi a rischio, ma l’empatia deve essere anche verso quei concittadini che si ritrovano da un giorno all’altro in minoranza nel proprio condominio, spaesati da un via vai continuo di persone di cui non sanno nulla. Il 95 per cento uomini. Ed è difficile credere che siano tutti rifugiati e non migranti economici. Ci sono stati episodi di violenza interne tra gli immigrati ospiti di uno di questi condomini e sono dovuti intervenire i carabinieri. E’ questo il clima in cui vogliamo vivere? Siamo certi che sia questo il modo per occuparsi di immigrazione? Quando venti persone vivono in poco più di cento metri quadri è normale che si creino situazioni del genere e pensare di abitare o aver acquistato casa in un palazzo in cui qualcuno potrebbe accoltellarsi sotto il proprio naso certo non mi farebbe vivere serena. Dall’altra parte bisogna anche valutare: i criteri di abitabilità vengono rispettati? Cosa prevede la legge sul numero massimo di persone per metro quadro? Vengono date le giuste condizioni di alloggio?».La richiesta è quindi una maggiore partecipazione da parte dell’amministrazione per tutelare i propri cittadini: «Una Giunta non può dichiarare che la situazione è in mano alla Questura e all’associazione Trame tirandosi fuori da ogni possibile conseguenza sul territorio e delegando all’associazione ogni risposta. E’ compito dell’amministrazione avvertire e tranquillizzare la popolazione sull’arrivo di nuovi immigrati. Ci vuole trasparenza e un progetto concreto. Non si riesce più a capire quanti “richiedenti asilo” siano ora ospiti in città. Ci sono troppe domande alle quali non abbiamo avuto risposta. Ad esempio: quanti soldi vengono effettivamente spesi per gestire l’arrivo di queste persone. Con che criterio vengono scelti i condomini e i locatari. C’è una graduatoria? Sono state messe in atto delle azioni per limitare stati di criminalità? Qual è il numero massimo di richiedenti asilo che ogni Comune può accettare? Sono previsti degli incontri di informazione e preparazione nei condomini che ospitano queste persone, oppure chiunque dall’ oggi al domani potrebbe trovarsi con 20 profughi come vicini di casa?»
Le preoccupazioni espresse nell’articolo paiono sovradimensionate: si sa ogni aspetto della questione è stato chiarito dall’Associazione Trame, che gestisce la presenza dei richiedenti asilo nella nostra Città. Lo stato di disagio dei cittadini residenti nel condominio è -a quanto ascoltiamo e vediamo- scarsamente motivato. Per vivere insieme, basta parlarsi e fissare le regole, eventualmente con l’aiuto dei mediatori culturali. Non si capisce che cosa c’entri il Comune. Magari chiederò anche io il sostegno del Comune per sanare il disagio che mi causa la vicina (astigiana dalla testa dura) che mi intasa di ciarpame gli spazi comuni. Infine, se gli emigranti sono uomini al 95%, la situazione è quella di molti emigrati meridionali di 50 anni fa: allora qualcuno se ne lamentava con argomentazioni simili alle attuali e ugualmente pretestuose. Oggi i figli di chi emigrò dalle Calabrie o dalla Puglia non sopportano questi giovani sfortunati e chiamano nientepopodimeno che gli inviati di Rete Quattro a invadere abusivamente gli spazi del condominio con le telecamere e la consueta arroganza!!
Gentilissimo Signor Vincenzo, non credo sia corretto paragonare le ipotetiche controversie con la vicina di casa astigiana a 20 immigrati, così come trovo fuori luogo paragonare gli Italiani che si mossero dal Sud per andare a LAVORARE al Nord con gli immigrati che, senza alzare un dito, ricevono vitto, alloggio e pocket money da spendere a proprio piacimento…ed eviterei di soffermarmi sulle rimostranze di questi sfortunati ospiti riguardo i menù offerti e lo scarso segnale del Wi-Fi negli alberghi. Con il massimo rispetto per le opinioni altrui, La saluto.