Maltempo: “in città gli argini hanno tenuto, ma in campagna no”. Confagricoltura Asti evidenzia i problemi delle aziende agricole
Il peggio sembra essere passato: la città di Asti si è salvata, ma purtroppo non si può dire la stessa cosa per le aree rurali vicino agli argini del fiume, dove la furia del Tanaro non ha risparmiato case, stalle, serre e terreni. L’emergenza maltempo sembrerebbe quindi ormai superata. La piena del Tanaro ad Asti è arrivata nella notte tra venerdì e sabato con un portata di 3200 metri cubi al secondo. Un’enorme quantità d’acqua causata da abbondanti piogge, circa 170 millimetri d’acqua caduti in 3 giorni: lo stesso quantitativo che solitamente precipita nell’arco di una stagione autunnale. E dopo il grande spavento adesso è arrivato il momento della conta dei danni. Il Tanaro è esondato principalmente nella zona dell’Isolone fino ai comuni di Azzano d’Asti, Rocca d’Arazzo, Castello di Annone, Rocchetta Tanaro e Cerro Tanaro, ma anche nella zona periferica di Asti, causando gravi danni alle coltivazioni di molte aziende agricole. Esondazione anche da parte del Bormida che ha causato parecchi danni nei comuni dell’omonima valle. Danni e numerosi disagi anche nelle aziende zootecniche dove l’acqua si è propagata fino alle stalle coinvolgendo circa 250 animali che dovranno essere curati in quanto hanno passato oltre due giorni immersi nell’acqua e i danni veri si conteggeranno solo tra qualche settimana.I tecnici di Confagricoltura Asti stanno monitorando il territorio alluvionato per registrare la quantità dei danni subiti da seminativi, orti e aziende zootecniche. Nel frattempo la stessa organizzazione ha provveduto a sollecitare i sindaci dei comuni interessati affinché chiedano lo stato di calamità naturale. Ad oggi infatti sono stati monitorati oltre 1500 ettari sommersi dall’acqua sui quali sarà necessaria una risemina; e nonostante questo, non è detto che si riesca ad andare a raccolto. Confagricoltura Asti, per bocca del suo presidente Massimo Forno, rileva che: “l’argine vecchio non è stato totalmente riparato dopo le alluvioni del 1994 e del 2000 e molte aziende hanno subito danni ingenti”. “Siamo consapevoli”, continua Forno, “che a tutela della città, le casse di espansione debbano essere i terreni agricoli, ma chiediamo che, agli agricoltori insediati con abitazioni e unità produttive, venga riservato lo stesso trattamento di tutela come a tutti gli altri cittadini. Chiediamo inoltre che tutti gli enti si propongano come organismi risarcitori dei danni che subiscono gli agricoltori per garantire la difesa della città con i propri fondi”.