Torino, guadagnati 8 anni di vita, secondo uno studio della Regione Piemonte
Negli ultimi 40 anni la speranza di vita dei torinesi si è allungata di otto anni, passando da 72 a 80 per gli uomini e da 78 a 86 per le donne, un risultato migliore rispetto alla media delle altre città italiane.
A dirlo sono i risultati dello “Studio longitudinale torinese”, realizzato dal Servizio di epidemiologia della Regione Piemonte su un periodo che va dal 1972 al 2011 in previsione della nuova ASL unica.
La ricerca è stata anticipata dall’epidemiologo Giuseppe Costa, responsabile del servizio dell’Asl To3, alle Commissioni Sanità del Consiglio regionale e del Comune di Torino oltre che ai presidenti delle Circoscrizioni cittadine e verrà presentata a gennaio in modo completo.
I fattori che hanno inciso su questo risultato positivo sono da un lato il cambiamento dello stile di vita, dimezzata la mortalità per abuso di alcol, ridotta del 40% quella legata al fumo, dall’altro la riduzione del 60% di malattie prevenibili attraverso diagnosi precoci. Progressi significativi sono stati fatti nella cura del diabete, la più frequente delle malattie croniche con 40.000 torinesi colpiti, e degli scompensi cardiaci, che pur restando la principale causa di ospedalizzazione, ha visto ridursi la mortalità intraospedaliera dal 10% al 7%. Un grande passo avanti è il tasso di mortalità legato al parto, che in 40 anni è calato da 53,4 a 3,7 casi su 100.000.
“Non si può non essere soddisfatti dei miglioramenti che ci sono stati negli ultimi decenni,” – dice l’assessore Saitta – “ma sappiamo bene che la domanda di salute è ormai cambiata profondamente. I sistemi sanitari nazionali e regionali si devono confrontare con fenomeni come l’invecchiamento della popolazione, il calo demografico, l’immigrazione, l’insorgenza di nuove malattie, il costo elevato dei farmaci innovativi: situazioni complesse da affrontare e gestire con un approccio nuovo rispetto al recente passato, recuperando l’ottica dell’ascolto e promuovendo stili di vita corretti”.