Chieri nell’Ottocento in quattro dipinti finora sconosciuti di Alberto Maso Gilli

Alberto Maso Gilli, Chiesa di San Giorgio

All’inizio di aprile alcune associazioni culturali chieresi, e qualche studioso di storia locale, hanno ricevuto una sorprendente email dalla “Ottocento Art Gallery” di Alessio Ponti, una galleria d’arte situata a Roma, in via Monserrato n. 8, che, come dice il nome, tratta prevalentemente opere dell’Ottocento e di inizio Novecento. Alla e-mail erano allegate quattro foto di altrettanti sconosciuti dipinti di soggetto chierese a firma del pittore chierese Alberto Maso Gilli. I dipinti raffigurano: 1) L’abside della chiesa di San Giorgio, vista (sembra) dallo spazio oggi destinato a campi da gioco. 2) La facciata del Duomo, con un mendicante appoggiato all’ingresso laterale, due religiosi che conversano in mezzo al sagrato e una matrona dall’ampia gonna che si avvicina alla chiesa. 3) Un arco, che dallo sfondo sembra essere Porta Torino, sotto la quale passano due suore dagli ampi cappelli e con, sul davanti, un fumatore dalla lunghissima pipa e un ragazzo che reca sulle spalle un fascio di legna. 4) Le chiese di San Bernardino in primo piano e quella di San Giorgio sullo sfondo, viste dal primo tratto di vicolo Robbio. Vi si notano due carri trainati da animali e vari personaggi, fra cui due gendarmi che scortano un prigioniero e, sulla destra, un garzone intento a far girare la ruota di un cordaio.

Ai chieresi che non conoscono Alberto Maso Gilli consigliamo di andarne a leggerne la biografia nei volumi “Artisti nel Duomo di Chieri” e “Dizionario dei Chieresi illustri”. Intanto, però, anticipiamo loro che Alberto Maso Gilli nacque a Chieri il 28 luglio 1840. In campo artistico mosse i primi passi nella scuola comunale di disegno, dove ebbe come maestri i chieresi Delbecchi e Ferazzino. Diventato, poi, allievo dell’Accademia Albertina, si dedicò alla pittura e all’incisione, con preferenza per quest’ultima. Come incisore il suo maggior successo fu la vittoria all’Esposizione Universale di Parigi del 1878. Come pittore, fu assistente di Andrea Gastaldi e poi successore di Enrico Gamba, prima di assumere la direzione della Regia Calcografia Romana, incarico che mantenne fino alla morte, avvenuta a Calvi, in Umbria, il 25 settembre 1894. Esperto di mobili e arredi medioevali, fu apprezzato collaboratore di Alfredo d’Andrade. In tale veste ebbe un ruolo anche nel restauro del coro ligneo del Duomo di Chieri. Nel 1899 la città gli dedicò una lapide collocata sulla facciata della casa di piazza Umberto I dove abitò: alla cerimonia furono presenti la sorella Gabriella e la cugina Deodata (la moglie Teresa e la figlia Irene furono assenti per cause di forza maggiore).

Sue opere si trovano in varie gallerie d’Italia (Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma, Galleria d’Arte Moderna di Torino), d’Europa e d’America. In Chieri sue opere si conservano nelle chiese delle Orfanelle, di S. Giorgio e dell’Annunziata e nei locali del Comune, che di lui conserva un ritratto di Michelangelo e un Autoritratto. Ma si sa che fra il 1904 e il 1905 la moglie e la figlia donarono al Comune alcune stampe del Gilli, fra le quali una collezione di dieci acqueforti raffiguranti le Tentazioni di Sant’Antonio, il Crocifisso, Faust e Margherita, un Congresso di Cani, Salvator Rosa e altri cinque ritratti di personaggi famosi: di queste opere non si ha più notizia: forse segno di una non grande attenzione della città per uno dei suoi figli più illustri.

L’insperato e inatteso intervento di Alessio Ponti e della sua “Ottocento Art Gallery” potrebbe essere l’occasione di riparare, acquistando (per una cifra che sembra modesta: 12.000 euro, crediamo trattabili) i quattro dipinti. Evidentemente non prima di averne appurato le misure e, soprattutto, aver eseguito i dovuti (specialmente al giorno d’oggi) accertamenti di autenticità.

 

Antonio Mignozzetti