ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati

TORINO- UN BERLIOZ DI RARO ASCOLTO– Nel 1834 Paganini chiese a Berlioz un brano per lanciare il nuovo Stradivari che ne esaltasse le sue proprietĂ  virtuosistiche, ma i due erano troppo diversi per trovare un’intesa. Paganini respinse il brano “Aroldo in Italia op. 16 perchĂ© la parte del solista   era troppo breve: tuttavia continuò ad ammirarlo, tanto da inviare, quattro anni dopo, ventimila franchi allo stesso Berlioz. Quest’ultimo si ispirò genericamente al “Pellegrinaggio del giovane Aroldo” di Byron in cui alla viola tocca il compito d’impersonare l’artista malinconico, distaccato dalle scene pittoresche e nelle quali si compiace di rispecchiarsi. Ad Aroldo dĂ  infatti voce  il timbro scuro e malinconico della viola che suona sempre in secondo piano sulla scena. La composizione si articola in quattro episodi caratterizzati da ricchezza e varietĂ  di orchestrazione. La prima parte (“Aroldo alle montagne”) è calata in un’atmosfera di solitudine seguita da un “Allegro” in cui il solista contrappunta con l’orchestra. Il secondo brano (“Marci dei pellegrini”) è un pezzo  ad affetto con il suono della campana di un convento con lontani cori di penitenti che muovono in processione. Un “Allegro” è il terzo movimento (“Serenata di un montanaro degli Abruzzi”) in cui Berlioz mostra la sua abilitĂ  di orchestratore e di pittore paesaggista. Il finale  è un frenetico Allegro, un’autentica cattedrale di suoni in cui le scene precedenti vengono amplificate in una grandiosa conclusione orchestrale. L’”Aroldo” berlioziano avrĂ  per solista la lituana Ula Uljiona, prima viola dell’orchestra Nazionale RAI dal 2010 (nella foto), che suonerĂ  un  prezioso strumento del liutaio veneziano Matteo Goffriller (1722).

Sul podio lo statunitense James Conlon che chiude la sua prima stagione come direttore principale. Debussy amò sempre il mare fin dall’infanzia quando si recava a Cannes per le vacanze stive. “La mer” il lavoro sinfonico più complesso uscita dalla sua penna, venne accolto con delusione perché ci si attendeva la replica del clima notturno ed evanescente di Pélleas et Mélisande”. Debussy mette in primo piano il problema della forma musicale che qui risulta luminosa nella scrittura. Dietro il volto di una descrizione bozzettistica s’intravede la struttura di una sinfonia che si regge su riferimenti strutturali e serrata in un’ampia campitura formale dal largo respiro. Presentato per la prima volta a Parigi (1910) il balletto “Le oiseau de feu” rappresenta la sintesi di tutte le sequenze compositive realizzate da Stravinskij fino ad allora. Il linguaggio musicale della partitura è ricco di smaglianti colori e imbevuto delle seduzioni armoniche di Rimskij Korsakov e Skrjabin, ma stravinskiano fino al midollo nel dinamismo ritmico. La trama, di carattere magico, simboleggia la lotte delle forze del bene su quelle del male.

 

TORINO, Auditorium “Toscanini” (RAI), v. Rossini, 15

Giovedì 18 (ore 20,30) e Venerdì 19 maggio (ore 20.00)

ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE RAI diretta da JAMES CONLON, solista: Ula Ulijona (viola)

Musiche di: Berlioz, Debussy, Stravinskij