PIEMONTE ARTE: AUGUSTO MONTI, JUGLARIS E PIOVANO, MALATO, SGOBBA, NOVARA, CONDOVE

PITTORI TRA TORINO E LE LANGHE AL TEMPO DI AUGUSTO MONTI

A cinquant’anni dalla scomparsa la figura di Augusto Monti risalta, per rigore morale e coerenza politica, nella schiera di quegli uomini di cultura torinesi che, negli anni del consenso generalizzato, hanno saputo trovare il coraggio di opporsi alle politiche liberticide del Regime fascista pagando di persona il loro fermo dissenso. Nato a Monastero Bormida, Monti si formò tra l’età umbertina e quella giolittiana a Torino, dove tornò, dopo varie peregrinazioni nelle scuole d’Italia, agli inizi degli anni Venti come docente di materie classiche al liceo D’Azeglio. Su questa cattedra Monti è stato il punto di riferimento per un’intera generazione di allievi, tra i quali spiccano i nomi prestigiosi di Pavese, Bobbio, Mila, Ginzburg, Foa, a cui ha impartito una lezione basata sui classici latini e greci che riteneva fondamentali per la formazione di personalità libere e dotate di autonomia critica. È sulla base dell’ insegnamento del loro professore che molti suoi allievi, negli anni oppressivi della dittatura e in quelli drammatici della guerra e della Resistenza, svilupperanno la loro coscienza antifascista. A questo maestro di etica politica, profondamente

convinto che sui valori del liberalismo fosse possibile innestare anche istanze di giustizia sociale, è dedicata questa mostra che tenta di ricostruire il contesto culturale in cui ha agito e l’intreccio delle relazioni che ha intessuto con altre personalità attive a Torino tra le due guerre. La rassegna getta uno sguardo panoramico sulla variegata e dinamica situazione artistica torinese, animata da una vivace dialettica di tendenze e dalla presenza di artisti di notevole rilievo rappresentati in mostra da opere significative. Innanzitutto quelle di Felice Casorati, il cui avvento a Torino alla fine del secondo decennio ha prodotto una netta cesura con la cultura dei maestri che dominavano sulla scena artistica torinese: con il gusto “antiquato” dei docenti dell’Accademia Albertina, tra cui Giacomo Grosso, ritrattista principe delle élites cittadine, e con tutti quei pittori di paesaggio che mantenevano un saldo rapporto con la tradizione paesistica piemontese del secondo Ottocento. Sulla scia di Casorati, affascinati dal suo carisma e dallo stile della sua pittura, si posero i numerosi allievi e allieve (Marchesini, Mori, Levi Montalcini, Romano, Lattes, Bionda e Galvano) che frequentavano la “scuola” aperta dal maestro in via Galliari, dove si insegnavano il rigore disegnativo e le regole classiche della composizione. Sul fronte modernista a partire dal ’23 si pose anche la combattiva pattuglia dei futuristi, con Fillia, Pozzo, Diulgheroff, Oriani, Rosso e altri, che fondevano nelle loro opere il linguaggio futurista con apporti cubisti e tendenze astratte. Questo gruppo attirò l’attenzione di Antonio Gramsci, altro protagonista di quegli anni, che, resosi conto della forza rivoluzionaria di Marinetti e del suo movimento, tentò, senza successo, di coniugare, sul modello sovietico, l’avanguardia futurista torinese con l’avanguardia operaia raccolta intorno ad “Ordine nuovo”. Per iniziativa di Edoardo Persico, nel ’29 si formò il gruppo dei “Sei pittori di Torino”, costituito da Paulucci, Levi, Menzio, Chessa, Galante e Boswell, che seguivano indicazioni critiche di Lionello Venturi, altro esponente dell’antifascismo, contenute nel suo libro “Il gusto dei primitivi” del ‘26, testo che rivalutava i pittori del Tre e del Quattrocento e leggeva in chiave “primitivista” l’Impressionismo e il Postimpressionismo, considerati come matrici della modernità in pittura. Ponendosi sulla linea filofrancese indicata da Venturi, i Sei intendevano sprovincializzare la cultura artistica italiana allora dominata da Novecento, movimento

che invece aveva puntato sul recupero della tradizione pittorica nazionale seguendo i dettami del “ritorno all’ordine”. All’aulica classicità, alla volumetrica plasticità delle forme e al chiaro-scuro privilegiati dai novecentisti il Gruppo contrappose il colore-luce, le dissolvenze, la bidimensionalità del piano, i toni bassi e sfumati ritenuti più consoni per la trattazione di soggetti come i ritratti, i nudi e le nature morte, legati alla dimensione del quotidiano. In dialettica con loro si posero nel corso degli anni Venti e Trenta anche altri pittori di valore come Manzone, Valinotti, Deabate, Quaglino, Terzolo e Peluzzi, profondamente radicati nei territori d’origine, attivi a Torino e nella provincia piemontese tra il Monferrato e le Langhe, che rappresentavano, con trasporto affettivo, il paesaggio della loro terra e le attività stagionali dei contadini, mantenendo vivo il legame col naturalismo ma innovandolo con moderate iniezioni di modernità che, come accadeva nelle coeve opere dei Sei, provenivano prevalentemente d’Oltralpe. Sono inoltre esposte opere di alcuni artisti non allineati con i gruppi in campo, che però hanno lasciato tracce significative della loro presenza in Piemonte come Carena, Sobrero, Maggi, Malvano, Spazzapan, Mastroianni e altri. La mostra comprende infine alcune opere di Mario Sturani, genero di Monti, autore di originali ceramiche modellate per la ditta Lenci, di cui divenne direttore artistico.

  1. Galli

 

ALLA FAMIJA MONCALEREISA I DIPINTI DI JUGLARIS E PIOVANO

Nell’ambito della ricerca artistica e culturale intorno agli artisti nati a Moncalieri, si segnala la pregevole mostra «Juglaris e Piovano. Il maestro e l’allievo» allestita nei locali della Famija Moncalereisa, in via Alfieri 40. Organizzata da Domenico Giacotto e Gian Giorgio Massara, l’esposizione permette di cogliere l’essenza della pittura dei due autori, di entrare in contatto con una rappresentazione fedele al vero, alla natura e alla delicata misura espressiva dei ritratti.

E, così, appare quanto mai interessante accostarsi ai nitidi disegni e alla calibrata figurazione dei quadri di Tommaso Juglaris, il maestro (1844-1925), che, dopo aver soggiornato a Parigi, si è trasferito negli Stati Uniti dove ha diretto scuole d’arte e dipinto «Le Muse» per la cupola del Parlamento di Lansing, capitale del Michigan. Alla «Famija» si può ammirare la grande tela «Cristo morto» del 1897 e «Le Schiave» del 1888, il ritratto «La zingarella» e uno «Scorcio di Moncalieri» del 1921: «Si tratta – scrive Gian Giorgio Massara in catalogo – della raffigurazione di un vicolo silente sul quale si affacciano vecchie costruzioni, portali, lignei ballatoi…». Una pittura, la sua, in cui al rigore compositivo unisce una meditata interpretazione delle figure e dell’interno «La zia ai fornelli». E dalla stagione di Juglaris si approda alle cadenze narrative di Bartolomeo Piovano, l’allievo (1903-1989), che esprimono una particolare e costante attenzione per l’ambiente, come si nota in «Riflessi di cielo nel torrente» o nel luminoso «Primavera, peschi in fiore», che si avvicina all’esperienza pittorica di Camillo Rho. Presente alle sociali della Promotrice al Valentino, Piovano ha frequentato le Scuole San Carlo di Torino e l’Accademia Albertina. Al termine della seconda Guerra Mondiale, si è recato in Argentina continuando a dipingere dal vero. Rientrato in Italia ha ripreso a fissare nelle sue opere i paesaggi di Champoluc e nature morte, boschi e vedute risolte con una piacevole resa del soggetto: da «Sole tra gli abeti» a «Vecchie draghe e barconi sul Po».

                                              Angelo Mistrangelo

 

Moncalieri, Famija Moncalereisa, in via Alfieri 40, orario:16-20 feriali e festivi, sino al 28 maggio.

 

 

TORINO, MOSTRA “PAOLA MALATO – LABIRINTI DELLA MEMORIA – CARTE”

Mutabilis, via dei Mille 25/c Torino – 30 maggio – 10 giugno 2017. Orari: da martedì a venerdì 15.00-19.00; sabato 10.30-13.00/15.00-19.00. Chiuso domenica e lunedì

La mostra di Paola Malato, “LABIRINTI DELLA MEMORIA – carte”, nasce dal ritrovamento casuale del diario giovanile, rimasto per anni dimenticato in un cassetto: pagine di emozioni, di ansie, di esperienze, hanno ripreso vita attraverso un altro percorso. Ridotte in frammenti , strappate, sovrapposte, cancellate, sottolineate, sono state ricomposte accavallando i momenti e le situazioni in un contesto che sembra anche un po’ confuso.… come confusa appare la trama della vita. Perché la vita stessa è un LABIRINTO, fatto di passaggi a ostacoli o passaggi obbligati e a volte contraddittori, che con il tempo si slabbrano, sovrapponendosi oltre ogni logica successione temporale.

Da qui sono venuti fuori le “Lettere dal passato” prima, poi i “Sipari”   e poi i “Ripieghi” e gli “Abbracci”, e poi le “Storie”: ‘carte’, queste, che vogliono dunque suggerire quella prigionia mentale – ma anche esistenziale, emotiva – quel luogo del mistero da cui non si esce, che è in sostanza la nostra ‘storia’, quella che ci ha reso oggi ciò che siamo.

Questi lavori recenti si inseriscono coerentemente nel percorso artistico di Paola Malato, che ha posto al centro della sua ricerca la sintesi tra scultura, pittura, architettura e scrittura, portata avanti negli anni con materiali e linguaggi anche molto diversi.

Paola Malato è nata a Napoli, ha studiato a Roma, vive e lavora a Torino.

Predilige l’uso della terra cotta, in alcuni casi combinata anche con altri materiali ( piombo, rame, ferro, legno, pietra, marmo, gesso, vetro, mosaico…).

Ha creato grandi installazioni e organizzato performances.

Più recentemente Paola Malato ha recuperato i valori narrativi della pittura, impegnandosi in sperimentazioni con materiali e linguaggi assolutamente nuovi, più attenta ai temi del quotidiano e della dimensione effimera della moderna cultura globale. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive e alcune sue opere sono conservate in collezioni pubbliche in Italia e all’estero.

 

PERCORSI E LUCI DELLA NATURA DI NICOLA SGOBBA

La natura, le stagioni e le quotidiane sensazioni, costituiscono alcuni dei momenti della pittura di Nicola Sgobba, di quella volontà di cogliere e fissare il paesaggio per trasmettere il fascino di un ambiente profondamente amato, vissuto, lungamente osservato e dipinto. Un appuntamento, quindi, che permette di accostarsi a un percorso legato all’ambiente, al territorio, alla natura come si può vedere nelle sale della Galleria La Conchiglia, in via Zumaglia 13 bis. Il suo discorso pittorico, diviene, perciò, un vero e proprio racconto che si snoda, con uno stile che si riallaccia ai paesisti piemontesi, dalla fienagione al gregge di pecore che rientra in paese, dalle donne con la gerla al contadino con le mucche al pascolo e sullo sfondo il profilo delle montagne. E così si avverte il clima di una pittura caratterizzata dal contadino che vanga e da uno svettante campanile, dai casolari a Certosa e dalla quiete invernale, in una sorta di piacevole e rasserenante visione del vero che si sviluppa attraverso la Valle di Susa, la baia della Marina di Pulsano e la campagna con i rossi papaveri. Sgobba rinnova, di volta in volta, il dialogo con chiesette, arbusti, pietre, viottoli innevati, pomeriggi estivi e le ombre della sera: «I ragazzi tornavano a casa sui carri del fieno/ e tutta la collina era alleggerita dalle zappe» (Giovanni Arpino, dal libro di poesie «Il prezzo dell’oro»). In questa occasione espone quadri in cui il colore è l’artefice della rappresentazione, del rinnovarsi delle stagioni, di albe che annunciano un nuovo giorno con le immagini della Certosa di Bauda, dei contadini nei campi e della donna con scialle.

                                              Angelo Mistrangelo

Torino, Galleria La Conchiglia, in via Zumaglia 13 bis, orario: martedì-venerdì 15-19, sabato 10-12/15-19, sino al 9 giugno.

 

 

NOVARA: “DA WRITING A STREET ART”

Dal 21 maggio al 4 giugno 2017 il Centro Culturale d’Arte “La Canonica” di Novara (vicolo Canonica 3 b)   ospita la mostra “Da Writing a Street Art”, che presenterà opere di questa originale tendenza artistica che ha caratterizzato e sta caratterizzando il mondo dell’arte dei nostri giorni.

Alla rassegna partecipano artisti professionisti e altri artisti noti in questa tipologia di arte, nonché un nutrito gruppo di studenti del Liceo Artistico “Casorati” di Novara.

Espone Matteo Capobianco, ex street artist che attualmente lavora a Torino come scenografo a livello internazionale, che per l’occasione illustrerà negli spazi del Centro il suo percorso artistico con documenti , opere, fotografie ed elementi scenografici.

Sono esposte diverse tipologie di lavori : dal Graffitismo al figurativo della Street Art nel senso più ampio del termine. La tipologia delle opere è la più varia: dal graphic design più originale ai ritratti di grande formato su tele, supporti, tavole, ecc. in un figurativo che viene definito da Maria Grazia Brondi “prorompente, tipico della Street Art”. Foto e schede illustrative (è presente perfino un mini glossario dei termini “tecnici” di questa arte) accompagnano il visitatore nell’itinerario espositivo di questa mostra dedicata ai linguaggi artistici contemporanei.

All’inaugurazione del 21 maggio è stata resa visibile, tra l’altro, una interessante dimostrazione dal vivo della pittura “street” con bombolette, stencil e altri strumenti. In occasione dell’inaugurazione si è inoltre tenuto un vivace intrattenimento musicale di musica “hip hop” da parte di studenti della sezione musicale del Liceo “Casorati”.

Il Centro “La Canonca” di Novara ha deciso di organizzare questa rassegna, ritenendo che questa arte, a differenza di quanto alcuni pensano, non sia affatto mediocre e dozzinale, e che comunque, pur non dando alcun profitto, abbia diritto di esistere, come qualsiasi altro tipo di arte.

I muri sono sempre stati i luoghi migliori per realizzare queste opere, oltre alle fiancate degli autobus e dei vagoni dei treni. I temi sociali, politici o   di costume sono la prerogativa di questo movimento artistico.

Oltre all’abilità esecutiva, è richiesta espressività artistica, creatività, manualità. I messaggi trasmessi con la Street Art sono spesso graffianti, provocatori e spesso ironici. Il graffitista si impegna in una evoluzione personale per raggiugere uno stile proprio che lo distingua dagli altri.

A partire dagli anni ’80 lo stile dei writers è diventato più figurativo e ha aggiunto alle scritte tipografiche: sfondi, scenari, immagini elaborate ecc. Il movimento di “Graffiti Art” nasce a Philadelphia negli anni ’80, ma è molto noto anche il movimento “Hip Hop” newyorkese che ha fatto storia. A tutt’oggi per conservare almeno una parte dei lavori realizzati sono state organizzate aree protette (gallerie, sale di esposizione, ove queste opere possono essere esposte, preservandole). Anche se, naturalmente, sia per i Writers che per gli stessi street artists la strada è il loro habitat naturale.

Esistono molti tipi di graffitismo a seconda del paese da cui provengono.: lo stile nwyorkese, brasiliano, romano ecc. Questo tipo di arte, contestato e spesso mal tollerato dai più, si chiama anche Aerosol-Art in relazione all’utilizzo delle bombolette spray. Anche gli stencil (mascherine di cartone) hanno un impiego molto diffuso.

Col tempo la Street Art diventa più libera e creativa e subisce una grande e complessa trasformazione estetica. Da manifestazione di protesta e linguaggio ribelle, la Street Art si trasforma in una delle forme espressive amate dal grande pubblico e corteggiate dal Sistema. Tra i più noti protagonisti del Graffitismo e della Street Art ricordiamo: il britannico Banksy e gli americani Keith Haring e Jean Michel Basquiat.

Verso il 2000 gli artisti, disponendo delle tecnologie più avanzate, si avvalgono anche di computer e di internet per approfondire le metodologie e le tecniche.

Mentre per i writers contava solo il riconoscimento degli altri writers, per quanto riguarda gli street artists è importante attrarre lo spettatore e la Sreet Art è per certi aspetti diventata sinonimo di Muralismo. Scrive Maria Grazia Brondi, nelle sue schede di presentazione alla mostra: “La Street Art di oggi è il linguaggio artistico contemporaneo che maggiormente interagisce con la realtà urbana”.

Enzo De Paoli

 

CONDOVE, MOSTRA “PERCORSI D’ARTE”

Sabato 27 maggio 2017 alle ore 16 gli Amici di San Rocco inaugureranno la mostra pittorica “Percorsi d’Arte” organizzata in collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Condove e la Scuola Secondaria di I Grado “Riva Rocci” di Almese dove i ragazzi presenteranno gli elaborati svolti durante l’anno scolastico 2016/2017. Coordinatrice della Mostra la Professoressa Amanda Nicola insegnante di Arte e Immagine presso i due istituti..

Chiesa romanica di San Rocco Via Cesare Battisti – Condove

Esposizione dal 27 maggio al 4 giugno 2017

Orari: lunedì – venerdì: 16.00 / 19.00; sabato e domenica: 10.00 – 12.00 / 16.00 – 19.00.

Ingresso libero

Info: amicisanroccocondove@gmail.com