PIEMONTE ARTE: SAVIN, BENE VAGIENNA, MAUTO, PHOS

MUSEO DELLA MONTAGNA: I BOSCHI DI PIETRA DI DONATO SAVIN

Al Museo Nazionale della Montagna, piazzale Monte dei Cappuccini 7, s’inaugura il 6 giugno, alle 18,30, la mostra personale dello scultore Donato Savin, intitolata «Boschi di pietra». E sono figure fantastiche e animali come cervi e gipeti che esprimono il mondo dell’artista valdostano.

«Scolpire è una passione molto fisica», afferma Donato Savin, e, contemporaneamente, appartiene alla storia dell’uomo, al trascorrere delle stagioni, ai luoghi di un’arte scandita tra figurazione e l’essenziale tendenza all’astrazione.

L’artista di Epinel ritrova, di volta in volta, le cadenze di una tradizione culturale legata alle vicende sociali e umane della Valle d’Aosta, a percorsi che uniscono creatività e materia, forme e volumi, in una sorta di sottile, voluta e sensibile narrazione.

E questo suo cammino attraverso l’incanto della natura si trasforma in una personalissima scultura, dove i boschi e gli oggetti diventano simboli di un mondo che, nelle sue opere, travalica il vero per diventare mito e leggenda e storia.

Una storia che approda nelle sale del Museo della Montagna al Monte dei Cappuccini con tutta la magia della pietra, della magnetite della miniera di Cogne, del marmo verde di Runaz.

Savin affronta l’impegno artistico con la volontà di trasformare la materia nelle suggestive forme di un «Bouquetin» o di un «Oiseau bléssé, di un «Lapin» in onice o di un «Gipeto» in pietra con quarzo. E sono forme che s’inseriscono nello spazio occupandolo, animandolo, arricchendolo con l’infinitesimale vibrazione dei contorni, dell’incedere della luce che accende profili e volti, dell’energia che si traduce in un dialogo serrato e capace mettere in rapporto l’oggetto d’arte e l’ambiente, il territorio e il sogno.

Dalla rassegna al Castello di Ussel a Chatillon alla mostra nell’Atelier di Franco Balan ad Aosta, dalle presenze alla Fiera di Sant’Orso alle esposizioni parigine e al «Padiglione Italia» della Biennale di Venezia al Forte di Bard (2012), si definiscono i momenti e i vari aspetti del suo lavoro.

Un’esperienza trascritta con un linguaggio tra armonia compositiva e piacevole resa del mondo animale, simbolicamente emergente dal marmo Bardiglio o dalla roccia gneiss del Gran Paradiso.

E accanto all’opera «Galli Forcelli» in magnetite s’incontra il ciclo di figure a tuttotondo, che mette in evidenza una particolare e singolare definizione della ricerca di Savin.

Le forme si proiettano verso l’alto con un moto ascensionale che crea una determinante interpretazione dell’immagine evocata.

Osservandole, sembra di entrare in contatto con l’arte Etrusca o le stele di antiche civiltĂ  o, ancora, con raffigurazioni dai regali copricapi, mentre i corpi allungati assumono le sembianze di sorprendenti divinitĂ : «mi piace – sottolinea Savin – la semplicitĂ  e l’essenzialitĂ  dell’arte preistorica».

Un’esperienza che s’inserisce nell’ampio panorama della scultura valdostana tra la fine del Novecento e il nuovo Millennio: da Dorino Ouvrier a Giovanni Thoux e Mario Stuffer, Bruno Gabrieli, Roberto Chiurato. Insieme a questi artisti, vi sono numerosi altri autori che in valle si esprimono con perizia utilizzando il legno, la pietra ollare, il noce antico.

E in questa sede non si può non ricordare il fascino dei «legni», «Totem» e «Menhir» di Adolf Vallazza di Ortisei, ospitato nel 2010 nelle sale del museo con una mostra che, curata da Aldo Audisio e Danilo Eccher, ha raccontato il suo percorso di interiori emozioni.

 

                                             Angelo Mistrangelo

 

Torino, Museo Nazionale della Montagna, orario: martedì-domenica 10-18, Piazzale Monte dei Cappuccini 7, tel.011/6604104, sino al 10 settembre.

 

ARTE E CULTURA A BENE VAGIENNA

I Palazzi storici di Bene Vagienna ospitano una serie di mostre che, sino al 24 settembre, arricchiscono il panorama artistico e culturale della cittĂ  e, in particolare, celebrano i «40 anni insieme…» dell’Associazione Culturale Amici di Bene, presieduta da Michelangelo Fessia.

E per questo appuntamento con i 40 anni di attività sono state inaugurate, alla presenza del Vicesindato e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Bene Vagienna, della giornalista Vanna Pescatori e degli operatori culturali, una serie di iniziative caratterizzate dalle naturalistiche opere di Bruno Pignata, esposte nella Cella della Torre Campanaria.

A Casa Ravera, invece, si è aperta la personale di Livio Girivetto Mensio, intitolata «Linguaggi sospesi», che mette in evidenza il suo percorso creativo realizzato mediante l’impiego di tecniche e materiali diversi.

Nella Chiesa di San Bernardino dei Disciplinanti Bianchi, è inoltre allestita un’esposizione che sottolinea le varie esperienze degli «Amici di Bene» tra volumi illustrati, video, quadri di Giovanni Vacchetta, poetici ex-voto, dipinti antichi e un prestigioso Presepio.

Infine, a Palazzo Lucerna di Rorà già Oreglia di Novello, si può visitare la mostra collettiva «Scultura e Pittura a confronto»,

con gli artisti dell’Associazione Piemontese Arte di Torino, presieduta da Riccardo Cordero. Delineata con rigore nelle sale ristrutturate del Palazzo, questa rassegna unisce pittura e scultura, grafica e fotografia, in un itinerario che si snoda «Dall’astrazione a una nuova realtà», come suggerisce Gian Giorgio Massara, attraverso i lavori di Maria Rosa Benso e Angela Guiffrey, Livio Stroppiana e Antonietta Onida, in un dialogo continuo con la natura e la fantasia. E così s’incontra l’impegno espressivo di Francesco Preverino, Laura Avondoglio, Giorgio Ramella, Maria Erovereti, Massimo Viretti e Enzo Isaia.

Un impegno che contraddistingue anche la ricerca «Il segno e la materia», raccontata da Angelo Mistrangelo, che annovera la tavole di Massimo Ghiotti e le opere di Marina Sasso, Clotilde Ceriana Mayneri, Gilda Brosio e Claudio Rotta Loria. Proseguendo si notano le composizioni firmate da Vincenzo Gatti e Renato Brazzani, Irene Pittatore ed Elena Monaco, Graziella Bartolini Navaretti e Elisabetta Viarengo Miniotti. Accompagna l’esposizione il catalogo con l’immagine grafica ideata da Claudio Ruffino, mentre il coordinamento organizzativo è di Maria Elisabetta Todaro.

 

MAUTO TORINO, “MUOVERSI CON LEGGEREZZA”

Dal 5 luglio al 12 novembre al MAUTO “Muoversi con leggerezza”, un percorso di divulgazione scientifica e tecnologica interattiva per raccontare ai ragazzi l’auto e la mobilitĂ  di ieri, oggi e domani. Martedì 4 luglio si è inaugurata l’esposizione realizzata in collaborazione con EXPERIMENTA. Sessanta studenti delle scuole superiori si alterneranno fino a novembre, diventando “divulgatori scientifici”.L’esposizione è costituita da 7 exhibit, ciascuno dei quali, con un approccio interattivo e didattico, illustra le tematiche fondamentali da affrontare nella progettazione di un’automobile: la sicurezza, l’affidabilitĂ , i motori, i materiali, i consumi, le emissioni, le tecnologie elettroniche e informatiche, il comfort, il riciclo. L’obiettivo comune è quello di trasmettere le conoscenze scientifiche e tecnologiche utili ad immaginare il futuro delle innovazioni dell’automobile e delle trasformazioni culturali della mobilitĂ  sostenibile.

Il progetto di divulgazione scientifica interattiva è rivolto a tutto il pubblico, con un particolare riguardo ai ragazzi in età scolare, e ha lo scopo di trasmettere e comunicare, in modo semplice e partecipativo, alcuni temi già trattati nel percorso museale del MAUTO, con particolare attenzione all’importanza dell’utilizzo di fonti di energia alternativa e della riqualificazione delle materie prime attraverso il riciclo, valorizzando l’idea di una mobilità futura che sia soprattutto eco-sostenibile.

 

PHOS, MOSTRA “2015: ANNO DELLA LUCE”

I progetti vincitori e le migliori immagini selezionate dalla giuria del concorso “2015: Anno della Luce” sono i protagonisti della mostra. L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), per tramite dell’ufficio MEDIA INAF, e da PHOS Centro Polifunzionale per la Fotografia e le Arti Visive. Sono stati invitati i fotografi a partecipare ad un concorso dal tema “Cosmografie: spazio cosmico ed immaginario poetico”, finalizzato ad indagare il significato della Luce. Sono stati sottolineati in particolare due aspetti: quello tecnologico, inerente la dematerializzazione progressiva degli oggetti che ci circondano, sempre piĂą frequentemente “fatti di luce” – come è possibile evincere dall’uso quotidiano degli strumenti informatici e dal tipo della loro comunicazione per immagini – e quello empirico-naturale, in relazione al quale la luce è innanzitutto fonte di calore e di vita, da sempre connessa, tramite l’osservazione degli astri, all’esigenza di orientamento e conoscenza. L’Universo si manifesta in un insieme di relazioni e la Luce può essere intesa come uno dei veicoli, e al contempo come simbolo, di tale rete relazionale. In questo senso essa inerisce ed informa la visione scientifica, artistica, nonchĂ© creativa e quotidiana del mondo.