PIEMONTE ARTE: GROSSO, MORIONDO, CORNERO, GIAMMARINARO, VILLA DELLA REGINA, VIGONE, CHIANESE, BRAZZANI, PESCIO, MINI8, GALLERIA MARTANO, M.A.O. , CANELLI, GRAMSCI
IL RITRATTO DI UMBERTO I ALLA MOSTRA “GIACOMO GROSSO UNA STAGIONE TRA PITTURA E ACCADEMIA”
Torino, Fondazione Accorsi – Ometto, Museo di Arti Decorative, 28 settembre 2017 – 7 gennaio 2018
Il Museomontagna partecipa con il grande quadro Ritratto di Umberto I alla mostra Giacomo Grosso una stagione tra pittura e Accademia secondo appuntamento del ciclo I Maestri dell’Accademia Albertina, promosso e organizzato dall’Accademia Albertina di Belle Arti e dal Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto.
L’esposizione, curata da Angelo Mistrangelo, si concentra sull’attività pittorica dell’artista, sugli anni d’insegnamento all’Accademia e sulla sua partecipazione ai grandi eventi internazionali. In particolare, viene posto in risalto il suo impegno nell’ambito di una ritrattistica di sicura fascinazione: un aspetto quanto mai determinante nella vicenda artistica del pittore, che appartiene alla cultura figurativa della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo.
Il Ritratto di Umberto I di Giacomo Grosso, un grande quadro ad olio su tela datato 1894, come recita la scritta, è stato donato dal pittore alla Sezione di Torino del Club Alpino Italiano del quale Grosso era socio. Il dipinto, che un tempo ornava la Sala degli Stemmi dell’Area Incontri del Monte dei Cappuccini, è abitualmente conservato presso il Museo Nazionale della Montagna, in occasione della mostra dedicata all’artista lo si potrà ammirare nella sezione riservata ai grandi ritratti presso il Museo Accorsi-Ometto.
TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, Piazzale Monte dei Cappuccini 7, 10131 Torino
Tel. 0116.604.104 / stampa.pr@museomontagna.org / www.museomontagna.org
MORIONDO TOR., MOSTRA DE RUVO-CANTINO
Pietro De Ruvo e Bruno Cantino di Reino, rispettivamente scultore e pittore, soci dell’Unione Artisti del Chierese, allestiranno a Moriondo Torinese, nella palestra di P.zza Vittorio Veneto, una mostra temporanea a ingresso libero per i giorni 14-15/ottobre/2017 dal titolo “ L’emozione non ha voce …..! “ Pietro De Ruvo vive e scolpisce a Chieri. Di fronte al blocco di legno le sue idee, i suoi sentimenti e le sue sensazioni si fondono con le suggestioni che la materia gli comunica. Appare nella sua tematica la ricerca di forme simboliche-teste-cavità-protuberanze. Realizza sculture lignee, è entusiasta emotivamente dei giochi sensuali che danno vita alle forme. Bruno Cantino di Reino vive e dipinge a Moncucco. Acquerelli, pastelli ad olio, incisioni, queste le tecniche usate dall’artista ed esposte in questa mostra. Si rimane coinvolti nella delicata atmosfera creata dai colori smorzati, guidati dalla mano di un artista che sa filtrare la realtà sulla tela con tratti attenti e meditati , mai aggressivi .
GLI ACQUERELLI DEL CARMAGNOLESE DARIO CORNERO IN MOSTRA AL CASTELLO DI RACCONIGI
Da oggi, sabato 30 settembre, apre al pubblico, presso lo Sale Espositive del Real Castello e Parco di Racconigi, “Gocce di Colore e Natura”, mostra dedicata agli acquerelli naturalistici del pittore e fotografo carmagnolese Dario Cornero.
La rassegna riunisce opere di notevole bellezza, i cui soggetti sono il frutto di attente osservazioni effettuate en plein air.
Volontà dell’artista è quella di indagare ed esaltare il mondo naturalistico in ogni suo aspetto; di proporre al pubblico una sorta di piccola enciclopedia illustrata, raffigurante varietà diverse di piante, farfalle e volatili, tra cui pettirossi, civette, germani reali, scriccioli e martin pescatori.
La mostra è visitabile dal martedì alla domenica, sino al 22 ottobre, con orario: 10.00-18.30. Accesso libero, previo pagamento del biglietto Castello/Parco.
Sara Giraudi
“PAESAGGI INQUIETI” DI MARIO GIAMMARINARO
in mostra presso l’Associazione Culturale Galfer20.
Dal 12 ottobre al 17 novembre 2017 i locali dell’Associazione Culturale Galfer20 ospiteranno la mostra monografica “Paesaggi inquieti” di Mario Giammarinaro.
L’artista torinese di nascita e di formazione, è stato allievo di Filippo Scroppo al corso di nudo presso l’Accademia Albertina di Torino, quindi di Roberto Bertola alla Scuola di Arti Grafiche “Vigliardi Paravia”.Da tempo solca la scena artistica piemontese e internazionale vantando la collaborazione con numerose gallerie d’arte.
Attraverso le opere proposte al pubblico nell’ambito della mostra “Paesaggi inquieti”, Mario Giammarinaro mira a comunicare il senso profondo della sua ricerca che si identifica in una personale visione della società contemporanea indissolubilmente legata ad una tragica consapevolezza dei mali che affliggono la natura che ci circonda. Egli guarda il mondo con gli occhi del poeta e dell’ambientalista, rappresentando nelle proprie opere la potenza e il degrado della natura contemporanea. Il colore che l’artista stende è ottenuto mescolando oli e terre con solventi, colle da legatoria e polimeri plastici; questo colore, inevitabilmente nero, pervade tutti gli elementi naturali. Ma “non è la notte a rendere questo mare nero”, come recita l’ecopoesia di Massimo D’Arcangelo pubblicata all’interno del catalogo della mostra. “Un grido soffocato di madre emerge dall’acqua, porge alle reti dei pescatori un sudario di creature irriconoscibili”.
Eppure, anche se “il lato oscuro del progresso torna costante”, la natura magnifica e imponente trova la forza di ribellarsi e lascia all’artista il tentativo di ripristinare l’armonia che sussiste tra l’uomo e la natura e il suo legame indissolubile con gli elementi primordiali.
La mostra “Paesaggi inquieti” di Mario Giammarinaro inaugurerà giovedì 12 ottobre 2017, a partire dalle ore 18 fino alle ore 21, presso la sede dell’Associazione Culturale Galfer20, a Torino in corso Galileo Ferraris 20.
Nei giorni seguenti all’inaugurazione, la mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle ore 18, con ingresso gratuito previa prenotazione scrivendo a: associazioneculturale@galfer20.com
Si invita il pubblico interessato a rimanere aggiornato sulle eventuali iniziative collaterali consultando il sito dell’Associazione (www.galfer20.com) e la relativa pagina Facebook.
TORINO, VILLA DELLA REGINA: “MIRA VITIUM NATURA”, XILOGRAFIE di SCHIALVINO & VERNA
dall’8 ottobre 2017 all’8 gennaio 2018
Lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, di seguito denominati “vigneti eroici o storici” Questa dichiarazione di princìpi si trova all’inizio della legge del 2016 (n. 238) che disciplina in Italia la coltivazione della vite e la produzione e commercio del vino. Il vigneto reimpiantato ben prima a Villa della Regina, dove si vendemmia dal 2009, è certamente un vigneto storico, ma senza dubbio anche un vigneto eroico: uno dei pochissimi in Europa a fiorire in area urbana, come il Clos Montmartre di Parigi, con cui è gemellato dal 2013. Gli altri pochi vigneti che resistono all’interno delle città di oggi sono quelli situati in parchi storici (Schönbrunn, gemellato con la Villa dal 2016), oppure i residui filari dei conventi, come quello alle pendici della Certosa di San Martino a Napoli, o altri nascosti in giardini privati. Pochi spazi di produzione ma anche di bellezza e di respiro che resistono al feroce consumo di suolo dell’Italia del dopoguerra. I pochi dipinti e le tante incisioni che dal Seicento ritraggono Villa della Regina la rappresentano sempre in armoniosa unione con gli spazi coltivati che la circondano, e vista dalla parte della città. Solo dall’Ottocento alcuni raffinati vedutisti propongono la visione verso Torino: ed è questo il punto di vista che Schialvino e Verna, che da tempo lavorano sul tema delle vigne, hanno scelto per le matrici realizzate per questa mostra.
«Dove si cammina fra i pampini, fra gli acini, fra i tralci con le mani dietro la schiena, si parla alla terra, la terra che è tutto, alveo, utero, tana, trincea, viscera… Una flânerie filosofica, meditando un gemellaggio magico, ma estraneo a qualsivoglia occultismo se è vero che risplende «in vino veritas». Il Vigneto Reale di Villa della Regina (il nettare color rosso rubino, profumo di ciliegia, lampone e frutta matura, sapore secco, avvolgente), il parigino, pittorico «Clos Montmartre», il viennese, settecentesco, barocco Lisenpfennig di Schönbrunn…
Di Bacco in Bacco. Bacco di città e Bacco di campagna. Dalle Langhe che pavesianamente non si perdono (se un viaggio può, e può, muovere dal Piemonte, tale l’indigeno blasone) alla torinese Villa della Regina, in capo alla via dove Roberto Longhi scoprirà Enrico Reycend. La dimora del Cardinal Maurizio».
(Bruno Quaranta)
VILLA DELLA REGINA
Inaugurazione domenica 8 ottobre alle ore 17,30
VILLA DELLA REGINA
Strada Comunale Santa Margherita 79
TORINO
GALLERIA AVERSA: MOSTRA “1830-1930, CENTO ANNI DI PITTURA”
Palazzo Luserna di Rorà
Via Cavour, 13 – 10123 Torino
Tel: (+39) 011 532 662 – email: info@galleria-aversa.it
Dal 12 ottobre al 11 novembre 2017, presso i locali della GALLERIA AVERSA , nel cortile aulico del Palazzo Luserna di Rorà in via Cavour 13 a Torino, si terrà la consueta mostra autunnale di dipinti: “1830-1930, cento anni di Pittura”
Saranno esposte importanti opere di maestri della pittura figurativa italiana quali:
Avondo, G. Canella, Maggi, Menzio, Olivero, Reycend e altri artisti ,fra cui due capolavori di Cesare Maggi ( “ L’Alba “– Biennale di Venezia 1912)
e Matteo Olivero “ Il Sole a Ussolo” )
VIGONE: MARINA SASSO – GEOMETRIE DI NATURA
A Vigone (TO) per scoprire la nuova Panchina d’Artista della nota
scultrice piemontese
L’appuntamento è venerdì 13 ottobre, quando a Vigone (Torino) si inaugura la nuova originale seduta scultorea di Marina Sasso, artista torinese che corona una carriera ormai cinquantennale. Per la settima edizione dell’evento artistico-culturale è lei ad aver accettato la sfida di Panchine d’Artista, l’innovativo progetto volto a promuovere l’arte contemporanea nella cittadina piemontese, dopo le prime opere realizzate da Elio Garis (2011), Luisa Valentini (2012), Luigi Mainolfi (2013), Riccardo Cordero (2014), Giuseppe Maraniello (2015), Fabio Viale (2016). Marina Sasso affascinerà appassionati d’arte e curiosi con l’elegante e sinuosa opera “Geometrie di natura”, la nuova seduta in acciaio inox che sarà collocata nel “Museo a Cielo Aperto” di Piazza Clemente Corte di Vigone, nelle immediate vicinanze della nuova pista ciclabile Airasca-Moretta. Una “onda-muro” anche illuminata da un blu oltremare che rimanda agli eleganti lavori dell’artista, presente nelle più importanti mostre di scultura a livello internazionale. Perché proprio le panchine? “La panchina da sempre è luogo di ritrovo, nelle grandi città così come nei piccoli paesi, simbolo di una socialità e di una convivialità forse quasi perduta”, racconta Paolo Pasquetti dell’Associazione Panchine d’Artista, organizzatrice dell’evento. “E poi su una panchina può nascere di tutto: tante discussioni, qualche delusione, una semplice amicizia o l’amore di tutta una vita”. Oltre all’inaugurazione della nuova Panchina d’Artista, fino al 26 novembre la centralissima Chiesa del Gesù ospita inoltre, a ingresso gratuito, una personale della scultrice torinese, quasi un’antologica con oltre venti opere, alcune davvero monumentali, che coprono all’incirca la produzione dell’ultimo ventennio (1999-2017). Oggi Marina Sasso guarda più che mai alla scultura come a un organismo vivo, grazie ad affascinanti “geometrie di natura” (da qui il titolo della panchina e della retrospettiva): i suoi luoghi, le sue simmetrie di luce e i suoi percorsi dell’astrazione riflettono le proprietà cromatiche e materiche dei materiali scelti, che non vengono mai forzati al raggiungimento della forma ma partecipano piuttosto alla sua definizione. Numerosi rilievi, sculture e collages, sottili e lucidi fogli di rame, piombo e acciaio dall’andamento curvilineo, incontrano la superficie rigida e ossidata ora di un rettangolo in bronzo, ora della più modellabile ceramica o dell’ardesia. “In altre opere collocate nella Chiesa del Gesù troviamo invece le ultimissime e bellissime Verticali dell’artista: pietre, plexiglass, ferro, pigmento blu e acciaio esposte per la prima volta in ambito pubblico che dialogano in modo coinvolgente con la location barocca del gioiello architettonico vigonese”, continua Pasquetti.
SPAZIO DON CHISCIOTTE: MARIO CHIANESE
Il tempo, la luce, la terra, la memoria
La natura in sessant’anni di ricerca di Mario Chianese
Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes
Torino (via della Rocca 37b)
Dal 21 settembre al 21 ottobre 2017
(Martedì – sabato, ore 10.30-12.30 e ore 15-19)
Artista figurativo tra i maggiori del secondo Novecento per l’intensità e la freschezza dell’approccio alla natura, ma anche per la curiosità con cui si è confrontato con le ricerche dell’avanguardia (così lo definiva lo storico dell’arte Guido Giubbini nel 2001), Mario Chianese è al centro della mostra antologica Il tempo, la luce, la terra, la memoria che la Fondazione Bottari Lattes organizza allo Spazio Don Chisciotte di Torino da giovedì 21 settembre a sabato 28 ottobre 2017. A ingresso gratuito, l’esposizione inaugura giovedì 14 settembre alle ore 18 alla presenza dell’artista. Il tempo, la luce, la terra, la memoria propone una ventina di opere di diverse dimensioni, olii in prevalenza, oltre che alcune incisioni, realizzate da Chianese tra il 1947 e il 2015: una selezione di lavori dove domina la natura, tema che ha caratterizzato la maggior parte della sua produzione. La natura, infatti, nei suoi momenti stagionali, nella realtà come nella memoria, è stata elemento portante del suo fare pittura.
La Fondazione Bottari Lattes porta così a Torino il lavoro di un artista molto noto in Liguria, ma che da diversi anni non esponeva nel capoluogo piemontese, per proporre al grande pubblico una selezione rappresentativa della sua ricerca, capace di illustrare le motivazioni e le metodologie dell’autore. In Chianese (nato a Sampierdarena, Genova, nel 1928) è fortissimo il legame con il Piemonte. Proprio in questa regione l’artista ha avuto le prime affermazioni, giovanissimo, esponendo alla Promotrice di Torino nel 1953 e nel 1960 (un quadro raffigurante colline, eseguito presso Mornese in provincia di Alessandria, ricorda questo periodo). La maggior parte del suo lavoro ha tratto ispirazione e si è svolto in territorio piemontese, a Gavi e dintorni. In mostra verrà presentata la pubblicazione Tra parola e immagine, dove l’autore ripercorre i diversi momenti della sua ricerca. Scarsi, ma essenziali, sono i riferimenti autobiografici nei suoi lavori, strettamente legati a un vissuto e a una creatività che si esprime di preferenza nello studio del paesaggio dal vero.
MONFORTE D’ALBA: LE “PROSPETTIVE VARIABILI” DI RENATO BRAZZANI
Dalle anamorfosi di grandi dimensioni ai richiami del colore e dell’Africa
Fondazione Bottari Lattes, Monforte d’Alba (Cn)
Mostra: da sabato 30 settembre a sabato 2 dicembre 2017
fondazionebottarilattes.it – renatobrazzani.it
Architetto, pittore-viaggiatore e studioso dell’anamorfosi, l’artista torinese Renato Brazzani è al centro dalla personale Prospettive variabili che la Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (Cn) gli dedica da sabato 30 settembre a sabato 2 dicembre 2017. Una mostra che racconta le diverse stagioni attraversate da Brazzani tra gli anni Settanta e il 2010: la lunga serie delle anamorfosi, che trovò uno dei suoi apici nell’imponente Autoritratto americano (1982); il ciclo Oceano, interamente dominato da un blu tenebroso; le opere con inserti lignei Totem, Trofei e Scudi, dal richiamo tribale e ancestrale, caratterizzate dalla raffinatezza di forme e da un approfondito studio sul colore; le oniriche Sedie Thonet, di derivazione pop e iperrealista. Venticinque opere che si differenziano per la tecnica utilizzata, ma che sono accomunate dalla volontà di rappresentare la realtà attraverso punti di vista e prospettiva inconsueti, prospettive variabili, appunto. «…con le prospettive variabili – spiega Renato Brazzani –, titolo che ho scelto per la mia mostra ospitata dalla Fondazione Bottari Lattes, desidero raccontare il mio amore per la geometria tridimensionale e la sua rappresentazione. Parlare della ricerca dei rapporti tra la prospettiva normale e l’anamorfosi, dove con anamorfosi non intendo una deviazione dalla regola, ma la prospettiva normale che va a costituire un punto particolare dell’anamorfosi stessa. Ma prospettive variabili dice anche dei cambiamenti e delle scelte pittoriche diverse da quelle geometrico-anamorfiche. Cioè riconsidero il colore e la materia pittorica con lavori che da un lato riflettono sulle culture etniche e tribali (dai continenti americani, australiano e africano) e dall’altro si ispirano all’osservazione della natura (animali totemici e trofei), ma soprattutto del mare pensando a Debussy, Charles Trenet, Lucio Dalla…».
Per più di un decennio, a partire dalla metà degli anni Settanta, Brazzani si è dedicato allo studio e alla sperimentazione della tecnica dell’anamorfosi, vista come «privilegiato luogo di incontro tra le differenti prospettive» e «chiave per un’ampia e approfondita rivisitazione della tradizione figurativa», come sottolineava nel 1984 Piergiorgio Dragone. L’anamorfosi (rappresentazione di una scena in deformazione prospettica, in modo che la visione corretta possa avvenire solo da un determinato punto di vista, che non è mai quello frontale), per Brazzani è anche una prova del continuo divenire del mondo, delle vicende collettive e della vita privata, ed è un tentativo di darne una lettura. «Impadronitosi di questa che in fondo non è che una strumentazione logica – spiegava ancora Dragone – e una tecnica prospettica, Brazzani non si perde certo in “giochi” fine a se stessi. Per lui l’adozione della anamorfosi è prima di tutto un atteggiamento-filtro mentale che gli consente di fissare i punti di distanza concettuali nei confronti delle condizioni in cui si trova ad operare. Di volta in volta affronta un tema che lo tocca da vicino e, individuato un precedente iconografico che con esso abbia un nesso semantico o emblematico (il Veronese, Michelangelo, Jasper Johns ad esempio), ne sviluppa tutta una serie di raffronti e di sovrapposizioni di sensi e di rinvii culturali». Sono quattro le anamorfosi di grandi dimensioni esposte, che invitano il visitatore a posizionarsi in un determinato punto per ottenere la restituzione prospettica dell’intera opera: Autoritratto americano (1982, 200x420x420), in cui l’artista fa riferimento a un suo viaggio negli Usa, simboleggiato dalla bandiera a stelle e strisce di Jasper Johns che Brazzani coglie nel suo valore materico e prospettico; Sacra famiglia? (1981, 560x130x50), dove Brazzani riprende lo stile di Michelangelo, ma colloca la Vergine lontano da San Giuseppe, riferimento autobiografico ad una sua crisi coniugale; Football in Grecia (1984-94) e Il corridore Mennea (1985), omaggio al record del mondo raggiunto dallo sportivo. Le opere realizzate negli anni Ottanta e Novanta, i cicli Totem, Trofei e Scudi, propongono un dialogo tra tessiture cromatiche e inserti esterni lignei, che emergono dagli sfondi di sabbia colorata, carichi di riferimenti simbolici. In queste serie dalla pittura pulsante, la ricerca è particolarmente legata all’esperienza del viaggio e documenta l’approdo all’Africa (oltre che all’America e all’Australia), al suo calore, ai suoi colori e alle sue luci, a un momento artistico che supera, alla fine degli anni Ottanta, il periodo cupo degli Oceani. Brazzani ripensa ai miti ancestrali dei popoli degli indiani d’America e delle tribù africane, rilegge i temi della caccia e della guerra, ripercorre il significato del trofeo e del totem. Attraverso colori, forme, geometrie, dissolve la realtà nei suoi elementi primari, per raccontare orizzonti sconfinati, albe di fuoco, orgogliosi guerrieri, antilopi selvagge e simboli che rimandano alle tradizioni di popolazioni ancora incontaminate. Con le Sedie Thonet Brazzani riproduce i lavori dei maestri della pop art, come Jasper Johns e Roy Lichtenstein, rendendoli velati e in trasparenza, come se fossero raggiungibili solo attraverso uno sforzo di immaginazione o salendo su una sedia.
La mostra è accompagnata da un pieghevole con la presentazione di Ivana Mulatero.
GALLERIA D’ARTE PIRRA: ANDREA PESCIO A VENEZIA
Andrea Pescio. Artwork. Venezia – Centro Culturale Don Orione Artigianelli, Padiglione della Repubblica di San Marino. Dorsoduro 497, Fondamenta Nani
Da sabato 7 ottobre 2017 – ore 17.00. Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 18. Lunedì chiuso. Fino al 26 novembre 2017
La Galleria d’Arte Pirra è lieta di comunicare la partecipazione di Andrea Pescio alla Biennale di Venezia attualmente in corso, con la mostra personale Andrea Pescio. Artwork all’interno del Friendship Project promosso dalla Repubblica di San Marino, con la direzione artistica di Vincenzo Sanfo, in collaborazione con la Repubblica Popolare Cinese.
Il Friendship Project, alla sua seconda edizione, si propone di sottolineare l’importanza della collaborazione e del dialogo tra i popoli, ma anche il ruolo prezioso del confronto nell’arte contemporanea, come fucina di idee e creatività. Quest’anno gli artisti si concentreranno soprattutto sulla pittura a inchiostro, tecnica artistica che in questo momento è molto discussa nel mondo culturale cinese per la sua rilevanza tradizionale e il suo futuro. L’invito a partecipare a questo progetto in qualità di evento speciale è stato quindi accolto da Andrea Pescio con grande entusiasmo, data anche la predilezione dell’artista per la penna a inchiostro Bic nella realizzazione delle sue opere.
CIRCOLO ARTISTI: MOSTRA “MINI8”
Presso Il Circolo degli Artisti di Torino, Palazzo Graneri della Roccia
Via Bogino, 9 – TORINO – scala B a dx 1° piano suonare 4444 + campanello – tel. 011 8128718
Inaugurazione Venerdì 6 ottobre 2017 alle ore 18
Mostra MINI8 – Minipersonali di 8 artisti CEDAS – Selezionati dai critici d’arte Gian Giorgio Massara e Angelo Mistrangelo. Giuseppe Arizzio, Ingrid Barth, Vainer Cavazzoni, Yulia Korneva, Donata Magario, Renzo Musso, Alfredo Negro, Giovanni Piasenti. La mostra sarà aperta fino al 19 ottobre 2017. Orario: dal lunedì al sabato: 15.30 – 19.30 Domenica chiuso. Per informazioni: 339 3916450 – Giorgio Viotto – www.fiatcares.com/cedas
Tradizionale appuntamento con la Sezione Arti Figurative a testimonianza dell’impegno e dell’attenzione che il CEDAS ha da decenni con il mondo della pittura. L’attuale mostra, prestigiosamente ospitata nelle sale del Circolo degli Artisti in Palazzo Graneri, è il frutto di una rassegna collettiva alla quale avevano partecipato i pittori del CEDAS; mostra che aveva confermato sia l’impegno da parte dei soci che frequentano i corsi di Arti Figurative sia la professionalità di molti artisti, ai quali sono state proposte esposizioni personali e offerto l’invito a concorsi, anche di livello. L’esperienza artistica di questi 8 artisti rappresenta quindi una nuova occasione per accostarsi all’impegno della Sezione Arti Figurative del CEDAS, per entrare in contatto con tecniche diverse e con la volontà di trasmettere la visione e l’interpretazione del proprio tempo. All’inaugurazione sarà presente il Presidente del Cedas Santino Dainese
CARTE IN TAVOLA, MOSTRA SULL’ARCHIVIO DELLA GALLERIA MARTANO
Inaugura giovedì 5 ottobre alle ore 18 presso gli spazi del Centro Conservazione Restauro “La Venaria Reale” la mostra “Carte in tavola”, incentrata sui materiali conservati nell’Archivio della Galleria Martano. Già oggetto di attenzione negli scorsi anni grazie al deposito del consistente fondo librario messo a disposizione da Liliana Dematteis, la storia della galleria torinese è ora ripercorsa attraverso una selezione dei documenti, delle fotografie e delle pubblicazioni raccolti nell’Archivio, fonte primaria per fissare la memoria delle mostre e delle iniziative che si sono susseguite tra il 1967 e il 2013 nelle due sedi di via Cesare Battisti e di via Principe Amedeo, e insieme possibile punto di partenza per nuove letture e interpretazioni. La mostra è l’esito di un progetto di catalogazione condotto dal Centro Conservazione Restauro ed è curata da Maria Teresa Roberto. Il percorso si articola in sei sezioni dedicate ai principali punti di interesse che hanno caratterizzato fin dall’apertura le scelte espositive ed editoriali della Galleria, sempre bilanciate tra la riscoperta di pagine importanti della stagione delle avanguardie storiche, con particolare attenzione al Futurismo e alle ricerche astratte, e lo sguardo rivolto alla contemporaneità, in primo luogo agli sviluppi della nuova pittura e della nuova scultura e al concettuale italiano. Costante nelle iniziative della galleria è stata la centralità delle ricerche fotografiche, così come l’apertura a media diversi quali l’happening, il video, il libro d’artista, che tra anni Sessanta e Settanta venivano assumendo un’importanza crescente nella ricerca artistica internazionale. Per questo il titolo della mostra prende spunto dal ciclo “Cambiare le arti in tavola”, un programma di incontri organizzato fra il 1972 e il 1973 in collaborazione con critici, storici dell’arte, artisti, testimoni. Ogni sezione presenta documenti d’archivio – alcuni dei quali inediti – e cataloghi, cui sono affiancati sculture, disegni, fotografie originali, libri d’artista tratti dalla collezione personale di Liliana Dematteis. La raccolta e il riordino del materiale sono stati resi possibili grazie al progetto “TRACES. Il patrimonio documentale nell’arte contemporanea piemontese”, ideato e sostenuto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino. Grazie a questa opportunità il Centro Conservazione Restauro ha contribuito allo studio e alla documentazione dell’arte contemporanea, intesi come complementari alle attività di conservazione e restauro effettuate all’interno dei laboratori. Questo ambito di intervento è oggetto di una serie di iniziative, tra cui il progetto “L’Arte povera e la sua trasmissione al futuro”, sostenuto dalla Fondazione CRT, e l’accordo sottoscritto con il nuovo Centro di Ricerca del Castello di Rivoli per la salvaguardia e la valorizzazione degli archivi dell’arte contemporanea. I materiali dell’Archivio Martano saranno resi disponibili al pubblico anche grazie a una piattaforma digitale, che sarà presentata in occasione dell’inaugurazione e che consentirà la consultazione da parte di un ampio pubblico di studiosi e appassionati.
M.A.O.: LACCHE CONTEMPORANEE
La tradizione birmana rivisitata dagli studenti dello IED
MAO Museo d’Arte Orientale
via San Domenico 11 – Torino
In collaborazione con lo IED Istituto Europeo di Design di Torino, il MAO ospita una mostra dedicata ai lavori realizzati dagli studenti del 2° anno del Corso di Design del Gioiello e Accessori.
L’esposizione, che si svolge in occasione della Torino Design Week 2017, è l’ultimo esito di una collaborazione già consolidata che vede la creatività degli studenti dello IED lavorare sulle collezioni del MAO e misurarsi con le antiche tecniche di decorazione orientali.
In questo caso il filo conduttore è la ricca e antica tradizione della laccatura birmana.
Decorazioni in lacca realizzate dagli artigiani birmani secondo le tecniche tradizionali impreziosiscono borse e accessori disegnati dagli studenti in stile contemporaneo. Oggetti come ciotole, fibbie e placche vengono reinterpretati in una nuova destinazione d’uso che rende questa antica tradizione facilmente accessibile anche ad un pubblico giovane.
La mostra è realizzata grazie al contributo della Fondazione CRT.
L’ingresso alla mostra rientra nel biglietto del Museo.
CANELLI: “SIMILI & OPPOSTI”, RAKU E PITTURA
Il Ristorante Enoteca di Canelli (corso della libertà 65/A) presenta la mostra “Simili & Opposti”, Sonja Perlinger & Michele Acquani, Ceramica Raku e Pittura. Inaugurazione sabato 7 ottobre alle 17, orari mostra 12-14 e 1-22, fino al 24 dicembre. Domenica sera e lunedì chiuso.
TORINO: LE VIGNETTE DI GRAMSCI. CARICATURE E SATIRA POLITICA DALLE PAGINE DE L’ORDINE NUOVO
Via Maria Vittoria, 28/Q, Torino
Prosegue la serie di momenti dedicati al ricordo di Antonio Gramsci nell’80° anniversario della sua morte. Fino al 13 ottobre a Casa Gramsci la Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci e NUOVASOCIETA’ ricorderanno la sua opera di intellettuale innovatore con una mostra di disegni umoristici pubblicati tra il 1921 e il 1922 sulle pagine de l’Ordine Nuovo, di cui è stato uno dei fondatori e il maggior animatore.
40 pannelli riprodurranno alcune delle opere degli artisti che si dedicarono alla propaganda politica attraverso le immagini: da Pietro Ciuffo (Cip) a Gino Simonetti (Rebelle) ad altri rimasti nell’anonimato. Furono circa 500 le vignette che comparvero su l’Ordine Nuovo. Un numero decisamente considerevole. La mostra apre la stagione di iniziative artistiche e culturali attorno ad Antonio Gramsci organizzate dalla Fondazione, che avrà il suo culmine nella mostra di via del Progetto Home – House of Memory & Engagement (nell’ambito del programma Open2016 sostenuto dalla Compagnia di San Paolo), il concorso per giovani artisti under 35 che coinvolgerà 44 esercizi commerciali del centro, che dal 27 ottobre al 12 novembre ospiteranno le opere d’arte dedicate alla figura di Gramsci (www.home-gramscitorino.it). Premiazione il 15 dicembre.