Asti- La Cgil si prepara alla manifestazione di domani a Torino e rilancia la Fase 1: 41 + 62 anni per andare in pensione
Convocati tutti i delegati della Camera del Lavoro astigiana al Circolo Way Assauto, martedì scorso, in vista della manifestazione indetta dalla Cgil per il 2 dicembre con lo slogan “Pensioni: i conti non tornano!”.
Cinque le grandi piazze italiane interessate dalla mobilitazione: Roma, Bari, Palermo, Cagliari e Torino. Proprio su quest’ultima convergeranno i manifestanti piemontesi e del nord Italia e quindi anche gli astigiani.
Il confronto dei delegati con il presidente della Camera del Lavoro di Asti, Filippo Rubulotta e con Elena Ferro della segreteria regionale ha portato a galla i punti critici dell’ultima piattaforma di riforma delle pensioni che la Cgil ha rifiutato di prendere in considerazione e sicuramente non firmerà.
Le parole d’ordine che sono emerse durante la riunione sono state: applicare la Fase 1 della proposta di riforma per tutte le categorie e non solo per quelle considerate “usuranti” e comunicare a tutti i livelli con i lavoratori e i pensionati per far capire quanto sarebbe peggiorativa la cosiddetta Fase 2.
Quarantatré anni di lavoro e 67 anni d’età per maturare la pensione non sono troppi solo per il muratore, l’operaio della catena di montaggio o per gli infermieri – ha sottolineato Luisa Rasero del Coordinamento donne Cgil – sono troppi per tutti! Anche per quelli che svolgono lavori che vengono considerati “leggeri”. Se girate negli uffici ci sono sessantenni che non ce la fanno più perché è difficile tenere il passo con un mondo in continua trasformazione e con le continue richieste di aggiornamento.”
La Cgil ritiene che la formula 41+62 (41 anni di contributi e 62 anni d’età), sottoscritta dalle parti sociali prima della nuova proposta di riforma, sia quella da rilanciare e da tenere ferma.
I lavoratori hanno il diritto di sapere quando andranno in pensione – ha detto Mamadou Seck, segretario Fiom astigiano – e nessuno in questa sala o in qualunque luogo di lavoro sa quando maturerà questo diritto. Il governo non può continuare a spostare l’asticella in avanti e non si tratta solo dei cinque mesi in più che ci vorranno a partire dal 2019, ma dei lavori precari, della cancellazione degli ammortizzatori sociali (mobilità e cassa integrazione) che non permettono ai lavoratori di accumulare contributi.”
Elena Ferro ha ascoltato attentamente i delegati di Asti che hanno riportato la situazione dei luoghi di lavoro della provincia e ha ricordato che quella del 2 dicembre non sarà una manifestazione solo per le pensioni:
Dobbiamo ricordare – ha concluso Elena Ferro – che è indispensabile, come la Cgil chiede almeno dal 1994 all’epoca delle prime riforme, separare l’assistenza dalla previdenza. Se si continua a scaricare sull’Inps il fondo di disoccupazione e l’assistenza sociale è chiaro che non ci saranno i soldi per garantire le pensioni nel futuro. Questi servizi devono essere pagati dalla fiscalità generale e per questo deve essere fatta una lotta seria all’evasione fiscale. L’Inps deve tornare a fare quello per cui è nata: raccogliere i contributi previdenziali ed erogare le pensioni agli iscritti”.
La Cgil di Asti ha organizzato la trasferta a Torino con 4 autobus che partiranno da piazza Marconi alle 8. Alle 9,30 il corteo partirà da Porta Susa e si dirigerà in piazza San Carlo, dove parleranno i segretari regionali e in video si assisterà all’intervento conclusivo di Susanna Camusso che parlerà dal palco di Roma.
Carmela Pagnotta