Chieri, “BUBBLES – TEATRO DIFFUSO”: gli appuntamenti del 2018
TEATRO DIFFUSO DI CHIERI – STAGIONE 2018
un progetto
COMUNE DI CHIERI
ACCADEMIA DEI FOLLI
in collaborazione con
Fondazione Piemonte dal Vivo
Corto Circuito Piemonte
Regione Piemonte
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
direzione artistica
Carlo Roncaglia
organizzazione
Enrico Dusio, Giovanna Rossi, Maria Grazia Graziano
responsabili tecnico
Andrea Castellini
ufficio stampa
Edoardo Parolisi | Thunder Communication
grafica
Andrea Pagliardi
SPETTACOLI
biglietto intero € 15
biglietto ridotto (solo con prenotazione) € 12
biglietto ridotto bambini (sotto i 10 anni) € 2
La prenotazione dà diritto al biglietto ridotto.
ABBONAMENTI
10 spettacoli € 100
6 spettacoli € 60
Gli abbonamenti sono acquistabili a Chieri,
presso la Libreria della Torre – via Vittorio
Emanuele II, 34 – o in biglietteria prima degli
spettacoli.
Gli spettacoli scelti vanno prenotati con un
anticipo di 5 giorni.
MALTEMPO
In caso di maltempo gli spettacoli all’aperto si svolgeranno presso il Teatro Duomo, Via Balbo angolo vicolo Tepice
INFO E PRENOTAZIONI
ACCADEMIA DEI FOLLI
info@accademiadeifolli.com
tel. 011.0740274
www.accademiadeifolli.com
per prenotare gli spettacoli è possibile:
- prenotarsi dal sito www.accademiadeifolli.com
- telefonare allo 011.0740274
- scrivere a info@accademiadeifolli.com
BUBBLES 2018
16 febbraio I ore 21 I Sala della Conceria I via della Conceria 2
ROMOLUS I da Dürrenmatt I Lyra/Accademia dei Folli PROSA
09 marzo I ore 21 I Imbiancheria del Vajro I via Imbiancheria 12
OTELLO I da William Shakespeare – Tournée da Bar PROSA
20 aprile I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
MIRAVO ALLE STELLE I Accademia dei Folli MUSICA-TEATRO
11 maggio I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
… MA MAI NESSUNO LA BACIÒ SULLA BOCCA I di e con Ugo Dighero PROSA
08 giugno I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
UOMINI & TOPI I Accademia dei Folli MUSICA-TEATRO
22 giugno I ore 21.00 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA I di Tiziano Scarpa I Casa degli Alfieri PROSA
01 luglio I ore 21.30 I Cortile di San Filippo I via Vittorio Emanuele II
MI ABBATTO E SONO FELICE I di e con Daniele Ronco I Mulino ad Arte PROSA
21 settembre I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
RUNNING FLUTES MUSICA
05 ottobre I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
UN ALTRO SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE I Accademia dei Folli PROSA
19 ottobre I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
FACCIAMO RADIODRAMMA! I Accademia dei Folli PROSA
SCHEDE DEGLI SPETTACOLI
16 febbraio I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
ROMOLUS
476 LA CADUTA DELL’IMPERO ROMANO UND DIE GEFLÜGEL
con Giulio Federico Janni, Chiara Visca, Caterina Gabanella, Gianluca Gambino, Giuseppe Amato, Horst Hermann, Stefano Marcello, Enrico Dusio, Massimo Cattaruzza
liberamente tratto da Romulus der Große di Friedrich Dürrenmatt I scene e costumi Michela Cannoletta, Nadia Simeonova I regia Carlo Roncaglia
Lyra/Accademia dei Folli
PROSA
Romolo il Grande (1949) è un testo profondamente contemporaneo. Nella splendida pièce di Dürrenmatt c’è tutto il caos, il disorientamento e la grande perdita di equilibrio del nostro tempo. Ci sono culture e mondi differenti che si incontrano, si scontrano, tentano di capirsi o, pericolosamente, si ignorano. È il crollo di un sistema consolidato ma ormai talmente complesso da risultare instabile e vulnerabile: una vera e propria bomba ad orologeria.
La caduta dell’Impero Romano è una esplicita metafora della deflagrazione e dello sbandamento dell’assetto geo-politico e culturale che viviamo oggi.
Il nostro Impero Romano oggi è un quartiere, una città, una regione, uno stato, l’Europa, il mondo: un sistema economico, sociale e culturale difficile da gestire. È una globalizzazione in proroga; un’incapacità di difendere le proprie identità e al contempo integrarsi e/o assorbire le “culture altre”.
È questo il nostro crollo dell’Impero Romano: un ineluttabile cambio della guardia, un avvicendarsi di periodi doloroso ma inevitabile.
Dürrenmatt fotografa il nostro tempo, le nostre contraddizioni, le nostre più profonde paure e i tentativi – a volte piuttosto bizzarri – di ricomporre le fratture. E lo fa con grande ironia e lucidità.
Un testo dalle forti valenze socio-politiche per un allestimento di grande impegno civile in cui la coralità della pièce è sostenuta e sottolineata da una compagnia trasversale in cui le diverse lingue e i differenti linguaggi artistici – pur scontrandosi nel testo – si armonizzano nella messa in scena.
L’allestimento si pone come obiettivo di rendere palpabile questo clima di spaesamento, questo magma che è una certa Europa reduce da profondi e repentini mutamenti.
Come nell’Impero Romano anche la nostra è una società multietnica – un melting pot – che rischia continuamente il collasso. Ma è anche e soprattutto un’enorme risorsa che andrebbe sfruttata e vissuta positivamente.
In una villa in Campania si consuma la fine dell’Impero Romano d’Occidente; tra i polli, unico suo reale interesse, l’ultimo imperatore di Roma, Romolo il Grande, assiste al crollo inesorabile del suo impero… osserva l’estendersi di ogni singola crepa, il cedimento di ogni trave, fino al rantolo estremo del pachidermico, quanto ormai obsoleto e corrotto Impero Romano. Attorno a lui qualcosa che sembra più una corte dei miracoli che si affaccenda per salvare il salvabile, o, almeno, le apparenze. Un antiquario valuta le ultime statue, l’imperatore d’Oriente viene a chiedere asilo politico, un industriale, fabbricante di calzoni, offre, in cambio di accordi commerciali, di salvare l’impero dal collasso. Tutto è inutile: Roma è destinata a cadere, a cedere sotto secoli di abusi e di corruzione.
I Barbari, guidati da Odoacre, stanno calando, hanno preso Pavia e si dirigono sulla capitale. Tra gli ultimi ministri e generali ancora rimasti al suo fianco, la famiglia e i vecchi servitori, l’ultimo imperatore romano sfugge ad attentati maldestri, alleva polli e svende gli ultimi rimasugli dei fasti imperiali sorridendo soddisfatto di fronte al compiersi della sua missione: la fine di Roma.
09 marzo I ore 21 I Imbiancheria del Vajro I via Imbiancheria 12
OTELLO
con Davide Lorenzo Palla e Tiziano Cannas Aghedu
di William Shakespeare I musiche Tiziano Cannas Aghedu I traduzione e adattamento Davide Lorenzo Palla I regia Riccardo Mallus
Tournée da Bar/Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano in collaborazione con Ecate Cultura
PROSA
“Non chiedetemi nulla. Sapete quel che sapete, d’ora in poi non aprirò più bocca.” (Jago, scena II, Atto V)
Promotore e collaboratore entusiasta di Tournée da bar, l’audace e innovativo progetto ideato e organizzato da Davide Lorenzo Palla con l’obiettivo di portare il teatro tra la gente, in luoghi informali e insoliti come i bar e i locali, il Carcano non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di proporne almeno un titolo sul proprio palcoscenico e al proprio pubblico.
E’ stato scelto Otello, che insieme a Romeo e Giulietta e Amleto ha impazzato tra le ovazioni generali in un clima di festa gioiosa da settembre a dicembre 2016, per oltre cinquanta date, in tutto il nord Italia.
Tutti conoscono per sentito dire il geloso Otello, ma forse non tutti possono dire di conoscere veramente la storia del grande combattente moro che dopo essere stato circuito dal diabolico Iago arriva ad impazzire di gelosia e ad uccidere la sua cara moglie, che lui tanto amava. Come è potuto succedere? È proprio questa la domanda da cui parte il nostro Otello.
Come possiamo raccontare questa storia nel più semplice dei modi con i mezzi che abbiamo a disposizione? C’è chi dice che siamo in crisi, sì; però abbiamo l’assoluta convinzione e consapevolezza che l’immaginazione non conosca la parola crisi e che anche le peggiori contingenze non possano impedire alla fantasia di volare libera. Chiederemo quindi allo spettatore d’immaginare gli eventi e i dettagli di uno spettacolo che non c’è, e di seguire lo svolgersi della vicenda grazie al racconto di un cantastorie contemporaneo.
Accompagnato da un musicista egli porterà l’immaginazione del pubblico a volare libera per mezzo di quello strumento magico che è la fantasia; e grazie all’evocazione di luoghi, suoni, atmosfere e personaggi di questo grande classico, cercherà di intrattenere il pubblico e di rendere omaggio al genio di William Shakespeare.
20 aprile I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
MIRAVO ALLE STELLE
con Enrico Dusio e Carlo Roncaglia
testo Emiliano Poddi I regia Carlo Roncaglia
Accademia dei Folli
PROSA
Un uomo, isolato in una cascina, attende una telefonata. È un giovane partigiano e sta aspettando di entrare in azione… nel breve tempo di una notte, gli passa davanti tutta la sua vita… i duri giorni da partigiano, l’arresto, il suo amore lontano, i suoi dubbi, le sue paure. È un viaggio toccante dove gli ideali e ogni tipo di retorica vengono, in qualche modo, posti in secondo piano rispetto all’Uomo, alla sua forza ed alla sua fragilità. Opposti che si scontrano e si incontrano; mentre fuori, la guerra e la dittatura imperversano e si impongono delle scelte con le dolorose rinunce ch’esse, inevitabilmente, comportano.
Musiche, parole e storie che giungono da valli e uomini che, sessant’anni fa, costruirono il terreno da cui è nata la Repubblica Italiana. Un intenso lavoro di ricerca fra le pagine scritte negli anni di guerra, e successivamente quando era venuto il momento di ricostruire, ha portato alla luce scritti, ora struggenti ora colmi di coraggio, di uomini e donne che vissero la Resistenza in terra piemontese, tra Torino e le infinite valli montane e collinari delle Province di questa terra. Per parlarne ci si affida così ai diari degli eroi “sconosciuti” di montagna e alle lettere di autori di fama quali Primo Levi, Emanuele Artom. La drammaturgia attinge quindi a queste fonti per accorparle in un’unica emblematica piccola grande storia.
11 maggio I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
…MA MAI NESSUNO LA BACIÒ SULLA BOCCA!
(infame destino della Bella Addormentata)
con Ugo Dighero
di Ugo Dighero e Marco Melloni
Teatro dell’Archivolto
PROSA
Finalmente uno spettacolo che dirà tutta la verità, solo la verità, soprattutto la verità!
Cominciamo con le grandi domande: Dio esiste? Pino il muratore sfiderà Kierkegaard e Socrate analizzando uno dei grandi misteri dell’uomo.
Inoltre: perché la FIAT non ha mai costruito la 129? Parliamone con l’uomo che è riuscito a montare il motore di una Superbike su un vespino 50.
Il pupazzo Gnappo ci racconterà perché nessun principe azzurro baciò mai la bella addormentata sulle labbra, come fu che Biancaneve scoprì ciò che si dice intorno ai nani e cosa trovò veramente il cacciatore di Cappuccetto rosso nello stomaco del lupo.
E ancora: perchè Terry Mulligan uccise Lucy Mc Grave, ma non mise le melanzane nel panino del signor Giudice?
E se facessimo a meno del denaro? Eppure il baratto è lì a portata di mano.
Una sequenza impressionate di testimonianze che porrà fine a questo momento di immane decadenza.
Presentazione short
Ugo Dighero, solo in scena, affronterà camaleonticamente alcuni grandi temi del vivere: Dio esiste? E se facessimo a meno del denaro? E se il Principe Azzurro non l’avesse baciata sulla bocca? Perché la Fiat non ha mai costruito la 129? La risposta è lì a portata di mano.
08 giugno I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
UOMINI & TOPI
da John Steinbeck
con Enrico Dusio, Carlo Roncaglia, Giovanna Rossi, Paolo Demontis, Enrico De Lotto I testo Emiliano Poddi I regia Carlo Roncaglia
Accademia dei Folli
PROSA
In un momento di grande crisi economica, quale quella che stiamo vivendo, affrontare il romanzo breve di Steinbeck è quasi una scelta obbligata e necessaria. La sua indiscutibile attualità è un’occasione per affrontare temi e paure che a distanza di quasi cent’anni si ripropongono alla società con una violenza sempre più allarmante (il precariato, il disagio sociale, l’emigrazione, la mancanza di reali prospettive…). È dunque un’urgenza quella di trasporre per la scena il piccolo capolavoro di Steinbeck perché i suoi personaggi sono ormai archetipi e il romanzo ha quasi la statura e la forza di una tragedia greca.
California, anni Trenta. Due braccianti trovano lavoro in un ranch: il grande Lennie, gigante buono e irresponsabile, e il saggio George, guida e sostegno dell’amico.
Di solito quelli che lavorano nei ranch sono “la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia, non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in un saloon e gettano via la paga, e l’indomani sono già in cerca di un nuovo lavoro e di un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l’indomani…”
Per Lennie e George è diverso. Loro hanno un avvenire, e alla sera qualcuno con cui parlare, qualcuno cui importa dell’altro. Non devono per forza buttare via i soldi al saloon. I soldi, vogliono metterli da parte per comprare un campo e vivere del grasso della terra. Una terra tutta per loro.
Pubblicato nel 1937 negli Stati Uniti, apparso un anno dopo in Italia nella traduzione di Cesare Pavese, Uomini e topi è un piccolo intenso dramma sull’emigrazione a Ovest, terra di mancate promesse. Sfruttamento e lotte sociali, ingiustizia e sofferenza umana, tutti temi che verranno trattati con realismo aspro e risentito in “Furore”, sono qui espressi con una vena di lirica commozione e con quel vigore narrativo che fa di Steinbeck uno dei grandi autori americani.
Qualità che restano inalterate nella traduzione di Pavese, la cui sensibilità permette anche al lettore italiano di immedesimarsi in questi due personaggi che lottano per agguantare il proprio sogno.
Molti anni dopo Steinbeck e Pavese, le vicende dolorose della Grande Depressione americana hanno ispirato altri grandi cantori dell’America, ognuno nella sua forma espressiva: John Ford e Gary Sinise nel cinema; Woody Guthrie, Bob Dylan e Bruce Springsteen nella canzone.
Attraverso parole, versi, musica e fotogrammi, lo spettacolo proverà a far rivivere questa storia così lontana dal sogno americano e così vicina a molti nostri drammi.
22 giugno I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA
con Emanuele Arrigazzi
di Tiziano Scarpa I musiche originali Andrea Negruzzo I regia Emanuele Arrigazzi
La Casa degli Alfieri
PROSA
Groppi d’amore nella scuraglia mette in scena la saga comica e poetica di Scatorchio, che per fare dispetto al suo rivale in amore aiuta il sindaco a trasformare il paese in una discarica di rifiuti.
È un testo originalissimo, commovente, scritto in una lingua sapientemente primitiva che dà voce allo scacco creaturale di fronte ai guasti dell’universo.
Si svolge oggi, in un paesino dell’Italia meridionale che sta per trasformarsi in una discarica di rifiuti. Il sindaco approva, gli abitanti si oppongono. Durante una manifestazione di piazza, la rivalità fra due uomini innamorati della stessa donna cambia i destini generali.
Scatorchio, l’uomo che ci racconta questa storia, parla volentieri con tutti gli esseri dell’universo: da Gesù, agli uomini, agli animali. E lo fa in una lingua prodigiosa, che riesce a tenere insieme il sublime e il comico.
In questo monologo affollato di voci ci sono tanti personaggi vivacissimi: Sirocchia, Cicerchio, la vidova Capecchia, lu nonnio, lu sindoco, lu prete, li arabacci sfedeli, lu menistro de l’Iggene, Pruscilla.
Il ritmo è scandito da straordinari intermezzi in cui il protagonista incontra gli animali del paese, dando forma a un bestiario di figure indimenticabili: lu cane canaglio, lu rundenello, lu surcio pantecano, lu gabbianozzo. Vivono tutti una pena dello spirito, ciascuno di loro impersona una speciale forma di disperazione e nevrosi.
S’intreccia con la storia anche il rapporto conflittuale, ma alla fine devoto, del protagonista con Gesù, in una serie di preghiere che si rivolgono anche alla Maronna e a Iddio Patro.
Una freschezza sorgiva pervade le pagine di questo testo, una felicità d’espressione che pronuncia la contemporaneità affondando le radici nei vari strati storici della nostra lingua.
Emanuele Arrigazzi è uno Scatorchio irresistibile. Si immerge nei larghi pantaloni della sua maschilità e la rende umanissima. Travolgente e impetuoso, Emanuele-Scatorchio fa spalancare le risate degli spettatori e le conficca nelle profondità della commozione.
Emanuele riesce a rendere tutto così naturale!, come se la cialtroneria e la sgangheratezza di Scatorchio venissero fuori spontaneamente. In realtà è l’artista-attore che le ottiene con la sua raffinatezza, e attingendo a quella parte selvaggia dell’animo maschile che abbiamo tutti, ma che ci dicono sia meglio non tirare fuori.
La maestria da grande attore si vede anche in questo: Emanuele spesso lascia che sia Scatorchio a recitare, cede a lui il compito di imitare tutti gli altri personaggi: e così il nonno, la vedova Capecchia, il sindaco, il prete, l’amata Sirocchia, il rivale Cicerchio e tutti gli altri, sono impersonati dal protagonista più che dall’attore; hai l’impressione che sia direttamente Scatorchio a presentarteli. In questo modo l’immersione nel racconto è ancora più intensa, il coinvolgimento è potente, e questa storia arriva al pubblico con una forza moltiplicata.
(Tiziano Scarpa)
01 luglio I ore 21 I Cortile di San Filippo I via Vittorio Emanuele II
MI ABBATTO E SONO FELICE
Il monologo eco-sostenibile
con Daniele Ronco
di Daniele Ronco (ispirandosi a La decrescita felice di M. Pallante) I regia Marco Cavicchioli
Il Mulino ad Arte
PROSA
L’urgenza dello spettacolo…perché “eco-sostenibile”?
L’idea di mettere in scena “Mi abbatto e sono felice” nasce dalla riflessione che mi ha accompagnato nei mesi successivi alla morte di mio nonno, una persona che mi ha insegnato tanto e che stimo infinitamente per la condotta di vita esemplare perseguita durante i 91 anni trascorsi su questo pianeta. “Mi abbatto e sono felice” è un monologo a impatto ambientale “0”, autoironico, dissacrante, che vuole lanciare una provocazione importante: vuole far riflettere su come si possa essere felici abbattendo l’impatto che ognuno di noi ha nei confronti del pianeta sul quale abitiamo. “Mi abbatto e sono felice” non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta grazie allo sforzo fisico prodotto da me in scena. Non sono presenti altri elementi scenici, i costumi sono essenziali e recuperati dal guardaroba di nonno Michele. Le musiche sono live.
21 settembre I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
RUNNING FLUTES
con Rebecca Viora, Danilo Putrino, Giacomo Pomponio, Madalina Smocov, Paola Dusio, Francesca Landoni, Niccolò Susanna, Edgardo Egaddi, Mauro Tardivo, Anita Cravero, Gabriele Leoni, Irene Fornasa
MUSICA
I Running Flutes nascono per iniziativa di Edgardo Egaddi e Antonmario Semolini, docenti in flauto traverso presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.
L’idea è quella di formare e coordinare un gruppo musicale da camera nel quale giovani talenti, allievi ed ex allievi dello stesso Conservatorio, siano affiancati e supportati dall’esperienza musicale e orchestrale di affermati professionisti.
L’organico, composto da un numero variabile di strumentisti (da un minimo di 11 ad un massimo di 18), è formato prevalentemente da tutta la famiglia dei flauti (ottavino, flauto in MI bemolle, flauto in DO, flauto in SOL, flauto in DO basso) e da un contrabbasso. Tuttavia, se il repertorio lo richiede, è prevista la presenza di altri strumenti a fiato (clarinetto, oboe, fagotto, sassofono), percussioni, canto, pianoforte e voce recitante.
L’intento di questo gruppo è quello di offrire al pubblico la più ampia gamma di profili musicali: dai brani originali scritti appositamente per questo tipo di formazione alle trascrizioni di brani classici, dalla musica leggera e jazz alla musica popolare e latino-americana. Musica di ogni genere da offrire sia a un pubblico competente e sia a uno meno esperto.
Compositori e arrangiatori contemporanei collaborano con i Running Flutes per creare e adattare nuovi brani da inserire nel repertorio.
L’attività prevalente è quella concertistica, ma non mancano progetti di collaborazione con gruppi di danza e teatrali per la realizzazione di spettacoli che includano tutte le forme di espressione artistica e non solo quella prettamente musicale.
05 ottobre I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
UN ALTRO SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
con Enrico Dusio, Carlo Roncaglia, Giovanna Rossi, Gianluca Gambino, Cristina Renda, Andrea Castellini, Valter Schiavone
liberamente tratto da William Shakespeare I testo Emiliano Poddi I regia Carlo Roncaglia
Accademia dei Folli
PROSA
Una improbabile e raffazzonata compagnia teatrale deve mettere in scena il celebre testo shakespeariano: deve lottare contro il tempo, le scarse risorse, la propria inettitudine, le paure, le delusioni. Ne nasce uno spettacolo decisamente comico ed allo stesso tempo pieno di tenera poesia.
Il SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE di William Shakespeare è una commedia in cui l’elemento fantastico costituisce l’ossatura principale.
È un delle commedie ideali per un gruppo di giovani artisti; la magnifica costruzione del testo, la sua architettura geometrica e il valore universale dei temi ne fanno una delle più versatili commedie teatrali di sempre. La contrapposizione tra il giorno e la notte, il bene e il male, il lato maschile e quello femminile, l’ordine e il caos, sono elementi che non possono non affascinare.
Quale migliore occasione per costruire dunque uno spettacolo tratto dalla celeberrima pièce di Shakespeare?
È davvero un mondo magico quello in cui ci si cala, un mondo che ci consente una totale libertà espressiva e una coesistenza di linguaggi scenici diversi. Uno spettacolo profondamente popolare – nella sua accezione più nobile.
Il ritmo è vorticoso, incalzante ma poi si arresta in bolle di pura poesia dove il tempo e lo spazio assumono valori diversi tutti da decifrare.
Tutto questo per restituire quel senso di magia e di meraviglioso così presente in Shakespeare, e regalare al pubblico – e anche agli attori – uno spettacolo pieno di energia e di forza visionaria e immaginifica.
19 ottobre I ore 21 I Teatro Duomo I via Balbo angolo vicolo Tepice
FACCIAMO RADIODRAMMA!
con Enrico Dusio, Carlo Roncaglia, Giovanna Rossi, Gianluca Gambino, Enrico De Lotto I testo Carlo Roncaglia I regia Carlo Roncaglia
Accademia dei Folli
PROSA
Uno spettacolo da ascoltare… una serie di letture che vogliono essere un affettuoso omaggio alla radio ed al suo mondo. La parola da “gustare” ad occhi chiusi immaginandosi sprofondati in una comoda poltrona.
Siamo all’interno di uno studio radiofonico negli anni ’30: quattro attori scalcinati ed un goffissimo rumorista, tra un radiodramma dei Fratelli Marx e un Grand Guignol raccontano le loro nevrosi intrecciando storie in bilico fra realtà e finzione. Uno spaccato di un mondo affascinante e oggi quasi completamente dimenticato.
I Fratelli Marx alla radio
Nonostante la polvere e l’oblio, queste brevi e demenziali farse, andate in onda per radio tra il 1932 ed il 1933, conservano tutta la loro vivacità e allegria e anzi acquistano, forse, a distanza di tempo, un non so che di più che mai sfacciato. Una comicità senza quartiere che non concede tregua, non risparmia colpi bassi, non rifugge da un gioco falloso di parole, non disdegna i mezzi più grossolani, seppur mai volgari per raggiungere un fine a suo modo finissimo, di rarefatta eleganza. Sicché anche il più becero dei lazzi e la più abusata delle facezie possono assurgere ad una lacerante ironia metafisica.