PIEMONTE ARTE: GALLINO, VIGLIONE, MARROCCO, BOETTI, GALVANO…

MOSTRA VIRTUALE DI THEO GALLINO “LA VITA IN UN SOFFIO”

Fino al 15 Aprile

Vi segnaliamo la Mostra Virtuale dell’artista chierese Theo Gallino “La vita in un soffio” disponibile online al seguente link: http://oltrearte.com/categoria.aspx?idC=182 –

o sul sito www.oltrearte.com

“Cosa significa Arte ? Forse significa trasformare la realtà in cui viviamo, uscire dal quotidiano attraversando la soglia oltre la quale possiamo cercare e trovare nuove domande e nuove risposte.

Theo Gallino prova a rispondere a domande come queste, usando un linguaggio potente ed energico, e allo stesso tempo fragile e articolato, difficile da etichettare, che si esprime con materiali diversi, ma anche attraverso il corpo o le azioni che le hanno ideate. Le opere proposte in questa mostra, rappresentano una sorta di continuità nel lavoro di Theo Gallino: I temi della vita e della fragilità (pollini e provette), della protezione (pluriball) degli oggetti, della vita e dei sentimenti dagli urti del mondo esterno, vengono ripresi e ampliati seguendo il percorso di incessante sperimentazione di Theo Gallino. In queste ultime opere è preponderante il suo legame con la natura (pollini) e la primordialità ad essa collegata; il suo lavoro si basa sulla composizione fluida di segni dall’aspetto organico, disposti su un fondo sapientemente scandito secondo modalità compositive che alternano variazioni tonali, quasi musicali. L’effetto finale raggiunto, in bilico tra figurazione e astrazione, tra lirismo e concettuale, è estremamente poetico.”

 

TORINO: UNA TORINO CANTATA IN PITTURA NELLE OPERE DI RAUL VIGLIONE ESPOSTE A PALAZZO CIVICO

Inaugurata oggi a Palazzo Civico, nel Loggiato antistante la Sala Marmi, la mostra del pittore Raul Viglione (nato a Torino il 19 gennaio 1937) alla presenza dell’artista, che ha ringraziato autorità, pubblico e uffici comunali e ha raccontato la sua passione per l’arte, la natura e il capoluogo piemontese: “Amo profondamente la natura, la sento vivere e vorrei in qualche modo difenderla attraverso le mie tele, espressione del grande amore che coltivo per la mia cara Torino”. Sono 43 i dipinti a olio esposti, tra cui una veduta di Palazzo Civico nell’anno 1911, realizzata appositamente per l’evento. Il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci si è dichiarato entusiasta di ospitare nella casa dei cittadini splendide opere che raffigurano Torino: “Un modo per riflettere sulla bellezza e sulla cura della nostra città”. Il consigliere Silvio Magliano, che ha promosso l’iniziativa, ha elogiato la ricca e pregevole esposizione: “Paesaggi stupendi in cui prevale Torino, la Torino di Viglione. Opere di qualità che esaltano la bellezza della nostra città, a cui guardare con orgoglio”. I critici d’arte Gian Giorgio Massara e Angelo Mistrangelo hanno ricordato i temi principali dell’artista: neve, acque, fiumi, fontane gelate. Rappresentazioni poetiche che trasfigurano Torino. Con alcuni quadri con erba e giardini di un “verde smeraldino”, come scriveva Guido Gozzano. Opere che rappresentano ideali e che ora, in Municipio, si trovano a casa, come ha sottolineato Marco Albera, già presidente dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino: “Una città cantata in pittura che non si arrende alle mode, alle finte bellezze: una capitale della bellezza”. La mostra rimarrà aperta fino a sabato 24 marzo 2018. Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18; il sabato dalle 9 alle 13. Ingresso gratuito.

 

TORINO, “SPAZIOBIANCO”: RICERCA E SPERIMENTAZIONE DI ARMANDO MARROCCO

Nelle sale della Galleria «Spaziobianco», in via Saluzzo 23 bis, ritornano le opere storiche e sperimentali di Armando Marrocco che, nato a Galatina (Lecce) nel 1939, si è trasferito a Milano negli anni Cinquanta, dove ha definito e realizzato la sua complessa, concettuale, materica ricerca artistica.

Una ricerca che gli ha permesso di partecipare negli anni Sessanta alla rassegna milanese «Achromes» con personalità come Lucio Fontana, Piero Manzoni ed Enrico Castellani, mentre è stato invitato alle mostre personali organizzate dalla Galleria Il Milione, curate dal critico Pierre Restany.

Un percorso, quindi, quanto mai intenso ed intensamente inserito all’interno della cultura visiva del secondo Novecento e del nuovo Millennio.

E l’esposizione da «Spaziobianco», intitolata «Armando Marrocco io lo conosco», promossa da Silvano Costanzo e curata da Toti Carpentieri e Sara Fontana, costituisce una ulteriore occasione per vedere le opere «Giardino ludens» del 1967, presentata a Torino Esposizioni nel 1968, la tela combusta «La dimora del Poeta» e «Bianco mediterraneo» e «Rosa mediterraneo», eseguite con idropittura, acrilico, cotone, sabbia e legno. «Armando Marrocco io lo conosco» è anche il titolo del libro, con immagini e documenti, di Sara Fontana dedicato ai sessant’anni di intensa attività artistica, pubblicato dalle edizioni Scalpendi di Milano

 

                                               Angelo Mistrangelo

 

Spaziobianco, via Saluzzo 23 bis, orario:martedì – venerdì 16,30-19, Informazioni:3336863429, sino al 15 marzo.

 

 

ASTI, MOSTRA “ALIGHIERO BOETTI. PERFILOEPERSEGNO”

Fondazione Palazzo Mazzetti, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e Città di Asti invitano all’inaugurazione della mostra “Alighiero Boetti. Perfiloepersegno” a cura di Laura Cherubini, che avrà luogo a Palazzo Mazzetti (Asti, Corso Alfieri 357) venerdì 16 marzo 2018 alle ore 18.30.

 

 

CONZANO (AL): ALBINO GALVANO A VILLA VIDUA, OMAGGIO A UN PITTORE FILOSOFO

Conzano, 31 marzo – 27 maggio 2018

Il 31 marzo inaugura nei suggestivi ambienti settecenteschi della Villa Vidua di Conzano una mostra dedicata ad Albino Galvano (Torino, 1907-1990), pittore, filosofo, studioso di arti orientali, intellettuale di levatura europea il cui valore non è stato (e non è) adeguatamente riconosciuto. Curata da Alessandra Ruffino, l’esposizione si pregia di alcuni prestiti di grande valore concessi dalla Regione Piemonte e intende porre l’accento sul duplice profilo di uomo di pensiero e di pittore, caratteristico dell’artista. In quattro piccole sezioni (I. Figure: la pittura come vita, II. Oltre la figura: la stagione astratta, III. Ritorno alla figurazione: il periodo neoliberty, IV. Edizioni e cataloghi: Galvano pittore filosofo) sono presentate 35 opere (disegni, tele, grafiche) realizzate tra anni Trenta e anni Ottanta e una dozzina di prime edizioni e cataloghi che permettono di ripercorrere le principali tappe del percorso artistico del maestro torinese, già allievo di Casorati, e sottolineano il legame per lui indissolubile tra la pratica della pittura e l’esercizio speculativo. Con questa mostra e con il catalogo a essa correlato, ci si propone di richiamare l’attenzione su una figura di artista che merita di esser apprezzata per l’autonomia di giudizio, per l’indipendenza della sua ricerca espressiva e per l’alto rigore (anche morale) dei suoi studi nel campo dell’estetica, della critica e della storia dell’arte. Durante le settimane di apertura, tra gli altri appuntamenti collaterali alla mostra, verrà presentato il volume di Albino Galvano, Diagnosi del moderno. Scritti scelti 1934-1985, in uscita per Nino Aragno Editore.

Luogo: Conzano (Alessandria), Villa Vidua

Inagurazione: 31 marzo, ore 18

Orari: domenica e festivi: 15-19 (altre visite su appuntamento)

Info: 0142 92 51 32 – www.comune.conzano.al.it

Catalogo Albino Galvano a Villa Vidua, a cura di Alessandra Ruffino, Torino 2018.

ISBN 979-12-200-2959-9. 92 pp., 19 x 13 cm, ill. € 10,00

 

LAURA DELLI COLLI ACCADEMICA D’ONORE DELL’ACCADEMIA ALBERTINA DI TORINO

A Laura Delli Colli, firma autorevole tra i giornalisti cinematografici italiani dei quali è Presidente, appena riconfermata per la quarta volta, il titolo di Accademico d’Onore dell’Accademia di Belle Arti Albertina di Torino. L’Accademia prosegue così, dopo l’annuncio del Diploma Honoris Causa a Luca Guadagnino – che al regista di Chiamami col tuo nome, protagonista recentemente anche agli Oscar®, sarà conferito nella Sala del Tempio del Museo Nazionale del Cinema di Torino, il prossimo 13 Aprile- nel sottolineare la sua attenzione al mondo del cinema, ai suoi protagonisti, a chi, in questo caso sul fronte della promozione e della comunicazione, ne esalta qualità e valore anche nel mondo. “Vera pasionaria del cinema italiano e promotrice della sua qualità anche all’estero”, ha dichiarato il Direttore dell’Albertina, Salvo Bitonti, commentando questo riconoscimento. Tra gli Accademici dell’Albertina, titolo onorifico che segnala personalità provenienti dai più diversi ambiti della società, Carla Fracci, Il principe Amyn Aga Khan, Pietro Grasso, Monsignor Giancarlo Ravasi. Laura Delli Colli, nata in una famiglia di storici direttori della fotografia del cinema italiano, in oltre quarant’anni di giornalismo, per gli Spettacoli de La Repubblica -dopo gli esordi nella redazione dell’Agenzia Adn Kronos- poi come inviato speciale   di Panorama, è anche autrice di molti saggi, interventi e libri, dedicati a protagonisti del cinema come Monica Vitti e Ferzan Ozpetek e di una serie di successi editoriali nella fortunata serie Il gusto del cinema presentata   ogni anno con una nuova edizione a partire dal 2002. Dal 2002 Presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani – SNGCI, Laura Delli Colli è   anche infaticabile animatrice culturale, non solo attraverso i Nastri d’argento, il più antico riconoscimento del cinema italiano ma, nel mondo dei festival e delle rassegne, non ultima Cinema Italian Style prestigoso appuntamento promosso da Luce Cinecittà con American Cinematheque , che lancia ogni anno a Los Angeles il film italiano scelto per la ‘corsa’ agli Oscar®

 

 

BORGOMANERO, MOSTRA: “FORME PENSIERO”, OPERE DI ENRICO SEMPI

Galleria Borgoarte – Borgomanero, 17-03-2018 / 31-03-2018

INAUGURAZIONE: sabato 17-03-2018 Galleria Borgoarte dalle ore 18.00

PRESENTAZIONE: Antonio Girardi

In un momento in cui anche gli storici dell’arte europei, dopo gli stimoli giunti da oltreoceano, si interrogano sul ruolo che il mondo spirituale in senso lato e la Società Teosofica nello specifico hanno esercitato sullo sviluppo dell’arte astratta, Enrico Sempi riprende in mano i pennelli e ci propone acquarelli – astratti appunto – di grande interesse. Le direttrici che “segnano” il suo “fare” sono indicate da lui stesso, artista, nonostante la ritrosia nel definirsi tale: con il titolo della mostra e il suo scritto, egli collega in qualche modo i suoi lavori – oltre a suggerirne una possibile interpretazione – alle forme pensiero che i veggenti A. Besant e C.W. Leadbeater, agli inizi del’900, descrissero e pubblicarono in un testo, con immagini realizzate da artisti che interpretarono le loro visioni. Con una sua pratica sperimentale, a cui sottende una fede assoluta nel segno non razionale, nel gesto creativo e nella potenza del colore, Sempi realizza opere che tutto hanno, fuorché il sapore di esercizi o giochi di stile. Da quel fondo nero, che assume l’energia di un’inconscia sapienza, emergono colori vibranti e pregni di significati altri e profondi: i verdi seppiati o acidi, i lilla rosati e gli azzurri cerulei paiono luci ed ombre che scolorano e fluttuano, segni di un alfabeto assoluto.

Gli esiti formali potrebbero avvicinare le opere di Sempi a quelle ricerche che hanno interessato l’arte già dagli anni ’50, come l’alfabeto segnico di Giuseppe Capogrossi, artista del movimento informale, che vi aderì con le sue composizioni di forme arcaiche fuori dal tempo e dalla storia. Ma è all’espressionismo astratto geometrico – se si vogliono identificare nobili precedenti, più che sterili definizioni – a cui bisogna guardare, per individuare riferimenti più stringenti; emergono

allora assonanze con le campiture cromatiche semplici, dai margini incerti, di Mark Rothko. In modo simile, anche qui, si riafferma la dimensione mitica e simbolica della superficie, con un alfabeto che trova le proprie radici nell’inconscio; da dove, peraltro, sarebbe emerso – secondo lo studioso G. D’Amato – il segno progenitore di tutti i linguaggi umani, l’AUM, una sorta di dono divino da cui sarebbero derivati numeri e lettere, segni dello zodiaco e forme geometriche.

Con le sue indagini sulle risonanze del colore, il nostro artista-teosofo si inserisce anche in un filone di ricerca in cui altri pittori-teosofi hanno operato: pensiamo alla pioniera svedese dell’arte astratta Hilma af Klint, che ha esplorato i campi di energia e l’aura del colore e alle composizioni geometriche dell’artista svizzera Emma Kunz. E non credo sia un caso che, nel suo testo, Sempi abbia citato Bracha L. Ettinger, l’artista psicoanalista e teorica dell’estetica, che ha voluto testimoniare il suo credo nel potere taumaturgico dell’arte, trasferendosi a vivere e lavorare a

Tel Aviv, una terra dilaniata da continui scontri. È lei che sostiene: “Il colore nell’opera d’arte contemporanea non “rappresenta” il mondo. Agisce su di esso e lo attiva”. Crediamo che, quando un’opera d’arte emoziona chi la guarda, oltre a chi la crea, essa abbia la capacità di attivare in

quel momento una sorta di cura dell’anima. E questo è uno dei preziosi aspetti degli acquarelli esposti alla mostra.

Marina Tappa

 

PALAZZO MADAMA: PRESENTAZIONE LIBRO “STORIA DEGLI STATI SABAUDI. 1416-1848

Palazzo Madama ospita, venerdì 16 marzo 2018 alle ore 17.00, la presentazione del volume Storia degli Stati sabaudi. 1416-1848 di Paola Bianchi e di Andrea Merlotti (Brescia, Morcelliana, 2017).

Insieme agli autori interverrà Alessandro Barbero, Professore ordinario di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale e noto autore di opere specialistiche e di romanzi di successo.

L’incontro, che si terrà presso il Gran Salone dei Ricevimenti al Piano nobile di Palazzo Madama, sarà introdotto da Angelo Bianchi, ordinario di Storia moderna all’Università Cattolica di Milano, direttore della collana editoriale.

Il volume ricostruisce la storia degli Stati sabaudi fra il 1416, quando Amedeo VIII di Savoia ottenne dall’imperatore il titolo di duca, e il 1848, anno in cui Carlo Alberto, re di Sardegna, promulgò lo Statuto. Attraverso un percorso storiografico aggiornato, gli autori ricollocano nel dovuto contesto un territorio il cui consolidamento attraversò, nel corso dei secoli, fasi complesse e non lineari. Leggere le vicende degli Stati sabaudi d’antico regime attraverso il prisma della nazione, nel senso che quest’espressione ha assunto dopo la Rivoluzione francese, rischia di far perdere di vista che fu proprio l’affermarsi del principio nazionale a portare alla loro scomparsa a seguito di un processo non inevitabile né predeterminato. Considerando gli Stati di terraferma, e cioè le vicende del Piemonte, del Nizzardo e della Savoia, come la storia di una monarchia composita e dall’identità plurale, gli autori affrontano il ruolo politico della dinastia, del governo e dell’amministrazione, l’evoluzione territoriale degli Stati, la composizione dei ceti in relazione alle permanenze e ai mutamenti economici e giuridici nei vari territori, l’organizzazione militare, le espressioni culturali della società di corte, le principali forme di sociabilità dei ceti dirigenti e i più importanti istituti di formazione.

Paola Bianchi insegna Storia moderna all’Università della Valle d’Aosta. Membro del Comitato di direzione di «Società e storia» e del Centro interuniversitario di studi e ricerche storico-militari, ha pubblicato, tra l’altro, Onore e mestiere. Le riforme militari nel Piemonte del Settecento (Zamorani, 2002) e Sotto diverse bandiere. L’internazionale militare nello Stato sabaudo d’antico regime (Franco Angeli, 2012). Ha curato, con K. Wolfe, Turin and the British in the Age of the Grand Tour (Cambridge University Press, 2017).

Andrea Merlotti lavora alla Reggia di Venaria dove dirige il Centro studi delle residenze reali sabaude. È membro dei comitati scientifici del Centre de recherche du Château de Versailles e di «Studi Piemontesi». Autore di oltre un centinaio di studi sulla storia degli Stati sabaudi (fra cui il volume L’enigma delle nobiltà. Stato e ceti dirigenti nel Piemonte del Settecento, Olschki, 2000), ha curato diverse mostre fra cui, con S. Ghisotti, Dalle regge d’Italia. Tesori e simboli della regalità sabauda (Reggia di Venaria, 2017).

Alessandro Barbero insegna Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale, sede di Vercelli. Studioso di prestigio, autore di opere specialistiche e manualistiche, coltiva una predilezione per la storia militare. Ha pubblicato il volume Storia del Piemonte. Dalla preistoria alla globalizzazione (Einaudi 2008); con Laterza, tra gli altri, Medioevo. Storia di voci, racconto di immagini (con Chiara Frugoni, 1999); Carlo Magno. Un padre dell’Europa (2011), Terre d’acqua. I vercellesi all’epoca delle crociate (2014), Le parole del papa (2016). Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo è il primo dei suoi romanzi di successo (Premio Strega 1996), a cui è seguito Le Ateniesi (Mondadori 2015).

L’incontro, a ingresso libero fino a esaurimento dei 150 posti disponibili, si terrà presso il Gran Salone dei Ricevimenti, al piano nobile di Palazzo Madama. Per ragioni di sicurezza non è possibile accedere all’incontro superata la capienza massima.

 

PINACOTECA AGNELLI: CONVERSAZIONE SUL COLLEZIONISMO, PIERO LEDDI A MILANO

mercoledì 14 marzo 2018

ore 18.30 | Sala consultazione

Ingresso libero fino ad esaurimento posti – Per info e prenotazioni: 011.0062713; segreteria@pinacoteca-agnelli.it

Novità! Conferenza in diretta su Facebook

LE COLLEZIONI DI UNO STUDIO D’ARTISTA: PIERO LEDDI A MILANO.

Colomba Leddi dialoga con Mariachiara Fugazza

La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli prosegue il programma di approfondimento sul tema del collezionismo ospitando Colomba Leddi e Mariachiara Fugazza, che dialogheranno sulle raccolte presenti nello studio milanese del pittore Piero Leddi.

nstancabile sperimentatore di linguaggi, Piero Leddi, nativo di un paese della provincia di Alessandria e trasferito a Milano, è stato un esponente significativo del panorama culturale milanese della seconda metà del Novecento. Una delle caratteristiche importanti del suo lavoro è il fatto che i temi della sua pittura – il declino del mondo agricolo arcaico, la perdita dei mestieri, l’urbanesimo e l’avvento della modernità, un problematico rapporto con la storia – si riflettono nel contenuto del suo studio, a pochi passi dall’Arena di Milano.

Nell’arco della sua attività, l’artista ha raccolto una vasta serie di strumenti della tradizione artigianale e agricola. Un posto importante occupano i libri, soprattutto i libri antichi che sono stati un riferimento costante per le sue ricerche. Numerose sono infine le sculture etniche collezionate nel corso del tempo. Il risultato è uno spazio di grande intensità, in cui un’esperienza profonda e originale, che ha attinto alla dimensione esistenziale e alle possibilità inesauribili del linguaggio pittorico, si rispecchia nella varietà e nella suggestione degli oggetti.

Nato a San Sebastiano Curone (Al) nel 1930 e trasferito ventenne a Milano, Piero Leddi ha seguito sin dall’inizio alcuni fondamentali filoni di ricerca: da un lato il tema della città, dall’altro figure e presenze dei luoghi d’origine. Cresciuta tra questi due poli, la sua pittura si è arricchita grazie al confronto con le vicende dell’arte del dopoguerra e parallelamente con la lezione dei maestri del passato. La sua produzione è stata oggetto dell’attenzione di critici d’arte, studiosi e letterati: da Raffaele De Grada a Mario De Micheli, da Davide Lajolo a Francesco De Bartolomeis, da Luigi Cavallo a Franco Loi e a Giancarlo Majorino. Un centinaio le personali e circa 150 le collettive che hanno registrato la sua partecipazione; tra le altre, nel 1989, per il bicentenario della Rivoluzione francese, una personale al Castello Sforzesco di Milano e una esposizione collettiva al Palais de l’Europe di Strasburgo. Le sue opere sono collocate in alcune sedi prestigiose (Camera dei Deputati, Esposizione Permanente di Milano, dove Leddi ha tenuto nel 1995 una mostra dedicata alla città) e in un’ampia rete di collezionisti privati. Nel 2014 per volontà dell’artista, scomparso a Milano nel 2016, si è costituita l’Associazione Archivio Piero Leddi (www.archiviopieroleddi.org), che ha per scopo la valorizzazione della sua produzione e delle sue raccolte. Tra i promotori Colomba Leddi, figlia dell’artista, course leader del triennio di Fashion Design in NABA – Nuova Accademia di Belle Arti Milano, e Mariachiara Fugazza, storica, membro del Direttivo dell’Associazione con delega alla gestione dell’Archivio.

 

TORINO: PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SIMONETTA TOMBACCINI LA “NAZIONE EBREA” DI NIZZA

Mercoledì 14 marzo 2018 ore 21

Centro Sociale della Comunità Ebraica

Piazzetta Primo Levi 12 – Torino

In epoca sabauda, la contea di Nizza ospitava una «nazione ebrea» di circa 300 persone. Alcuni vi dimoravano da vecchia data, soprattutto gli Hebrei nationali sudditi di casa Savoia, altri erano arrivati nel corso dei secoli, da contrade vicine e lontane. Una comunità dalle costumanze e idiomi eterogenei, costretta nel Settecento, e poi di nuovo negli anni della Restaurazione, a vivere nell’antica Giudaria, per quanto i membri più opulenti – dal banchiere Avigdor al negoziante Colombo – si guardassero dall’obbedire all’ingiunzione. Era là, nelle case prospicienti una sola strada, che la più parte dipanava il filo della propria esistenza. Là che gli adolescenti imparavano i rudimenti del sapere, che gli adulti si davano all’arte mercatoria e che tutti rispettavano le feste ebraiche. L’emancipazione del 1848 li troverà pronti ad impegnarsi nella vita pubblica, nazionale e locale, coronamento di un’integrazione nella società circostante che, tutto sommato, li aveva accolti con benevolenza. SIMONETTA TOMBACCINI è archivista presso l’Archivio dipartimentale delle Alpi Marittime e in tale veste ha riordinato e inventariato diversi fondi archivistici del periodo sabaudo (senato, intendenza generale e consolato di mare di Nizza). Ha pubblicato articoli e saggi sul fascismo e sull’antifascismo italiano, tra cui La storia dei fuorusciti italiani in Francia. Si è dedicata in particolare allo studio della Restaurazione e del decennio antecedente la cessione della contea di Nizza alla Francia nel 1860. Su questo periodo ha scritto articoli e saggi di storia sociale e il volume La vie de la noblesse niçoise, 1814-1860, coedito dalla Acadèmia Nissarda e dal Centro Studi Piemontesi (2010). Collabora regolarmente alla rivista «Nice Historique» e a “Studi Piemontesi”.

 

CASTELLO DI RIVOLI: “LA FAMIGLIA IN-QUADRATA”, WEEKEND’ARTE PER LA FESTA DEL PAPÀ

Sabato 17 marzo ore 15.30 e domenica 18 marzo ore 15

Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

La mostra Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti (al Castello di Rivoli fino al 27 maggio 2018) consente di rileggere in chiave contemporanea i grandi temi della storia dell’arte, come il ritratto (di famiglia e non). In occasione della Festa del papà, genitori e bimbi potranno costruire dispositivi per realizzare originali ritratti della propria famiglia.

Il terzo fine settimana del mese, il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea accoglie le famiglie con i Weekend’Arte: appuntamenti kids & family friendly molto amati da bambini e ragazzi, che prevedono percorsi al Museo e workshop sempre diversi, in relazione alle mostre e alla Collezione Permanente.

Il Weekend’Arte è pensato per bambini dai 3 anni in su, papà e mamme possono scegliere se accompagnare i figli nel workshop oppure proseguire la visita al Museo. Costo 4 Euro a persona.

Speciale Progetto 0-3 anni

Sabato 17 marzo, ore 10-12

Prosegue a grande richiesta la proposta introdotta nell’anno 2017, per avvicinare all’arte i bimbi fin dalla più tenera età: il Dipartimento Educazione ha istituito speciali appuntamenti il sabato mattina, pensati per le famiglie con bambini da 0 a 3 anni alle ore 10. Ingresso gratuito.

Per prenotare: educa@castellodirivoli.org, 011.9565213