Chieri, la scomparsa di Beby Martano
I suoi stranòt sono e saranno la colonna sonora della nostra tradizione dialettale. La Vijà non sarebbe esistita senza di lui. E’ morto Federico Martano, per tutti Beby. Uno di quei chieresi veri, mai sopra le righe. Schivo al punto giusto. Protagonista della vita culturale chierese per decenni, uomo del sociale (era stato a lungo giudice conciliatore) e del volontariato, dopo tan ti anni nel mondo del tessile. La sua ultima apparizione pubblica è recente: in biblioteca, per gli appuntamenti di “Quattro chiacchiere alla locale”, aveva fatto rivivere la storia della Vijà e degli stranòt: una storia che nessuno conosceva meglio di lui. (Gianni Giacone)
L’ultimo “stranottista”.
È morto nella notte Beby Martano, che aveva fatto rinascere la tradizione degli stranòt recitati in strada a cui i chieresi sono molto legati. Si è sentito male ieri pomeriggio nella sua casa, portato in ospedale ha cessato di vivere nella notte. Beby Martano, molto conosciuto in città anche per la sua storica partecipazione alla Vijà, stava preparando la prossima edizione insieme ai fedeli collaboratori. Di lui Bruno Masera dice con un po’ di commozione che se n’è andato l’ultimo “stranottista”. Non si sa se è l’ultimo, visto che c’è un gruppo determinato di chieresi che porta avanti questa tradizione, e nemmeno se è stato il primo perché da sempre rimbalza la domanda se la serie di Vijà iniziata nel dopoguerra e ancora attiva è opera di Beby Martano o di Armando Bruno Brunetti. È una di quelle domande senza risposta, come quella se è nato prima l’uovo o la gallina: di certo entrambi ci hanno lavorato con impegno e divertimento. Alla domanda di cosa succederà alla Vijà, Bruno Masera dice che devono ragionarci e valutare, ma così, nel dolore per la perdita, è sorta tra loro un’idea nuova che parte proprio da questo inaspettato evento e che si svilupperà prossimamente. Nella foto Beby Martano è in primo piano, accanto al sindaco e nipote Claudio Martano. Dietro, da sinistra Mario Pavesio, Bruno Masera, Lino Vaschetti, Piero Bosco (‘l Brusch), Guido Rubatto, Franca Aiassa. La foto è stata scattata nella Sala Conferenze della Biblioteca Civica, dove lo scorso 15 marzo il gruppo di autori e interpreti della Vijà ha tenuto una conferenza sulla storia della manifestazione per il ciclo “Quattro chiacchiere alla Locale”. “Era stato molto contento Beby, di quella conferenza”, dice Bruno Masera, “ne parlava spesso e diceva che gli aveva dato gioia e serenità vedere la partecipazione con la quale i chieresi hanno partecipato dimostrando il loro attaccamento a questa storica tradizione”. (Daniela Bonino)
In ricordo di Beby
È una giornata triste. È capire che da oggi qualcosa che pensavi di avere sempre, non avrai più. Almeno fisicamente, sentirne la voce, vederne il viso. Mi mancherà. Passando sotto casa sua guardavo quel balcone al secondo piano e se era su di esso, mi fermavo e con un inchino, lo salutavo dicendogli “Buongiorno maestro!” e lui, con lo stesso inchino accompagnato da un sorriso, mi rispondeva quasi sempre, o forse sempre, “Fate furb, turulu!” e poi giù a ridere tutte e due…
Era un uomo di rara saggezza e conoscenza di Chieri, dei Chieresi e del dialetto chierese. Lo sapeva scrivere ed aveva una conoscenza di sinonimi incredibile. Un altro importante pezzo di storia di Chieri che se n’è andato. Mai smetterò di ringraziare il Buon Dio di averlo conosciuto e di avergli “rubato” una piccolissima parte del suo saper lavorare. Grazie Beby! Arrivederci. (Bruno Masera)
Credo che Bebi sia stato giudice conciliatore, non giudice di pace. Allora non esistevano ancora, c’erano i pretori e i giudici conciliatori.