Chieri e associazione Cubo. Sacco FI: “Ma allora chiunque può imbrattare muri…”

Rachele Sacco

Degrado nella sede dell’associazione Cubo di piazza Dante e insulti alle forze dell’ordine. Queste problematiche sono state tema di una delle interrogazioni presentate da Rachele Sacco, capogruppo FI Chieri, nell’ultimo consiglio comunale che si è riunito giovedì 26 aprile. «La mia interrogazione – spiega la consigliera comunale – nasce dagli avvenimenti che si sono verificati qualche settimana fa ai danni delle forze dell’ordine che sono stati definiti “fantocci in divisa” da alcuni membri dell’associazione Cubo mentre svolgevano il loro encomiabile lavoro a tutela dei cittadini» Nel concreto le forze dell’ordine stavano svolgendo delle operazioni di controllo sul territorio comunale che ha portato multe ed accertamenti nei confronti dei venditori abusivi nelle piazze. «L’associazione Cubo – sottolinea Rachele Sacco – promuove attività nella sede che gli è stata assegnata a seguito di un bando comunale con l’impegno a collaborare con il Comune come da requisito richiesto dalla domanda di concessione della sede associativa. Non è accettabile che una sede di proprietà comunale venga usata come supporto propagandistico e vengano affissi messaggi a favore del movimento No Tav e la bandiera simbolo pitturata sul tetto» La capogruppo di FI Chieri si è detta delusa dalle risposte avute dalla vice sindaco Manuela Olia, nonché assessore con delega alle politiche sociali. «Se l’atteggiamento di un assessore, in questo caso il vice sindaco Olia, è quello di rimbalzare la palla – prosegue Rachele Sacco – è normale che non vengano rispettate le leggi. Mi sarei aspettata da parte del Comune una presa di posizione decisa per ripristinare la facciata ed il tetto di un immobile di proprietà comunale. Non possono essere giustificate delle scritte che vanno a deturpare un edificio pubblico pagato dai cittadini. La responsabilità maggiore non è dell’associazione Cubo ma del Comune che, a seguito degli episodi verificatisi contro le forze dell’ordine, ha perso un’occasione per prendere dei provvedimenti».E conclude: «Se le risposte avute dall’amministrazione sono queste – sottolinea Sacco con una provocazione – chiunque può ritenersi autorizzato a mettere simboli politici e imbrattare i muri di proprietà comunale».